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"Se uno sta a casa o sta per conto suo, non necessariamente è depresso"

Cos´è l´introversione? Cosa vuol dire essere introversi?

Prima di proseguire con la lettura è necessario premettere che, a differenza di quanto comunemente creduto, non esiste una personalità completamente introversa o estroversa, ma si parla per lo più di scelta introversa o estroversa e di persone che tendono a fare più l'una o l'altra.

Fatta questa premessa viene da sé che se definiremo qualcuno come globalmente introverso è perché questo soggetto nel corso della sua vita ha preferito, ogni qualvolta che aveva possibilità di scelta, di stare da solo piuttosto che stare con gli altri e non che è stato sempre da solo.

Ma non tutti gli scenari sono così semplici, ci sono scenari dove introversione ed estroversione sono delle fasi, fasi si alternano per diversi motivi che analizzeremo in questo articolo.

L'introversione e l'estroversione sono due dinamiche che si avvicinano al concetto di scelta più che di personalità, scelta che dipende da fattori esterni.

Ma questa scelta esattamente fra cosa avviene? Si definisce scelta introversa quella in cui una persona posta di fronte alla possibilità di passare del tempo da sola con i propri interessi e hobby e la possibilità di un´uscita tenderà, in quello specifico scenario, a preferire la solitudine per una mera questione di piacere, cioè perché in quel momento troverebbe più piacevole starsene con i propri interessi che in quell'uscita con altri.

Questa definizione elimina l'accostamento erroneo che si fa dell'introverso alla fobia sociale e alla timidezza, l'introversione ci dice solo la preferenza del soggetto, senza che abbia necessariamente alcun disturbo o problema a socializzare con gli altri.

Quando all'introversione si uniscono tratti di timidezza e sociofobia la questione si complica, perché inizia ad essere difficile capire dove sta la scelta, dove sta l'evitamento, quanto quei problemi hanno pesato sulla scelta, etc...

 Si parlerà per comodità di scelta introversa autentica quando questa viene fatta senza che vi sia alcuna problematica sociale, senza alcuna componente fobica verso l'esterno. Nel corso dell'articolo verrà approfondito questo punto.

Ciò è che necessario ricordare è che ci sono fasi, se un soggetto in una fase della sua vita è stato estroverso nulla vieta che in una sua fase sia introverso. Questo perché le opportunità cambiano, si possono scoprire nuove cose da fare da soli, oppure si possono scoprire nuove compagnie più interessanti, alcune passioni possono affievolirsi e così via. 

In alcuni casi non c'è una netta prevalenza fra estroversione e introversione, si parlerà in questi casi di ambiversione per evidenziare quel fenomeno in cui non c'è una netta prevalenza fra estroversione e introversione, il soggetto si trova in un momento della sua esistenza dove grossomodo si aggira in un 50 e 50 fra scelte estroverse e introverse.

Preso un periodo di tempo è facile quindi dire "tu sei stato prevalentemente estroverso" oppure dare al soggetto dell'introverso o dell'ambiverso.

 

La questione diventa facile da capire quando si inizia a parlare di fatti concreti che spingono in una direzione o nell'altra.

Il soggetto si annoia con la compagnia attuale, quindi trova più piacevole starsene a casa a giocare al pc, nella compagnia entra un nuovo membro che lo fa sbellicare dalle risate, quando c'è lui preferisce uscire.

In questo scenario si capisce chiaramente come il cambiamento di un fattore cambia una condotta da introversa ad estroversa, senza che la personalità sia cambiata minimamente.

Un modo relativamente semplice per avere risposte è "in questo momento della tua vita qual è la cosa che ti piace di più fare?" e se il soggetto risponde qualche attività che si pratica da soli è probabile che sarà introverso in quel periodo, se invece risponde qualcosa che si fa con altri è probabile che sarà estroverso.

Questo ci porta di fronte ad una realtà scomoda cioè che a volte si è estroversi o introversi in base alla disponibilità che si ha in quel momento e in base alle scoperte che si è fatto di sé, questo va tenuto a mente quando stiamo comprendendo la personalità di un soggetto.

Introverso ed estroverso non è un'etichetta, ma al contrario ci aiuta a capire il perché di tale scelte, sopratutto in un'ottica di come poter cambiare se il soggetto con tale condotta non ci si trova bene.

Per concludere potremmo dire che il soggetto è estroverso o introverso a seconda della disponibilità che ha di inseguire i piaceri e della priorità che compie sui piaceri che ha attualmente a disposizione.

Anche qui ritorna prepotente il concetto di motivazione, gli esseri umani fanno scelte quando hanno più opzioni in base alle motivazioni, cioè alle emozioni che producono questi eventi. Quando si ha da uscire o da rimanere a casa, il soggetto sceglierà l'opzione più allettante per lui in quello specifico scenario di offerte.

Questo ci pone di fronte ad un dilemma, ovvero che il soggetto non giudica qualcosa di reale ma è costretto a fare delle previsioni.

Facciamo un esempio, quando il soggetto ha da scegliere se uscire o meno non può sapere esattamente come sarà una serata "fuori", un evento sociale, in base a ciò che crede l'opzione sarà allettante o meno.

In altre parole l'essere umano tende a dare priorità in base all'impatto emotivo che qualcosa suscita in lui, più una cosa genera piacere o dispiacere più si tenderà a preferire tale strada, ma a volte il piacere è presunto in base a come si prevede del futuro, eventuali distorsioni hanno il loro peso sulla condotta estroversa o introversa.

Da qui è chiaro che un soggetto è definibile introverso quando in un momento della sua esistenza stabilisce che l'attività in solitaria è migliore di quello che crede farà mediamente quando esce.

Continuamente si tende a pensare all'introverso come un soggetto "malato" ma l'introversione è una condotta umana normale, logica conseguenza di scelte di piacere e non va confuse con condotte nate nel conflitto, nel patologico, nel disturbo. 

L'introversione altro non è che un'analisi del comportamento che rispecchia le priorità del soggetto che in quel periodo lo portano a passare più tempo da solo non che al contatto con altri.

introversione tende ad essere continuamente fraintesa e confusa con la timidezza, la fobiasociale o l´ansia sociale pensando che se non si esce allora ci sono problemi, come se l´introverso avesse qualche problema ma in realtà è solo una scelta logica, nata dal benessere che il soggetto prova nello stare solo in base alle priorità di quel preciso momento esistenziale.

La difficoltà nel comprendere l´introversione consiste proprio nel non considerare, non capire o non accettare che una persona possa provare in un dato momento della sua vita così benessere in attività solitarie da preferire passare più tempo in solitudine, concetto difficile per chi prova un intenso piacere per attività collegati al sociale.

Non solo ma che ci siano persone che, senza che siano implicate fenomeni come quelli depressivi, provino poco o nullo piacere nello stare a contatto con altri e praticare il cosìdetto "small talk" cioè un parlare leggero senza che tocchi affinità, che si condivida qualcosa di profondo o di interessante.

Questo accade specialmente in quei soggetti che per diversi motivi non hanno mai provato un piacere nello stare soli, o un piacere particolarmente intnso, anzi lo vivono in modo negativo pensando che per tutti sia così, vedendo tutti quelli che passano del tempo da soli con quest´occhio negativo, come se necessariamente stare soli vuol dire per tutti provare quello che provano loro.

introverso e l'estroversione sono due concetti dinamici, in base alla personalità le circostanze e quindi le priorità del soggetto.

La questione si complica quando l´introverso crea delle relazioni e dei rapporti con soggetti che nella loro estroversione non riescono a comprendere l'estroversione, producendo situazioni in cui ci sono aspettative disattese e si vede la scelta dell'altro di stare da solo come "non piaccio" "non interesso" "si sta stufando" etc...

Per evitare questi fraintendimenti è necessario che il soggetto introverso faccia capire il suo modo di vivere, la sua natura e che un´assenza non venga più vista perdita di interesse ma un scegliere quello che viene percepito come più piacevole, ovvero il proprio mondo.

Questo potrebbe essere comunque essere percepito come negativo, essere messi al secondo posto non perché si è stati sostituiti ma perché la persona in quel momento sta meglio da sola potrebbe essere comunque percepito come un rifiuto, come un non essere all´altezza di qualcosa.

Come comportarsi in questi casi? Accettando che il soggetto introverso ha degli interessi più piacevoli e vedendo come un´opportunità il fatto che, nonostante il piacere del suo mondo interiore, scelga comunque di passare del tempo con noi, vedendo in quelle occasioni un plus, un superare un piacere intrinseco al soggetto.

Ma sopratutto non cadendo nell´errore opposto pensando che un non essere scelti, non essere contattati sia un indicatore che la persona in quel momento va lasciata in pace, non disturbata, non ricercata etc... fino a quando non lo farà lei. C´è un enorme differenza fra imporre qualcosa a qualcuno, imporre una scelta, imporre una presenza e limitarsi ad un contatto, un saluto, un avvicinamento, specialmente se si ha intenzione di portare valore, di dare qualcosa. 

Anzi l´introversione per definizione è qualcosa che va "attirata" proprio perché il soggetto sta bene da solo tenderà a ricercare solo interazioni piacevoli, interazioni affini al suo mondo, ricercherà solo quel valore aggiunto ed è continuando a "sedurlo" facendogli arrivare il valore che abbiamo da offrirgli che porterà ad avere interessarsi, non lo stare in ritiro, il non accettarlo, il lasciarlo in pace.

Lo stesso concetto di innamoramento e attrazione che vale per tutte le persone vale ancora di più per gli introversi che vanno attratti il doppio proprio perchè stanno bene anche da soli e possono stare così bene da soli da essere difficile a volte essere un valore aggiunto.

unica cosa che si può fare è interrogarsi sul come conservare o aumentare tale piacere non per scardinare l´introversione e le preferenze dell´altro ma per una questione di piacere all´altro e rafforzare l´interazione senza altri fini. Come vedremo più avanti un soggetto dinamicamente può cambiare la frequenza delle sue preferenze, passando anche da introversione o ad estroversione e viceversa, ma è una cosa che conviene far accadere naturalmente, accettando che "si piace a qualcuno al punto da essere ricercati con quella frequenza", accettando la sua introversione o estroversione, accettando la sua libera scelta e personalità, accentando il suo comportamento per come viene e non pensando di poterlo scardinare/manipolare a proprio piacimento o per i propri bisogni.

Questo porta a comprendere come la dinamicità sia così complessa da avere cambiamenti anche all´interno di un rapporto stesso, cambiare la frequenza in base a quanto il piacere di quell´interazione sale o scende, dove le circostanze mutano anche all´interno di un rapporto solo e che queste sono comunque in stretto rapporto a quanto valore e piacere si ha da offrire e si riesce a far arrivare all´altro.

Il discorso si traduce in un "voglio piacerti e so di piacerti ma non c´è problema se a volte vorrai e preferirai stare per conto tuo, lo accetterò e apprezzerò invece quando sceglierai me al tuo mondo" che all´atto pratico diventa un portare valore nella vita dell´altro ed accettare qualsiasi sia la reazione, qualsiasi sia la frequenza di volte in cui vorrà interagire con noi.

Fraintendere quel comportamento e prendersela, lamentandosi, arrabbiandosi non fa altro che peggiorare la situazione, creando quella perdita di valore che era solo immagita e fraintesa finendo per diminuire realmente la frequenza di essere ricercati. L´assurdo consiste proprio che pensare che quel silenzio sia "non piaccio più" fa nascere il fenomeno della profezia che si autoavvera, fa nascere un comportamento che realmente porterà al "non piaccio più" facendo realmente perdere di valore quando inizialmente non c´era nessun problema, ricordandoci quanto sia fondamentale capireintroversione e sopratutto accettarla.

accettazione nasce anche dal poter fare a meno di quella persona, accettare il fatto che a volte c´è e a volte non c´è, quindi la prima cosa da chiedersi è "posso interagire con una persona che preferisce stare più tempo sola che con me o altri? Posso accettare il livello di attenzioni che vorrà darmi?" e per alcune persone, specialmente quelle che tendono ad attaccarsi, la risposta nella maggior parte dei casi è un secco no.

introversione va vista come la conseguenza di una libera scelta, dove il fuori piace meno del di dentro, dove c´è un soggetto che non ha nessun problema o disturbo sociale, dove c´è una personalità che in un dato momento preferire per la maggior parte delle volte e in una specifica misura il suo mondo, in una solitudine positiva, piacevole.

introverso non è una persona che si isola anzi, quando le trova, tende a circondarsi di quelle persone affini e compatibili con cui condividere i propri interessi e poter quindi spaziare fra gioia in solitudine e gioia condivisa di quelle che sono le sue priorità, arrivando in alcuni casi perfino a perdere la propria introversione talmente sono piacevoli questi rapporti.

Nell´introversione c´è quel famoso "amore per se stessi" che altro non è che un avere degli interessi propri, quell´assenza di un bisogno di stare con gli altri, quell´assenza di vuoto interiore che non lo fa scendere a compromessi, dandogli la possibilità di costruire solo rapporti compatibili con persone ritenute piacevoli, rapporti prevalentemente autentici senza ricercare qualcuno solo perché senza si starebbe male.

Una persona con spinta all´introversione che se non trova persone compatibili tende a rimanere sola ma non per il desiderio di isolarsi ma per il fatto di non trovare persone con cui sente il piacere e il desiderio di uscire, avendo comunque un proprio mondo appagante a cui rivolgersi, chi sceglierebbe qualcuno che non piace quando comunque può passare del tempo da sola senza particolare sofferenza o problemi?

Ci sono vie di mezzo? Virtualmente si, ma all´atto pratico o o si è estroversi o si introversi, un´ipotetica via di mezza sarebbe una persona che esattamente passa il 50% del tempo da sola e il 50% del tempo con altri ma a livello pratico le persone tendono a sbilanciarsi da una parte o dall´altra generando così l´introverso o l´estroverso a seconda della personalità e delle circostanze.

Può accadere un cambio da introversione ad estroversione? Si, se il soggetto finisse per conoscere un numero elevato di persone piacevoli e affini potrebbe iniziare a vivere il suo mondo e a ricercare questi contatti con così tante altre persone da finire di fatto per essere un estroverso, come se si rompesse il confine fra quello che è il piacere del suo mondo e persone con cui viverlo insieme, dimostrando come la stessa personalità in specifiche circostanze comunque manifesta una condotta estroversa anche se ha tante spinte all´introversione.

Può accadere un cambio da estroversione ad introversione? Si, se il soggetto finisce per scoprire una serie di interessi e hobby piacevoli da viversi da solo, più piacevoli del contatto con l´esterno, potrebbe iniziare una serie di scelte di preferenza. Specialmente se la qualità dei contatti esterni scende.

Da questo si conclude con l´introversione e l´estroversione non siano tratti immutabili di personalità ma siano due etichette dinamiche utili a descrivere il comportamento del soggetto in base alla sua personalità e alle persone che incontra nel suo percorso. 

Vergogna e senso di colpa nell´essere introversi

Alcune persone potrebbero provare vergogna di fronte ad una società che mediamente si basa sull´estroversione e tende a non capireintroversione. Questo potrebbe portare un introverso sensibile al giudizio a farsi diversi eventi sociali e viversi dei rapporti anche quando non lo desidera proprio per non subire tale giudizio, vivendoli controvoglia e con il pensiero fisso di poter avere di meglio da fare. Il soggetto introverso potrebbe cioè, per paura di essere considerato strano o disturbato, andare contro la sua natura solo per non subire il giudizio di persone esterne che non lo capiscono e lo accettano.

introversione ed estroversione possono essere previsteQuanto più un soggetto ha interessi e hobby quanto più è probabile che avverta una spinta all´introversione, specialmente se è circondato da persone non compatibili.

Quanto più un soggetto prova piacere generale intenso per i contatti sociali e le attività sociali, oppure trova persone comaptibili, quanto più è probabile che avverta una spinta all´estroversione.

unico modo per comprendere la personalità di un soggetto, le sue scelte e relative preferenze è quello di scavare nella sua personalità e nel suo attuale mondo personale e sociale per comprendere perché in quel momento si stia comportando in quel mondo. Capire quali sono le spinte all´introversione e quali all´estroversione, quali circostanze favoriscono uno o l´altra condotta e così comprendere il perché di quel comportamento e come potrebbe comportarsi se cambiasse lui o l´ambiente esterno.

Un esempio dal web che aiuta comprendere l´introversione, speciamente quando non ce se rende conto:

class="quotation" style="font-style: italic;">"Ciao a tutti,
class="quotation" style="font-style: italic;">sono una ragazza di 29 anni e da un annetto a questa parte le mie relazioni sono andate un po in frantumi..
class="quotation" style="font-style: italic;">A dire il vero non credo di essere depressa, in quest´ultimo anno ho lavorato molto su di me, mi sono un po fermata per capire tutto quello che mi stava accadendo. Da quando ho 12 anni ho sofferto, in vario modo, di disturbi del comportamento alimentare, dai 12 ai 18 ho vissuto quasi isolata nel mio mondo, poi dai 18 in poi sono riuscita a ricostruirmi una vita sociale..ed anche se avevo i miei momenti di solitudine, più o meno avevo amici ed ero "soddisfatta". Lo scrivo fra virgolette, perchè alla fine continuavo ad avere (anche se meno gravi) i miei problemi col cibo e tutta una serie di malesseri psicosomatici, ad una certa il peso del continuare a stare insieme agli altri e fingere una me che in realtà non sono, è diventato insostenibile, ed alla fine piano piano sono rimasta sola..
class="quotation" style="font-style: italic;">Oddio amici ne ho ancora e mi cercano pure, ma è come se mi scoccio e mi annoio di fare sempre le stesse cose, che poi pare non mi facciano bene..eppure non sto bene nemmeno da sola..tutte le volte che viene il fine settimana e sono sola a casa mi rattristo molto, ma da questa situazione non so uscirne, almeno per ora.. Ho deciso di non combatterla ed assecondarla, in quanto comunque non mi sento depressa, amo fare sport, di mio esco, col cane, da sola, però non riesco a stare con gli altri, non capisco questo mio stato.
class="quotation" style="font-style: italic;">Non so se è una semplice fase di passaggio o devo darmi una mossa..ad ogni modo non è per niente piacevole..
class="quotation" style="font-style: italic;">Vorrei tanto conoscere persone con cui riuscire ad essere me stessa..eppure non ci riesco"

Questo racconto è un ottimo test per comprendere sia il concetto di introversione ed estroversione, sia le cause che stanno alla base e il relativo dinamismo. La prima cosa che si scopre è che la persona è in una fase di introversione ed esce da una probabile di estroversione che viveva male, e per una serie di motivi che ora elencheremo preferisce passare il tempo da sola piuttosto che con altri.

Quali sono questi motivi? I primi sono nell´avere degli interessi ed hobby piacevoli che può svolgere da sola, la seconda è che il contatto sociale superficiale non lo trova piacevole e che non ha trovato persone compatibili o piacevoli con cui voler passare il suo tempo

Questo ci fa comprendere come una fase di introversione, non necessariamente viene vissuta in modo piacevole del soggetto, specialmente se questa introversione diventa estrema e non c´è nemmeno più una componente sociale.

Ad esempio una persona potrebbe gradire un 80 20, cioè l´80% delle volte da sola e il 20% con altri, ma se per i motivi appena descritti diventa un 100 0 ecco che la persona, anche se introversa, potrebbe vivere male quella situazione pensando a quel minimo contatto che vorrebbe e che comunque non ha.

In conclusione potremmo dire che avere degli interessi personali non vuol dire essere introversi, è il requisito minimo per poter passare il tempo da soli con piacere ma ogni persona in base alla sua personalità, il piacere che prova con il contatto sociale esterno, la qualità delle persone che incontrerà finirà per avere comportamenti differenti a seconda delle circostanze e di propri eventuali cambi di personalità. Ci sono numerose variabili che fanno si che una persona possa cambiare nel corso del tempo le sue preferenze riguardo a cosa ritiene più piacevole, questo va tenuto a mente per evitare di creare un pregiudizio nel tempo, un´etichetta inutile.

Probabilmente la stessa persona se interpellata è in grado di dare una risposta chiarificatrice con risposte come "in questo momento preferisco stare più tempo da sola anche se non mi dispiace ogni tanto la compagnia di alcune persone" oppure "in questo periodo sto sempre fuori, mi trovo bene, ho voglia di vivere e fare" o ancora "in questa fase alterno quasi allo stesso modo uscite e condivisioni e tempo da solo, trovo molto piacevole sia ciò che faccio sia la condivisione con alcune persone".

Le persone tendono ad inseguire il piacere e a seconda di quanto piacere si trova fuori o dentro il proprio mondo, a seconda di come è una personalità in quel dato momento e la qualità delle persone che conosce, ne deriva un profilo comportamentale dinamico che spazia fra preferire il dentro (introversione) o il mondo fuori (estroversione).

Cosa succede quando una persona non riesce a vivere le sue preferenze in libera scelta? Potrebbe accadere che il soggetto a causa di scelte errate di vita o a causa di imposizioni potrebbe non viversi liberamente le scelte di stare solo o con altri, questo potrebbe generare un senso di malesse e relativo effetto depressivo con ripercussioni sull´intero sistema di scelte e di soddisfazione esistenziale, generando una condotta evitante e depressiva che perdura per tutto il tempo in cui non può seguire ciò che lo soddisfa pienamente.

Un altro raccconto sull´introversione, anche se erroneamente si fa passare per asocialità.

class="quotation" style="font-style: italic;">"Ti capisco benissimo. Anche a me pesa molto stare con gli altri. E dopo un po´ li respingo. E ho sempre adorato stare da sola. Dicevano pure a me di sforzarmi di uscire con gli altri, ma io odiavo farlo e mi rifiutavo categoricamente.
class="quotation" style="font-style: italic;">E´ stato il mio lavoro a “salvarmi”. E´ un lavoro precario e per questo mi costringe a trasferirmi spesso e devo dire che sono riuscita a trovare un equilibrio che non avrei mai creduto. Sino ad ora ho vissuto in tre città diverse, ed è davvero stimolante perche conosci persone nuove e puoi esplorare nuovi ambienti. Non senti più la solitidune perchè hai la mente occupata piacevolmente da altro. I weekend sono bellissimi perchè ci sono sempre un sacco di posti nuovi da visitare. E qualche uscita con i nuovi colleghi si riesce a fare perchè ti incoriusiscono.
class="quotation" style="font-style: italic;">Essendo poi lontana da casa quando ritorno ho ritrovato il piacere di stare con i vecchi amici, perchè cmq vedendoli poco hai tanto da raccontarti e non vedi l´ora di rivederli.
class="quotation" style="font-style: italic;">E gradualmente si cambia e pian piano comincio ad apprezzare sempre più la compagnia degli altri.
class="quotation" style="font-style: italic;">Ti ho raccontato questo semplicemente per dirti che si può cambiare ma è un percorso.
class="quotation" style="font-style: italic;">Io ho accettato la mia “asocialità”, ne ho fatto un punto di forza, che è culminato con il fatto che i commenti sono passati da “che sfigata a stare sempre sola” a “ti ammiro riesci a fare tutto da sola” e raggiunto l´apice c´è stato lo switch, ed ora è come se fosse giunto il momento di vivere in maniera più sociale."

 In questo racconto emerge anche come a volte la casualità aiuti un soggetto a vivere meglio una condizione di introversione che altrimenti era vissuta male, il lavoro in questo caso ha aiutato questa persona a consocere qualcuno ed ad avere quella componente sociale minima che prima le mancava, rimanendo comunque introversa ma con maggiore appagamento avendo trovato quelle persone piacevoli con cui passare a volte il tempo.

 Proprio per queste sfumature che possiedono i fenomeni di introversione ed estroversione queste possono essere catalogate in:

- estroversione non equilibrata o totale, il soggetto prova piacere e rifugio nel sociale e non possiede alcun modo per passare il tempo in solitudine, punta in ogni modo a vivere circondato da altri e vive male i momenti in cui è da solo, ne soffre. il soggetto punta totalmente all´estroversione. Il motto di questa tipologia di persona è "più siamo e più sto bene" in quanto più persone conosce e più ne ha disponibili, anche contemporaneamente, più sono le possibilità che possa trovare piacere e rifugio emotivo nel contatto esterno;

- estroversione equilibrata di ripiego, il soggetto prova un piacere intenso per il sociale tendenzialmente maggiore a qualsiasi attività possa svolgere da solo, ma nel caso non abbia nessuno con cui non uscire non vive in modo negativo la solitudine anche se preferirebbe uscire. Il soggetto punta ad un´estroversione ma non totaleggiante come nel punto precedente. La persone che vivono l´estroversione in questo modo pensano cose come "può capitare di non poter uscire, non fa nulla so come passare il tempo";

- estroversione equilibrata, l soggetto tende a preferire il concatto sociale ma può capitare che in alcuni momenti trovi più piacevole e preferire uno strarsene in solitudine. Qui la scelta non presenta alcun ripiego, anche se nella maggior parte dei casi capita che il soggetto esca. " A volte mi capita di scegliere e preferire di stare solo, ma nella maggior parte dei casi quello che voglio è il contatto con chi desidero";

- introverso equilibrato simile all´estroversione equilibrata solo che qui il soggetto prova più piacere per le attività svolte da solo non che versole attività sociali, quindi il soggetto se può scegliere tenderà a preferire e scegliere l´attività in solitaria, vivendo la solitudine nel migliore dei modi possibili, scegliendo il sociale o in occasione che davvero trova piacevoli o quando non riesce a tirarsi indietro. Queste persone pensano in termini di "cerco solo rapporti o eventi di qualità, perché sto bene da solo e non ho bisogno di qualcuno solo per riempire un vuoto"; 

- introverso dipendente, il soggetto per diversi motivi non è riuscito a trovare quel numero di contatti piacevoli per poter avere un minimo di contatto sociale e quindi finice per viversi l´introversione con dipendenza anche quando vorrebbe poter scegliere altro, sebbene il profilo sia comunque quello del´introverso la persona soffre quando vorrebbe scegliere di tanto in tanto un contatto sociale ma non trova nessuno che desideri a tal punto;

- introverso disturbato, il soggetto prova un grande interesse e piacere nello stare da solo e invece prova disagio allo stare con gli altri, questo fenomeno capita quando il soggetto ha sviluppato ansia sociale o sociofobia e quindi tende ad evitare il sociale rifugiandosi in una solitudine felice, il problema di questa componente è che mancando l´equilibrio la solitudine verrà contaminata da mancanze sociali che il soggetto in qualche modo a volte avvertirà per quanto possa essere piacevole il tempo passato da solo. Anche se la persona ha trovato qualcuno di piacevole finisce per non contattarle o per non sapersi comportare, non riuscendo a costruire quei rapporti che farebbero vivere meglio e più appagato la sua introversione. 

 La difficoltà nel capireintroversione

introversione difficilmente viene compresa dalle persone socievoli ed espansive, specialmente se queste non riescono ad uscire ad uscire dalla loro visione soggettivista che impedisce loro di comprendere che per alcune persone potrebbe essere nella maggior parte dei casi più piacevole stare da soli non che con altri. 

Cosa succede quando una persona ha scarsi interessi personali e vive male anche i rapporti con l´esterno? Assistiamo ad una estroversione malata, dove il soggetto fugge da tutto verso un esterno che sebbene non lo trovi piacevole comunque in qualche modo lo distrare, ma la persona non fa una scelta dettata dal piacere ma dalla necessità di fuggire da una situazione problematica.

Qual è la differenza fra uno schizoide e un introverso? L´introverso conserva una volontà di avere contatti con gli altri, con frequenza minore ma vuole ancora avere qualcuno nella sua vita, lo schizoide definisce quella condizione in cui una persona non trova più piacevole in alcun modo nessuna persona e il relativo contatto con essa.

 

ultima modifica il: 04-02-2020 - 18:50:47
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