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- Rassegnazione -
riabilita aiuti

Cos'è la rassegnazione?

Si definisce rassegnazione quello stato in cui il soggetto di fronte ad un evento che non accetta e che gli fa provare noia, reagisce non opponendosi ma lasciando che quel danno avvenga.

Nel momento in cui ci si rassegna l'emozione che si prova è quella di tristezza.

Per comprendere a pieno la rassegnazione è necessario tenere a mente che esistono due tipologie di danno, il danno per quello che si vorrebbe e che non si riesce ad avere, quindi perdere qualcosa che si desidera e il danno verso ciò che si ha già, dove c'è un elemento esterno che cerca di sottrarci o distruggerci qualcosa che già abbiamo.

In base alla tipologia di danno si sono sviluppati dei termini specifici per ogni sfumatura di rassegnazione:

 

- arrendersi. Ci si arrende quando qualcosa la si vuole ma si crede di non poterla avere, di non potercela fare o in qualche modo il soggetto prova così tanto dolore o paura durante questo progetto da tirarsene fuori. Ci si arrende ogni qualvolta il soggetto per qualche motivo nonostante desideri qualcosa non fa nulla per raggiungerlo o smette dopo aver iniziato, a volte il soggetto potrebbe ciciclamente fare tentativi, ripartire e poi arrendersi non arrivando mai all'obiettivo;

- rinuncia. Si rinuncia quando qualcosa non la si vuole più, la rinuncia dice "smetto di inseguire quell'obiettivo non perché mi sia arreso ma perché non lo voglio più, non ci credo più, non mi trasmette più nulla". Solitamente la rinuncia avviene per demotivazione, che nasce da un rendersi conto che in realtà quella cosa non piace perché si cambiano gusti oppure ci si rende conto di aver preso un abbaglio e non era come si pensava.

 

La rassegnazione viene regolata emotivamente in diversi modi:

 

- ricusare, quando ci si illude di non volere quella cosa

- Sublimazione, un desiderio che non si riesce ad soddisfare in nessun modo potrebbe sublimare e puntare ad altro, diventar qualcosa di diverso, questo porterebbe il soggetto ad uno stato di appagamento. La sublimazione è in grado di aiutare soggetti atrovare appagamento mutando quei desideri che altrimenti li avrebbero resi non appagati.

- compensazione, un'alternativa alla rassegnazione, il soggetto punta a qualcosa di equivalente. 

 

 La sublimazione è la forma più elevata di regolazione al punto che il soggetto si sente appagato e nemmeno nota le differenze. La compensazione lascia un segno amaro, il soggetto sta meglio ma in fondo sa che comunque qualcosa manca, mentre chi ricusa di fatto mente a se stesso ma non sta bene.

 

Un esempio di sublimazione potrebbe essere dell'uomo minidotato che passando anni e anni a soffrire all'idea di non poter mai soddisfare una donna, soffre all'idea di come una donna reagisca e cosa pensi, etc... sublima dal desiderio di dominare una donna che lo lascia inappagato e sofferente all'idea di essere umiliato. Il gioco si ribalta e ogni volta che si spoglia difronte ad una donna gode dell'umiliazione che questa gli fa provare reagendo in un determinato modo, inizia a cercare donne che di proposito fanno leva su quel punto, etc...

 

 

 

 
Sinderesi per tentare di capire quando sia un bene rassegnarsi e quando continuare a lottare.
 
La rassegnazione interrompe il ciclo ossessivo, lasciando il soggetto esposto al danno ma senza che vi sia un continuo dispendio di energie psichice e fisiche per tentare di opporsi alla situazione negativa.

 

 

 

La rassegnazione viene immediatmaente meno se il soggetto entra in fase di accettazione. Il soggetto non si oppone ad eventi considerati negativi perché a seguito di un cambio di percezione o di personalità quell'evento non è più negativo, non produce più emozioni negative.

 

 

QUali sono le alternative alla rassegnazione?

Lottare con rabbia

Cercare un surrogato

 

 

DA CANCELLARE

 

 

obbedire,

rassegnazione, e; c

rinuncia, quando non si vuole più qualcosa

abbandono, ciò che avviene dopo la rinuncia, pone l'accento sul fatto che ciò che si lascia va in balia degli eventi e alla possibilità che qualcun altro se lo prenda.

remissivo, mi rimetto alla volonaltrui perché non ho una volontà, non ho una direzione in quel momento

Arrendersi/mollare, non farlo per i conflitti interni ed esterni, evidenzia l'assenza di tenacia

rifiutare, non piace fin dall'inizio

Rinunciare, non si è più motivati dopo un'iniziale motivazione.

 

Per comprendere cosa sia la rassegnazione è prima necessario comprendere il ruolo della motivazione nel creare gli obbiettivi e dell'autoefficacia.

La dinamica umana si potrebbe descrivere con il fatto che le emozioni ci spingono a fare qualcosa ma prima dell'azione possono scattare meccanismi consci e inconsci che possono portare il soggetto ad agire solo se crede di poterlo fare o se sente di porterlo fare, arrivando al punto in cui se c'è l'autoefficacia e non ci sono inibizioni il soggetto agisce.

Si definisce rassegnazione quel fenomeno in cui il soggetto anche se crede di poterlo fare per diversi motivi preferisce non inseguire più quell'obbiettivo.

Come si definisce quel fenomeno in cui il soggetto non agisce per quell'obbiettivo perché crede di non poterlo fare?

DA RISCRIVERE SULLA BASE DI TENACIA

La domanda è a questo punto "il soggetto come si comporterà in questo caso?" In due modi possibili o ritenta con tenacia fino a quando ce la fa o dopo qualche tentativo si rassegnerà, questo vuol dire che se il soggetto non arriva all'obbiettivo potrebbe o tentare fino a quando ce la fa o arrivato ad un numero x di tentativi rassegnarsi.

Perché arriva la rassegnazione? Per diversi motivi:

- Rassegnazione da riformulazione di autostima edell'autoautoefficacia, il soggetto crede in base ad una percezione distorta fra pessimismo e incapacità che quei tentativi falliti simboleggino il fatto che non sa farlo o non può farlo;

- Rassegnazione da mancanza di convenienza fra le energie da spendere per arrivarci;

- Rassegnazione da arrendevolezza, il soggetto sa che può farcela ma farcela vuol dire risolvere una serie di problemi che non è disposto a fare preferendo lasciar perdere un'attività così problematica e andare altrove. In questo punto si riassume un carico emotivo che il soggetto non vuole più percorrere o non è in grado di reggere come nell'inibizione dove la sofferenza e le emozioni negative che il soggetto prova sono tali da motivarlo a lasciar perdere;

- Rassegnazione da frustrazione per mancanza di pazienza, il soggetto è così frustrato dal non riuscire a farcela che preferisce lasciar perdere quell'obbiettivo e smetterla così di provare tutta quella frustrazione, rassegnarsi come meccanismo di difesa per dirigersi verso obbiettivi più immediatamente raggiungibili.

 

 

Quello che si evince è che i motivi sono per lo più di due tipi, da una parte la rassegnazione nasce da motivazioni contrastanti che spingono il soggetto a non fare  per la sofferenza, frustrazione e sbattimento per il mancato raggiungimento in modo lineare o immediato, dall'altra che il soggetto potrebbe convincersi di non poterlo fare, rassegnarsi perché nella sua visione pessimistica non ha possibilità e quei fallimenti sono la prova della sua incapacità.

Questo ci suggerisce che, per quanto riguarda il primo caso dove non ci sono problematiche di pessimismo e autoefficacia, quanto più il soggetto vive male l'attività, l'ha impostata con sofferenza, manca di strategie, comprensione, etc... quanto più favorisce la rassegnazione in quanto crea della sofferenza che porterà a propendere l'ago della bilancia verso l'inibizione o la percezione che sia conveniente cambiare obbiettivo.

Detto in termini più sintetici, oltre il disagio dell'attività se il soggetto ne aggiunge dell'altro aumenta ancor di più le probabilità di rassegnazione.

 

La rassegnazione non va confusa con la procrastinazione, può capire a volte che il soggetto non possa rassegnarsi in quanto l'attività è collegata ad un dovere o comunque a qualcosa di più importante di qualsiasi mancanza di autostima o motivazione contrastante che il soggetto possa provare.

Qui accade che il soggetto per difendersi usi il metodo della procrastinazione rimandando l'attività al domani, in questo modo salva sia la giornata presente e non fa i conti con la rassegnazione.

Questa strategia però altro non fa che rimandare una situazione di sofferenza con cui i giorni ci si farà i conti, in alcuni casi procrastinare aiuta il soggetto a "fallire" senza sentirsi in colpa, ritrovandosi con i doveri da pagare ad esempio per non averlo fatto ma senza che questo sia vissuto come una scelta propria, in altri casi invece il soggetto nonostante la spinta alla rassegnazione continua a provare e riprovare nonostante problemi e fallimenti fino a quando non ce la fa, spinto dall'ansia del tempo che sta per esaurirsi a causa della procrastinazione.

In altri casi il soggetto potrebbe usare una procrastinazione alternata, solo in quei momenti dove i fallimenti e la sofferenza data da quell'attività è tale che "stacca" per un po' per poi riprenderla dopo poco.

 

Questi scenari sono necessari per comprendere che le motivazioni alla rassegnazione a volte potrebbero non portare a rassegnazione perché l'attività è percepita dal soggetto come "non rassegnabile", ma quando questo non avviene ecco che l'evento di rassegnazione è più probabile.

Come va considerata la rassegnazione? L'analisi di una scelta di rassegnazione va fatta di volta in volta basandosi sul come e sul perché il soggetto l'abbia fatta, cosa l'abbia spinto, ad esempio un soggetto che ha una resilienza minima o nulla è più criticabile di chi invece si rende conto che ha delle strade migliori da perseguire, così come è più comprensibile chi rassegna per attività che creano in lui eccessive paure di chi invece si rassegna perché non resiste alla minima frustrazione data da un fallimento o un problema.

Così come è criticabile la rassegnazione data dalla mancanza di autoefficacia dove il soggetto a causa del suo pessimismo pensa di non poterlo fare, scivolando nel fenomeno dell'impotenza condizionata o dell'impotenza dedotta.

 

 

Su cosa conviene lavorare per limitare la rassegnazione e la spinta a farlo? La risposta è lavorare nelle cinque vulnerabilità che ruotano intorno alle cinque motivazioni descritte nel corso dell'articolo, con l'aggiunta di fare attenzione al metodo e al modo con cui si tenta di condurre l'attività affinché si eviti al minimo di aggiungere disagio e non aumentare la spinta alla rassegnazione.

 

La rassegnazione è condita dal sentimento di tristezza? Si quando la motivazione era data dalla non accettazione di qualcosa, dalla percezione di un danno a sé, rassegnarsi vuol dire lasciare che il danno avvenga o continui ad esistere senza più avvertire la rabbia e le emozioni ad opporsi. 

 

Pagina di disambiguazione tristezza.

Nel linguaggio comune il termine rassegnazione indica quel fenomeno in cui la persona si arrende a qualcosa che non accetta, la situazione sembra semplice ma in realtà è complicata perché quando una persona si ritrova di fronte ad un evento che non accetta proprio perché non lo accetta non si arrende ad esso generando rabbia e risentimento.

La rassegnazione scatta nel momento in cui il soggetto si rende conto che non c'è più alcun modo per cambiare ciò che non accetta o che forse non gli conviene. 

Nel momento in cui il soggetto si rassegnaza nasce il sentimento della tristezza.

C'è però una terza strada oltre risentimento e rassegnazione ovvero quella della rinuncia, cioè il soggetto modifica la sua personalità in modo che quello che prima era un punto di interesse nel quale non accettava qualcosa diviene qualcosa di indifferente e di conseguenza non c'è più l'intolleranza che aveva in precedenza.

[da riscrivere aggiugendo la rinuncia]

L'AB sceglie di ridefinire la rassegnazione in modo che sia ancora più chiaro cosa avviene e perché.

Per capire meglio la rassegnazione conviene chiara avere la logica che ne sta alla base,  quando una persona non accetta qualcosa ha tre strade dinanzi a sé:

- non accettarlo e risentirsi dando luogo alla compulsione;

- non accettarlo e arrendersi dando luogo alla rassegnazione;

- non accettarlo e elaborarlo, apportare dei cambiamenti affinché o cambi l'evento rendendolo più accettabile o cambi la persona divenendo o più funzionale o più tollerante su quella tipologia di eventi.

 

Avere chiaro questa triade da modo di capire perché la rassegnazione sia una scelta a volte obbligata a volte conveniente, su che base fanno questa scelta le persone? Su diverse cause, l'AB invidua queste:

- una persona stanca, questo accade quando la persona inizia a mettere in atto una serie di compulsioni (fisiche o mentali) inefficaci, questo inizia a creare uno spreco di risorse e una situazione tale che passati mesi o anni la persona si rende conto che non c'è modoperché per quanto sia sia sforzata mentalmente di trovare una soluzione (compulsione mentale) o abbia agito fisicametne per risolvere (compulsione fisica)  non è arrivata a nulla. La rassegnazione in questo caso arriva o perché la persona si convince dopo questi cicli ossessivi che non c'è modo o perché si rende conto che comunque non ce la fa più e complice questa stanchezza riesce a smettere di compulsare;

- una persona demotivata o abulimica, la persona si rende conto che durante questa lotta compulsiva inizia a perdere di motivazione, desidera opporsi ma non ne ha più il desiderio quindi scivola nella rassegnazione non come conseguenza di una scelta ma come conseguenza di non avere più la motivazione ad agire, una rassegnazione indiretta, nell'abulimia a differenza della motivazione nemmeno iniziano le compulsioni, la persona desidera ma non riesce a pensare o a fare nulla;

- una persona inabile, la persona desidera opporsi ma non sa come fare e quindi dopo un'iniziale risentimento scivola inevitabilmente ad una rassegnazione perché si rende conto che non sa cosa fare, non ha compulsioni ne fisiche ne mentali da mettere in atto;

- una persona che non sa elaborare, la persona si rende conto che ha come alternativa quella di cambiare ma non sa come fare;

- una persona che nemmeno considera la possibilità di elaborare i fatti, nella propria ignoranza vede dinnanzi a sé solo "combattere o arrendersi".

 

Queste cause che di solito coesistono quasi ci fanno capire le motivazioni che portano la persona a finire nella rassegnazione dipingendo numerosi scenari differenti.

Sono due le dinamiche più diffuse intorno alla rassegnazione:

- la prima dove le persone passano da una compulsione e rifiuto iniziale (combattere) alla rassegnazione quando si rendono conto che la loro guerra è inutile e li fa stare solo peggio, passando un periodo più o meno lungo nella rassegnazione e infine riuscire a rendersi conto di poter elaborare la cosa complice la saggezza accumulata e l'effetto tempo che reso la cosa meno "vivida";

- la seconda dove la persona inizia con una compulsione e rifiuto iniziale, poi tenta la strada della elaborazione per uscirne ma non ci riesce e resta con una rassegnazione che solo il tempo allevierà ma ogni volta che la persona ricorderà a quel fatto continuerà a provare tristezza, a volte anche un iniziale risentimento che riscivola rapidamente in tristezza come se la persona in un primo momento si oppone ma poi si ricorda rapidamente cosa è successo e si riarrende, complice il fatto che il tempo passato ha in parte affievolito la sofferenza di quella situazione.

In ognuno di questi due casi se la persona fosse stata sostenuta da qualcuno o fosse stata meno ignorante e meno euristica avrebbe potuto accorciare la sofferenza (a livello temporale) nel primo caso e risolvere in modo definitivo il secondo caso senza portarsi questa cosa così avanti nel tempo.

La rassegnazione che emozioni produce? Quando una persona sceglie la rassegnazione prova un'emozione negativa che è caratterizzata dal non appagamento, la persona soffre perché non ha ciò che desidera anche se ha comunque accettato quello stato. Per alcune persone scatta anche la "tristezza", caratterizzata dalla reazione fisologica del pianto. È come se il pianto rappresentasse l'ultima spiaggia inconscia, la persona non se ne rende conto perché sono meccanismi condizionati assorbiti dall'infanza. Cosa fa il bambino quando è rassegnato e si rende conto che ciò che desidera non lo può avere? Piange e questo pianto viene rinforzato dal fatto che il genitore, cambiando per empatia la propria visione, da al bambino ciò a cui ormai si è rassegnato e credeva di non poter più avere. L'emozione che si prova è negativa, la persona soffre perché comunque continua a desiderare qualcosa che ormai sa di non poter più avere o comunque si arrende perché non sa come potrebbe avere. Ogni persona riceve un condizionamento diverso sul pianto, per alcune persone questo rinforzo non c'è mai stato e quindi difficilmente piangeranno in età adulta, per altre invece il rinforzo c'è stato e ogni volta che si rassegnano a qualcosa sentono questo stimolo al pianto (che a volte lasciano andare a volte invece lo trattengono). Attenzione però a non pensare che il pianto indichi necessariamente tristezza, questa risposta fisiologica potrebbe essere stata condizionata in più modi durante l'infanzia, quando una persona piange potrebbe indicare un sentimento di rassegnazione ma come per ogni cosa prima di concludere è necessario indagare.

 

Quando una persona chiede di essere aiutata nel suo stato di rassegnazione può vol dire diverse cose:

- può chiedere di aiutare a superare definitivamente quello stato elaborandolo;

- può chiedere di ritrovare la motivazione per tornare a combattere e opporsi con le sue compulsioni;

- può chiedere di aiutare a trovare nuovi modi di combattere, di compulsare perché più che motivazione ad opporsi a questa persona mancava il metodo.

Quando una persona fa questa richiesta e non chiede un aiuto all'elaborazione vuol dire che stiamo di fronte a qualcuno che è più propenso "compulsare" e combattere, questo ci fa capire che per alcune persone la loro richiesta di aiuto sia disfunzionale. Una persona che è finita per rassegnarsi si trova in uno stato migliore di chi invece sta ancora a compulsare in modo inefficace, chiedere di ritoranre a "combattere" in pratica non è chiedere aiuto ma chiedere di ritornare a stare peggio. Se esistesse una soluzione nella compulsione questa sarebbe stata trovata, se non si trova è perché la situazione va elaborata e non combattuta.

Una delle cause più comuni che portano le persone in questo stato di rassegnazione da cui non riescono ad uscire è fare i conti con i sogni giovanali che non riescono a sviluppare in età adulta. Questa situazione nasce da un fallimento educativo che non è stato in grado di far crescere una persona equilibrata e concreta, l'equilibrio che le faccia sviluppare tanti obbiettivi e progetti e la concretezza che la porti sin da subito a mettere in pratica quelli più fattibili, quelli che danno risultati. Queste persone si ritrovano con pochi sogni non concreti e quando vedono che non possono attuarli ecco che potrebbero ingenuamente iniziare con il risentimento, con l'opposizione "io rifiuto di non farcela e troverò il modo di riuscirsi costi quel che costi" dove la persona tenta in ogni modo di farcela ma con scarsi risultati. Una persona che non riesce ad elaborare la situazione perché ogni volta che tenta di intraprendere la strada del "ok questi sogni non posso realizzarli ora provo a fare qualcosa di diverso" si scontra con un'altra realtà che non accetta dato che queste nuove strande non vengono percepite come appaganti ma come un "accontentarsi" finendo per rassegnarsi comunque quando si rende conto che né la guerra né l'elaborazione nel suo caso hanno funzionato. Per riuscire ad elaborare questa situazione è necessario che la persona compia quel percorso che non ha potuto fare da giovane, trovando il suo equilibrio, sviluppando nuovi progetti e nuove passioni questa volta più concrete, andando a cambiare la personalità se necessario dato che ad esempio una persona che vive di mania di grandezza o in modo superbio non potrà essere concreta se ciò che ricerca ha in partenza probabilità quasi nulle di successo (una persona a cui va insegnata la semplicità).

 

La rassegnazione e la rimuginazione

La rassegnazione non è una liberazione solo per le persone che erano entrati in un ciclo ossessivo ma anche per colore che nel tentativo di elaborare avevano iniziato a rimuginare peggiorando ulteriormente la situazione. Questo cosa vuol dire? Che l'ossessione fa soffrire ma anche tentativi di elaborazione inefficace possono creare questo stesso negativo, chiamato stato rimuginatorio.

 

Di seguito c'è il racconto di una persona che non si rassegna al fallimento ma lo ha elaborato e lo ha accettato:

"Ognuno è artefice e responsabile della propria vita. Chi ti fa credere che la tua felicità è una rinuncia per qualcun altro è in malafede.
I fallimenti sono incidenti di percorso, oppure possono insegnare qualcosa. Fanno parte del "pacchetto ", non vanno né esaltarli né minimizzati.
La paura di vivere è uno spreco di tempo, volente o nolente viviamo. Tanto vale renderla un'esperienza fruttuosa."

Pensiamo ad una persona che non riesce ad accettare i suoi fallimenti, questa si ritroverà a vederli in modo compulsivo o rimuginativo perché per quanto possa opporsi al fallimento questo continuerà ad accadere, la persona passerà mesi ed anni a fare in modo che questo non si verifichi e dopo poco si rassegnerà ad esso, mentre una persona che ha una visione come quella di questo racconto riesce ad accettare il fallimento, lo vede come qualcosa di positivo e inevitabile e non ne soffre minimamente.

 

Ci si può rassegnare alla vita? Si, in alcuni casi estremi la persona potrebbe rendersi conto che la vita stessa non la accetta (o comunque gran parte di essa) e dopo anni di opposizione finsice semplicemente per rassegnarsi. Pensiamo ad una persona in mestizia, che non ha nulla per cui vivere e dopo mesi o anni ad opporsi ad un dato momento si arrende e si lascia scivolare nella depressione che questa sofferenza produce.

 

Cosa succede quando una persona si rassegna alla depressione?

 

BOZZA

persona che sa che c'è una soluzione alle sue fragilità o problemi ma è stufa di cercarla, non ce la più e preferisce lasciarsi andare

rassegnazione per intendere una persona che smette di combattere con le sue inibizionie  quindi smette di essere grintosa

demotivazione nell'affrontare la vita, come chiamarla?

rassegnazione per intendere la resa che fa una persona nei confronti di ciò che sa non potrà cambiare, qualcosa che non potrà più avere, tenta di accettarlo ma il pensiero comunque continuerà a produrre emozioni negative senza però che generi più risentimento. Per superare la rassegnazione l'unico modo è avere un'esistenza così appagata da non pensarci più, la rassegnazione consisce l'esistenza di ogni persona, eventi negativi capitano ad ogni persona l'unica cosa saggia da fare è fare in modo da avere un'esistenza così felice da pensarci il meno possibile. Ci osno persone però che nella rassegnazione ci passano intere giornate perché sono vuote.

rassegnazione da non concretezza, rassegnazione da in

 

Nella quotidianità il concetto di rassegnazione è diffuso ma presenta confusione a causa dei diversi significati attribuiti, elenchiamoli:

- rassegnazione come sinonimo di accettazione;

- rassegnazione per intendere il fenomeno della passività, la persona preferisce vivere passivamente la sua esistenze perché viverla attivamente le ha partato un carico eccessivo di risentimento e delusione;

- rassegnazione per intendere il fenomeno opposto a quello dell'ossessione, dove la persona nonostante non accetti qualcosa preferisce non opporsi, generando un particolare sentimento chiamato rassegnazione.

 

L'AB sceglie di ridefinire la rassegnazione esclusivamente su terzo significato, per spiegare perché alcune persone scelgano di fronteggiare il risentimento mentre altre no.

 

In questo modo si comprende perché almeno all'inizio siano poche le persone che si rassegnano, persone che non voglio mantenere il risentimento, non voglio rimanere in questo stato ma per questo tentano di opporsi, tentando di superare questo stato emotivo iniziando cicli ossessivi, che potrebbero poi non chiudersi.

 

rassegnazione quasi impossibile, almeno all'inizio, quando il risentimento è eccessivamente intenso

FINO A QUI

 

Ma da dove nasce questa convenienza? La convenienza nasce dal fatto che la persona una volta che si trova di fronte ad un risentimento prolungato che non riesce ad eliminare, che non riesce o comunque non è in grado più di sopportare, invece di lasciare che questo evolva continuamente in rabbia e produca emozioni arrivando anche a poter destabilizzare la persona, si tenta di bloccare l'evoluzione del risentimento con un pensiero che potrebbe essere così "non accetto quell'evento e mi risento, ma posso accettare questo risentimento, smettere di pensarci, convincermi che ormai la realtà sia così".

 

In questo modo la persona evita o comunque può intervenire laddove un risentimento, una rabbia e una sofferenza così prolungata possa perfino destabilizzare e disturbare la persona. 

Non è possibile determinate dall'esterno se una persona si sia rassegnata dato che la tristezza non è un'emozione che ha caratteristiche evidenti, specialmente se la persona ha giornate piene di eventi positivi che mascherano questa emozione non facendola nemmeno risultare nell'umore complessivo.

A livello teorico la rassegnazione non è nemmeno la prima scelta di una persona, la soluzione migliore sarebbe eliminare il risentimento alla radice, quando una persona sceglie di rassegnarsi perché non è stata in grado di eliminare il risentimento e non è più nemmeno in grado di sopportarlo (o non desidera più sopportare) e in base a questo evento fa una scelta, si tiene il risentimento ad uno stato "embrionale" piuttosto che farlo evolvere, perché tentare di combatterlo e di combattere la realtà che l'ha causato potrebbe portare al rischio di destabilizzare e disturbare anche la persona, la persona mette sul piatto della bilancia questi due elementi e per convenienza sceglie ciò che le da meno problemi e minore sofferenza.

Pensiamo ad un bambino che perde la madre troppo presto, chiunque troverebbe comprensibile se questo bambino non riuscissemai ad accettarlo, assillato da tante credenze e tante domande come "perché proprio a me?", "perché gli altri si e a me no?", rendendosi conto che ad un certo punto che la sofferenza è troppa e che se bloccasse tutto al risentimento, rassegnandosi alla realtà sarebbe tutto più facile.

 

La rassegnazione è uno stato possibile solo all'essere umano, l'animale non ha una coscienza così sviluppata da riuscire ad intervenire nella logica del risentimento, ogni qualvolta un animale non accetta qualcosa ha due risposte o si arrabbia o se ne va per paura perché si sente minacciato dall'evento che non accetta, nell'essere umano c'è questa terza opzione (c'è anche la quarta di eliminare il risentimento alla radice ma non è rilevante in questo caso) in cui consciamente fa in modo che il risentimento non evolva, se lo tiene rassegnandosi alla realtà.

Ma come si fa a rassegnarsi? Con l'autonconvincimento e la percezione della convenienza, la persona si rende conto analizzando la realtà che combatterla o tentarla di cambiare è inutile se non addirittura dannoso e facendosi "forte" di questa visione si tiene il risentimento lasciando che si trasformi dentro di sé in tristezza.

Questo spiegherebbe anche perché alcune persone con una consapevolezza nulla e una personalità istintiva non riescano mai a trovare rifugio nella tristezza ma si ritrovino bloccate in un continuo di rabbia (e sopportazione quando possono) per tutto ciò che di cronico e inaccettabile hanno nella loro esistenza, finendo per esserne destabilizzate anche.

 

Rassegnazione di comodo

Nonostante la persona possa realmente interevenire nella realtà per eliminare il risentimento alla radice, per mancanza di motivazione preferisce rassegnarsi (ma anche sopportare o continuarsi ad arrabbiare nel caso) piuttosto che agire.

 

Rassegnazione spontanea

Per alcune persone la rassegnazione non è frutto di un percorso profondo e una scelta radicata e coerente ma la persona ci arriva quasi più per bisogno, casualmente e questo probabilmente lo porterà a coesistere con un mix incoerente di sopportazione, rassegnazione e anche rabbia.

APPUNTI:

I metodi stabilizzanti per diminuire la sofferenza nella rassegnazione potrebbero essere quella di diminuire il desiderio che era intorno all'evento che non accettiamo, ad esempio la persona desiderava averse successo, non lo ha raggiunto, e si rassegna attaccando il successo convincedosi che non era poi "tanto importante" cioè elimina qualcosa solo perché non accetta di poter raggiungerlo.

 

La rassegnazione è l'emozione che statisticamente condisce la depressione, dove le persone non accettando di aver perso una cosa fondamentale per la loro esistenza, il loro scopo trovando rifugio della rassegnazione hanno al tempo stesso sia tutte le problematiche della depressione in più condite dalla rassegnazione e quindi dalla tristezza.

ultima modifica il: 11-06-2019 - 20:51:42
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