Home
Psicologia
Raziologia
Puzzle della Comunicazione
Diario
Test
Info & Contatti
 
- Motivazione -
togli aiuti

 

Cos'è la motivazione?

 

Con il termine motivazione si definisce tutto ciò che una persona pensa e prova che lo porta a fare un'azione.

Esistono due forme di motivazione:

- una pratica, si guarda all'azione e ci si chiede, cosa ha spinto ad agire in tal senso?

- una concettuale, si chiede ad un soggetto cosa vorrebbe fare ancor prima che lo faccia, tenendo a mente il fatto che tale motivazione poi non possa arrivare ad una azione.

Ogni volta che fate o state per fare un'azione cercate di scrutarvi dentro e noterete che il motore di quell'azione è un'emozione, non necessariamente positiva.

La prima cosa che noterete é che queste emozioni possono essere categorizzate in diversi modi, quelli che possono essere definiti i piú importanti sono le emozioni interne/esterne e le emozioni intrenseche/estrinseche. 

Chiariamo le emozioni intrinseche/estrinseche:

- emozione intrinseca, si riferisce a quella forma di motivazione che si basa sul fatto che l'attività stessa è piacevole e non si agisce solo per raggiungere un premio che sta alla fine;

- emozione estrensica, l'opposto di quella intrinseca dove la persona durante il viaggio non prova piacere ma è comunque motivato dall'anticipazione del piacere che pensa esserci alla fine di quell'azione/ progetto.

 

Chiariamo l emozione interna/esterna:

- emozione interna, la rappresentazione dello scenario e relativa motivazione è nata dal soggetto e nessun altro;

- emozione esterna, la motivazione è nata a partire da esterni che hanno portato il soggetto a pensare in un modo tale che lo motivasse.

 

 

L'emozione può essere accompagnata da un pensiero, ma a volte il pensiero non c'è o è preconscio (il soggetto non riesce a percepirlo anche se c'è) in alcuni casi è il pensiero stesso a generare l'emozione che poi porta all'azione.

Come potete capire il concetto è molto complesso, sopratutto se pensiamo a quanti stimoli esterni ci sono e quanto possono influenzaric a livello di pensiero o emozione.

Partiamo per gradi, prendiamo in esame per un momento solo l'emozione.

Ad esempio un bambino potrebbe studiare perché ha paura della punizione, delle conseguenze del genitore o dell'insegnante, il suo motore è stato "studio così non mi sgridano o non c'è un brutto voto" oppure lo stesso bambino potrebbe studiare perché ha saputo dal genitore che se prende un buono vuoto riceverà in regalo ciò che vuole, il motore di questa azione è il pensiero di avere in cambio un giocattolo che gli piace molto.

Dietro ogni azione c'è una spinta  emotiva, che produce il fenomeno dell'eccitazione, da qui il termine "motiv azione" al punto che si potrebbe perfino parlare di emotore, cioè l'emozione vista come il motore dell'azione.

La questione è apparentemente semplice, un soggetto prova delle emozioni che lo eccitano, cioè lo spingono a porre attenzione verso quell'oggetto esterno che produce quelle emozioni e le alimenta, quando ci chiediamo "perché" un soggetto ha agito in un dato modo, stiamo cercando delle motivazioni le quali ci dicono cosa ha eccitato il soggetto e di conseguenza lo ha spinto a cercare soddisfazione.

La motivazione è quel fenomeno che collega concettualmente l'eccitazione e l'azione, un elemento esterno a cui noi reagiamo come un elemento chimico, è la nostra coscienza che spiega il fenomeno collegato ciò che ci avviene dentro emotivamente con l'azione che poi eseguiamo per soddisfare quell'emozione.

Motivazione ed eccitazione sono due lati della stessa medaglia, la motivazione è la concettualizzazione di un fenomeno emotivo che accade continuamente, è l'essere umano che cerca di spiegare e descrivere la vita stessa che si fonda su emozioni ed eccitazione.

Parlare di eccitazione e motivazione equivale a dire la stessa cosa, ricordando che l'eccitazione è il fenomeno in sé e la motivazione è la descrizione conscia dello stesso, si tenga a mente questo durante la lettura dell'articolo.

Non sempre la motivazione è lineare, a volte una persona potrebbe provare emozioni conflittuali in cui un'emozione spinge all'azione e un'altra all'inazione, la paura ad esempio spinge un soggetto a non agire, ad essere inibito. Pensate alla voglia di conoscere una persona, la spinta ad avvicinarvi, ma poi anche la paura del rifiuto e di fare una brutta figura.

Il concetto di conflitto interno verrà approfondito in seguito.

La motivazione è un concetto di base dell'essere vivente, un'assioma imprescindibile che aiuta a spiegare tutto il comportamento umano e i problemi che una persona ha nell'agire fra inibizione e assenza di motivazione.

Arrivati a questo punto è necessario chiarire che l'emozione non nasce dal nulla, non è qualcosa di magico che spunta all'improvviso, ma è qualcosa che nasce a seguito di una percezione conscia o inconscia del soggetto e mentre lato inconscio possiamo fare poco, scopriamo che il modo in cui consciamente ci spieghiamo e rappresentiamo gli eventi esterni gioca un ruolo cruciale.

Se a questo ci aggiungiamo il fatto che solo un soggetto che crede di poter fare qualcosa trasforma quella motivazione in azione scopriamo che dietro ogni motivazione, sopratutto lato conscio, ci sono le credenze a farla da padrone, prevalentemente due tipologie: 

- credo che ciò che andrò a fare sarà collegato alle emozioni positive che voglio raggiungere o negative che voglio eliminare;

- credo che ciò che andrò a fare io posso farlo, il soggetto credere che con le sue azioni raggiungerà l'obiettivo, che sia in grado di farlo.

 

Questi due punti sono fondamentali per spiegare cosa accada quando l'azione richieda una presa di coscienza, una scelta, un investimento.  

Facciamo degli esempi per capire, se assaggio un gelato e provo piacere acquisisco la credenza che il gelato mi piace, quindi questa emozione mi motiverà ad uscire fuori di casa per mangiarlo nuovamente. Immaginiamo invece uno studente che sta scegliendo il corso di laurea, non ha mai assaggiato cosa vuol dire essere laureato, può solo presumere cosa si provi, fare dei percorsi mentali che lo possono portare a credere che laurearsi sia necessario per lavorare, che sia piacevole essere laureato per il riconoscimento, fino a quando il soggetto crede questo allora avrà un'attivazione emotiva che lo spingerà, ma se non trova delle emozioni ecco che non sarà più motivato, stesso discorso se durante il percorso che fa cambia idea, cambia pensiero acquisendone uno che non gli trasmette più nulla, che non lo motiva più.

Oppure pensiamo all'esempio del bambino che studia perché il genitore gli ha promesso un regalo, immaginate che il genitore non gli faccia il regalo, cosa scopriamo? Che il bambino comunque ha studiato perché credeva di riceverlo, anche se ora il bambino non si fiderà più, comunque la sua motivazione nasceva dal fatto che percepiva il regalo come se lo avesse già ricevuto, credeva di riceverlo.

Questo fenomeno in cui si anticipano le emozioni in un viaggio a lungo termine viene definito come anticipazione emotiva, mentre il fatto che un'emozione ci guidi in una scelta o decisione si chiama trasporto emotivo.

Il fatto che la percezione sia collegata alla motivazione ha generato quella che ad oggi si potrebbe definire come la "bolla della motivazione" e consiste nel modificare la percezione del soggetto portandolo, anche in modo ingannevole, a fare tutta una serie di pensieri che lo motivano ma senza però generare tutti quei cambiamenti necessari e duraturi affinché questa motivazione produca frutti e sia durevole nel soggetto.

Facciamo un esempio su questo punto, immaginiamo una persona che a causa delle sue convinzioni distorte ha sviluppato una bassa autostima e quindi crede che non possa fare nulla, arriva una persona che gli cambia questa credenza, lo convince che può farcela. Il soggetto in preda a questa nuova visione si butta, inizia a fare ma ottiene diversi fallimenti che lo riportano alla condizione precedente con maggiori convinzioni disfunzionali di autostima negativa.

La motivazione, specialmente per progetti da cui non si può ottenere un'immediata soddisfazione, trova terreno fertile quando il soggetto possiede abilità specifiche quali ottimismo, pazienza e un'autostima dinamica.

Sono concetti fondamentali senza i quali difficilmente si riuscirà a motivarsi in progetti a lungo periodo o in situazioni dove non si ha uno specifico tornaconto.

Tornando alla motivazione scopriamo che ogni soggetto è motivato se la sua percezione è in grado di suscitargli un'emozione, dalla quale poi troverà l'energia e l'avoglia di agire per soddisfarla.

 

Cosa succede quando la percezione della situazione non produce alcuna emozione? Il soggetto potrebbe produrre una motivazione surrogato, regola la motivazione cambiando la percezione, ad esempio se la pone in modo sfidante, si concentra sulle conseguenze negative, si autoingannaetc..

 

 

A livello emotivo la motivazione si può suddividere in:

 

- dovere, liberarsi in anticipo di un bisogno futuro. Il soggetto agisce o non agisce per prevenire un'emozione negativa futura, si basa sulle conseguenze negative;

- bisogno, liberarsi da un dolore che prova nel presente. L'azione è spinta dall'eliminare emozioni negative che già si provano;

- piacere, il soggetto è spinto dal piacere collegato all'azione, agisce e ha piacere e per questo continua;

- desiderio, arrivare ad un piacere futuro. Il soggetto è spinto dal piacere collegato alle conseguenze di ciò che sta per fare, riesce ad anticiparle.

 

 

 

 

Sono due gli errori che si commettono frequentemente sulla motivazione:

- il primo è di pensare che questa possa essere regolata a piacimento, la forza di volontà esiste ma non è facile come si può pensare, di solito le persone che hanno una motivazione sufficiente in qualcosa nemmeno riescono a comprendere un punto di vista esterno dove non c'è quella stessa motivazione. Pensano che tutti siano motivati come loro e quindi faticano a capire cosa succeda quando diventa necessario fare un lavoro per motivarsi;

- il secondo è quello di non comprendere che se una persona non agisce non necessariamente ha poca/nulla motivazione, potrebbe averne un'altra contraria che coesiste e spinge a non agire, producendo un fenomeno inibitorio.

 

 

Analizziamo le forme di motivazione più comuni al punto che sono stati definiti termini specifici:

- demotivazone, definisce il fenomeno in cui un soggetto inzialmente motivato si rende conto che aveva preso un abbaglio percettivo, le cose non erano come pensava o cambia e lo stesso stimolo non suscita più alcuna emozione motivante;

- fremere, evidenzia il fenomeno in cui il soggetto motivato, quando non può agire per diversi motivi, manifesta all'esterno la sua voglia di agire;

- esaltazione, evidenzia un particolare stato emotivo, quello dell'euforia, quindi il soggetto agisce perché le emozioni che prova lo stanno disinibendo e lo stanno portando a fare cose che in uno stato emotivo differente vivrebbe con maggiore conflitto;

- abulia, quando il soggetto non è in grado di fissare un obiettivo, solitamente conseguenza dello stato di accidia o traumi emotivi;

- apatia, evidenzia l'assenza di passioni vissuta in modo negativo dal soggetto, che vorrebbe in quel momento invece avere emozioni intense. Attenzione l'apatia non è assenza di emozioni, ma assenza di emozioni intense, specialmente quelle emozioni in grado di dare uno scossone e di fare le cose senza peso;

- pigrizia, evidenzia il fenomeno in cui si è fissato un obbiettivo (noi o un esterno) ma non c'è motivazione sufficiente per vincere la percezione della spesa e dell'eventuale stato negativo durante il percorso, il cosìdetto "non ne vale la pena". Il soggetto pigro è colui che ha una motivazione insufficiente nel contesto che gli impedisce di poter dire "ne vale la pena!". Pigrizia e apatia sono frequentemente collegati, la pigrizia come concetto pone l'accento sulla manifestazione del soggetto, che appare pigro perché in quel momento non vuole agire, l'apatia è analisi interna;

- indolenza, evidenzia il fenomeno in cui i doveri sono così scarsi da essere insufficienti, il pigro è colui che non prova abbastanza piacere per spingerlo all'azione, il desiderio è insufficiente, nell'indolente è il bisogno/dovere ad essere insufficiente. Da un punto di vista tecnico l'indolenza è una specifica forma di apatia, in questo caso assenza di passioni doverizzanti, cioè emozioni intense negative;

- akrasia, definisce quel tipico fenomeno in cui un soggetto inizia un'attività ma poi l'abbandona. Cosa succede? La motivazione iniziale c'è ma il soggetto produce tutta una serie di errori che gli impediscono di avere dei piccoli risultati immediati che lo continuano a motivare. L'akrasia è una conseguenza naturale e umana che si manifesta ogniqualvolta il soggetto inizia un progetto sul lungo periodo senza che consideri il "ritorno nel presente". Almeno che il soggetto non è abilissimo nell'anticipazione o ha metodi per motivarsi indefinitivamente ciò che accade è che senza dei piccoli feedback positivi, senza dei piccoli ritorni finirà per perdere motvazione, per credere che non sia possibile, etc.. fino a quando non smetterà di agire. L'akrasia tecnicamente parlando ha due cause, il soggetto sta agendo correttamente, il progetto si crea ma non ha considerato un piccolo ritorno immediato motivazione oppure il soggetto è talmente inefficace, fa delle azioni che non costruiscono nulla e vedendo questo fallimento si arrende;

- velleità, simile alla pigrizia, c'è un obiettivo fissato (a prescindere da esterno o interno) in cui virtualmente il soggetto potrebbe avere la motivazione per raggiungerlo  ma non è in grado di percepire e anticipare l'utile e la gratifazione per motivarsi. La velleità si manifesta in quei soggetti che nonostante hanno dei sogni, non riescono da soli a motivarsi e anticiparli, a fare il collegamento con il piacere futuro che possono avere e quindi non hanno motivazione. Se queste persone potessero fare un salto nel futuro o immergersi nel corpo di un altra persona che vive già quelle emozioni allora troverebbero la motivazione, ma senza quell'assaggio, senza un aiuto non ce la fanno e non partono. Mentre nell'akrasia il soggetto parte ma poi si ferma nella velleità non parte proprio, il classico "l'anno prossimo mi metterò a dieta" mentre lo dice ci crede e se trovasse il modo di fare i primi passi ci riuscirebbe anche, ma questa dieta non inizierà mai.

- alacrità, esatto contrario della pigrizia, l'alacre è colui che ha una motivazione sufficiente e potente e per questo agisce in piena motivazione;

- solerzia, motivazione che nasce da un senso di responsabilità e collegato al giudizio esterno; 

- sollecitudine, evidenzia il fenomeno in cui una persona essendo motivata non vede l'ora di agire e quindi è pronta all'azione, la si osserva pronta ad agire;

- entusiasmo, definisce quella sensazione emotiva interna che il soggetto prova quando ha una motivazione piena e potente, quando sente una passione forte che lo spinge all'azione. L'entusiamo è quindi il sentimento del soggetto che si riempie di emozioni che lo spingono ad agire, la presa di conscienza di ciò che accade come se fosse riempito di un'energia divina;

- persuasione, la motivazione che nasce solo dal piacere immediato, solitamente prodotta dall'esterno con un aiuto in termine di ricompensa o di migliormento della percezione;

- tenacia, definisce il fenomeno della motivazione che non si infrange di fronte ai problemi, ma ansi è in grado di spingere a superarli. Non è scontato infatti che la motivazione resista all'insorgere dei problemi;

- perseveranza, la motivazione che nasce solo da emozioni negative, dal bisogno e dal dovere suscitate da un elemento esterno. Ad esempio la perseveranza di un bambino che viene seguito da un genitore che lo spinge continuamente ad agire facendo leva su punizioni perdite, senso di sconfitta;

- lena, la motivazione che nasce dal fatto che il soggetto crea dei bisogni e dei doveri che lo spingano in una data direzione, una perseveranza strategica autoindotta. Il soggetto crea della motivazione, su base prevalentemente negativa, che altrimenti non ci sarebbe. La lena nasce dallo sviluppo di metodi e strategie che il soggetto usa consciamente per autogenerare emozioni, solitamente negative, che poi lo spingono all'azione; 

- diligente, termine utile perché descrive la motivazione nel tempo, analizza la costanza descrivendo una costanza di qualità;

- negligente, il contrario della diligenza, il soggetto ha una motivazione scostante e/o una motivazione insufficiente a coprire pienamente l'obiettivo da raggiungere. Il comportmaento diventa insufficiente al raggiungimento pieno dell'obiettivo anche se la persona manifesta una sua costanza. Ad esempio è negligente lo stutende che studia solo prima delle interrogazioni, c'è una costanza di fondo ma questa è insufficiente e viene fuori al momento in cui si analizza la sua preparazione. La negligenza migliora la comprensione della scarsa motivazione, sostituendo il concetto di pigrizia (che indica motivazione insufficiente) ma che descrive il fenomeno della motivazione scarsa o altalenante;

- indefesso, pone l'accento sul fenomeno dell'apparente inesauribilità delle energie, uno stato di entusiasmo prolungato porta il soggetto a fare cose che altrimenti non riuscirebbe a fare, a non sentire la fatica, a non avvertire stanchezza apparendo quindi indefesso ad un esterno;

-  perfuntorio, evidenzia il fenomeno in cui la motivazione, di solito negativa, si basa prevalentemente sul bisogno e il soggetto appena smette di avvertire quel bisogno si ferma. A differenza della perseveranza il fenomeno perfuntorio nasce da dentro, non dipende da una persona esterna. Di solito chi agisce in questo modo non vede l'ora di finire per liberarsi di un bisogno, di un dovere, l'azione é tesa al senso di liberazione; 

- grinta, particolare tipo di entusiasmo caratterizzato da una delle emozioni più ancestrali e potenti che l'essere umano possa provare, quella di dominio. La grinta è caratteristica degli spor, dei combattimenti, delle guerre e lo si riconosce dal comportamento tipico di chi la prova, negli sguardi, nelle urla, nelle espressioni facciali;

pervicacia, la motivazione che nasce dalla voglia di vincere e basta, orgoglio. Tutta la motivazione che ruota intorno alle emozioni di dominio e orgoglio. Evidenzia il fenomeno della motivazione che nasce dalla pulsione più bassa e profonda, quella del dominio. Mentre nella grinta il soggetto è praticamente assoggettato dalle emozioni e agisce di impulso, come un animale o quasi, nella pervicacia l'emozione di dominio è la leva il motore che lo porta ad azioni comunque basate su piani in parte o prevalentemente razionali. L'immagine della pervicacia è quella del manager di azienda che ha passato tutta la sua vita ad investire e agire per ricoprire quel ruolo di comando. La pervicacia di chi cerca in tutti i modi di essere il migliore della classe impegnandosi nello studio;

- oblomovismo, descrive quel particolare fenomeno in cui una persona mossa all'azione prevalentemente dal bisogno e dai doveri, precipita nell'indolenza quando questi vengono meno, aggiungendoci un'esistenza vuota il soggetto finisce in uno stato simile a quello depressivo, dove in realtà è stato svuotato di motivazioni negative, che la sua esistenza era comunque priva di senso. Fenomeno ad oggi sempre più diffuso perché oggi le persone hanno più tempo per riflettere sulla loro condizione.

 

Oscillazione fra indolenza e perfuntorio, il pendolo di chi vive per dovere scarsi, dove a volte questi lo spingono all'azione facendo il minimo indispensaibile e a volte sono 

 

 

Cos'è la forza di volontà? L'intervento della coscienza per produrre una volontà laddove non si presenta per abitudine o pensieri automatici. Questo concetto viene definito da un solo termine in italiano ed è volizione. La volizione è quel fenomeno in cui un soggetto usa meccanismi mentali per produrre un'emozione interna che altrimenti non ci sarebbe stata e che usa come motore per fare l'azione.

La volizione è la rappresentazione massima della coscienza umana che riesce a regolare la sua parte inconscia per produrre azioni di cui l'utile è percepito solo consciamente ma non emotivamente e quindi interviene su se stessa per produrre le azioni necessarie a raggiungere quell'obiettivo.

 

 

Test

Cerca di dare risposte alle domande che leggerai senza prima leggere le risposte fornite.

 

Quali potrebbe essere le cause in cui ci si fissa un obiettivo e non lo si riesce a fare? Pigrizia, che nasce da errori del soggetto nell'aver pensato di essere motivato a sufficienza quando in realtà non lo era.

 

Come si definisce il fenomeno in cui c'è uin entusiasmo e motivazione iniziale e poi svanisce nel breve/medio termine? Demotivazione, che nasce probabilmente dal fare i conti con la realtà, rendersi conto che quell'attività non è così piacevole come si era pensato o che si è cambiati nel mentre e quella stessa cosa non suscita più emozioni motivanti.

 

 

 

Il test della mattina

Il test della mattina consiste nel misurare il tempo che ci mettete ad uscire dal letto dal momento che vi svegliate, quanto più passa il tempo quanto più è indicatore che ciò che state per fare non rientra nelle emozioni piacevoli.

 

Ma le motivazioni possono essere più complesse e anche andare in contrasto fra loro, argomento che verrà approfondito nel corso dell'articolo.

 

 

 

 

La motivazione per qualcosa che accade nel futuro:

- motivazione realista, il soggetto fin da subito analizza presente e futuro, pro e contro;

- motivazione concentrata sul futuro, il soggetto si concentra solo sull'obbiettivo e non pensa alla spesa o sofferenza da affrontare. Numerose probabilità di iniziare ma non è detto che il soggetto sarà costante una volta che si renderà conto della spesa;

- motivazione concentrata sul presente, il soggetto si concentra solo o maggiormente sul presente e sullo sforzo da fare per raggiungerla, questo diminuisce la motivazione e diminuisce le probabilità di agire. Da qui il consiglio di "agisci e basta".

 

La migliore statisticamente, specialmente per una persona che ha una percezione chiara della realtà, è la seconda in quanto il soggetto inizia ad agire e anche se rischia di spendere risorse comunque inizia qualcosa che potrebbe portare a termine e che con una visione realista (distorta) o concentrata sul presente potrebbe non iniziare nemmeno.

Considerando invece una persona che non commette errori la migliore è la prima.

A cosa pensi prima di iniziare una cosa a lungo termine? Su cosa ti focalizzi?

 

Strategie di motivazione:

- iniziarla anche solo per 5 minuti, così da fare l'esperimento e poi se piace si continua senza affidarsi all'intuito o alla presunzione di sapere come sarà;

- iniziarla così da usare l'avversione alla perdita per motivarsi, il soggetto non accetta di aver agito a vuoto, iniziato qualcosa ed essersi fermato.

 

 

La scala della motivazione:

- avolizione, assenza totale di motivazione sia inconscia che conscia, l'avolizione è uno stato che ha probabilità nulla di portare ad un'zione.

- pigrizia, motivazione inconscia insufficiente per agire, stato che potrebbe essere modificato solo da una volizione del soggetto, da uno sforzo conscio;

- perfuntorio, motivazione scarsa, il soggetto fa cose fatte male o lasciate a metà, tipica del dovere scarso o di una volizione scarsa;

- alacre/solerte, il soggetto ha la motivazione piena per compiere un'azione efficace.

 

Con questa scala si comprende pienamente la figura del pigro, soggetto che solitamente non fa quasi nulla se non quando consciamente si rende conto che è necessario anche se non avverte alcuna passione nel farlo.

Il perfuntorio invece è quello che le cose le fa, non appare pigro, ma le cose le fa male, in italiano si intende erroneamente a chiamarlo "svogliato".

 

 

Racconti tratti dal web che descrivono il fenomeno della motivazione o della mancanza di essa.

 

 

"Qualsiasi cosa faccio,non vedo l'ora di finirla.
Uscire,lavorare,qualsiasi attività casalinga e fuori.Alcune cose le faccio proprio guardando l'orologio
A pensarci, è fuori dalla cosa solo il dormire.Perfino la doccia mi rompe e mi sbrigo.Sto in internet compulsivamente ma non mi soffermo,se leggo un articolo deve essere breve o lo chiudo.No capirò mai quelli che hanno "le passioni"e si soffermano.Io scappo via da ogni cosa. "

 

Attenzione a non confondore il concetto di motivazione con quello di costanza che invece analizza la motivazione nel tempo, che un soggetto sia in un dato momeno fortemente motivato non ci dice nulla di come si comporterà in futuro.

 

 

 

 

 

 

 

 

Seguirà ora la spiegazione di quegli scenari esistenziali dove ci sono problemi motivazionali inserendo il concetto di demotivazione  o di assenza di motivazione parziale o totale.. 

- demotivazione nel momento in cui l'iniziale motivazione viene meno, questo è un fenomeno più raro di quanto si possa pensare come vedremo dopo aver elencato i problemi motivazionali più comuni.

 

- apatia, letteralmente assenza di passioni, evidenzia lo stato di chi non riesce a provare emozioni particolarmente intense in un lasso di tempo. L'apatia è tale perché il soggetto vorrebbe fare qualcosa, sentirsi stimolato ma non ci riesce. Ad esempio chi sta a casa, non sa cosa fare, si pone mille obiettivi ma poi manca la voglia di concretizzare, di uscire, vorrebbe avere più voglia ma non la trova e sprofonda in questo stato di assenza di passioni che non lo fa stare bene. Solitamente l'apatico trova positivo che un esterno lo sproni o lo persuada, vedendolo come un aiuto a mettersi in moto e spezzare quello stato che lo fa precipitare nell'inazione. Come il soggetto si rendesse conto che tutto sta ad iniziare poi è più facile e le emozioni aumentano man mano. L'apatico tende a cercare soggetti di questo tipo, che lo aiutino a spezzare l'apatia in cui versa e da cui fa fatica ad uscire;

- abulia, a differenza dell'apatia l'abulia pone l'accento sull'accidia del soggetto che si manfiesta nell'incapacità di trovare obiettivi, di dare un senso, l'abulico è quello che non sa proprio cosa fare del suo tempo, non riesce nemmeno a definire qualcosa da fare talmente è povero di conoscenza di sé e di attività da fare;

- inerzia, si parla di inerzia per definire quella fase della vita di un soggetto in cui alcune attività vengono portate avanti perché sono state iniziate nel passato e non perché al momento siano realmente desiderate o volute dal soggetto. L'inerzia è tale perché il soggetto se volesse potrebbe abbandonare quell'attività ma la continua per questioni di credenze, una sorta di volontà a nonfermarla e di continuarla per l'appunto per inerzia. Ad esempio una storia con una persona che non si ama più, che volendo si potrebbe chiudere perché il soggetto non ha particolari paure ma per comodità, per non stare a cercare qualcun altro, etc..

 

- indolenza, specifica forma di apatia dove ciò che manca è la motivazione data dal bisogno, dalla spinta a liberarsi dalla sofferenza. Una persona potrebbe ad esempio affermare "prima avevo paura del giudizio degli altri e questo mi spronava, ora ne sono indolente" ma l'indolenza potrebbe essere anche negativa laddove il bisogno era conflittuale, spingeva a non fare e nel momento in cui questo va via il soggetto può agire senza problemi;

- noia, il sentimento conseguente all'apatia e l'inazione, la persona si ritrova in una fase di sofferenza psicologica perché il non avere nulla da fare e il non fare nulla viene percepito negativamente;

- demotivazione, accadono degli eventi che vanno ad alterare la percezione e le emozioni del soggetto portando ad una nuova visione delle cose che non è più motivante o comunque non come prima. Demotivazione da visione della realtà (la motivazioen era su base distorta) demotivazione da cambiamenti, demotivazione da percezione distorta, il soggetto con nuovi pensieri distorti non ha più la stessa motivazione;

- accidia, il fenomeno in cui il soggetto quando fa qualcosa per dovere o emozioni negative nei confronti di attività che non trova piacevoli e suscitano emozioni negative. L'accidia descrive il conflitto per eccellenza, da una parte emozioni che spingono a fare e dall'altra un'attività trovata sgradevole. Un'attività che produce tedio e che quando questo tedio vince genera l'accidia;

- lassismo, la persona fa il meno possibile in quanto mossa da emozioni negative e appena riesce a liberarsene "così basta per non soffrire" smette di agire, il lassismo evidenzia come questa motivazione porti ad azioni ad efficacia minima o a volte anche inefficaci, cioè quando questa forma di motivazione ha queste specifiche conseguenze. Nel linguaggio comune questo fenomeno viene descritto erroneamente come pigrizia. Qual è la differenza fra lassismo e accidia? Il lassista non esperisce alcun conflitto interno, agisce il meno possibile per liberarsi dalle emozioni negative, come il senso di colpa, agendo in modo inefficace o facendo numerosi errori, non ha alcun obbiettivo ma solo quello di agire per liberarsi dalle emozioni negative che ha dentro;

- inconcludente, definisce il fenomeno in cui il soggetto all'inizio è motivato facendo iniziare un percorso e un progetto ma questa motivazione viene meno durante il percorso o insorgono dei conflitti che la frenano. Ad esempio perché era una motivazione illusoria, il soggetto all'inizio era motivato dal come aveva percepito l'evento e vivendolo scopre che non era come pensava. L'inconcludenza è la conseguenza della demotivazione;

- abbattimento psicologico, si definisce una particolare forma di accidia in cui il soggetto è la causa principale della sua accidia sviluppando un pensiero pessimista. Questo fenomeno è così diffuso da rendere utile evidenziarlo. Il soggetto anche se è motivato di fatto questa motivazione non arriverà quasi mai all'azione perché il soggetto è motivato a non agire pensando di non poterlo fare (detta anche impotenza appresa se deriva da feedback e fallimenti avvenuti). Il soggetto pensa in modo più o meno valido di non aver le risorse sufficienti o l'adattamento necessario per poter svolgere tale ruolo. Chi sviluppa una visione improntata sull'autoefficacia e l'ottimismo sa invece che anche se mancasse qualcosa, questa può essere recuperata al più la domanda è "mi conviene investire per inseguire questo obbiettivo?" chi non arriva a porsi questa domanda ma si ferma immediamente è una persona che si è arresa/abbattuta. Questo fenomeno è strettamente correlato all'agenticità del soggetto;

- pigrizia, il soggetto ha una motivazione non sufficiente per superare lo scoglio dell'azione. Il concetto di pigrizia si comprende nel momento in cui ci si rende conto che ogni azione ha un peso, quindi affinché un soggetto sia motivato è necessario che questa motivazione sia anche superiore alle "motivazioni contrarie" che sono una costante, investimento di risorse, di tempo e di energie anche se ogni soggetto le possiede in modo diverso. La pigrizia non va confusa con l'apatia, la pigrizia si potrebbe definire "sono poco motivato  farlo e questa motivazione è insufficiente all'azione" questo termine viene usato a volte anche per intendere l'apatia sopratutto rivolgendosi alle persone che "non agiscono" chiamandole appunto pigre. Il pigro procrastina;

- tedio, tedium vitae, si potrebbe definire come il sentimento che prova la [da riscrivere] o assenza di motivazione positiva a livello esistenziale trasformando l'esistenza stessa in una grande noia a cui possono far da contorno solo bisogni e doveri. L'esistenza per il soggetto perde di significato in quanto non c'è niente o quasi nulla di positivo, restando in alcuni casi solo motivazioni negative all'azione. Il tedio può essere prodotto anche dalla depressione e da una intensa anedonia;

 

- accidia, evidenzia un particolare tipo di conflitto emotivo, e di conseguenza motivazionale, interiore dove il soggetto da una parte è spinto all'azione da bisogni, doveri o senso di colpa ma la stessa attività da compiere produce altrettante emozioni negative che fanno da freno. Il classico esempio di accidia è quello del lavoratore, che spinto a lavorare dal bisogno di denaro o dalla paura di perdere il lavoro, al tempo stesso sta fermo e non riesce ad agire perché odia quello che fa, lo disprezza. Pensate allo studente che percepisce il bisogno di studiare per la paura del voto negativo o delle conseguenze ma al tempo stesso percepisce studiare come un'attività pesante, noiosa che se potesse non farebbe. Comprendere questo fenomeno è fondamentale per non confondersi con la pigrizia che invece descrive una scarsa motivazione fin dall'inizio;

- indolenza, letteralmente si traduce con "assenza di dolore", a differenza dell'accidia evidenzia il fenomeno per cui la persona non avverte più dentro di sè quelle emozioni negative che lo spingevano all'azione. Riprendendo l'esempio precedente si parla di indolenza quando lo studente che studia per l'esame smette di studiare quando non c'è alcun esame in vista, non avverte più il bisogno di studiare perché non c'è nessuna emozione negativa a motivarlo nell'immediato oppure perché il professore è talmente "buono" da non mettergli paura e quindi non studia;

- noia, la persona ha delle attività piacevoli ma in un dato momento non trova nulla da fare o il modo di farlo;

- tedio, ;

 

- negligente, la persona non trova piacevole l'attività che fa che percepisce come un dovere e dalla quale non vede l'ora di liberarsi, negligente indica appunto questo essere sbrigativi in quanto la persona agisce quel tanto che basta per liberarsi del senso di colpa;

- neghittoso,persona che per diversi motivi si ritrova frequentemente in stato di demotivazione;

- pigrizia, fase in cui la motivazione è divenuta insufficiente per spingere l'azione, simile all'indolenza ma in questo caso si parla di desiderio insufficiente;

- procrastinazione, il soggetto ha rimandato il da farsi, strategia utile per non fare i conti con i propri problemi, se la persona rimanda non si rende conto della sua mancanza di motivazione.

 

Approfondimenti sulla demotivazione:

- percezione distorta, il soggetto assume una percezione distorta riguardo allo scenario finendo per vedere qualcosa che non lo motiva più, non gli piace più o ne diventa indolente. Ma questo è dato solo dalla percezione che ha acquisito, se ritornasse a guardare le cose in modo più valido la motivazione ritornerebbe. Nel dettaglio la percezione ha indotto uno stato apatico momentaneo, dal quale è insorta la demotivazione;

- apatia momentanea da depressione, il soggetto non avverte più il piacere a fare e di conseguenza si demotiva a causa di una depressione in corso che sta producendo anedonia, tolta la depressiona ritorna la motivazione;

- cambiamento, la persona cambia e quello che prima suscitava una motivazione ora non lo motiva più.

Il concetto di demotivazione ci dice che il soggetto ha perso un'iniziale motivazione, ma la maggior parte dei problemi motivazionali ruota intorno all'accidia e all'abbattimento, da una parte c'è la persona che è motivata a fare ma allo stesso tempo motivata a non fare e dell'altra parte c'è una persona motivata a fare ma che crede di non poterlo fare.

 

Facciamo un esempio per comprendere meglio questi concetti, quando ad un bambino gli si chiede di fare qualcosa questo potrebbe non farla e i motivi più probabili sono:

- apatia, non sente nulla né di positivo né di negativo per agire, ad esempio non ha paura di essere sgridato o delle conseguenze e non ci vede un vantaggio nel farlo. Indolente o abulimico o anedonico;

- accidia, sa che se non lo fa verrà sgridato ma l'attività è talmente sgradevole (avversione) che vince quest'ultima e quindi preferisce essere sgridato non che soffrire nel fare quella cosa. Il sentimento di accidia è doppiamente spiacevole perché la persona sa che come fa fa soffre e sa che non fare lo porterà specialmente alla fine, quando ci saranno le conseguenze negative del non aver fatto. Il bambino potrebbe superare l'accidia nel momento in cui il genitore arriva a fare minaccie (spronare) o promesse di premio (persuadere) così intense da superare l'avversione;

- pigrizia, il bambino sa che verrà sgridato ma non lo sente in quanto sa che la punizione arriverà fra ore o giorni e quindi non agisce, qui ad esempio se la madre ritorna con un tono di voce alterato potrebbe farlo agire in quanto si passa da uno stato di "sarò punito" a "sto per essere punito" e arriva la motivazione.

Questi concetti sopra descritti ci aiutano a comprendere quali possono essere le cause diverse alla demotivazione e all'inazione.

Quando si prendeno in esame fatti reali si scopre che alcuni sono semplici e lineari ma altri sono più complicati, potrebbe esserci un mix di inerzia, di accidia, pigrizia, apatia, percezione distorta, anedonia e depressione, etc... In questi casi uscire dal problema è più complicato e lungo, ci sono diverse cose da fare. Un esempio:

"Mi sto facendo sempre di più vincere dalla pigrizia e dall'inerzia. Non ho assolutamente la voglia e la motivazione per continuare a studiare e andare avanti, nonostante abbia "quasi" finito la tentazione di mollare tutto è enorme.
Mi è sempre un po' mancata la voglia di studiare, fin da quando ne ho memoria la scuola e lo studio erano una specie di tortura per me. Ma bene o male sono sempre riuscita ad andare avanti, a "fare uno sforzo per finire" per non deludere le aspettative altrui. Sarà che liceo e università sono due cose completamente diverse, che adesso è tutto più centrato sulle mie spalle e sulla mia capacità (quasi inesistente) di saper gestire il tempo e dividermi il lavoro da fare, fatto sta che questa mancanza di motivazione e voglia si è quadruplicata. Soprattutto in questo periodo, e in generale nell'ultimo anno. I primi tempi riuscivo anche a tenermi a passo e ad avere un minimo di motivazione, che sia stato per l'ambiente e la situazione nuova, ma ultimamente sto proprio a zero. Non capisco come facciano certe persone ad essere sempre così costanti e ligie e precise, mentre a me se anche capita un giorno in cui mi sento motivata e faccio programmi e piani di studio, il giorno dopo torno come prima. Poi vedo tutto come assolutamente inutile. A che mi serve studiare? Per fare degli esami in cui mi sono impegnata e prendere dei voti ridicoli? Per prendermi una laurea che non mi servirà a nulla? Per cultura personale? Ma la cultura me la posso fare anche per conto mio, e sicuramente in modo più piacevole.
Mi sto facendo prendere dalla pigrizia e mi sento una pessima persona. Passo le giornate a non fare nulla, mi sveglio tardi e sto sempre al computer, se anche ci provo a mettermi a studiare mi distraggo ogni tre secondi per la più piccola cosa, non riesco a concentrarmi. L'unico luogo in cui riesco a studiare un minimo è la biblioteca ma non ci vado più.
E' un'inerzia che ho nella mia vita in generale, non ho più voglia di fare nulla, anche di uscire per piacere. Sto sempre a pensare ai miei problemi, al fatto di essere sbagliata, di non avere degli amici e un ragazzo, mi ci fisso e non faccio nient'altro. E probabilmente sono tutte scuse, perchè se anche li dovessi risolvere 'sti problemi prima o poi mi farei comunque riprendere dalla pigrizia, è nella mia natura. Dovrei cambiare proprio il mio modo di essere e di pensare, ma come si fa?"

 

 

 

 

 

Motivazioni celate a sé o agli altri

un racconto dal web:

"Mi capita spessissimo,ma soprattutto in passato, di pensare che quando vado a fare una cosa,il senso non sia legato a quel qualcosa, ma a qualcos'altro.
Tipo che so, mi invitano ad un evento e penso che non me ne frega niente,però penso che magari in segreto si prepara un incontro(con un amico o con una lei),che quindi il senso di partecipare all'evento non è quello dell'evento stesso,ma c'è un senso intrinseco,nascosto.
oppure oggi pensavo di andare al pronto soccorso per farmi medicare un piede,poi ho pensato che perdevo sicuro 12 ore per una piccolezza e così ho optato per il fai da te. Però poi mi è passato per la mente il pensiero: e se li al pronto soccorso conosco magari un'infermiera con cui combino qualcosa.
E' una cosa che mi capita di frequente sebbene meno che in passato.
Perchè alla fine mi rendo conto che è una speranza di trovare un'appiglio nel mondo andando però a compiere un'azione che non mi appartiene. E quindi mi viene il pensiero che alla fine è una gran cazzata fare cose al di là di ciò che siamo in realtà,cose che non sentiamo nostre con l'idea che magari ci portano qualcosa. Cosa potranno mai portarci? Conoscenze e contatti che non ci riguardano come non ci riguardano i luoghi o le azioni in questione.
Eppure quel dubbio: "ma forse chissà,magari sarebbe un'occasione per..."
resta sempre li inchiodato nel cervello. Anche quando le poche volte che si è agito ragionando così non si è concluso mai niente,perchè è così,quando si ragiona al di la di se stessi non succede alla fine mai niente."

 

 

Pigrizia da effetto tempo e insufficiente anticipazione

la persona sa che fare o non fare alcune cose porta a piacere/dispiacere, ma la cosa è talmente lontana nel tempo che non la sente e quindi vive la situazione con pigrizia. Non è apatia, perché se la cosa fosse presente agirebbe ma il fatto che sia lontana nel tempo la porta a non sentirla e di conseguenza a non avere motivazione. Il fenomeno classico del pigro è quello del pentimento, in quanto quando inizia a sentire e quindi ad avere motivazione potrebbe pentirsi di non aver fatto/iniziato prima e si rende conto che ormai potrebbe essere troppo tardi o comunque ora farlo richiede uno sforzo superiore in quanto se si fosse iniziato prima si sarebbe potuto diluire maggiormente nel tempo oppure che il fatto di non aver agito ora ha delle conseguenze da pagare, ma queste conseguenze emotivamente non le percepiva all'inizio, non le riesce ad anticipare altrimenti non sarebbe stato pigro. La pigrizia è utile perché ci fa comprendere come in realtà una passione ci sia, ma è lontana nel tempo da quando è necessario agire, il soggetto in futuro questa passione la avvertirà chiaramente ma quando sarà troppo tardi.  La pigrizia è uno stato che si ritrova frequentemente nell'individualismo, quando al soggetto viene richiesto di fare qualcosa ma al momento non avverte le conseguenze negative del non fare anche se le immagina, oppure la persona che non riesce ad inseguire progetti anche se sa consciamente quali sono i piaceri futuri se lo fa o i dispiaceri se non lo fa, ma nel suo presente non riesce a sentire questa passione. Non è pigro colui che non si rende conto del futuro, chi non pensa al futuro è semplicemente una persona non lungimirante e non pigra

 

Un esempio che ci fa capire come la motivazione sia estremamente ballerina per alcuni soggetti in base agli accadimenti:

"ho compiuto da poco 26 anni, sono uno studente di ingegneria ad 8 esami dalla laurea triennale e con un maledetto senso di colpa addosso.
Sono sempre stato uno studente modello, sin dalle elementari, fin quando non è accaduto un evento che ha irrimediabilmente sconvolto la mia vita: la perdita di mia madre, avvenuta quando avevo 18 anni, e successiva alla perdita di mio padre, avvenuta quando di anni ne avevo 12.
Loro erano il mio punto fermo, anche nello studio, e dopo la loro perdita ho perso interesse per ogni cosa, ritenendo di non aver più nulla da dimostrare a nessuno.
Andare all'università fu per me un trauma, una sorta di ulteriore distacco da casa che ha suscitato in me sempre un pò di ansia.
Dopo i primi anni di università passati a latitare tra pochissimi esami svolti, conobbi una ragazza. Fu lì che la mia vita trovò di nuovo un senso: 9 esami dati in circa un anno ( e chi studia ingegneria sa di cosa parlo), e la sensazione di essere a cavallo e di poter finalmente concludere gli studi.
2 anni fa mi ha lasciato: da allora, solo 2 esami sostenuti con il minimo voto.
Oggi scrivo qui perchè quello che mi accade da qualche giorno a questa parte (sono in periodo di esami) mi sta enormemente preoccupando: quando la sveglia suona, al mattino, sono pervaso da un senso di angoscia tremendo, ho quasi paura di svegliarmi ed affrontare il mondo, inizio a sentire delle fitte al petto e dei formicolii addosso.
Inizio a pensare al fatto che io sia un fallito, uno zimbello per tutti, che non troverò mai un lavoro, che farò una vita schifosa e che quindi ormai non abbia alcun senso alzarsi dal letto e continuare a studiare.
A questi momenti tremendi alterno momenti in cui mi autoconvinco del fatto che io debba farcela, lo devo a me ed ai miei genitori, ma questi momenti, col passare del tempo, tendono a palesarsi sempre meno.
Anche adesso, mentre scrivo, sto provando le sensazioni descritte prima.
Forse sbaglio l'approccio, forse tendo a demonizzare questo mondo, ma questi esami rimasti mi sembrano una montagna invalicabile, e sono certo che se continuerò a vederli come tali non riuscirò mai ad arrivare in cima."

 

 

 

ultima modifica il: 06-07-2021 - 22:45:21
Sito Realizzato da Palombizio Valerio Giuseppe