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- Limiti -
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"Il limite a differenza di quello che comunemente si crede non è ciò che caratterizza il soggetto ma ciò che ne descrive momentaneamente nel presente ciò che può o non può fare"

 

Cos'è un limite? Cosa si intende per limite in ambito esistenziale?

Si definisce limite il massimo che un soggetto al momento può fare in base al suo livello di adattamento e le sue risorse a disposizione. Uno degli errori più frequenti che si commettono nel concettualizzare il limite è la fallacia di incapacità, il soggetto dopo una serie di tentativi ed errori si convince che quello sia il limite invalicabile e che sarà incapace oltre dato limite.

Questa visione distorta nasce dal fatto che il soggetto conclude arbitrariamente che non c'è modo di andare oltre e crescere, invece di pensare che forse è lui che sta facendo errori in tal senso ma che un modo di crescere c'è, specialmente se si fa ricorso ad un aiuto specializzato esterno.

Per assurdo il soggetto scambia la realtà presente per qualcosa di eterno, pensando che sia realista quando è solo pessimista in quanto non si rende di poter cambiare la situazione, che un limite di ora può essere modificato.

 

Una volta che si comprende che il limite è direttamente collegato al concetto di autoefficacia e che questo può essere nel tempo aumentato il soggetto può fare di questo termine un concetto utile per la sua libertà e futuro.

La persona può quindi rendersi conto di quello che di fronte ad un problema o un obbiettivo può fare o meno e al tempo stesso rendersi conto che nel caso sia limitato può prima crescere, andare oltre questo limite e poi ritornare per affrontare il problema e l'obbiettivo.

Esempio dal web di persona caduta nella fallacia dell'incapacità:

"

class="smallfont">Prendere atto dei propri limiti
Dopo l'ennesima serata socialoide ho capito di avere di limiti non superabili dati dal mio carattere. Mentre tutti ridono e scherzano perfettamente a loro agio, io non riesco, proprio no, con tutta la buona volontà, a mala pena prolifero parola, è come se non ci fossi e gli altri me lo fanno puntualmente notare. Il fatto è che questa storia va ormai avanti da sempre, se prima ci credevo ora ho smesso di crederci, non sono a mio agio tra la gente, punto.
Io non sono come gli altri.
Dato che queste serate sono un loop continuo che va avanti da anni senza mai cambiare, ho deciso, ho capito che devo prendere atto dei miei limiti, accettarli e basta. Accettare che non sono un tipo socievole, simpatico a primo impatto, che ride e scherza senza problemi, che non si fa complessi... no, non sono e non sarò mai così, molto difficilmente troverò mai una ragazza, molto difficilmente sarò considerato simpatico, molto difficilmente sarò ritenuto un tipo carino e molto difficilmente avrò tante amicizie.
Ma sono fatto così, basta, bisogna imparare ad accettare il proprio carattere, sono stufo di serate che si susseguono sempre uguali, dallo sforzo che faccio per uscire, ai complessi, e alla depressione quando torno a casa.
Forse non otterrò alcune cose dalla vita, non importa, c'è sempre chi sta peggio, va bene così.
Voi avete accettato i vostri limiti? o ci state ancora male?"
 
Il limite percepito può essere quello reale, l'errore è pensare che tale limite non possa essere cambiato.
 
Il punto più complicato nasce nel momento in cui ci si inizia a domandare:
- come faccio a modificare questo limite?
- mi conviene farlo?
- quanto tempo ci metterò?
- fino a dove arriverò?
- fino a dove mi conviene cambiare?

FINO A QUI

 

Nel linguaggio comune questo termine tende a produrre confusione a causa dei diversi significati attribuiti, elenchiamoli:

- limite per intendere il fenomeno delle inibizioni,

- limite per intendere il fenomeno del blocco, cioè l'assenza momentanea di adattamento per l'azione

- limite per intendere le variabili avverse in cui ogni soggetto alla nascita si ritrova

- limite per intendere un punto oltre il quale la persona non potrà mai andare a causa di principi fisici dettati dalla sua nascita, dalla propria biologia.

 

I primi tre significati spiegano perché le persone che usino la parola limite un po' per tutto arrivino poi ad affermare frasi come "bisogna stare attenti a distinguere i propri limiti da quelli oggettivi, o i veri limiti dai falsi limiti" creando confusione nell'ascoltatore che fatica a comprendere proprio perché si usa un solo termine per diversi fenomeni.

Per questo l'AB ridefinisce il limite sulla base del quarto significato per evidenziare il punto di arrivo o strade che non si posso intraprendere in un percorso di crescita personale.

Questo punto è fondamentale per avere una visione più realistica della crescita personale, per fare esempi pratici se una persona si illude che possa crescere all'infinito e diventare il campione del mondo o il migliore in un determinato campo sta probabilmente cadendo in errore e non ha capito appunto l'esistenza di limiti che vanno al di fuori della propria volontà.

La visione migliore che si può avere riguardo alla crescita e i limiti è questa "io cresco per essere migliore, andrò avanti fino a quando non scoprirò i miei limiti ma senza che questi possano in alcun modo turbarmi perché ciò che conta è che sono diventato una persona migliore e l'ho fatto per me stesso e per la mia qualità esistenziale".

La cosa peggiore che possa capitare è che una persona scopra che in un determinato settore dove stava andando a crescere incontri subito dei limiti, qui non resta altro che accettare tale fatto e orientarsi altrove.

Esempio una persona desidera fare il calciatore, dopo nemmeno un anno scopre che ha un fisico sotto la media (anche per problemi ad esempio biomeccanici ereditati geneticamente) e che nonostante gli allenanamenti fa fatica a stare dietro agli altri e quindi lascia perdere puntando in altri settori se scopre che questo per lui è un limite che non gli dà la possibilità di raggiungere uno stato di appagamento o comunque soddisfazione o crescita che si era prefissato.

I limiti ci ricordano che siamo umani, che siamo tutti diversi e che non c'è un margine di crescita variabile in ognuno di noi ma non infinito e sta al soggetto usare queste informazioni in modo consapevole per fare un percorso concreto di crescita sceglendoselo anche dove non ci sono limiti precoci e invalidanti.

L'esempio migliore di essere umano per capire i limiti è Stephen Hawking nato in un corpo limitato ha comunque scelta una strada con un enorme margine di crescita, la scienza dove poteva usare ciò in cui non era limitato.

 

Questo cosa vuol dire? Che il limite non è più un concetto negativo ma positivo perché conoscerlo ci aiuta a capire che c'è margine di miglioramento, che la qualità esistenziale sarà conseguente a quanto miglioreremo nei settori scelti prima di raggiungere il limite e che conoscendoli potremmo anche fare una scelta preventiva scegliendo settori dove si ha più margine di crescita.

Raggiungere i propri limiti vuol dire divenire sempre più adattati in un settore, vuol dire eliminare le proprie inibizioni e sconfiggere anche le variabili avverse se queste fossero presenti in un percorso che ci siamo scelti.

Se una persona soffre per la conoscenza dei propri limiti è perché abbiamo a che fare o con persone superbe che desiderano crescere all'infinito in quanto superbe o persone apatiche/demotivate che non sono disposte a vivere in questo modo ma desiderano solo essere "travolte passivamente dalle emozioni".

 

Un approfondimento a parte conviene darlo sulle variabili avverse, cioè quella situazione di partenza o che si presenta casualmente e che mette un soggetto a partire svantaggiato nei confronti di chi o non ha avuto queste avversità o al contrario ha avuto variabili facilitanti e che lo hanno favorito.

 

Se le inibizioni e l'adattamento è qualcosa su cui l'unica cosa si può fare è lavorarci le variabili avverse o favorevoli sono qualcosa di esterno e a livello esistenziale quindi conviene fare una scelta che consideri i limiti ma allo stesso tempo anche questo genere di variabili, considerarle insieme aiuta a fare la scelta migliore sul percorso di crescita da prendere.

Ad esempio un soggetto ha due strade di fronte a sé dove crede di avere un numeroso margine di crescita e sceglie la strada dove ci sono meno condizioni avverse e/o più condizioni favorevoli.

ultima modifica il: 07-05-2017 - 18:49:44
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