La fusione del nocciolo è un incidente che riguarda le centrali nucleari, dove una serie di circostanze possono portare ad un surriscaldamento, la circostanza presa in esame in questa metafora è quella della massa critica.
Per chi non lo sapesse per massa critica si intente la quantità di uranio che usiamo nella reazione, quanto più uranio si usa quanto più la massa aumenta di criticità perché si avrà più disposizione di neutroni e questo aumenta la possibilità della reazione di autosostenersi al punto di accellerare.
Questa massa critica può variare fino a quattro stati:
- subcritico
- prontocritico
- critico
- supercritico
La fase supercritica è quella usata nelle bombenucleari, il materiale fissibile è così elevato (e sopratutto concentrato anche se questa variabile la escludiamo dalla metafora) da portare a reazioni di fissione ingestibili che arriveranno a generare temperature elevatissime.
E' affascinante osservare come questi quattro stati si assomiglino alla stessa escalation che avviene in una persona sensibile che raggiunge un'intensità emotiva alta da passare all'emotività passiva, con i due diversi stati definiti dall'AB come di coinvolgimento o travolgimento.
Immaginate che ogni persona sia come una centrale nucleare, e la sensibilità sia il canale di ingresso del uranio, quanto più una persona è sensibile quanto più farà entrare e parità di condizioni del uranio.
Ed ecco che per una persona sensibile arrivare ad una massa eccessiva è una situazione che può accadere facilmente, lo stato di supercriticità altro non è che la fase di travolgimento ormai i livello di intensità emotiva è talmente alto da essere ingestibile e la persona "esplode" letteralmente in un comportamento che avrà termine solo quando la persona avrà sfogato tutta la sua "energia".
La metafora ci riporta alla seconda teoria dell'AB sull'emotività attiva e passiva, cioè desensibilizzarsi al punto che la realtà non ci mandi mai così tanto "uranio" da arrivare ad una fase critica o supercritica, fasi che vengono chiamate dall'AB di coinvolgimento e travolgimento, ma rimanere possibilmente in uno stato di "subcritico" o "prontocritico" che sono gestibili.
In alcuni casi il fallimento educativo è talmente eclatante da rendere una persona così sensibile da aver esperito la sua esperienza in una continua fase di coinvolgimento o travolgimento, come se essere una "bomba atomica" sia la sua normalità al punto da non comprendere nemmeno cosa si provi in uno stato gestibile emotivamente, da non considerare nemmeno che si possa "sentire" senza agire in modo "impulsivo".
Infatti queste persone si definiscono come "emotive impulsive" cioè ogni volta che sentono si ritrovano in uno stato di coinvolgimento o travolgimento tale che finiscono ad agire di impulso e non hanno modo di "pensare" durante l'azione.
Per altre persone invece la situazione non è così estrema e invece sanno cosa significhi stare in quella fase di gestibilità e sanno anche cosa significhi stare in quella fase non gestibile, per queste persone è più probabile che invece considirino la convenienza di passare in uno stato di emotività attiva, cosa che invece è più rara per l'emotivo impulsivo dato che pensa all'esplosione come normalità.
Ci si rende facilmente conto che la sensibilità non è quel pregio che tanto ci hanno fatto credere o quel pregio di cui tanto vogliamo illuderci di credere, la sensibilità quanto più è eccessiva quanto più ci rende animali, ci rende impulsivi che non possono nemmeno pensare per quanto la situazione sia "emotivamente critica".
Il sentire per una persona consapevole diviene un plus, un contorno, un dolce e leggero sentire che non oscura o non scavalca la componente primaria che è il "pensare".
Sapere pensare è questo il grande limite odierno che spinge le persone maggiormente verso un'emotività passiva, persone che si autoconvincono sempre più che pensare sia un "male", solo perché non sanno farlo e ne soffrono a causa di rimuginazioni, deduzioni errate etc.. (si legga psicopatia per approfondire) e per assurdo investono sempre più nelle emozioni e negli impulsi non rendendosi conto che così si predispongono a diventare delle bombe atomiche umane, perché invece di desensibilizzarsi si sensibilizzano aumentando la probabilità che rimanere coinvolti o travolti.
Che per ogni minima cosa, la soglia sarà tale che la persona scatta come emozioni sia negative che positive, ma non solo, lo stesso condizionamento diviene incontrollabile, basta poco che un nuovo stimolo subito diventa condizionato e fa scattare le emozioni, conoscere una persona da poche ore e affezionarsi e se va via fa male, una parola detta non correttamente da uno sconosciuto e mega fitta allo stomaco, e giù a rimuginarci per giorni.
Questo spiegherebbe perché anche persone vittime di fallimenti educativi, non stiano nello stato di queste persone, perché comunque la loro sensibilizzazione ai doveri, alle paure, all'etica non ha superato la soglia di fusione del nocciolo, e quindi per loro trovare un equilibrio è meno complicato.
Con questa metafora voglio tentare di spiegare il fenomeno per cui queste persone sensibili non trovino un equilibrio perché l'energia di questa sensibilità con cui lottano è come se aumentasse continuamente, esplodesse come una bomba atomica, che sfugge al loro controllo perché si è superara la quantità.
Il paradosso si raggiunge quando queste persone sono convinte che la sensibilità sia un dono, la loro empatia smisurata sia un privilegio di pochi, le loro emozioni continue che si sviluppano come incendi siano qualcosa di raro, però non considerano la bomba atomica esistenziale pronti a distruggergli ogni equilibrio trovato nella loro esistenza.
Ciò che conviene fare è desensibilizzare con priorità fino a ritornare entro la soglia per cui non si assiste alla fusione del nocciolo e poi desensibilizzare fino a zero e far maturare un io che non avrà più bisogno di sentire, di un istinto che tramite le emozioni gli dica cosa fare, ora potrà fare scelte consapevoli in cui il recinto emotivo sarà solo a valle.
L'esplosione non va confusa pensando che sia sempre rabbia, l'esplosione equivale ad una serie di impulsi basati appunto su ciò che una persona prova, un'azione non pensata ma "sentita" e questa può essere di qualsiasi tipo, si pensi ad una persona ad esempio che si sente abbandonata e che nel suo impulso si lascia andare in decisioni di rimanere in solitudine e darsi a pianti disperati.