Home
Psicologia
Raziologia
Puzzle della Comunicazione
Diario
Test
Info & Contatti
 
- Comportamento -
riabilita aiuti

Cos'è il comportamento?

(collegare con suscettibilita, sensiiblita

collegamento con atteggiamento

integrare il comportamento dato dalla mentalità, dall'assetto mentale e dall'approccio algoritmico

aggiungere avventatezza per descrivere il comportamento basato su riflessività rapida)

Con il termine comportamento si descrive tutto lo spettro di azioni di un soggetto che è osservabile dall'esterno, evidenziando non solo l'azione in sé ma anche i motivi che vi sono alla base, il comportamento sottolinea il perché un soggetto sia arrivato a fare proprio quell'azione.

Il concetto di comportamento si distingue da quello di condotta che invece ha come finalità quella di riassumere il comportamento di un soggetto in un dato periodo, attenzione però perché la condotta non ha un particolare valore predittivo, nulla vieta ad un soggetto di cambiare, anche improvvisamente.

La prima cosa da tenere a mente è che ogni azione che un soggetto compie avviene perché spinta dalle emozioni, la motivazione umana ha una dinamica universale ma questo non vuol dire che sia semplice, anzi come vedremo più avanti c'è una vasta possibilità di combinazione fra pensiero ed emozione alla base di ogni azione, sarebbe semplicistico dire che il comportamento avviene solo perché spinto dall'emozione.

Prima di analizzare il comportamento è necessario capire che sebbene ogni azione abbia un motivo dietro, abbia un'emozione dietro, questa comunque va ad intersecarsi con un'io che a volte c'è e a volte no, altre volte invece è debole.

L'assioma dietro ogni azione è l'emozione, tanto che a volte mi piace chiamarlo emotore, e non la coscienza come qualcuno potrebbe erroneamente credere, la coscienza è opzionale.

Questa emozione che spinge ha un nome specifico ed è "marasma", il marasma è quella spinta che sentiamo dentro, quell'energia che ci fa fare tutto quando è presente, sopratutto quando è forte.

Lo stato emotivo che un soggetto ha quando è affetto da marasma si definisce concitazione, è uno stato evidente sia al soggetto che agli esterni, con gambe che si muovono, sguardi continui verso l'oggetto che genera tale marasma, energie che ribollono e che tendono ad uscire fuori con azioni e parole, a volte stereotipate.

Il marasma vuole uscire fuori, è energia, e si definisce marasma positivo ma ci sono anche marasma negativi che tendono ad inibire, c'è uno scontro di forze. La concitazione solitamente nasce da questo scontro, da un'energia che vuole uscire ma è frenata da altre forze.

Il marasma non va confuso con l'impulso, che è un vero e proprio schema d'azione che ci viene suggerito, il marasma è l'energia che sentiamo dentro, ancora prima che questa possa prendere una forma specifica come l'impulso.

Il marasma è l'energia, l'emozione è il concetto che la caratterizza, questa distinzione è utile perché ogni emozione genera marasma, poi a seconda dell'emozione l'energia sarà differente come tipologia e intensità.

Come abbiamo appena accennato, il marasma non sempre ci spinge verso cose che il nostro io accetta o desidera e sopratutto il marasma non sempre spinge a fare, a volte è un'energia frenante che si va a scontrare contro altre forme di marasma interiori.

Cosa vuol dire? Immaginate di avere fame, la vostra emozione in quel momento vi spinge alla ricerca di soddisfazione tramite il cibo, ma al tempo stesso vi siete detti di stare a dieta, quindi il vostro io cerca in qualche modo di attuare una strategia diversa.

Da una parte avete voglia di un dolce ipercalorico e dall'altra parte c'è una vostra volontà di stare a dieta, cosa succede? Non è detto che mangiate, potreste tramite il pensiero riuscire a creare delle emozioni che annullano la fame, pensiamo all'anoressica che con il suo modo distorto di vedere la realtà riesce a motivarsi così tanto da resistere allo stimolo della fame perdendo così tanti kg da morire a volte perfino.

Vedete quanto è complessa la situazione? Avere fame non vuol dire necessariamente mangiare, non cadete nell'errore di pensare che l'emozione generi sempre un'azione ma al contrario dovete pensate che se un soggetto ha agito è perché vi era dietro un'emozione che ha lasciato uscire fuori, "l'emozione può trasformarsi in azione ma senza emozione non c'è azione" è questo l'assioma del comportamento.

Per capire il concetto di comportamento è necessario tenere a mente che le emozioni nascono da tre fonti diverse, nascono dal nostro inconscio, nascono dal nostro preconscio e nascono dal nostro conscio. Siamo talmente complicati che possiamo provare più emozioni contemporanamente e solo un soggetto con un'elevata intelligenza emotiva è in grado di leggersi dentro per capire cosa stia succedendo e non farsi sopraffare dalla situazione.

Il primo passo per poter fare qualcosa è conoscersi e capirsi, solo così si ha modo di capire il comportamento proprio o altrui, ma anche di regolarlo.

L'emozione ci spinge in una data direzione, ma se la regoliamo abbiamo il potere di cambiare le cose, una persona che ha difficoltà nel riconoscere o capire le sue emozioni, che è incapace di ragionarci sopra in modo chiaro viene definita alessitimica e difficilmente riuscirà a regolare il suo stato di cose.

Il punto è "come e perché un soggetto potrebbe scegliere di fermare una propria emozione?" la risposta è nella temperanza, il soggetto prima di un'azione se ha sviluppato questa capacità si interrogherà per chiedersi se ciò che sta per fare avrà conseguenze positive o negative nel futuro.

Con il termine temperanza si definisce la capacità che un soggetto ha di considerare, analizzare e frenare le emozioni che pensa lo portino a comportamenti disfunzionali, che lo portino ad avere conseguenze negative.

A livello pratico il soggetto temperante tramite il pensiero elimina l'emozione e quindi l'energia oppure ne genera un'altra forte e contraria in grado di fermare quella che ritiene negativa.

Il nostro cervello inconscio tende a processare informazioni presenti, si basa su meccanismi rapidi di condizionamento, non è in grado di fare previsioni, specialmente su aspetti in cui non ci è stato un condizionamento.

Questo è uno degli elementi che rende complesso il concetto di comportamento, c'è chi è temperante e chi no, quello non temperante non ha questo filtro e quindi è probabile che l'emozione si trasformerà quasi sempre in azione, mentre il temperante apporterà un filtro, tenterà di regolare tutte quelle emozioni che lo spingono a comportamenti che giudica come un male per sè.

Il soggetto intemperante tenderà a fare tanti errori, verrà punito e tenderà quindi ad avere freni inconsci per condizionamento negativo, sempre dopo che ha fallito, che ha pagato per l'errore fatto e ha associato emotivamente tale punizione.

Da qui nasce la differenza fra comportamento emotivo, detto anche emotività dove il soggetto agisce senza filtro e comportamento temerante, cioè dove il soggetto riflette anche consciamente.

Ora ci possiamo concentrare sul come nascono le emozioni, le emozioni nascono grossomodo in tre modi e non necessariamente vi è un'emozione per volta, a volte possiamo essere inondati da due o più emozioni contemporaneamente.

Queste emozioni possono essere conflittuali, quando questo avviene solitamente è la più intensa a vincere se l'io non fa qualcosa per cambiare la situazione. 

Ripensiamo all'esempio dell'anoressica, lei ha fame, la sua natura e il suo inconscio producono un'emozione che la spinge a ingurgitare cibo, questo emozione si chiama fame (il suo marasma), ma lei con la sua coscienza, con il suo io, fa dei pensieri che producono emozioni così forti che vanno in conflitto con la fame, lei vuole pesare pochissimo perché vuole essere bellissima, pensa che meno peserà e più sarà bella ed è questa emozione prodotta dalla coscienza a darle la forza di sconfiggere l'emozione della fame.

Questo è un caso eclatante dell'io che riesce a sconfiggere un'emozione inconscia, ogni caso è a sé e se guardate alla vostra storia o alla storia di altre persone vedrete che è piena di casi simili, anche casi al contrario dove è l'inconscio a produrre emozioni che battono la volontà dell'io, le emozioni dell'io.

 

 

Sappiamo che le emozioni nascono in tre  modi, sappiamo che ogni azione non necessariamente si trasforma in azione, ora resta da capire come l'emozione passi nel comportamento vero e proprio, come passi all'azione.

A seconda del grado di coscienza, l'azione può essere creata in cinque modi:

impulsivo, il soggetto ha una coscienza definita assente, quando prova un'emozione questa viene fuori non filtrata con tutti i suoi schemi automatici associati. L'impulsività è del soggetto che ha una personalità che vuole vivere così (l'adulto che per diversi motivi pensa che si viva così) o che non è ancora formata, tipica del bambino. Questa emozione quindi tende ad uscire fuori con gli schemi automatici ad essa associati. Come se il soggetto agisse inconsciamente, non fosse presente e la sua parte più automatica e profonda potesse uscire fuori senza problemi. L'impulso aiuta i soggetti a non pensare, tanto che l'io stesso potrebbe per comodità vivere di impulsi;

- parossistica, il soggetto agisce senza pensarci perché l'emozione è talmente potente che la coscienza, anche se presente, viene completamente scavalcata. Il soggetto agisce tramite impulsi e riflessi condizionati. La differenza con l'impulsività consiste nel livello di emozioni, nel parossismo non c'è possibilità di scelta, la coscienza viene bypassata a prescindere. L'impulsività invece è uno stile di vita, è tipica di coscienze non formate o coscienze formate per andare con il pilota automatico, per vivere di emozioni, di schemi precostituiti, per il non filtraggio del comportamento;

- istintivo,  il soggetto usa le emozioni come guida per fare le scelte. Mentre nell'impulsività è l'azione a definire un comportamento con la coscienza assente, nell'istintività c'è la coscienza che si interroga su cosa fare, c'è un io pianificatore che sta facendo delle scelte e invece di farle su base razionale si affida alle emozioni. Ad esempio se pensando ad una data scelta prova emozioni positive allora il soggetto la sceglie, questo è l'istinto;

- compulsiva, l'io inizialmente tenta di opporsi ma vince l'emotività, l'io è presente e assiste all'emozione che vince. La compulsitività è fondamentale perché definisce un soggetto che tenta di fare un filtro, un soggetto che ha una propensione alla temperanza e non all'impulsività, ma fallisce o perché le emozioni sono troppo elevate o perché ha ancora una scarsa capacità di temperanza. Nella compulsiva prende piede lo schema emotivo associato e quindi l'io viene scavalcato;

- deliberata, l'emozione gioca un ruolo chiave per orientare l'azione ma l'azione viene totalmente pianificata a livello cognitivo. La deliberata a sua volta si distingue in "conativa" dove il soggetto vuole e "anancasmo" dove il soggetto ha un io che non vuole, preferirebbe non farlo ma è come se non vedesse altra scelta.  La differenza fra deliberata anancastica e compulsiva è che nella prima il piano d'azione è comunque cognitivo, nella seconda invece sono comportamenti automatici inconsci.

Una forma di comportamento deliberato è l'edonismo, il soggetto è convinto che il futuro sia dolore, quindi intenzionalmente se ne frega delle conseguenze e intraprende azioni, solo in apparenza irresponsabili, ma il soggetto sa a cosa sta andando incontro ma preferisce il piacere presente alla sofferenza futura, è un baratto che fa in modo conativo.

La deliberata non è necessariamente razionale, il fatto che sia deliberata significa che la sta pianificando la coscienza.

 Ognuno di questi comportamenti può essere efficace, sarebbe un errore pregiudizievole pensar che uno di questi sia sbagliato o giusto a prescindere.

 L'impulsivo rappresenta il livello più basso di coscienza e poi man mano si sale fine ad arrivare al deliberato che è il livello massimo di coscienza.

 

Il deliberato a sua volta si può suddividere in lento o rapido a seconda di quanto il tempo spenda per riflettere nella fase conativa o anancastica.

 

Qui si arriva al clou dell'essere umano, il punto non è stabilire cosa è meglio o peggio in generale, anche perché ingenuamente qualcuno potrebbe dire che il pensiero lento è il meglio ma il pensiero lento non è garanzia di nulla, un soggetto potrebbe passare anche ore a pensare prima di agire ma se non ha strumenti efficaci per farlo finisce comunque per fare qualche errore, perché ciò che pensa finirebbe per essere sbagliato.

Il punto è capire come le persone agiscono, se qualcuno nel suo agire vede che ha problemi allora può intervenire per cambiare, questi punti ci istruiscono sulle possibili alternative.

Ad esempio una persona potrebbe rendersi conto che agisce prevalentemente d'impulso e che questo tipo di comportamento gli sta rovinando la vita perché tutto ciò che fa agendo di impulso si risolve in un fallimento, allora potrebbe cominciare a dire "forse dentro di me ci sono schemi sbagliati, o li cambio oppure forse è il caso che inizi a pianificare diversamente il mio modo di agire".

 

Ricapitolando abbiamo descritto le due fasi del comportamento, la prima è quella emotiva, dove si afferma un'emozione vincente la quale ci spinge ad un obiettivo e la seconda è la fase del come stabiliamo di raggiungere quell'obiettivo.

 

Ora il comportamento ha un senso, c'è la nascita dell'emozione e poi il passaggio che spiega come dall'emozione si passi al comportamento, abbiamo spiegato come possano nascere più emozioni contemporaneamente e alcune di queste conflittuali, abbiamo spiegato come l'io possa percepire in un'emozione e la relativa spinta un pericolo, una cosa che non vuole fare e da qui tentare di regolarsi emotivamente per impedire che ciò avvenga.

Quello che ci interessa sapere in questo articolo è la visione d'insieme, capire che le emozioni non sono necessariamente un qualcosa che spingeranno all'azione, quando un soggetto è in grado di intervenire sulle sue emozioni per modificarle in modo tale da garantirsi il comportamento desiderato e più funzionale in un'ottica futura si parla di temperanza. 

Il soggetto temperante è colui che si guarda dentro e analizza le sue emozioni per capire dove lo porterebbero e nel momento in cui stabilisce che tale comportamento sarebbe un male è in grado di regolare quell'emozione influenzando in meglio il suo comportamento risultante.

Alcune persone ingenuamente tendono ad opporsi all'emozione, non la regolano, stanno lì in uno scontro diretto che sono destinati a perdere, in quanto questa crescerà sempre di più, manifestandosi con ossessioni fino a quando il soggetto non agirà in modo compulsivo, perdendo all'emozione stessa.

Tenete a mente il concetto di temperanza perché sarà fondamentale per capire, nel corso dell'articolo, tutte le diverse tipologie di comportamento possibile.

 

 

Per stabilire il comportamento di qualcuno o il proprio si possono fare cinque domande:

1) Quali sono state le emozioni che il soggetto ha provato che l'hanno spinto in quella direzione?

2) Queste emozioni come sono nate? Da uno stimolo esterno o da un pensiero interno conscio o preconscio?

3) Il soggetto è stato temperante, ha valutato l'impatto delle sue emozioni o invece per qualche motivo non l'ha fatto?

4) Vi sono state qualche altre emozioni in gioco? CI sono state emozioni potenzianti o conflittuali?

5) Il soggetto una volta che si è scatenato e ha liberato il suo marasma come l'ha raggiunto? Impulsivamente? Riflettendo? Parossisticamente?

Con queste domande possiamo descrivere e comprendere agilmente ogni forma di comportamento nelle sue parti più importante, indivuando chi abbiamo di fronte, cosa lo governa, se è abile a guardarsi dentro e come tende solitamente ad agire.

 

Quante volte avete sentito qualcuno parlare di comportamento emotivo, con accezione leggermente negativa, come a dire "hai lasciato che fosserro le emozioni a comandarti" con tutte le conseguenze del caso. 

Con questo articolo ora è più facile dare un nome al comportamento emotivo, questo si trova nell'intemperanza, cioè nel non fermarsi a valutare se quelle emozioni ci porteranno a fare qualcosa di buono o negativo, questo si trova nel parossismo, nell'uso di impulsi sbagliati, etc...

 

Il comportamento può essere a sua volta distinto in due modi:

- lussuoso, il soggetto una volta trovata una forma di piacere tende a ricercarla e potenziarla sempre di più

- non lussuoso detto morigerato.

 

Il comportamento lussuoso rischia di evolvere a lussurioso, con accezione negativa, nel momento in cui questa ricerca di massimizzare il piacere ha effetti disfunzionali danneggiando, in modo a volte anche grave, la qualità della propria esistenza e il proprio scopo.

Un'esistenza morigerata invece è improntata nel trovare un piacere ed entrare in equilibrio con esso, senza per forza portarlo all'eccesso, senza necessariamente volere sempre di più.

Uno degli errori più frequenti che si fanno nella morigeratezza è di accostare questo concetto ad un qualcosa di fisso, di poco, di scarso ma morigerato vuol dire solo "non cercare la massimizzazione a tutti i costi, di trovare il massimo possibile, di andare all'eccesso" vuol dire trovare un piacere ed entrare in equilibrio con esso.

Facciamo un esempio, una coppia di innamorati si conosce, si amano e si desiderano tanto, fanno sesso 7-8 volte al giorno, un numero elevato, insieme godono tanto, ma usano il preservativo, continuano a lavorare, frequentano altre persone, il sesso che fanno è una forma di piacere che risulta essere equilibrata e che non danneggia la loro vita, ne godono in un'ottica virtuosa, di fatto hanno una vita sessuale morigerata anche se probabilmente superiore al 95% delle coppie che ci sono.

Un uomo che invece cerca di fare quanto più sesso possibile con prostitute, sconosciute, trascurando la sua vita, in modo non equilibrato perché vuole avere quanto più piacere sessuale possibile e basta conduce una vita lussuosa, con il rischio che evolva presto a lussuria, danneggiandolo sotto numerosi aspetti.

Ci sono due modi di massimizzare il piacere:

- uno è intelligente, che ci porta ad avere tanto anche se non è il massimo possibile, rimanendo comunque nell'ottica di una vita equilibrata;

- uno è stupido, dove si vuole ciecamente solo il massimo piacere possibile e anche di più, non curandosi dei danni che questo potrebbe portare.

Solitamente un soggetto lussuoso, dopo aver assaggiato la lussuria in tutta la sua distruttività, finisce per diventare atarassico, cioè cerca di stare lontano da quella forma di piacere che non sa gestire, non essendo in grado di essere morigerato.

Facciamo ulteriori approfondimenti, introduciamo il concetto di conazione.

Ogni azione che facciamo ha un'emozione alla base, agiamo per soddisfarci. Quando l'io è presente e stabilisce il piano d'azione si parla di conazione per distinguerlo dall'impulso e dal parossismo.

Ad esempio un uomo che si innamora di una donna e che la corteggia in modo riflessivo ci dà modo di definire quel comportamento conativo, mentre un uomo che si innamora e invece segue i suoi impulsi, lascia uscire fuori quello che ha dentro ci fa definire quel comportamento impulsivo.

Il comportamento ci ricorda che non esiste il disinteresse, ogni persona agisce perché dietro vi è un'emozione, conscia, preconscia o inconscia, quello che esiste è il comportamento spontaneo dove il soggetto pone minor filtri possibili all'azione così come l'aveva sentita dentro di sé o pianificata all'inizio.

Il più grande dono che possa mai farvi qualcuno di fronte a voi è la spontaneità, il che sta a significare che non ha paura di voi, non ha bisogno di modificare ciò che sente, vi stima o si fida talmente tanto da far uscire ciò che ha dentro così come è, sia esso un comportamento impulsivo o conativo (riflessivo).

Per capire questo concetto pensate a quante volte le persone prima pensano una cosa e poi cambiano idea, dicendo "ma no forse non è il caso, forse ci rimane male o forse si arrabbia", difficilmente le persone mettono in atto il primo comportamento che sentono dentro o che hanno in mente proprio perché, in modo temperante, tendono a filtrarlo quando hanno paura di qualcosa.

Se qualcuno è spontaneo con noi ci sta regalando la sua vera natura senza filtri ed è sintomo di un rapporto di qualità, smettete di cercare qualcuno che non stia con voi per interesse, la natura umana impone che si agisca per interesse e se proprio volete cercare qualcosa di bello nei rapporto cercate la spontaneità.

Arrivati a questo punto qualcuno potrebbe chiedersi, fino ad ora si è parlato di comportamentimpulsivo, conativo (riflessivo) e parossistico allora cos'è l'istinto? Cosa si intende per comortamento istintivo?

L'istinto è un modo di comportamento conativo, si basa su una tipologia di riflessione rapida che i soggetti usano per stabilire se qualcosa è giusto o sbagliato, se è bene o male, ad esempio dove il soggetto dice "questa cosa mi farà del male? Sento emozioni positive quando ci penso quindi non mi farà del male". 

Nell'istinto il soggetto ad esempio pensa "Gioia è interessata a me, vuole uscire con me io cosa faccio? Quando penso a lei provo emozioni positive quindi forse è il caso che ci esca".

Il fatto che il soggetto esca con Gioia a seguito di questo pensiero fa si che sia stata una scelta istintiva, cioè con una minima riflessione il soggetto ha usato le sue emozioni positive che prova per Gioia come indicatore che è il caso di uscirci.

 

 Un altro concetto da approfondire è quello di licenziosità. La licenziosità definisce il concetto di impulsività disinibita che tende a funzionare. Quando avvertiamo un impulso e lo lasciamo uscire fuori questo produce azioni che possono o non possono funzionare. Quando funzionano osserviamo il comportamento licenzioso, un comportamento quanto più libero e autentico possibile proprio perché non contaminato dall'io che pensa, come se l'aspetto più arcaico, profondo ed emotivo del soggetto uscisse fuori e proprio perché funziona non ha ostacoli, feedback negativi che lo fermano.

 

Un soggetto temperante ha maggiore potere su quanto accade, riesce a scegliere o fermare un possibile esecutore se pensa che possa danneggiarlo.

Queste sono le funzioni esecutive.

 

 

 

 

Prima di concludere è da tenere a mente che le emozioni nascono in due modi differenti.

Alcune emozioni si basano su stimoli esterni ma altre non necessitano di stimoli esterni necessiaramente perché sono delle pulsioni interne. 

Questo ci ricorda che ad esempio strategicamente possiamo anche fare in modo che alcune emozioni non le proviamo perché ci allontaniamo dallo stimolo che le produce ma alcune vivono dentro di noi e sono autoattivanti, non si commetta l'errore di cercare di scappare da pulsioni che fanno parte della nostra biologia.

 

Il dualismo fra affetto e comportamento

Nel linguaggio di tutti i giorni sentiamo spesso parlare di affetto, affezione, affezionato, questo termine che significato ha esattamente e come si interfaccia con questa visione del comportamento? 

L'affetto va inteso come l'emozione che si impadronisce di noi, che per il solo fatto che esista ci spinga a fare un'azione. Fino ad ora l'emozione che si trasforma in azione l'abbiamo vista un po' come un'assioma, ma se ci interroghiamo capiamo che la nostra vita non la decidiamo noi, o comunque non direttamente, ma le nostre emozioni che è come se fossero un virus che si impadronisce del nostro corpo (non è un caso che si usi tale termine per intendere anche l'essere affetti da una malattia).

Rifletteteci, avete fame e mangiate, ad un occhio attento potrebbe sembrare che siate stati voi a scegliere di mangiare, ma voi avete solo scelto se soddisfare o meno tale emozione, è l'emozione stessa che vi ha comandato, siete stati affetti da tale emozione.

Questo non vuole essere un modo filosofico di mettere in dubbio la realtà o la personalità ma solo di ricordare il potere enorme delle emozioni, il fatto che l'io sia di fatto piegato ad esse in qualche modo, sia quando sceglie di seguirle sia quando sceglie di opporvisi quando con temperanza crede che tale emozioni lo stiano spingendo verso il male

Questo meccanismo alla base di ogni azione viene definito affetto, l'affetto inteso come un'emozione che si impadronisce di noi e ci spinge in qualche modo ad una reazione.

Si legga affetto per ulteriori approfondimenti e punti di vista sulle emozioni. 

 

L'illusione di pensiero lento

Ci sono alcuni soggetti che pensano pensano e ripensano e alla fine prendono una scelta che è stata presa in modo veloce, impulsivo o parossistico. Il fatto di aver pensato ore prima di fare un'azione non vuol dire che quel pensiero sia stato poi necessriamente usato per pianificare l'azione, ci sono soggetti che pensano continuamente a qualcosa anche per diverso tempo senza che alla fine quel pensiero venga poi usato per fare l'azione, dato che questa poi alla fine viene presa di pancia.

Detto in altri termini non si faccia l'errore di pensare che solo perché qualcuno pensa prima di agire quel pensiero poi sia necessariamente inglobato in quell'azione.

Non fatevi ingannare dal fatto che un soggetto si sia preso tempo per pensare, non è detto che quel pensiero sia poi stato alla base della scelta e del piano d'azione intrapreso.

Esempio, una donna scopre un tradimento, inizia a pensare a come comportarsi con il partner, l'evento la fa stare arrabbiata e di malumore, ma poi quando si tratta di scegliere cosa fare con il partner continuerà a fare scelte di pancia e immediate come riavvicinarsi quando questo fa qualcosa di carino essa si riavvicinerà e dimostra maggiore fiducia, o riallontanarlo immediatamente quando per qualche motivo prova qualche emozione negativa.

Potete pensare tutto il tempo che volete ma se quel pensiero non confluisce in un'azione "riflettuta e ponderata" non potete illudervi di aver fatto un atto conativo. 

 

 

 

Questo ci apre un grosso interrogativo umano, se una stessa persona si comporta in modo diverso, chi siamo in realtà? Siamo tutti quei comportamenti che possono essere riassunti in una condotta.

La personalità può essere analizzata ma senza che questa diventi un'etichetta, possiamo dire che una persona fino a quel momento si è comportata mediamente così, che ha un tipo di personalità, ma questo è l'analisi del presente e del passato e non può essere una previsione del futuro.

Da qui nasce il concetto di stile cognitivo, cioè possiamo in qualche modo capire quanto una persona tenda a conoscere le proprie emozioni, ad intervenire su esse (temperanza) e quale tipo di piano d'azione (riflessivo, impulsivo, parossistico) tende ad avere. 

Questa è la condotta umana, che si può riassumere nel fatto che ogni soggetto tende a fare più frequentemente un tipo di comportamento a causa della sua personalità e del contesto in cui vive in quel momento. Questo ci suggerisce che per cambiare stile di comportamento è necessario cambiare la personalità o il contesto o entrambi.

Ed è proprio quest'ultimo punto che si fondano diverse tipologie di terapie psicologiche.

 

Il problema del comportamento conativo su base distorta, sia il pensiero lento che veloce sono passabili di errori.

 

Articoli consigliati di approfondimento:

- alessitimia

- emozione

- temperanza

 

 

Compulsività funzionale, l'esempio dell'anoressica che perde alla fame mangiando e non danneggiandosi.

Compulsività disfunzionale, il soggetto perde ad emozioni che lo spingono a comportamenti disfunzionali.

 

 DA INTEGRARE

Emotività, ovvero il comportamento emotivo

Con il concetto di emotività si definisce tutto quel tipo di comportamento che si manifesta con l'insorgenza di emozioni, specialmente se queste sono particolarmente intense. 

Pensate a tutte le volte che avete alzato la voce, avete fatto un gesto collegato all'emozione del momento, quante volte in preda alla rabbia avete fatto qualcosa che normalmente non avreste fatto.

Si parla di soggetto emotivo per intendere qualcuno che è frequentemente in questa situazione, sia per una questione di suscettibilità/sensibilità sia per una questione di assenza di temperanza.

Ma ogni essere

Il concetto di emotività è strettamente collegato a quello di lucidità. Più l'intensità emotiva sale più il soggetto è esposto ad un fenomeno di obnubilazione del pensiero, detto anche comunemente come turbamento emotivo, dove il soggetto è in grado di avvertire chiaramente come l'emozione in qualche modo alteri la sua normale facoltà intellettiva.

L'emotività è strettamente collegato al concetto di comportamento, o meglio pone l'accento su tutti quegli aspetti che si manifestano sul comportamento.

L'emotività è da intendere come il solo fenomeno di provare emozioni intense, anche se ha di fatto un impatto sul comportamento.

Questo poi può seguire quattro possibili decorsi:

- atarassico, il soggetto impedisce in modo preventivo di avere a che fare con situazioni che produrebbero emozioni così intense da non essere in grado di essere gestite;

- conativo, il soggetto stabilisce consciamente il piano d'azione, non avendo impulsi o scegliendo di non seguirli;

- impulsivo, il soggetto cede alla spinta interna prodotta dalle emozioni, più o meno consciamente vi cede, lasciando che queste influenzino alcune scelte, cedendo alla pressione del momento a discapito dell'impatto e delle conseguenze. Il soggetto viene sconfitto nella parziale lucidità;

- parossismo, il soggetto prova emozioni così intense da perdere totalmente la lucidità, agendo per impulsi, per schemi d'azione condizionati.

L'emotività non è necessariamente qualcosa che spinge a fare azioni ma potrebbe anche inibirle quando la persona ha degli obiettivi ed una volontà, l'inazione è percepita comunque come perdere il controllo di sé inteso come non poter più agire quando e come si vorrebbe.

L'emotività potrebbe produrre confusione, per questo è necessario fare alcune specificazioni.

Si parla di suscettibilità per intendere il fatto che il soggetto provi intense emozioni nei confronti di specifici stimoli, si parla di sensibilità per intendere il fatto di provare emozioni per un numero vasto di stimoli.

Viene da sé che una persona suscettibile di fatto entri frequentemente nell'ambito dell'emotività, proprio per la sua tendenza a provare emozioni intense con specifici stimoli.

Quando una persona parla di sé affermando di essere un soggetto emotivo sta cercando di comunicare questa fenomenologia dell'intensità emotiva, cioè che il soggetto è sia sensibile che suscettibile e ciò lo porta ad avere costantemente una burrasca dentro (se non sarà temperante sarà costantemente emotivo, in preda a questa burrasca).

 

 

Per comprendere cosa sia l'emotività possiamo fare degli esempi, vi siete mai sentiti come piegati dalle emozioni del momento? Pentendovi dopo di aver ceduto, anche se in quel momento è come se non avevate altra scelta?

L'emotività è come se non si avessero le forze psicologiche di portare avanti ciò che ci siamo ripromessi di fare, perché le emozioni esigono e ci spingono a trovare un modo di obbedirgli, arrivando a mentendo a se stessi pur di procedere in quel momento.

C'è un'iniziale soddisfazione per aver ceduto e dopo si prova senso di colpa o rimorso perché il presente che si è goduto ormai è il passato e si ritrova a fare i conti invece con il futuro alterato e danneggiato dalle proprie scelte.

 

 

 

 

Il paradosso del sentimentalista

Si definisce sentimentale il soggetto che ricerca emozioni intense, esponendosi volontariamente al fenomeno dell'emotività. Il paradosso consiste che un soggetto poco temperante si ritrova di fatto inondato da emozioni che non sa fronteggiare, ma solitamente al sentimetalista interessa solo il presente e quindi non curandosi nel futuro, o non avendolo nemmeno progettato, non ha quasi nulla da perdere, almeno dal suo punto di vista.

 

La passione che ruolo gioca in tutto questo? Con il termine passione si definisce quel fenomeno in cui l'emozioni crescono e non possono più essere ignorate, l'emotività è tecnicamente parlando una conseguenza diretta delle passioni e dell'effetto che hanno sul soggetto specialmente quando queste spingono in direzioni diverse da quelle progettate.

 

 

 

 Esempio di emotività

"l'anno prossimo devi andare all'uni e devi mettere 3000€ da parte, ma ogni tanto vedi cose che ti piacciono molto e spendi soldi perché lo vuoi
e finisci per non arrivare a metterti i 3000€ da parte
per scelte conative o impulsive legate a piaceri del momento, si altera e distrugge l'obbiettivo di andare all'università l'anno dopo"

oppure "vuoi preservare il rapporto con una persona ma questa ti fa arrabbiare così tanto che gliene dici di tutti i colori per la rabbia del momento, conscio al momento che questo distruggerà il rapporto ma c'è troppa voglia di farlo al momento".

 

Emotività e regolazione emotiva

Con la temperanza il soggetto tenta di regolare le emozioni in modo che queste possano essere gestite, ma la temperanza non è l'unico modo per regolarle. Più che regolare solo le emozioni il soggetto tenta di regolare il suo intero comportamento, la regolazione delle emozione è una parte della procedura. 

 

 

Depressione e mania c'entrano con l'emotività? Si, in quanto questi fenomeni si manifestano quando le emozioni positive o negative sono così intense da produrre dei veri e propri corto circuiti mentali.

 

 

 

Qual è la differenza fra emotività ed istintività? L'istinto è un'euristica deduttiva con cui il soggetto ottiene informazioni per fare delle scelte, ad esempio se il soggetto pensa ad una cosa da fare e prova emozioni positive allora prende tale scelta.

 

Il collegamento fra dissolutezza ed emotività

L'emotività tramite l'effetto euforico tende a spingere il soggetto a fare cose che non fa per inibizione

 

Il collegamento fra emotività e irresponsabilità

Un soggetto irresponsabile è probabile che finirà per compiere una serie di atti conativi per inseguire le emozioni proprio perché non pensa alle conseguenze, sceglie di inseguire tutte le emozioni che prova ogni volta che le prova, specialmente se sono intense.

 

 

 

APPUNTI:

- spiegare meglio il ruolo dell'emotività

 - spiegare meglio il ruolo degli automatismi

ultima modifica il: 04-01-2021 - 17:59:49
Sito Realizzato da Palombizio Valerio Giuseppe