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- Giudizio -
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"Non conta tanto come si esprime il giudizio, ma conta che questo non venga presunto mai, che venga sempre prima revisionato nella sua validità"

Cos'è il giudizio? Cosa si intende per giudicare?

 

Si definisce giudizio qualsiasi tipo di pensiero conscio che facciamo sul mondo esterno analizzando i vantaggi e svantaggi che questo possa portarci.

Il giudizio è di due tipi:

- personale, giudichiamo per noi stessi, facendo calcoli di questo tipi;

- immedesimazione, in alcuni casi giudichiamo l'impatto che le azioni potranno avere sulla loro esistenza, come se volessimo aiutarli. 

 

Il giudizio a differenza di quello che conumente si crede non è una scelta ma un imperativo, la nostra psiche è programmata per farci vivere meglio e tramite questi continui giudizi possiamo capire da cosa difenderci e dove orientarci, l'unica scelta che abbiamo è quella di tenerci il giudizio per noi o di comunicarlo anche agli altri.

Ogni giudizio è circoscritto, valutiamo singoli aspetti, ma quando prendiamo una scelta inevitabilmente ci troviamo di fronte a stilare una visione d'insieme, un giudizio che faccia da sommatoria che viene detto epicrisi.

Ad esempio, conosciamo una persona, ci piacciono alcune cose, altre no, alcune cose hanno un valore altre no, alcune cose le approviamo altre no, ma quando prenderemo una scelta e ci diremo "voglio stare con quella persona?" la scelta implica una visione d'insieme e l'epicrisi sarà il giudizio definitivo che ci porterà a dire "si la voglio frequentare perché grosso modo mi piace" o "no non lo voglio frequentare perché grosso modo non mi piacere".

Attenzione perché non tutto è epicrisi, a volte potremmo d'impulso stare con una persona per una specifica caratteristica che ci attrae senza che si faccia o rispetti necessariamente un giudizio di epicrisi.

Non si commetta l'errore di vedere epicrisi ovunque, a volte giudichiamo in quel modo e a volte no.

 

I giudizi sono di quattro tipi:

- morale, giusto e sbagliato, giudichiamo le regole usate, regole di efficacia, regole sociali, sarà giusto ciò che segue le regole e sbagliato ciò che non lo segue. Non è detto che le regole del soggetto siano valide o funzionali. Quante volte avrete ascoltato persone dire di fronte alla realtà di fatti "ma è sbagliato, non doveva andare così" ciò che vediamo è un soggetto ingenuo che non capisce il mondo e dice alla realtà stessa che è sbagliata a causa delle sue regole distorte sulla stessa;

 

- valore, apprezzo e disprezzo, le emozioni che ci suscita nel presente, il piacere o il dispiacere che qualcosa ci dà (buono e cattivo, usato per le persone). Si parla di apprezzare e disprezzare per intendere ciò che vogliamo avere nella nostra vita, con cui interagire, possedere, etc.. Mentre si parla di approvazione/disapprovazione per intendere il giudizio di valore prevalentemente sul comportamento altrui. Si approva ciò che ci avvantaggia o ci è indifferente, qui c'è anche il giudizio "bravo" quando vediamo l'altro fare qualcosa che non ci danneggia o ci avvantaggia. Ad esempio se qualcuno vi urla addosso disapprovate quel comportamento, lo farete notare a parole o a gesti, arrivando perfino ad agire con rabbia verso ciò che state disapprovando perché vi danneggia;;

- sinderesi, bene e male, una estensione del giudizio di valore, calcoliamo non il momento presente ma l'impatto nel futuro, le conseguenze. Giudichiamo un bene ciò che ci porterà al netto di presente e futuro qualcosa di positivo, male ciò che ci porterà al netto cose negative. La sinderesti si potrebbe considerare un'epicrisi fra tutti i giudizi di pro e contro. Se la droga può essere un valore positivo nel presente, viene giudicata un male perché il prezzo da pagare per quelle sensazioni piacevoli immediate è molto alto sul lungo periodo. Assumere droghe ogni tanto può essere considerato virtualmente un bene se il soggetto è in grado di prenderne solo gli aspetti positivi, è facile capire come diventi un male quando diventa una dipendenza;

- confronto, non ci limitiamo a dire cosa è giusto o sbaglito, cosa è di valore o disvalore, cosa è bene o male, ma possiamo anche calcolarne le differenze, fra ciò che è più giusto o più sbagliato, ciò che ha meno valore o più valore, etc... questo giudizio di confronto.

 

All'atto pratico il giudizio rimanere di un solo tipo, quello di valore, giudichiamo la realtà in base alle emozioni che ci suscita, diamo un peso alle regole perché queste ci sono utili per prevedere comunque il prezzo di qualcosa, se ci darà piacere o dispiacere.

Tutta la nostra esistenza ruota intorno alle emozioni che proviamo, il nostro comportamento, la nostra motivazione e il nostro giudizio, tutto è orientato a farci provare emozioni positive ed allontanarci da quelle negative.

 

(da riscrivere sulla base dualismo concetto giudizio, le caratteristiche della realtà e l'impatto che hanno

giudizio dicotomico e giudizio continuo

giudizio negativo, i possibili giudizi negativi sono quattro, giudizio di disapprovazione, di dissenso, di disprezzo, indifferenza

sensibilità al giudizio secondo la propria visione delle cose, secondo la visione altrui. Giudizio mentalizzato, il soggetto non percepisce il reale giudizio dell'altro ma quello che pensa essere il giudizio dell'altro.

collegare con sentenza, quando la persona si sente giudicata e ne soffre? O per intendere qualcosa di definitivo nella rigidità mentale?

il paradosso dell'esposizione del giudizio a gruppi selezionati

la metacognizione è più importante del pensiero sempre razionale, razionalità secondaria

giudizio sinderetico, ciò che è bene e ciò che è male

la questione non è nel non giudicare, ma nel giudicare senza fare errori, senza saltare a conclusione

sparlare quando uno parla di te in assenza della presenza?

paura del giudizio latente, la persona anche se sta con altri dimentica che verrà giudicata e etichettata e se lo si ricorda potrebbe cambiare comportamento

paura del giudizio e la differenza di comportamento quando si pensa di essere giudicati e quando si pensa di non esserlo)

Si definisce giudizio qualsiasi termine venga usato per categorizzare la realtà, seguendo quelle che sono le regole categoriali del soggetto. Pensate ad una penna, la chiamate penna perché osservandola possiede delle caratteristiche che vi portano a categorizzarla e giudicarla come penna. Una donna la giudicate bella perché ha delle caratteristiche vi portano a vederla in quel modo, a provare specifiche emozione. Lo stesso avviene per qualsiasi altro fenomeno osservabile, in base a delle regole gli date un nome sia per cose materiali che immateriali come il comportamento di una persona. Quando dite "stupida" ad una persona lo fate perché è successo qualcosa che seguendo le vostre regole vi ha portato a definirla come stupida.

Ogni parola usata per definire la realtà secondo le vostre regole categoriali è un giudizio, alcuni giudizi pesano più di altri specialmente quando rientrano nella moralità e nei valori perché l'ascoltatore potrebbe essere particolarmente sensibile a questa tipologia.

Il giudizio è alla base del pensiero umano, parte della nostra possibilità di pensare è data dal fatto che categorizziamo e giudichiamo continuamente la realtà per poterla comprendere e rappresentare dando un'etichetta concettuale ad ogni cosa.

 

 

bene e male. Sinderesi. Quello che farò porterà piacere o dispiacere, farà soffrire o renderà felice. Guarda alle conseguenze di azioni e decisione per il proprio benessere.

giusto e sbagliato. Morale. Non si focalizza sull'aspetto emotivo ma sull'aspetto dell'efficia e della validità di qualcosa, il come in rapporto all'obiettivo posto. Sarà giusto tutto ciò che segue le regole, sia quelle di realtà, ma anche quelle concordate fra le persone;

ragione e torto. Giudizio morale che evidenzia la validità delle opinioni.

apprezzo e disprezzo. Valore. La persona esprime i suoi gusti su qualcosa, ciò che emotivamente trasmette quella cosa in positivo o in negativo e di conseguenza se lo vuole o non lo vuole per sé.

approvo e disapprovo. Sinderesi sociale. Come reagiscono le altre persone a ciò che diciamo o facciamo in quanto potrebbero percepire un danno a sé diretto o indiretto. Il giudizio morale è sia il mio per le condotte di altri ma anche degli eventi, ma fondamentale il soggetto pensa a sé e quindi pensa moralmente alla propria condotta e le conseguenze degli altri.

 

 Rapido elenco di disambiguazione:

- giudizio, la persona ha sviluppato delle categorie con le quali si spiega la realtà e la cataloga, quindi la persona in base a come percepisce il mondo giudicherà in base alle caratteristiche che scorge e al come ha costruito le proprie categorie di giudizio

- commento, giudizio argomentato. La persona non si limita a giudicare ma lo argomenta anche. Questo termine ha trovato maggiore spazio nell'ambiente virtuale e nella possibilità di dare spazio ai propri pensieri. Anche se a volte le persone si limitano ad esprimere il proprio giudizio senza argomentare.

- opinione, giudizio completo ma non confermato nella sua validità di passaggi deduttivi

- parere, giudizio parziale

- critica, giudizio di valore e giudizio morale

 

APPUNTI:

Il giudizio comparativo produce il giudizio di classe, chi è meglio e chi è peggio.

la persona sensibile al giudizio che finge di essere quella che non è viene definita bigotta.

la differenza fra pensare un giudizio ed esprimere il giudizio, specialmente verso persone sensibili.

DA RISCRIVERE

 

 

 

 

La sensibilità al giudizio può essere sia favorita dai genitori che svilupparsi automaticamente, specialmente se la persona ha interessi per il sociale e scopre quanti vantaggi e svantaggi ci siano per i giudizi e relative conseguenze.

"Mia madre in particolare insisteva molto sull'autocontrollo, sull'educazione, sul fare attenzione a non disturbare gli altri, inoltre spesso (lo fa anche oggi) mi riprendeva per la postura o le espressioni.

Ora in questo non c'è niente di male, anzi sono principi importanti nell'educazione, ma se insisti molto su questi concetti con un bambino che già caratterialmente è tranquillo e moderato nell'esprimere le emozioni, finisci per reprimere troppo la sua naturale vitalità.

Penso che questa sua eccessiva attenzione ai miei comportamenti dipendesse proprio dall'importanza che lei dava al giudizio degli altri, ci teneva particolarmente che io (e di riflesso lei) apparissi in un certo modo o meglio non apparissi in un certo modo, infatti lei era molto critica verso i bambini eccessivamente vivaci e spontanei."

Giudizio e contatto visivo

Quando due persone si guardano si parlano di contatto visivo. Questo fenomeno è strettamente collegato al giudizio in quanto le persone sanno che guardare qualcuno vuol dire anche giudicarlo.

Il fenomeno del contatto visivo è fondamentale perché ci fa comprendere come entrambe le persone siano conscie di essere sotto lo sguardo e giudizio altrui.

Il contatto visivo può nascere in tre modi:

- interesse reciproco;

- casualità;

- interesse da parte di una persona, quest'ultima se ne accorge e riguarda a sua volta.

 

Nel fenomeno del contatto visivo può succedere che la persona una volta che si rende conto di essere guardata e giudicata può interrompere immediatamente il giudizio per tre motivi:


- paura del giudizio, si rende conto che l'altro guardandolo la sta giudicando e distogliere lo sguardo vuol dire "smettere di pensarci" far finta che non esiste, non guardare per non scoprire. Cioè far cessare il disagio dato da possibile imbarazzo o vergogna per la paranoia di "chissà come mi giudica" o "sta vedendo quello che io ritengo sbagliato/brutto";
- paura di fraintendimento, la persona sa che guardare non vuol dire solo giudicare o meglio parte di questo di giudicare potrebbe essere interpreato come indicatore di interesse, cioè si guarda ciò che piace. Per evitare questo fraintendimento distoglie immediatamente lo sguardo per non dare all'altro la possibilità di pensare che possa esser interessata, anche se lo potrebbe essere realmente. In quest'ultimo caso non c'è la paura di fraintendimento ma la paura o il desiderio di non far sapere;
- dovere, si distoglie lo sguardo perché le è stato detto così, che specialmente verso gli sconosciuti non ci deve essere contatto visivo.

 

In una società in cui ogni persona non ha problemi a mantenere il contatto visivo si assisterebbe ad un fenomeno per cui si guarda si giudica e poi in tal caso si fanno anche azioni, senza comunque distogliere lo sguardo.

 

 

Si definisce giudizio quel pensiero che porta un soggetto a catalogare e di conseguenza capire la realtà che lo circonda inserendola nelle categorie che ha già sviluppato.

Giudizio e pensiero sono strettamente collegati e non c'è la possibilità di non poter giudicare, quando si scoltano frasi come "non giudicare" ci si riferisce all'atto di esprimere il proprio giudizio a terzi o al problema della conclusione.

Seguirà ora un elenco di disambiguazione per fare chiarezza con altri termini simili:

- parere, ciò che pare, ciò che appare, la persona sa che il suo giudizio è dato da una visione superficiale o che non ha dati a sufficienza per comprendere la situazione sottolineando quindi che il suo giudizio è parziale e provvisorio, essere consapevoli quindi dei limiti del proprio giudizio aiuta la persona ad essere la prima a scartare quei giudizi che comunque ha formulato perché sa che non sono validi, si parlerà di fallacia di parere quando la persona non si rende conto di ciò che prende quel giudizio per valido;

- opinione, giudizio che è avvenuto con informazioni complete ma la persona non ha avuto modo di dimostrare;

- impressione, sottolinea il fenomeno per cui alcune evidenze esterne "colpiscono" il soggetto e quegli elementi saranno quelli che più probabilmente verranno ricordati e dalle quali potrebbero partire elementi deduttivi. Si parla di impressione limitata, quando il soggetto non fa alcuna deduzioni a partire da quegli elementi mentre si parla di impressione estesa quando il soggetto deduce arbitrariamente e in modo fallace la personalità del soggetto a partire da ciò che l'ha impressionato. 

 

La paura del giudizio si basa su 5 elementi:

1) paura di essere disprezzato, il soggetto ha paura di non avere valore per l'altro o per gli altri in generale e quindi teme che non verrà ricercato, non verrà integrato e sarà scartato o perfino allontanato se non solo non avrà valore ma sarà fonte di emozioni negative. Il disprezzo ha una chiara conseguenza, specialmente se ogni persona lo proverà nei suoi confronti, ovvero di non piacere a nessuno e rimanere solo. Questo punto è collegato  all'agenticità come ad esempio l'autostima, la paura di non piacere diviene un feedback che per alcune persone può essere letale e farli sprofondare in pensieri negativi e sofferenza;

2) paura di essere disapprovato, il soggetto ha paura che qualcosa che per come è, per quello che dice o per quello che fa non venga accettato dagli altri, dove il rischio spazia fra punizione e  anche allontamento quando c'è la percezione di devianza. Questo fenomeno è fondamentale per l'integrazione nei gruppi specialmente nel lungo periodo e il rischio è appunto che una persona o gruppo  causa di questa disapprovazione finisca per allontanarci;

3) paura dell'imbarazzo (inconscio), il soggetto si rende conto che ha talmente interiorizzato a livello inconscio questo problema del giudizio che a prescindere qualsiasi giudizio abbia anche minimamente una parvenza di negatività immediatamente fa suscitare nel soggetto emozioni negative. Qui il soggetto potrebbe avere paura sia di diventare rosso (entrando in pratica in un circolo infinito negativo se capitasse) e farlo notare ma anche di sentirsi eccessivamente a disagio nelle interazioni sociali per come questi giudizi appunto lo fanno sentire;

4) paura della vergogna, il soggetto sa che ha delle regole sociali e che a volte non le segue o a volte può violarle senza rendersene conto, questo avviene perché è matematicamente impossibile rispettare ogni regola prima o poi capiterà la disattenzione, si farà qualcosa senza accorgersene, etc.. Se un esterno lo giudica in quel versante inizierà a soffrire non tanto per il giudizio in sé ma per il fatto che questo giudizio potrebbe toccare un nervo scoperto e quindi fargli notare di aver violato una specifica legge sociale e che gli altri ora lo sanno. Pensate al dovere "devi sempre piacere a tutti" il soggetto di fatto è imprigionato dentro una regola secondo la quale a prescindere da quello che succederà se qualcuno lo giudica negativamente si sentirà in colpa oppure il soggetto ha una regola "devi sempre salutare tutti con il sorriso" ma un giorno a causa dell'umore negativo non lo fa e quando la persona lo giudica negativamente per questo la persona prova per l'appunto vergogna perché è lei la prima a pensare di aver sbagliato. Di solito la vergogna nasce da disattenzione, da regole impossibili da rispettare o da momenti impulsivi non lucidi ai quali poi seguiranno momenti di vergogna. La vergogna è la conseguenza del processo di socializzazione e di educazione diretta (che genera per l'appunto regole sociali), il soggetto si rende conto che la società ha delle norme e che non rispettarle ha delle conseguenze finendo per interiorizzarle come delle regole che se non rispetta attivano questo senso di colpa quasi immediatamente;

5) paura del dominio, il soggetto sa che se gli altri scoprono qualcosa di lui possono giudicarlo e alcuni di questi giudizi lo faranno sentire inferiore perché è lui il primo a sentirsi tale, come se fosse una cosa di sé che non desidera mostrare agli altri e non desidera al tempo stesso dare questa "soddisfazione" all'esterno che lo farebbe sentire ancora più dominato. Questo spinge il soggetto a ricercare la privacy e nascondere quegli aspetti dove è sensibile e non desidera essere giudicato.

 

La privacy la troviamo nel quinto punto ma anche negli altri in quanto la persona vede il tenere qualcosa per sé come un modo di prevenire il giudizio degli altri, una forma di evitamento socialmente accettata.

 

 

Paura del giudizio e la sindrome dell'impostore ovvero la paura di essere scoperti dove il soggetto vive in una sorta di delirio dove pensa che tutte le persone lo stiano giudicano grossomodo positivamente o comunque meglio di quello che è ma che in realtà se vedessero meglio scoprirebbe altro e cambierebbero il giudizio.

 

Il relativismo e la paranoia, più si capisce quanto il mondo sia vario quanto più il soggetto va in paranoia e teme questi eventi proprio perché sa che potrebbero capitare con chiunque.

 

. QUes

Il secondo potrebbe scattare invece ad esempio nella paura abbandonica o nella paura di essere cacciati da un gruppo.

 

 

La privacy come difesa. Qui esce il concetto di privacy, cioè parti del soggetto delicate del soggetto dove il fatto di essere giudicato viene percepito automaticamente come font

 

 

 

 

 

[aggiungere collegamento fra valore e giudizio

dualismo succubanza, istrietismo nella persona sensibile al giudizio

aggiungere la differenza fra disapprovazione e biasimo

il non accettare e capire la libertà di giudizio, non capendo la differenza fra imposizione e insulto e offesa

da aggiungere il collegamento con permalosità

aggiungere il termine criterio, il criterio di giudizio che spiega sia le categorie usate sia i passaggi mentali fatti per percepire la realtà e catalogarla

il giudizio verso se stessi che fa soffrire è diverso dall'autoimmagine e il credere che gli altri ci vedano in un determinato modo]

 

 

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ultima modifica il: 25-05-2019 - 19:20:45
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