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Cos'è la calma?

Con questo termine si giudica il comportamento di chi non è frettoloso. La calma definisce la velocità di comportamento. Solitamente la calma esterna rispetta uno stato emotivo interno simile, ma non è detto, in ogni caso la calma definisce un aspetto esteriore e comportamentale.

La calma comportamentale è possibile grazie a questo stato emotivo interiore di assensa di passioni, detto anche stato di tranquillità.

Si definisce invece adiaforia quella capacità di rimanere indefferenti o comunque meno coinvolti emotivamente ad eventi che hanno il potenziale di suscitare emozioni particolarmente intense, portandoci a perdere la tranquillità per entrare in uno stato passionale.

Attenzione a non confondere l'adiaforia con la temperanza, l'adiaforia è la capacità a monte di impedire che l'emozione intensa nasca, la temperanza è la capacità di domarla, di impedire che faccia danni o modifichi il nostro comportamento in modo disfunzionale o pericoloso.

Un soggetto calmo, molto probabilmente rispetta uno stato di tranquillità interiore, o per assenza di stimoli o per una capacità adiaforica o temperente, ma questo non può essere stabilito a priori, l'unica cosa di cui siamo certi è la calma che vediamo, cioè un comportamento non frettoloso.

La differenza fra fretta ansiosa e fretta razionale.

 

 

DA RISCRIVERE

 

Un soggetto calmo non si fa prendere dalla fretta, né a causa delle emozioni, né per dei doveri interni che potrebbe aver sviluppato.

Il soggetto calmo è quello che agisce prendendosi il tempo necessario, senza avere alcuna manifestazione tipica di chi prova emozioni eccessiva, come imprecare, lamentarsi, borbottare, fare errori da impacciataggine, etc...

Un soggetto calmo non si fa particolari problemi ad indugiare, cioè fermarsi per riflettere, per capire al meglio cosa fare, senza cedere alla tentazione dell'impulso, del parossismo, del pensiero automatico e rapido, così da poter fare la scelta migliore possibile.

La calma non vuol dire necessariamente andare a due all'ora, ma andare al proprio tempo senza forzarlo, un comportamento calmo vuol dire che il soggetto in base alle sue abilità avrà una velocità differente.

L'etimologia del termine nasce dall'immaginario collettivo in cui in un giorno in cui fa eccessivamente caldo tutto rallenta, tutto va più piano come meccanismo di difesa contro il caldo, per non aumentare il caldo che già si prova. Da qui l'immagine di "rallentamento" è quello della persona calma, che non avendo motivi per andare veloce tende ad andare alla velocità che sente propria.

Si legga quiete per l'elenco di disambiguazione.

 

Qual è la differenza nel dire a qualcuno "calmati" e "acquietati/tranquillizzati"? La differenza consiste che mentre nella calma si fa riferimento alla velocità di esecuzione, suggerendo alla persona che se non si prenderà il tempo necessario per fare le cose, per comprenderle aumenterà il rischio di errore, nella richiesta di acquietarsi ciò che si chiede al soggetto è di intervenire sulle sue emozioni, per tentare di regolarle, probabilmente perché l'esterno nota quanto in quel momento il soggetto stia provando emozioni intense e le conseguenze che queste possono avere sul suo comportamento.

Entrambe queste richieste tendono ad essere inefficaci perché al soggetto mancano le basi per poter essere calmo, è come se si chiedesse ad un bambino "risolvimi questa equazione difficilissima", se il soggetto sapesse essere calmo lo farebbe, se si comporta così è perché non ha le basi per esserlo.

L'unico modo è aiutare il soggetto a fare quei passaggi che non è in grado di fare da solo, quindi promuovendo quei pensieri che lo portano ad essere atarassico, possiamo portarlo a calmarlo se noi stessi per primi sappiamo come si entra in uno stato atarassico.

 

 

ultima modifica il: 26-07-2020 - 18:24:31
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