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Marco Simoncelli
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Oggi 23 ottobre muore Marco Simoncelli. Perchè la morte di questa persona mi ha spinto a scrivere un articolo? Per cercare di comprendere la sensibilità delle personalità irrazionali che in questo momento sono entrate in un fase emotiva-riflessiva interessante come non leggevo dalla morte di Steve Jobs, anzi potrei ipotizzare anche di maggiore intensità, forse le nazionalità Italiana ha contribuito. Sarà la giovane età? Sarà che lo si riteneva un campione? Sta di fatto che chiunque si sia dispiaciuto per la morte di Marco è caduto nell'errore di ipocrisia, di contraddizione e dimostra di non avere una consapevolezza statistica, vediamo perchè. Quante di queste persone si sono chieste se oggi è morto un altro di campione di 24 anni? Nessuna, o si sono ritrovati la notizia davanti o hanno visto il motogp, l'hanno letta e sono rimasti sconvolti con tanto di riflessi, quale condivisione, spettegolamento. Quanti giovani sono morti ieri sera per la "strage del sabato sera?" Quelli non interessano perchè non danno quella scarica emotiva che tanto piace, che fa sentire vivi, che fa pulsare il cuore. Ed ecco che parte la sfilza dei contradittori, "sei stato un grande" "vola nel cielo" "gareggerai sulle nuvole". Facciamo un pò di premesse io vivo amando ciò che mi piace, e per questo io e Marco avevamo qualcosa in comune, qual'è la differenza fra me e lui, che ci siamo scelti oggetti da amare con un rischio oggettivo differente, la probabilità che ho io di morire in una partita di tennis non è nemmeno paragonabile a quella che ha lui in pista, e nessuno nemmeno io possiamo stabilire che un oggetto d'amare sia migliore o più intenso di un altro, anzi da quello che ho letto in questa sua citazione "Non hai paura di ammazzarti se fai un incidente? No, Si vive di più andando 5 minuti al massimo su una moto come questa, di quanto non faccia certa gente in una vita intera." Lasciando perdere la validità di questa affermazione, possiamo ipotizzare che lui conoscesse il rischio e quindi era coerente, la sua morte è stata ad una prima analisi coerente, è la sfilza dei sensibili che ora stanno facendo della sua morte, un oggetto di discussione gli incoerenti e i contraddittori, asserendo con convinzione che non doveva morire, che non è giusto etc.. Non conosco la vita di Marco e nemmeno mi interessa, ma limitandomi ad una critica per azione, condivido la scelta di Marco, io sono il primo ad affermare che ognugno può fare della sua vita quello che vuole, incluso il suicidio, purchè ci sia coerenza e la capacità di amare, Marco è morto perchè ha scelto il suo oggetto da amare conoscendo il rischio, ora tutte le persone che useranno questo fatto, è a loro che va la mia critica. Potrei scavare nella vita di Marco e trovare azioni incoerenti, ma non lo faccio perchè? Potrei rispondere, perchè farlo? Se non fosse morto non avrei nemmeno conosciuto il suo nome, non seguo la motogp come non seguo niente che io non ami di prima persona, non seguo per tifare ma seguo per apprendere e da imparare da persone che hanno un livello più alto del mio, il mio è un guardare con interesse e con distacco (non sono un tifoso) quindi è l'accaduto che è di interesse non la personalità di Marco, che gli altri ora stiano sviscerando il tutto per sentirsi coinvolti e partecipi di questo momento riflessivo-collettivo, io me ne distacco, come me ne sono distaccato da subito, la morte di Marco mi è indifferente come mi sono indifferenti tutte le morti che ci sono state fino ad un minuto prima della sua morte, sarei ipocrita se considerassi prioritaria la morte di Marco e non le altre, e per il principio di coerenza, conviene focalizzare la propria attenzione su quella porzione di mondo che posso migliorare concretamente non che diventare uno dei tanti da salvare perchè ha cercato illusoriamente di salvare il mondo. A tutti quelli che sono rimasti scoinvolti dalla morte di Marco dico, senza il distacco è statisticamente improbabile essere felici, oggi Marco, ieri Steve Jobs, domani qualche parente, poi basta una ricerca in internet che escono morti ovunque, la sofferenza è ovunque e senza il distacco sarete un'altra fonte di sofferenza nel mondo continuando questo circolo vizioso, io preferisco la coerenza e la felicità, e anzi il giorno che morirò preferirei che ci fosse una festa per me in ricordo di tutto ciò che di piacevole ho fatto e ho condiviso piuttosto che un giorno di sofferenza per la mia scomparsa, come se nessuno se lo aspettasse, come se tutti quanti cercassero di nascondere la realtà fino a quanto è possibile, io guardo la morte in faccia e sorrido, ho 23 anni, e non ho nessuna paura della morte, perchè mentre la guardo in faccia sorrido per la felicità che ho raggiunto e che non mi faccio togliere da niente e nessuno, morte inclusa.

Il rispetto per la morte

Il rispetto per la morte altrui, questa è una affermazione che ascolto con una frequenza interessante, allora mi chiedo "perchè dovrei rispettare la morte altrui?" Per coerenza la mia vita diventerebbe un continuo interessarsi alla morte altrui e dato che muore quasi una persona al secondo in tutto il mondo, la mia che vita diventerebbe? Ed ecco che che l'affermazione si trasforma in "rispetta la morte di chi ti sta vicino" e con vicino si intende il concetto passivo, di chi hai vicino o di qualche via traversa come quella di Marco su facebook di cui ti capita di conscere la morte, legami distanti o vicini che siano. Premesso che io non investo il mio tempo nel giudicare o nell'odiare, premesso che nell'articolo che ho scritto non ho ne giudicato ne affermato che avesse sbagliato, anzi a sorpresa ho condiviso la scelta di Marco, premesso che io non rispetto nulla tranne la legge, sarei curioso di conoscere la reazione che potrebbero avere queste persone nel leggere del mio distacco e della mia indefferenza, la considerebbero una mancanza di rispetto? Non ho una risposta valida, ma questo mi fa ragionare con un nuovo approccio all'insensibilità, mi spiego meglio, una persona che in quel momento sta provando quella sensazione di abbandondo, di impotenza, di non accettazione di fronte alla morte, più che non accettare una reazione come l'odio, come il giudizio, come la critica secondo me potrebbe non accettare che qualche persona provi qualcosa di diverso da quello che sente lui, il rispetto quindi diventa un biglietto di entrata per la prigione emotiva, si accetta volentieri di essere scoinvolti per sentirsi umani, per avere la certezza che si è vivi, l'illusione di vivere e non si accetta chi non si unisce al coro dei carcerati, al coro degli "umani". Il mondo può essere un posto migliore anche senza essere scoinvolti o a partecipare a questi riti animaleschi di condivisione del dolore, si può creare un mondo migliore anche essendo felici e non nascondendo la morte in ogni modo possibile, ma affrontandola con distacco sia da chi conosce il rischio che potrebbe andarsene come Marco sia da parte di chi vede andare via le persone.

ultima modifica il: 24-08-2012 - 0:34:09
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