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Cos'è l'etica? 

Si definisce etico il comportamento di chi nel momento in cui pianifica l'azione da prendere non si limita a pensare al suo bene ma anche al bene collettivo.

Solitamente un comportamento etico porta il soggetto a rinunciare a parte di bene per evitare di danneggiare anche gli altri.

Ad esempio un soggetto potrebbe dire "compro meno carne, nonostante questa mi piaccia molto, ma ne compro comunque un po' perché non voglio rinunciarvi".

Questo comportamento è etico perché il soggetto pensa al suo bene "voglio la carne" ma al tempo stesso anche agli altri limitandola in modo che sia accettabile ad esempio seguendo delle linee guide green che dicono qual è il consumo di carne massimo accettabile a persona.

L'etica si basa su processi mentali sinderetici particolari del soggetto che non si limita a chiedersi se qualcosa sarà bene o male per lui ma anche per gli altri.

Questo è un processo molto complesso perché richiede un compromesso fra ciò che si vuole e l'impatto anche sugli altri. Alcune scelte etiche sono semplici ma alcune possono essere particolarmenti complesse arrivando ad alcuni punti in cui il soggetto nonostante sia partito con intenzioni etiche finisca per non trovare alcuna soluzione etica e finendo per fare solo il suo bene.

Questi processi mentali non sono esenti da errori, è possibile che il soggetto nonostante abbia una motivazione etica finisca con il fare dei comportamenti che non sono poi così etici.

Chi ha una condotta etica è perché ha una visione prosociale della realtà e percepisce il suo ruolo nel mondo e il vantaggio di preservare l'ambiente in cui vive.

Nel linguaggio comune si tende a confondere continuamente etica e morale ma la morale indica quell'insieme di regole che il soggetto sviluppa per comprendere la realtà, regole di giusto e sbagliato in relazione ad obiettivi. La morale pone l'accento sulle regole con il quale il soggetto potrà fare anche sinderesi, ovvero stabilire se qualcosa gli farà del bene o del male, stop.

L'etica si può intendere come un'evolzuone del pensiero morale, dove il soggetto amplia la sua visione e inserisce anche gli altri nell'equazione.

 

Un altro concetto con cui si confonde oltre alla marole è il concetto di principio, ovvero delle regole che il soggetto usa a priori, regole che pensa siano universali o che vadano usate sempre a prescindere.

Il principio non è un metodo di pensare orientato ad un obiettivo, non è un modo di pensare in base alle circostanze ma è un pensare in termini universali ovvero "sono cose che vanno fatte/non vanno fatte a priori".

Da qui nasce il mio consiglio "Eliminate i principi, migliorate la vostra morale e siate etici".

 

Siccome poche persone sono etiche, la società per adattarsi ha creato dei danni a chi fa del male degli altri così che il soggetto anche limintandosi solo alla sinderesi personale, rendendosi conto che se fa alcune cose viene punito allora non le fa solo per paura della punizione, non perché è etico.

 

 

Fare scelte etiche è difficile perché in qualche modo qualcuno verrà danneggiato o altri parzialmente avvantaggiati, persone che potrebbero non comprendere comunque che tale scelta è stata presa per un bene collettivo.

Per questo solitamente una scelta etica razionale finisce con l'essere la scelta migliore fra quelle possibili che fa il danno minore.

Ad esempio se ho cinque opzioni, una scelta etica razionale è prendere quell'opzione che fa il mio interesse e al tempo stesso meno danneggia gli altri.

 

 

DA RIVEDERE

 

Morale

Etica, include la variabile di "massa" e del "lungo periodo" 

Sinderesi, analisi qualcosa in base alle conseguenze percepite soggettivamente dal soggetto.

Costume, quando guardiamo una persona vediamo un modo di comportarsi unico anche se potrebbe seguire delle linee guida comune dettate dalla cultura del luogo, dalla visione morale del soggetto, 

Condotta

Educazione, ciò che tira fuori il costume o la condotta?

 

Fino a qui non ci sono problemi i problemi sorgono nel momento in cui queste masse comunque producono un'entità unica non facilmente definibile e capibile e come muovere questa massa.

L'etica si pone la domanda "come fare per guidare queste masse?" "dove spingerle" "conviene spingerle?".

Un capo di stato si pone queste domande e si darà anche delle risposte, così come chiunque può interrogarsi e darsi delle risposte consci del fatto che chiunque pensa di avere la risposta universale non ha capito nulla dell'etica.

 

Guarando alla storia è pieno di esempi in cui si è riusciti a piegare e cambiare il comportamento di masse di persone, che sia possibile in alcuni casi non c'è dubbio ma rimangono i dubbi sulle conseguenze, sulla convenienza di alcune scelte.

Anche solo capire la vari morali non è un'impresa facile.

Non è detto che una persona si sia necessariamente interessata a riguardo proponendo una visione etica e per alcune persone sarebbe stato meglio che nemmeno fosse stato fatto specialmente in quei casi dove si ascoltono fandonie come "sarebbe sufficiente che si facesse questo o questo" o ancora "se solo potessi goverare per 10 minuti" dimostrando come le persone arrivini a concludere "cagate etiche" pensando che esista una ricetta semplice e facile universale.

Qual è la visione etica dell'AB? Per l'AB c'è la via dello studio e dell'intelligenza, il cambiamento migliore per la messa è quella di investire nella personalità e nell'intelligenza di ogni singolo costituente, cioè il comportamento migliore è quello di spingerli alla crescita personale e allo studio, il resto verrà da sè.

In secondo luogo spingere affinché i soggetti siano sempre più individualisti e collaborativi, facendo scelte narcisistiche funzionali sia al benessere proprio ma anche dando via ad un circolo virtuoso fra benessere proprio e altrui.

 

Un esempio etico,

immaginate di essere l'imperatore di un popolo, una scelta etica e scegliere cosa insegnare alla scuola affinché nel complesso tutti stiano bene, che programma fare, come impostarlo, etc...

Il problema del "non sempre si può fare un etica su misura" anzi l'etica riguarda proprio le scelte non a misura.

 

FINO A QUI

Per fare un esempio immaginate un soggetto che vive in un paesino, conoscendo la morale degli altri sa che se da un momento all'altro iniziasse a camiare comportamento anche nel nome di qualcosa di migliore verrevve immediatamente bollato come deviante.

I caposaldi dell'etica sono due:
- per cambiare la morale in un luogo è necessario avere prestigio ed essere carismatici così da poter fare leva su questi due punti per spingere verso un cambiamento sulle persone che prestano ascolto;

- difficilmente si possono fare cambiamenti radicali, conviene essere progressisti per evitare il rischio che nonostante la condizione favorevole sopra descritta non ci sia un stacco tale di diversità proposta da produrre sdegno o perfino indignazione.

 

Un altro problema dell'etica è che nessuno può sapere se quel cambiamento è meglio o perggio, poi la domanda sarebbe confrontato a cosa? e per chi? Chi promuove un cambiamento lo fa per sue deduzioni, tesi e anche perché pensa che per lui così sia meglio ma sarebbe impossibile pensare di trovare qualcosa di universale o certo.

L'etica non ha nulla a che fare con la legge e la burocrazia del governo.

Chi pensa sulla morale e sul comportamento sociale fa pensieri etici cioè con il fine di apportare cambiamenti.

Si tratta di etica anche quando gruppi di persone nella loro percezione distorta desiderano imporre il loro comportamento ad altri? Si, e in questo momento storico forse non è stata mai così attuale l'etica per l'assurdità morale che si è generata date le innumerevoli persone connesse fra di loro che prima potevano illudersi che la morale assoluta fosse quella che li circondava mentre iniziano a rendersi conto di quanto le persone lontane da loro siano differenti.

FINO A QUI

Chi si occupa di etica non può farlo se non uscendo profondamente dal proprio egocentrismo e tentando di capire quali regole morali possano modificare il comportamento in modo che singolo e collettività ne possano beneficiare.

Essendo l'AB contrario alla morale ritiene l'etica un argomento privo di interesse, l'AB punta sul migliorare una persona arrivando al punto che non necessiti più di morale, di doveri o obblighi da seguire ma che faccia scelte più analitiche in modo autonomo volta per volta limintandosi al solo rispetto della legge.

 

DA CANCELLARE

ralità diffusa.

o all'etica in quanto le morali si sono formate come reazione au

 [sono poche le morali diffuse in modo quasi totale in un gruppo, l'etica quindi ci suggerisce e ci conferma l'assenza di assolutismo anche se in un gruppo di persone possono esistere morali quasi totali]

Nel linguaggio comune il termine etica è diffuso anche se si presenta come un argomento confuso a causa dei diversi significati attribuiti:

-1 etica intesa come l'insieme delle proprie credenze, delle proprie regole credendo che queste siano universali, che possano essere applicate su sé e su gli altri perché considerate universalmente riconosciute;

-2 etica per intendere lo studio e l'osservazione della società per determinare i punti di vista più comuni, le regole più comuni, quelle più diffusi, i modi di pensare più diffusi, ad esempio in Italia si potrebbe dire che c'è un etica del lavoro, dove diverse persone lo vedono come un dovere e un valore oppure l'etica della castità e purezza della donna dove si giudica e si preferisce una donna che conservi determinati valori e comportamenti.

 

L'AB sceglie di ridefinire l'etica sulla base esclusiva del secondo significato, definendo come "morale" il contenuto del primo significato. Questo vuol dire che ogni persona ha la sua morale, poi si può fare uno studio per capire quale sia l'etica ovvero la morale più diffusa in un gruppo o in una nazione, studio che diventa utile per capire la cultura di una nazione, per capire i rischi che si possono avere nell'essere diversi, per capire se alcune culture possono integrarsi o meno l'un l'altra.

Il problema è che sono poche le persone che si rendono conto che la "loro" morale è soggettiva nella sua interezza, ci sono cose che condividono con altri, ma è un punto di vista unico dell'esistenza e in quanto tale non può essere universalmente riconosciuto, ci sono cose che vengono anche condivise da molti, ma non c'è nulla di universalmente valido e riconosciuto, così come non c'è un'etica assoluta, come se ogni persona fosse identica all'altra nel giudicare, vedere e fare scelte.

Per questo il termine etica, accompagnato dall'aggettivo assoluto, può essere usato per spiegare queste persone che credono di possedere l'unica visione del mondo possibile, credendo in una sorta di etica universale, non giungendo al concetto di moralità.

L'etica ha quindi a seconda del contesto una duplice funzione, da una parte spiega la visione errata universale, dall'altra invece una visione valida in cui si studiano componenti morali più diffuse, più frequenti. 

Perché alcune persone sviluppano questa visione di un'etica universale? La risposta la troviamo nel fallimento educativo.

Cosa accade? Accade che un bambino inizia a formarsi e l'educatore/insegnante gioca un ruolo fondamentale, alcuni errori sono così rilevanti da facilitare ed indurre questa visione distorta della realtà, questa visione assolutistica, elenchiamoli:

- tentare di abbattare la resistenza e la componente critica del bambino, per alcuni educatori la componente critica di un bambino è scomoda, specialmente se ciò che si vuole trasmettere sono concetti vecchi, poco credibili (da un nuovo punto di vista), o se semplicemente non si desidera perdere tempo a spiegare e rispondere alla curiosità del bambino. Questo spinge l'educatore ad imporre una realtà assoluta così da annullare queste resistenze, il bambino una volta messo di fronte ad un dogma che è vero per lui e per tutti non ha più modo di opporsi, per realizzare questo processo sono sufficienti risposte come "perché è così per tutti" "perché vale per tutti", si inizia ad instillare questa idea di universalità, che sarà alla base della futura visione universale;

- non fornire metodi deduttivi efficaci, se non si insegna ad un bambino come pensare senza fare errori questo finirà per guardare una realtà ed iniziare a fare deduzioni fallaci, dove ad esempio vedendo che una cosa è diffusa (non a caso esiste l'etica come studio) dedurrà erroneamente ed arbitrariamente che quella è una cosa universale, che vale per tutti, ponendosi da solo delle basi che lo porteranno ad avere questa visione di un'etica assoluta;

- non insegnargli a gestire le probabilità, facendolo crescere come una persona paranoica, questo punto spiega sia perché una persona si rifugi nell'etica assoluta sia perché faccia fatica a cambiare. La persona non riesce a gestire i dubbi, non riesce a gestire le probabilità ed è per questo che concetti assoluti come bene/male, giusto/sbagliato, diventano il suo pane quotidiano, una necessità dato che credere che una cosa sia giusta da fare gli garantisce quella certezza che con una visione più accurata e valida della realtà non avrebbe. Queste persone si riconosco dall'uso frequente che fanno di questi termini, preferendo categorie universali a categorie più probabilistiche, più pensate e meno universali.

 

 

Questi tre punti portano una persona a crescere con questa visione etica assoluta, quando sarebbe sufficbte alimentare la curiosità del bambino, una curiosità "infinita", alimentare i suoi continui "perché".

Una risorsa da sfruttare e su cui investire per lo sviluppo della sua consapevolezza, un elemento che di per sé potrebbe essere sufficiente (se vengono date risposte valide) a rendersi conto della relatività e soggettività di questa esistenza.

Ma dando anche altri due strumenti, come metodi deduttivi efficaci e gestione si arriva anche indirettamente alla formazione di una visione morale, comprendendo cosa sia realmente l'etica, anche se il genitore non gli spiegherà direttamente. Questo perché sarà sufficiente guardarsi intorno senza fare errori e senza avere false credenze per comprendere quale sia la realtà umana.

 

Ogni volta che vedrete un bambino che ha smesso di porsi interrogativi, che non sa gestire gli eventi probabilistici, che commette errori deduttivi avrete un'idea di ciò che è accaduto, di ciò che sta per accadere e non sarà una sorpresa se questo bambino sviluppasse una visione etica assoluta.

 

L'etica come studio e comprensione della realtà è uno strumento valido che aiuta a comprendere numerose dinamiche sociali, prendiamo l'esempio eclatante dell'omofobia in America.

L'etica omofoba in Americahe ha avuto un cambio repentino negli ultimi 20 anni, con l'ausilio dei sondaggi è stata analizzata la diffusione di credenze e imposizioni omofobe e si è visto come fino a qualche anno fa la maggior parte della popolazione era omofoba e non tollerava accettava che esistessero realtà omosessuali, ma da qualche anno la maggioranza è cambiata vedendo ad oggi l'omofobia assestarsi ad un 40%. In un paese democratico questo vuol dire che le leggi cambiano, ed infatti in America ora è diventato legale sposarsi ed avere ogni diritto che prima apparteneva solo agli etero.

 

 

Studiare eticamente un gruppo da diversi vantaggi, sia per grandi gruppi come una nazione sia per piccoli gruppi, senza dimenticare che come ogni singolo è in continuo mutamento, lo è di conseguenza anche il gruppo, con cambiamenti non necessariamente lenti, alcuni potrebbero essere anche improvvisi e repentini. Conoscere un gruppo aiuta a definire strategie di integrazione, comprendere a livello teorico se questo può integrarsi con altri gruppi, etc..

La velocità di cambiamento odierno è qualcosa di relativamente recente e nuovo per l'umanità, conseguenza di internet e dei nuovi mezzi di comunicazione che danno la possibilità di diffondere le informazioni, oggi si cresce con più fonti facilmente accessibile e si hanno più probabilità di criticare un dogma, cosa che prima era più complicato da fare se non impossibile (il problema della fonte unica).

 

Sviluppare una visione etica della realtà vuol dire domandarsi quante persone condividono un proprio pensiero, una propria regola, una propria categoria di giudizio, una propria scelta (si legga moralità per comprendere quale sia l'effettivo confine dell'indagine di ricerca).

 

In base a queste risposte la persona riesce a comprendere la sua componente cinica, ovvero quanto del pensiero più diffuso rifiuta, vedendo le cose in maniera diversa, facendo parte della minoranza.

Esiste una persona che nel suo insieme sposa l'etica più comune per ogni cosa? No, ci sono così tante cose che anche se una pesona per diversi pensieri finisse per ricadere nel pensiero più comune avrebbe comunque qualcosa dove invece non lo è. Questo vuol dire che ci sono diverse sfumature di cinismo, si spazia dall'essere quasi completamente cinici al non esserlo quasi per nulla, ma i due opposti estremi praticamente non esistono. 

 

 

 

Categorie indicatrici di etica assoluta:

- Giusto/sbagliato l'uso di queste categorie implica che la persona creda esista qualcosa di giusto in assoluto o sbagliato di assoluto;

- bene/male, analogamente al precedente.

 

Resistenza al cambiamento, conservare la propria visione etica assoluta

Ma una persona di fronte alla diversità che si trova di fronte come fa a non rendersi conto della relavità?

Ci sono tre spiegazioni:

- la prima è la paranoia, come già spiegato;

- la seconda è l'impossibilità di rinnegare ed accettare ciò che è stato fatto fino a quel momento, dato che la propria esistenza è stata fino a quel momento fondata sopra l'etica assoluta;

- la terza è la comodità divere questa universalità, dato che come si evince nell'articolo della moralità, prendere coscienza di questo fenomeno relativistico implica responsabilità ed implica un lavoro che una persona con etica assoluta si risparmia di fare.

Questo spiegherebbe perché si tendi a preservare la visione assoluta, dogmatica, facendosi anche "forti" di ciò che si sente (leva istintiva). 

Anche se una persona crede nell'etica assoluta questa esternamente può essere studiata nella sua soggettività e relatività, la visione distorta di una persona non ne inficia lo studio valido esterno, non cambia ciò che realmente sia, ovvero una persona che non si rende conto di avere una sua morale.

 

APPUNTI:

 

 

l'etica assoluta che vantaggi presenta a livello sociale? C'è qualcuno che può avvantaggiarsi di questa visione errata?

 

DA CANCELLARE

 

 

Il problema che ora rimane da comprendere ha alla base questa domanda "l'attività di maturazione che una persona compie e che la porterà a criticare l'etica stessa che ha ricevuto, quanto sarà influenza dall'etica stessa che possiede già?" detto in soldoni, come fare a sapere se il nostro punto di vista attualmente "libero" non è in parte ancora sotto l'influenza dell'etica? Come sappiamo se anche il nostro punto di vista cosciente non ne è stato influenzato? 

Per risolvere questo problema è necessario guardare al metodo che la persona usa per maturare, si commettono grossolani errori come quello di passare da un'appartenenza di pensiero ad un'altra o quello comunque di pensare che la prima autorità che passi e sia più credibile sia quella da seguire.

Una volta che la persona sviluppa un metodo critico efficace è facile rendersi conto che per costruirsi una nuova visione del mondo è necessario rimettere in discussione tutto, tutte le proprie certe e credenze anche al di fuori dell'etica stessa, non ricordiamoci che i nostri genitori non ci hanno solo inculcato norme e regole, ci hanno dato anche diverse credenze, li abbiamo sentiti parlare, li abbiamo sentiti ragionare e senza rendercene conto potremmo aver preso alcune cose che non sono realmente nostre ma appartengono in un modo o nell'altro agli stessi dispensatori dell'etica che stiamo mettendo in discussione.

Il percorso è quindi lungo e ci si può rendere facilmente conto che se in realtà è stato breve, ovvero inferiore ad un ordine di grandezza di anni, prabilmente è una scorciatoia che totalmente libera non è.

C'è da dire che anche un compromesso del genere aumenta la qualità eistenzialedel singolo, il solo fatto di liberarsi consciamente e di innescare questo meccanismo di eliminazione dell'etica può portare a cambiamenti esistenziali, questo discorso è rivolto a quelle persone che nonostante abbiamo fatto questo percorso e siano giunti a questo compromesso, la loro esistenza non è migliorata ad un livello che si può ritenere accettabile, e se la scorciatoia non ha funzionato vuol dire che forse è arrivato il momento di rimettere in discussione molte più cose.

Per rendersi conto se ci si è liberati totalmente dell'etica, e quello che noi pensiamo sia una cosa "esclusivamente nostra" , ogni volta che voi stessi vi rendete conto di usare la parola "devo" o è "giusto" ma anche se state ultilizzando il termine "conviene" chiedetevi perché "devo farlo" o "perché è giusto farlo" o "perché conviene farlo", se non siete in grado di argomentare andando oltre risposte banali e ovvie come "perché è giusto così" vuol dire che in realtà siete ancora sotto l'influsso etico o che comunque anche se vi siete liberati del senso di colpa o della paura, il vostro modo di vedere la realtà è stato influenzato e non è qualcosa frutta di un processo di maturazione. 

L'unico scalino che rimane da superare, se scalino si può definire, è l'etica inconscia. Non sempre la persona si trova di fronte ad una regola o norma conscia che può combattere e smontare con la propria coscienza, in alcuni casi la persona potrebbe ritrovarsi direttamente a sentirsi in colpa o aver paura durante un determinato comportamento e quindi interromperlo.

La persona è sotto l'influenza etica, ma è completamente in balia di queste sensazioni, non può intervenire, non può fare nulla proprio perché non comprende minimamente la logica che c'è dietro quel senso di colpa, è una sensazione che negli anni è diventata inconscia.

L'unica soluzione per eliminare anche questa componente inconscia è quella di seguire la teoria proposta nel modello del terreno psichico.

Ci sono persone che hanno un'etica quasi completametne conscia e quindi questa via potrebbe essere anche trascurata, altre persone che potrebbero averla quasi completamente inconscia e l'unica strada che hanno appunto è di spegnere la sorgente di queste sensazioni, perché non c'è altro modo di intervenire.

 APPUNTI:

L'esempio del lavarsi i denti, la conoscenza che c'è dietro e il fatto che un genitore dica soltanto "devi lavarti i denti".

La correlazione fra etica e chiusura mentale.

 

- una persona senza etica non prova più senso di colpa

- quanto più una persona avverte delle sensazioni negative o positve durante le proprie decisioni e il proprio comportamento quanto più è stata eticizzata, una scelta fatta sulla base delle proprie credenze è una scelta neutra emotivamente basata sulle proprie coerenze.

- la differenza norme e credenze, una norma è qualcosa di non argomentabile o criticabile, è vera a prescindere e la dispensa la stessa persona che ci educa, infatti stiamo parlando di etica, cioè educazione ricevuta, una credenza invece si sviluppa in modo diverso è qualcosa che fa parte della nostra percezione e punto di vista del mondo, qualcosa di oggettivizzabile, validabile, criticabile e confrontabile.

- Potrei trarre vantaggi da determinati comportamenti ma il senso di colpa che proverei mi fa desistere

FINO A QUI

L'etica è semplicemente l'insieme di determinate credenze, alcune profondamente radicate, che portano la persona a pensare in termine di giusto o sbagliato, si deve o non si deve fare e in alcuni casi di altre categorie minori. L'etica non è al di fuori dell'uomo, l'etica è una grande "idea" sociale che passa da individuo a individuo sotto varie forme.

Per comodità possiamo fare rientrare tutte le credenze che compongono l'etica in due grandi gruppi:

- credenze morali, che vengono definite regole, che corrispondono a quello che si deve o non deve fare

- credenze di giudizio, che vengono definite norme, che corrispondono a quello che che è giusto o non è giusto fare

C'è anche un terzo gruppo, chiamato i valori, ma questo è un fenomeno più complicato perché fa in modo che l'educazione non solo trasmetta questa norma o regola, ma la accompagna dal fatto che la persona trova piacere nel rispettarla.

Le credenze morali, che vengono chiamate regole, dicono ciò che si deve o non deve fare, regolamentando direttamente il comportamento facendo leva sul senso di colpa, in cui la persona per evitare il senso di colpa obbedisce a queste regole che sono specifiche e dettagliate, basta che la persona agisca o non agisca seguendo questi specifici dettagli e il senso di colpa non arriva; stiamo parlando di una volonrepulsiva.

Poi ci sono credenze di giudizio, che invece vengono chiamate norme, a differenza delle credenze morali che creano una sola categoria "devi/non devi", le credenze di giudizio creano diverse categorie, categorie che si basano anche queste su due poli opposti, "bene o male" "giusto o ingiusto", "buono o cattivo" etc.. a differenza del dovere che è specifica, queste credenze di giudizio sono più generiche e una persona quindi non si sente costretta ad agire nell'immediato ma si trova più in una situazione "di scadenza", come a dire "se nel tempo non sarò così, o non farò questo, o farò quest'altro rientrerò o meno in determinate categorie" con tutte le conseguenze del caso.

Esempio "Se un giorno mi sposerò i miei genitori saranno molto contenti, tutti sapranno che io sono spostata" in pratica la norma gli fa credere che sposandosi tutti la giudicheranno ad esempio "brava" e quindi lei deciderà parte della sua vita con la prospettiva di sposarsi, perché non essere sposata equivarrebbe ad essere disapprovata, con la relativa emozione negativa.

Come si può vedere non c'è un dovere specifico, come "devi sposarti ora o sei una cattiva persona" questa regola non esiste nemmeno nella quotidianità, anche perché sarebbe anche impraticabile, le regole sono più circoscritte delle norme come "devi sorridere sempre agli sconosciuti" "devi dire sempre grazie a chi ti da qualcosa".

Una delle norme più usate è quella del "bravo" tanto che le stesse ragazze o ragazzi la prima cosa che fanno quando devono parlare del proprio partner a qualche giudice etico la prima cosa che dico "è un bravo ragazzo" o la prima domanda che viene fatta loro è "è un bravo ragazzo?".

Pensateci, da quanto siamo piccoli passiamo anni a fare le cose, e quando veniamo giudicati in modo positivo, approvati, riceviamo il feedback "bravo" quando invece veniamo disapprovati veniamo sgridati e riceviamo come feedback "sei cattivo, non sei stato bravo, sei un buono a nulla" etc..

Quella del bravo potrebbe essere considerata una delle categorie di giudizio più usata.

Come si sviluppa l'etica?

In due modi, il primo è diretto ed è quello che predispone poi al fatto che la persona generalizzando inizi ad acquisirlo anche indirettamente semplicemente osservando la realtà che la circonda.

Per comprendere come si sviluppa l'etica direttamente è necessario comprendere il meccanismo del condizionamento e il ruolo della punizione.

In questo modo si comprende come l'etica si accenda per un "lavoro continuativo" che viene fatto dagli educatori sul singolo.

Cosa succede? Succede che ogni qualvolta il bambino esprime un comportamento o un pensiero, il genitore lo giudica approvandolo o disapprovandolo, per ora ci concentreremo solo sulla parte della disapprovazione diretta.

La disapprovazione viene accompagnata da una punizione, ed è in questo modo che scatta il condizionamento, la persona associa la disapprovazione alla sofferenza della punizione.

La punizione non va intesa come una cosa esclusivamente corporale, il solo fatto che noi abbiamo fatto "arrabbiare" i nostri genitori viene percepita come una punizione, il loro sguardo su di noi tagliente, le loro frasi "cattive" sono tutte punizioni che ci fanno soffrire e ci fanno condizionare la disapprovazione con la punizione.

Cosa accade? Accade che la persona viene sia condizionata e estrapola le norme e le regole da seguire su tutti i giudizi che riceve.

Quindi il condiziomaneto fa si che ogni volta che la persona verrà giudicata è come se ricevesse la stessa punizione, soffrirà come se ricevesse quella punizione che ha accompagnato il condizionamento, ma non solo avendo estrapolato queste regole e norme la stessa persona potrà autogiudicarsi soffrendo allo stesso modo.

Proprio perché l'etica la riceviamo da singoli o comunque dalla nostra realtà prossimale, è scontato dire che ognuno ha la sua etica allo stesso modo di come ha la sua identità, esistiamo in un mondo di relativismo etico, tante etiche diverse alcune possono essere simili altre invece opposte e incompatibili, paradossalmente ogni etica esiste autoconsiderandosi assoluta, cioè credendo illusoriamente che sia l'unica e che tutti seguano le stesse regole e le norme.

Ma non tutta l'etica è visibile e conscia al singolo, sia perché la persona potrebbe non aver analizzato per nulla questo fenomeno, giusto e sbagliato per lui non ha alcun significato agiguntivo, lo segue e basta ma non solo potrebbero esserci state delle sublimazioni che lasciano alla persona solo la sensazione, cioè "il non devi fare qualcosa" scatta automaticamente nella persona come senso di colpa che lo inibisce senza che la persona cosciamente avverta nemmeno più la regola, anche se potrebbe, oppure potrebbe essere addirittura sublimato cioè la persona non ha più possibilità conscia di avere a che fare con quella regola, anche se il senso di colpa esiste e lo inibisce, o lo spinge ad agire verso qualcosa che deve fare.

Si faccia attenzione a non pensare che tutte le sensazioni incoscie siano di tipo etico, al contrario, potrebbe essere, ma il parco delle sensazioni sublimate o incoscie è più vasto.

Una volta che la persona assorbe questo giusto e sbagliato, questo dovere e non dover fare, sa che anche se i giudici che l'hanno educata sono pochi, ora tutto il mondo intorno è fatto di giudici, quindi la persona inizia a guardare la realtà e inizia a riempire tutte le lacune etiche che ha ricevuto, e le riempie guardando la realtà cha la circonda, guardando come vengono giudicate le altre persone, cosa comportano alcune reazioni.

Ricapitolando potremmo dire che una persona ne sia conscia o meno non cambia la realtà, ci sono queste persone che sviluppano un'etica soggettiva e al contempo assoluta, c'è chi trasmette l'etica sia direttamente con l'educazione o indirettamente "manifestando il suo pensiero sull'argomento"  e lasciando che gli osservatori intorno l'assorbano, la domanda è come si può ritenere valida una cosa così assoluta? Per non parlare dell'intransigenza che ne consegue. La rispsta la troviamo nel fatto che tutto questo lo assorbiamo dal primo giorno su questa terra.

Questo è il primo di tanti problemi che scaturiscono dall'etica, il secondo è quello che scaturisce fuori da quello che possiamo definire un'assioma etico, "l'illusione del merito" un po' come fanno credere nelle religioni che "chi segue le regole va in paradiso" chi non le segue "va all'inferno" cioè meritarsi la ricompensa o meritarsi una penitenza "pesante".

Alcune persone parlano di questa ricompensa in termine di punizione, ma è un uso errato del termine punizione perché la punizione per definizione è nel presente, il merito invece riguarda il futuro.

Con la ricompensa e la penitenza si instilla nella mente di chi riceve l'etica la "teoria del mondo giusto" in cui la persona arriva a credere a cose come "se sarò bravo sarò premiato ricevendo quello che più desidero" "se sarò buono tutto mi andrà bene" "se sarò onesto tutti saranno onesti con me" un esempio lampante lo troviamo in un ritornello di una famosa canzone "chi non lavora non fa l'amore" dimostrando quanto sia diffuso nella società questo fenomeno.

Per quanto riguarda la penitenza i pensieri sono analoghi "se farò qualcosa di sbagliato, se non faccio il mio dovere riceverò delle penitenze, come tanta sofferenza, oppure mi capiteranno cose brutte".

Tutto questo denota come la persona necessiti di credere in qualcosa di "superstizioso" in questo caso di un ente astratto che fa si che l'etica venga rispettato, non a caso queste persone che ricevono l'educazione etiche sono più propense a sviluppare delle ulteriori credenze come sulla fortuna o sulla religione, perché hanno già una base che gli porta a credere alla "superstizione".

 

Questo ultimo problema etico ci fa fare un passaggio fondamentale, perché scopriamo che l'etica quindi non è solo un insieme di punizioni e condizionamenti che ci costringono a fare le cose per desiderio repulsivo, ma ha anche una componente attrattiva, una componente di premio rendendo l'etica vicina al concetto di nevrosi (il bastone e la carota contemporaneamente), e la componente repulsiva è ancora più intensa dato che la persona potrebbe meritarsi delle penitenze.

Guardando tutto l'insieme scopriamo che l'etica ha due componenti che spingono la persona, da una parte la persona evita la sofferenza che proverebbe se non seguisse le norme e le regole, dall'altra invece è attratto dal merito che questo gli porterebbe ma non solo c'è un'ulteriore componente attrattiva che è quella dell'istrietismo, ovvero provare gioia quando si viene "approvati" quando un giudice riconosce il nostro "dovere" e il nostro "essere stati giusti".

Possiamo quindi vedere che le cause che spingono a seguire l'etica sono numerose, che spingono sia in modo attrattivo che repulsivo e tutti di questi nessuno escluso è un'illusione, il merito non esiste, i giudizi sono soggettivi e la relativa presa assolutistica è illusoria, e perfino le norme e le regole per quanto possano essere state selezionate dalla società si basano comunque su qualcosa di assoluto e non oggettivo.

Ed è proprio su questo punto che fa cadere numerose persone in errore, perché queste guardando il lato positivo dell'etica, paragonandolo ad esempio alla legge, deducono comunque che l'etica ha un suo ruolo, una sua efficacia e ad esempio pensando che le persone comunque seguendo giusto e sbagliato "non fanno danni", l'AB non critica la limitata efficacia dell'etica, ne critica i risvolti esistenziali, l'incompatibilità con la felicità, l'incompatibilità con la libertà del singolo.

Di solito chi si oppone alla critica dell'etica lo fa per una "buona causa" pensando appunto che senza l'etica tutto andrebbe peggio, l'errore che fa è quello di non considerare le alternative, infatti se di colpo si togliesse l'etica senza sostituirla con nient'altro probabilmente l'umanità farebbe dei passi indietro, quello non è messo sotto processo, la proposta dell'AB non è semplicemente di eliminare l'etica ma di sostituirla con qualcosa di più "funzionale" a livello esistenziale, qualcosa che contempli l'intelletto del singolo e che non sia una serie di norme e regole "robotiche", da cui non si ha scampo, o le si rispetta oppure si soffre sia nel presente che nel futuro con la condanna della "penitenza".

L'etica proprio perché non si limita al solo fattore di equilibrio delle masse, che la ritroviamo ovunque, perfino nel romanticismo, che lo potremmo definire come un argomento per dimostrare come la persona arrivi ad incorporare regole e norme perfino al come "relazionarsi" con un partner.

Questa porzione di etica nel romanticismo viene chiamato romanticismo etico, in cui la persona oltre generali leggi da seguire arriverà anche ad avere delle specifiche norme e regole da seguire anche in questo settore.

 

Ritornando al discorso di sostituzione dell'etica, si pensi alla coerenza, sarebbe sufficiente trasmettere la conoscenza della legge alla persona, spronarla a pensare ed essere coerente che di fatto l'etica non ha più alcun senso di esistere nemmeno dove le persone fanno leva sul fatto che sia "efficace e necessaria" ma si potrebbero fare milioni di alternative più efficaci e funzionali dell'etica come la conosciamo noi, ad esempio potremmo prendere la proposta dall'AB che è quella sia di "elevare" la coerenza e la crescita esistenziale della persona, e di dare un ruolo primario alla categoria della "convenienza".

Ma le persone sono davvero così "cieche" nei confronti di questo fenomeno? Davvero non si rendono conto di tutti questi problemi etici, di questi fenomeni così lampanti? Secondo l'AB no, l'AB ritiene che chiunque abbia più 20 anni si sia reso conto che ci sono "tante puttanate" e "contraddizioni" nell'etica ricevuta, non totalmente ma almeno in qualche parte ci arriva.

E cosa fa? Invece di deeticizzarsi, invece di trovare un'alternativa, tenta la strada del "rattoppare" perché è più semplice che "ricostruire" facendo un cambiamento limitato al versante in cui si è svegliato, un po più moderno, un po' più coerente, un po' più efficace, ma con i stessi problemi e limiti di quando aveva iniziato, l'unica differenza è che c'è maggiore equilibrio, per questo la persona fa così tanta resistenza quando si attacca in età evanzata l'etica, perché ha già fatto il suo "orticello", ci ha già lavorato e quindi non si va più a criticare l'etica in generale ma è come se si criticasse proprio quella persona.

Proprio per quello che abbiamo appena detto, del "cambiamento" dell'etica per trovare maggiore equilibrio e funzionalità nel mondo, possiamo chiederci, cosa accade quando alcune persone non fanno niente, non si aggiornano, non fanno un minimo di aumento della funzionalità dell'etica, in soldoni rimangono completamente ciechi alla realtà?

Chiunque abbia uno sguardo critico nei confronti della realtà sa che il mondo è pieno di truffatori, manipolatori, disonesti, persone che continuamente infrangono quello che loro ritengono giusto, e queste persone non sentono nulla, non si sentono in colpa, non provano emozioni negative, e non riceveranno nessuna punizione,  e allo stesso modo l'etica in cui la persona crede non li proteggerà da queste persone se capiteranno sulla vostra strada.

Questo è un caso limite dell'eccessiva disfunzionalità dell'etica dove la persona crede di esistere in una realtà dove c'è il merito, illusione che viene resa reale provvisoriamente dalla famiglia (che è l'unico ente che in realtà segue le sue stesse credenze anche se non sempre), in realtà la persona è un agnellino una volta senza protezione, cioè fuori nel mondo finirà appunto dritto nella bocca del lupo.

E' un caso limite, ma sarà successo a diverse persone, forse anche a voi che leggete.

Ritornando ad una visione dell'etica che riguarda statisticamente la media possiamo osservare come l'etica equivalga, tranne nel caso dei valori, a qualcosa che si basa esclusivamente sul giudizio e due gruppi di categorie, questo fa comprendere che anche il "come una persona giudica" vada a modificare la risultante dell'etica.

 

 L'etica va vista come parte del fallimento educativo, non come il totale del fallimento educativo.

 

Concludendo l'etica è un insieme di credenze, un idea quasi "vivente" che si è ridacata nella società come mezzo che genera un equilibrio fra le masse, e questa è la parte dell'etica positiva che a tanti sta a cuori e usata come cavallo di battaglio per difendere e diffondere l'etica, ma l'etica va ben oltre l'equilibrio sociale andando a regolamentare e normizzare anche parti che di "utile" hanno ben poco, chiunque è critico e conosca o approfondisca concetti come libertà, autosufficienza, consapevolezza si rende conto che una persona "matura" per vivere alla grande non ha bisogno dell'etica e senza l'etica può essere comunque una persona coerente e che non porta squilibrio fra le masse, si può andare oltre, ci si può evolvere e lasciare questa etica solo alle persone che sono ancorate al passato, si può insegnare a vivere ad una persona senza imprigionarla in questi dualisimi.

 

 

APPUNTI:

 

"C'era un bambino, e c'era vicino a lui sua madre, dopo dieci minuti che li osservavo persi il conto di quante volte la madre con comportamento rabbioso lo abbia giudicato, lo abbia ripreso e gli abbia detto cosa doveva fare e cosa non doveva fare, per un attimo quel figlio mi sembrò un animale, un animale parlante, unico risultato possibile di una madre che lo educava così come si educano i cani, non gli insegnava nulla se non come essere prigioniero della stessa etica che imprigionava lei, prigioniero di giusto e sbagliato, prigioniero di bene e male, prigioniero di cosa si deve fare e cosa non si deve fare senza avere una minima comprensione della realtà".

"Chiunque conservi anche una minima porzione di etica è un bigotto!" 

 Tutto ciò che non ricade in questi due gruppi di categorie non fa parte dell'etica, ma non è detto che non limitino comunque la libertà del singolo, si pensi alla rigidità mentale in generale.

Qual'è la correlazione fra rigidità mentale ed etica?

Perché gli educatori trasmettono l'etica ma non la legge, anzi la ignorano quasi cdeliberatamente?

Etica e artchetipi, cioè come l'etica nei secoli si sia evoluta, selezionata, cioè norme e regole siano cambiate con il corso del tempo.

Come abbiamo già detto le regole e le norme non coprono tutti gli aspetti dell'esistenza, mancano metodi e teorie.

L'etica sta subendo duri colpi dallo sviluppo tecnologico perché?

 

http://www.lastampa.it/2011/10/11/scienza/benessere/gravidanza-parto-pediatria/a-soli-mesi-i-bambini-gia-capiscono-cosa-e-giusto-e-cosa-no-5sQmb96QLgHyBfdEI2KSqN/pagina.html

l'etica comincia a radiarsi già dal primo anno esistenziale

DA RIVEDERE

L'AB ritiene conviene spegnere l'etica, eliminare quindi tutte le norme (e i doveri), per basarsi esclusivamente sulla legge, per vivere non è necessario giudicare o essere giudicati/succubi del giudizio altrui, non sono necessarie tutte le norme e i dovere, la realtà può essere analizzata, la realtà può essere programmata basandosi su altri metodi diversi dell'etica, metodi che non sono basati su senso di colpa, o su credenze rigide, ci sono altri metodo più probabilistici, più analitici, più approfonditi e che sopratutto si basano sulla ricerca della gioia, e non sull'agire evitando la sofferenza che le nostre stesse regole o norme ci darebbero, a mo' di prigione della mente.

Tutti questi metodi vengono classificati come "crescita personale" in cui la persona acquisendoli viene progressivamente più libera, più libera di scegliere, libertà che è nettamente inferiore, quasi pari allo zero, con l'etica.

 

Per millenni l'etica ha controllato gli uomini perché la legge non era sufficiente, non era ingrado di fare quasi nulla, solo ora stiamo arrivando ad una maturità delle "forze dell'ordine" a livello statale tale da poter smettere di educare le persone e avere comunque una alta probabilità che questa persona non violi la legge.

 

L'etica si potrebbe considerare come una nevrosi?

La risposta è si, perché l'etica porta la persona ad avere due volontà, una repulsiva, data dall'emozione negativa della disapprovazione, la persona quindi agisce per evitare la disapprovazione.

E una duplice volontà attrattiva, data da una parte dal desiderio di essere approvato per avere l'emozione positiva conseguente, e da una per "meritare", cioè l'etica infonde una credenza che potremmo definire motivatrice e che nel gergo viene definita "ipotesi del mondo giusto", cioè viene fatto credere alla persona eticizzata che se seguirà quelle norme e quelle etiche, oltre che essere approvato otterrà anche tutto quello che desidera, sarà premiato (qui c'è un po' di superstizione).

Raggruppando potremmo dire che la nevrosi etica è data dal istrietismo (in cui sono contenute le due volonbasate sul giudizio) e dallà volontà di ottenere il merito.

 DA RIVEDERE

Differenza fra etica e legge. La legge non obbliga una persona a dire grazie, cosa che fa l'etica, la legge non vieta ad una 14enne di fare sesso protetto con il suo fidanzato di 15 anni, l'etica lo proibisce. L'etica inoltre non si limita come la legge a ciò che una persona non deve fare, ma anche a ciò che deve fare. Se la legge vieta 5 l'etica vieta 100 e impone 100, numeri sparati a caso, ma che vogliono suggerire cosa sia l'etica se confrontata con la legge.

 

La legge tende a mettere dei divieti che tendino alla massima libertà sociale, piccoli divieti per aumentare la libertà di tutti, l'etica no.

ETICA DELLA RECIPROCITA'   non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te

ultima modifica il: 17-10-2019 - 17:22:39
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