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Cos'è la scienza? 

Si definisce scienza tutto quel processo che sta dietro la ricerca e la validità di un enunciato, ad esempio quando ci chiediamo il perché di qualcosa che è accaduto e ci diamo una risposta, quella rispota può essere prodotta e trattata in tanti modi diversi e il metodo scientifico è uno di questi.

Per metodo si intendono una serie di specifici passaggi, la scienza è un termine generico ma sarebbe più corretto parlare di metodo scientifico, proprio per dare risalto all'insieme di passaggi che lo compongono. 

Siamo abituati a vedere la scienza come una cosa lontana da noi, come qualcosa che avviene in dei laboratori oscuri dove delle persone in camice bianco lavorano per darci dei risultati.

Niente di più sbagliato, la scienza è un modo di vivere che possiamo usare tutti, anzi che converrebbe che usassimo tutti, ogni giorno siamo bombardati da informazioni e ogni giorno finiamo per sviluppare nuove credenze, solo con una mentalità scientifica possiamo imparare a capire quale di queste informazioni vanno scartate e quali conservate o quali conservare in modo scettico, cioè ricordando che non le abbiamo validate.

Il primo cambiamento radicale che sviluppiamo grazie al metodo scientifico è che ciò in cui crediamo non è verità, il dualismo verità falsità viene distrutto e si inizia a convinvere con la validità, cioè qualcosa che è stato validato, che ha maggiori possibilità di contenere errori a la cui certezza non esiste.

Le nostre credenze non sono più vere o false, ma più etichettate come i voti a scuola, ad esempio "questa credenza è valida 9/10" questa invece "1/10" dove il voto deriva appunto dal lavoro svolto tramite il metodo scientifico.

Questa è una generalizzazione, non esistono voti, ma è per far capire che quanto più si lavora scientificamente su qualcosa, quanto più si rendere solida una asserzione, dimostrarne la validità.

Assegnare questi voti ci permette di tenere a mente che comunque quell'informazione contiene possibilità di errore, più è valida meno è bassa la probabilità, ma questa rimane sempre, la verità intesa come assenza di errore non esiste, non è raggiungibile dall'essere umano.

Ine sintesi entrare in un'ottica scientifica vuol dire abbandonare il concetto di verità per entrare in quello di validità, quanto più lavoriamo scientificamente su un concetto quanto più lo rendiamo valido ma mai vero in termine assoluto.

Troppo facile vivere pensando che esistano solo verità o bugie, pensando che sia facile riconoscere fra verità e bugia; purtroppo non è così, anzi è proprio l'opposto e solo chi sviluppa una mentalità scientifica riesce in qualche modo a vedere le cose per come stanno realmente senza cadere nella fallacia dicotomica del bianco o nero, vero o falso.

Il metodo scientifico presenta due rospi amari da digerire. Il primo, che abbiamo già detto, è il concetto di validità, dove non esiste più vero o falso, ma esiste l'essere umano che con i suoi limiti arriva a dimostrare qualcosa in modo parziale, dove più esperimenti ci saranno più qualcosa potrà essere considerata valida e solida ma mai vera in modo definitivo.

Il secondo è lo sforzo, il tempo e le energie che è necessario spendere per validare qualcosa.

Ma c'è anche una buona notizia, la validazione non è necessaria. Mi spiego meglio, la vita è veloce e frenetica e non sempre è possibile svolgere un percorso di validazione.

Questo cosa vuol dire? Che una mente scientifica può agire senza validazione, rischiando e tenendo a mente che ciò in cui sta credendo non è validato e potrebbe portarlo in errore.

La trappola più grossa della vita infatti non è possedere informazioni totalmente valide, ma credere di possedere delle verità quando in realtà non si hanno nemmeno credenze sufficientemente valide.

Il "segreto" della vita, se così si può chiamare, non è tanto nella validazione in sé ma di tenere a mente, quando si agisce, che ciò che si sa non è validato e quindi essere pronti all'errore, evitando così catastrofi e riadattandosi al volo.

Chi non ha la mentalità scientifica ma sviluppa verità finirà inevitabilmente in trappola, insisterà, cercherà conferme laddove non ci sono, la prenderà sul personale e alla fine perderà solo tempo ed energie, per precipitare verso fallimenti più o meno disastrosi. 

La scienza ci porta di fronte a due strade:

- la prima lunga e cauta di chi prima di agire valida al massimo e al meglio per fare solo scelte con il minimo rischio di errore;

- la seconda è più breve ma rischiosa, dove si agisce senza validare ma rimanendo consapevoli di ciò che si è fatto, rimanendo quindi guardinghi nei cofronti delle possibili conseguenze di un errore.

 

In questo articolo tenterò di trasmettere il concetto di validità, come si arriva a capire se qualcosa è valido o meno rendendo il metodo scientifico quanto più pratico e chiaro possibile.

 

Abbiamo detto che il metodo scientifico è un metodo strutturato affinché la conoscenza prima di essere usata o memorizzata venga validata tramite specifici passaggi. La scienza è nata grazie a secoli di indagine epistemologica, in quanto da sempre gli uomini più scettici si domandavano quanto fosse valido ciò che sapevano e per in base a questa necessità hanno costruito nel tempo metodi per scoprirlo arrivando ad oggi al metodo scientifico.

La scienza è una risposta al bisogno umano di capire se qualcosa sia falsa o meno, di capire quanti errori ci siano in ciò che pensiamo o diciamo.

Ad oggi, il metodo scientifico è oggettivamente riconosciuto come il metodo per ottene maggior grado di validità sulla conoscenza ottenuta.

Tutto il progresso umano si potrebbe definire come un frutto del metodo scientifico perché la scienza si fa ma si studia anche, ci si arricchisce di quello che si è già validato e ci si interroga su quello che c'è ancora da scoprire. 

Sembrerà strano dirlo ma chiunque usa questo metodo, anche nella sua piccola realtà, è uno scienziato, contribuisce in qualche modo con i suoi risultati a migliorare la propria porzione di mondo, ad aiutare qualche amico ad uscire da una visione ottusa della realtà, non pensiamo allo scienziato sempre come qualcuno che è in un laboratorio a fare esperimenti specifici, iniziamo a vedere lo scienziato come un modo di vivere.

 

Ma come pensa una persona non scientifica?

Sono prevalentemente tre i modi euristici con cui le persone credono in qualcosa quando non usano il metodo scientifico:

- metodo apodittico, il soggetto si costruisce un castello in testa in cui con i suoi stessi pensieri pensa di dimostrare qualcosa come vero;

- ci sono persone che seguono metodi rozzi di validazione ma senza che ne siano pienamente consci. Se interrogati non saprebbero nemmeno spiegare perché pensano che una cosa sia vera o falsa. 

- ci sono persone che usano metodi completamente errati, il più usato è quello di "una dimostrazione = verità" che verrà approfondito meglio in seguito dove si pensa che una sola dimostrazione indichi loro la realtà delle cose con passaggi quali "se è così allora è vero".

Questo ci fa capire che si vive anche senza scienza, ogni persona in qualche modo acquisisce dei metodi euristici con i quali apprende delle informazioni, metodi che sono passabili di errori, chiunque insegua strade diverse da quelle descritte qui sopra sta vivendo in un modo non scientifico con tutti i rischi del caso.

 

C'è quindi un bivio, di fronte a nuove informazione si hanno due strade, o si presume o si suppone.

La parola chiave è qundi "SUpposizione", suppone chi è conscio che ciò che sta usando non è validato, quindi tutti piani di azione che crea li fa essendo conscio dei rischi, mentre chi "Presume" non si rende conto che ciò che crede potrebbe essere sbagliato, presume chi anche se non ha validato usa quell'informazione per vivere e agire senza rendersi conto che potrebbe essere errata, o perché se ne frega o perché con metodi errati e semplificati ha pensato fosse vera.

In sintesi ci sono persone che ipotizzano e tengono a mente che stanno solo ragionando per ipotesi e che tutto ciò che dedurrano a partire da quella ipotesi sono solo supposizioni, cioè ragionamenti non validati, persone che credono di avere verità in tasca quando non ce l'hanno (presuntuosi) e persone che credono di raggiungere la verità con una sola dimostrazione (semi scienza).

Come fare allora? Come evitare di essere questo tipo di persone?

L'articolo da questo punto in avanti si concentrerà sulla scienza "classica" per capire come uno scienziato e la scienza funzioni nello specifico, così da prendere quel modello e applicarlo anche alla vita di tutti i giorni. 

Il metodo scientifico si sviluppa in quattro fasi:

- fase ipotetica. In questa fase ci chiediamo se qualcosa che abbiamo pensato sia valida. Ma cosa esattamente? Una spiegazione della realtà, una regola, un'informazione.  Quando arriviamo a una conclusione su qualcosa che spiega la realtà e al tempo stesso ci chiediamo se ciò che abbiamo pensato sia in qualche modo valido entriamo nella fase ipotetica. Affinché questo avvenga è bisogno che ci sia la presa di coscienza che ciò che si è pensato, non è una verità, quindi la propria conclusione viene convertita in un'ipotesi da validare, posta in modo tale che ci si possa lavorare sopra. Ad esempio se in una mia conclusione sono arrivato a pensare che il mio partner mi tradisce, come posso validarlo? Come posso convertire questa ipotesi in un processo di validazione? Nella fase ipotetica non c'è molto da fare. La fase ipotetica è la fase di partenza, anche se alcune ipotesi possono essere scartate sulla base di eventuali fallacie. Come a dire se la mia ipotesi è logicamente errate non c'è nemmeno la necessità di dimostrarla, già so che è sbagliata dal principio e non c'è altro lavoro da fare se non quello di ripartire con una nuova e migliore ipotesi;

fase della tesi, l'ipotesi diventa una tesi nel momento in cui c'è almeno una dimostrazione. In ambito accademico e scientifico, questa fase è cruciale perché fa scattare un effetto riflettore, dove diverse persone si interesseranno a tale risultato. Immaginate che voi stiate accusando qualcuno di aver commesso un reato grave, fino a quando vi limite ad accusarlo è possibile che le persone intorno a voi vi ascoltino ma non ci credano, se invece accusate qualcuno e in più portate una prova è molto probabile che le persone chi vi ascoltino si attivino perché per l'appunto c'è una prova a carico che rende tutto più reale e valido. Per capire a pieno questa fase è necessario avere chiaro in mente che dimostrare qualcosa non è una cosa totale, definitiva o rivelatrice di verità. Una dimostrazione ha un potere parziale, una piccola e limitata validazione iniziale. Il modo migliore per muoversi con le tesi è quello di continuare a vederle con scetticismo, specialmente quando si è alla prima dimostrazione, continuando a fare sia esperimenti che la confermino ma facendo anche tentativi di falsificazione, fare dei test per vedere se la propria tesi regge. Le tesi si possono distinguere per comodità in tre sotto tipi, deboli, significative, forti. Più sono le dimostrazioni più diventa forte la tesi, questo passaggio è fondamentale perché una tesi debole, sebbene possa essere interessante, di fatto non dimostra nulla è solo un punto di partenza mentre le tesi forti, sebbene non siano ancora teorie se manca la falsificazione, hanno già più spessore e possono attirare molto interesse in quanto più persone tenteranno di smontarla;

- fase della falsificazione, a questo punto non si procede con la costruzione di ulteriori dimostrazioni che confermino, ma si cerca di costruire esperimenti che dimostrino che sia falso. Questa fase la si può capire solo se si riesce a comprendere che la dimostrazione non ha potere di realtà, ma anche le dimostrazioni potrebbero essere errate o solo parzialmente esatte. Questo cosa produce? Che se questo esperimento di falsificazione riesce indebolisce enormemente la tesi, ma se fallisce la rafforza. Detto in altre parole più tento di falsificare più aumento la validità più porto validità, perché se fallisco confermo ancora di più mentre se falsifico dimostro che quella tesi non era valida, in ogni caso il soggetto ha migliorato la visione del mondo eliminando un errore dalla sua mente. Anche la falsificazione come la dimostrazione ha un potere parziale, una sola falsificazione non distrugge necessariamente una tesi, la indebolisce e bisogna riconsiderarla al netto di ciò che si era dimostrato e ciò che si è falsificato per capire dove sta la validità e dove sono gli errori;

- la fase teorica, questa fase è un lavoro di riorganizzazione dei punti precedenti.  Una tesi diventa teoria solo quando c'è un numero di dimostrazioni riuscite e falsificazioni fallite tale da generare una validità solida. In sintesi una quantità elevata di lavoro fra dimostrazioni e falsificazioni può trasformare una tesi in una teoria, rendendola solida. Tutto questo "lavoro scientifico" diventa la base per la teoria che verrà considerata sempre provvisoria, che non verrà mai considerata come verità assoluta e rimarrà in piedi fino a quando qualcuno non ne troverà  limiti o errori ancora scoperti. Non esiste una teoria che si possa reggere in piedi su un lavoro singolo di una persona, la teoria si basa su una vasta ricerca scientifica fatta da più persone, più c'è lavoro dietro più una teoria si può considerare solida. Spesso si abusa di questo termine, nella maggior parte dei casi quando sentirete la parola teoria, chiedetevi quanto lavoro c'è dietro di dimostrazione e falsificazione e se non c'è non è una teoria, ma solo una tesi e nel peggiore dei casi solo un'ipotesi. 

Intorno ad ognuna di queste quattro fasi descritte c'è un tipo di discussione differente, nella fase ipotetica la discussione si basa su tutto ciò che è possibile. L'unico tentativo di intervento che si può fare qui è quello di scartare le ipotesi che presentano errori di deduzione, lasciando invece spazio alle altre ipotesi che necessiteranno di dimostrazione e falsicazione per proseguire nella discussione. Si può applicare il filtro dell'eliminare ipotesi basate su deduzioni fallaci o su dati di partenza errati.

Nella fase tesistica la discussione si incentra sul come dimostrare e in un successivo momento falsificare, per capire la validità dell'ipotesi iniziale.

Nella fase teorica si riassume tutto il lavoro svolto, si accetta la validità solida raccolta. Non tutte le tesi diventano teorie, va tenuto a mente che alcune tesi, nonostante l'iniziale entusiasmo, cadono sotto i colpi della falsificazione e del lavoro scientifico della comunità.

 

Queste quattro fasi descrivono la scienza in ambito accademico, ma in ambito esistenziale cosa succede? Non abbiamo un team di ricercatori, abbiamo al più solo persone che sono al nostro fianco con cui discutere.

In ambito esistenziale nella maggior parte dei casi raramente avremo una solida teoria, quando formuliamo le ipotesi saremmo noi a fare il lavoro di tesi e il lavoro di falsificazione, l'unica cosa che possiamo fare è produrre quanti più esperimenti possibili sia che dimostrano sia che falsificano ricordando che non potremmo mai avere la stessa solidità teorica che avremmo se ci fossero anche altre persone esterne a lavorare.

In sintesi la scienza in ambito esistenziale è possibile ma con evidenti limiti da accettare, consci del fatto che comunque questo metodo ci farà vivere meglio se non lo usassimo.

Se un soggetto senza metodo scientifico finisce per vivere o di sicumera (certezze) o di eterne paronie (insicuro), chi vive di metodo scientifico vive in modo scettico.

Lo scettico, ad oggi confuso con il paranoico, altro non è che la persona con cui è più piacevole parlare perché sa gestire il concetto di validità, non è presuntuoso, sa discutere, non parte prevenuto, sa ascoltare.

Il paranoico è quello invece che è alla costante ricerca di certezze ma non le trova, quindi così come per il presuontoso è pesante parlare perché rifiuta il concetto di validità, rifiuta tutto ciò che non è certamente vero o perfettamente dimostrabile. il paranoico è alla ricerca costante di quella certezza che gli faccia passare la paura legata al dubbio, cosa che non potrà trovare mai se non illusoriamente.

 

La scienza accompagna quello che è un'assioma umano, la volontà e necessità di capire il mondo per operare in esso, ogni volta che non conosciamo qualcosa, che non ne capiamo la dinamica formuliamo una possibile spiegazione e che lo vogliamo o no quella spiegazione va validata, in quanto è solo un'ipotesi, ogni persona ragiona per ipotesi, anche se pensa di avere la verità in tasca, sono i fatti a trasformare una ipotesi in tesi non le chiacchiere.

Questo è il metodo scientifico nella sua interezza, ma richiede di essere conosciuto, richiede di possedere concetti come dimostrazione e falsificazione che non tutti conoscono.

Quando un soggetto applica un metodo dimostrativo che non è quello scientifico o lo applica male si entra nel fenomeno della pseudoscienza o semiscienza. 

La pseudoscienza si manifesta in tre modi:

- il primo si può definire anche come  "una dimostrazione = realtà" dove la persona pensa che una singola dimostrazione porti a dire che qualcosa è vero, solitamente le persone esprimono alla prima dimostrazione affermazioni come "allora è vero". Questo è un errore talmente comune che solo un soggetto erudito riesce a non caderci, la nostra stessa biologia per sopravvivere ci spinge a credere basandoci su una singola dimostrazione, ma quando si insegue la validità, una singola dimostrazione non è sufficiente per diversi motivi che verranno spiegati nel corso dell'articolo. Per evitare di cadere in questo errore è necessario capire che a volte una dimostrazione è solo apparentemente tale o può contenere errori, la falsificazione è uno strumento più potente e che va necessariamente usato per validare in modo scientifico qualcosa. Per estensione si parla di questo fenomeno anche quando il soggetto di fronte a due conferme afferma "allora è vero";

- il secondo è la presunzione apodittica, dove il soggetto segue il principio di "una dimostrazione = realtà" e la dimostrazione invece di essere un esperimento o un fenomeno esterno è frutto di una serie di meccanismi interiori, il soggetto pensa di dimostrare qualcosa con dei passaggi mentali. Questo è possibile perché il soggetto pensa che la sua mente abbia poteri dimostrativi. Se il soggetto ad esempio crede che se qualcuno tradisce allora non ama, userà questa credenza per concludere che una persona non ama se tradisce. Nella presunzione vi è un doppio errore, sia quello di una dimostrazione = realtà e sia quello di pensare di avere delle dimostrazioni quando sono solo passaggi mentali arbitrari privi di qualsiasi potere dimostrativo. In questo punto troviamo ad esempio la fallacia apodittica dove il soggetto crede che il pensiero abbia poteri dimostrativi, che quei passaggi mentali lo portino alla verità;

- Il terzo è quello della caparbietà, detto anche bias di conferma, il soggetto erroneamente si ferma a cercare di dimostrare invece di falsificare, continua a cercare solo dimostrazioni, non rendendosi conto che ciò che maggiormente conta per tenere in piedi una tesi è tentare di smontarla ed è quando non ci si riesce che allora le dimostrazioni fatte assumono solidità. Va fatto capire al soggetto caparbio che è fondamentale tentare di smontare la propria tesi per renderla solida. Il caparbio non si accontenta di una solo dimostrazione, ma commette l'errore di andare solo ed esclusivamente alla ricerca di ulteriori dimostrazioni.

 

Quando si tenta di discutere in modo scientifico con una persona che ha commesso uno o più di questi errori appena descritti ciò che traspare è una persona testarda, che fa resistenza in quanto crede di possedere la verità. Il testardo è tale perché, nella sua ignoranza e distorsione, crede di possedere una verità che in realtà è solo una sua illusione.

Una persona con cui sarà faticoso discutere, il testardo reagirà con rabbia perché non accetta che un esterno possa dirgli che ha sbagliato avendo lui delle dimostrazioni, avendo lui l'illusione di aver capito la verità.

Il limite più grosso è dato proprio dal non rendersi conto che in realtà la dimostrazione che ha o è errata o non è sufficiente, il soggetto non si rende conto di quanto sia importante ascoltare, pensare di più, dialogare, scoprire, il suo più grande limite è quello di essere saltato ad una conclusione di verità, rendendo vano e impossibile qualsiasi altro dialogo costruttivo, specialmente se questa verità ha potere emotivo sul soggetto, alterandolo anche emotivamente.

 

La pseudoscienza è una trappola "mortale" che porta i soggetti a cadere in dei tranelli da cui potrebbero non uscire più o che hanno fatto già molti danni. 

Iniziamo a sviluppare credenze da pochi anni di vita, immaginate di conoscere il metodo scientifico a 30 anni, questo vuol dire che dentro di voi ci sono probabilmente migliaia di credenze errate che pensate vere che vi stanno letteralmente rovinando o limitando la vita.

Il metodo scientifico non solo dà modo di diventar immuni a queste trappole, il soggetto che acquisisce il metodo scientifico diventa conscio che è necessario un lavoro di restaurazione di sé.

Con il metodo scientifico il soggetto abbandona la verità per entrare nell'ambito della validità acquisita e trovata con calma, migiorando nettamente la qualità della percezione della realtà e di conseguenza la sua qualità della vita con scelte e azioni migliori.

Quando qualcosa si può iniziare a definire valido? La validità inizia fin dal momento dell'ipotesi non fallace, quando si analizza l'ipotesi e si osserva che non ci sono fallacie, questo diventa il punto di validità minima, dove inizia il processo di validazione che avazerà smpre più in base a quante più dimostrazioni e falsificazioni si faranno.

Come abbiamo già detto è scientificamente accettabile vivere di sole ipotesi, vivere rischiando se questo viene fatto con consapevolezza, cioè tenendo a mente che ciò che si hanno in mano solo solo ipotesi e tutti i pensieri supposizioni.

Avere una mentalità scientifica vuol dire riuscire ad usare queste informazioni valide, tenendo a mente quanto siano valide, riuscendo quindi a trattarle con scetticismo continuo, capendo che se qualcosa inizia ad essere valida o aumenta di validità non è detto che sia vera, la validità che avanza diventa man mano più solida.

Un esempio di asserzione scientifica è questa:

"Alla luce degli avvenimenti ho ipotizzato che la causa del mio malessere possa essere questa, dopo una serie di test  ed esami che hanno dimostrato quanto accaduto sono arrivato a questa conclusione, siete pregati di partecipare al dibattito per approfondire e discutere meglio la questione, tentando in ogni modo di suggeririmi degli esami da fare che possano in qualche modo falsificare i miei risultati così da poter comprendere quanto ci sia di valido in ciò da me scoperto".

C'è la totale assenza di verità o conclusione definitiva, il soggetto è partito per ipotesi che poi ha dimostrato, ma non si è lasciato ingannare e ha comunque lasciato una porta aperta al dialogo e alla discussione per arrivare tutti quanti insieme ad una conclusione valida, migliorata dall'apporto di tutti.

Questo ci fa capire quanto la semiscienza o pseudoscienza invada le nostre vite. I giornali sono pieni di pseudoscienza, la spacciano per sensazionalistica perché sanno che le persone ci credono. La maggior parte della popolazione nella sua ignoranza è testarda, riesce facilmente a credere da una singola dimostrazione che quella sia la realtà, a volte lo stesso giornalista ci casca e quindi il mondo è parodossalmente invaso da pseudoscienza.

La scienza stessa che produce danni non intenzionalmente a causa della profonda ignoranza che affligge la maggior parte della popolazione che non riesce ad andare fino in fondo e comprendere i prodotti non ancora maturi del metodo scientifico.

Seguirà ora un ulteriore distinguo e approfondimento fra ipotesi supposizione e opinione. 

Il termine ipotesi pone l'accento sull'avvio del metodo scientifico, parlare di ipotesi è come dire "tenterò per quanto possibile di iniziare un percorso di dimostrazione e falsificazione riguado alla mia conclusione".

Parlare di opinione invece pone l'accento sul dialogo, l'opinione è l'ipotesi che viene comunicata ad altri, specificando che è appunto solo un'ipotesi.

La supposizione invece pone l'accento sull'uso che si fa di tale ipotesi, ad esempio "Caio ipotizza che a Carla piacciano i tipi alti e che lui essendo alto suppone di poterle piacere e in bas ea questo ci prova". Caio non aveva nessuna dimostrazione, nessun fatto, ma lo aveva ipotizzato sulla base di qualcosa e ha usato tale ipotesi per agire. Il fatto che Carla possa starci non dimostra nulla, Carla poteva trovarlo attraente per altri motivi però Caio può sulla base di quanto accaduto postulare delle congetture, cioè delle ipotesi che hanno funzionato anche se non si sa bene perché.

La congettura che Caio piace potrà aiutarlo ad agire, a vivere meglio, senza dimostrazioni e senza illusioni di pretenderne il perché. La congettura infatti è tale fino a quando scientificamente se ne riconoscono i limiti, non si fanno salti mentali arbitrari.

 

 

Capiterà infatti prima o poi che il soggetto si ritrovi in scenari dove non ha informazioni, se non ipotesi e potrebbe scegliere di usarle per rappresentarsi la realtà e prendere scelte. 

Quando il soggetto usa le ipotesi si parla di queste come congetture. Il soggetto sa che non sono dimostrate scientificamente ma in qualche modo a lui sconosciuto hanno funzionato.

Si parla di fallacia congetturale in due casi:

- il soggetto lentamente scorda tutto l'impianto ipotetico sotto, tutte le supposizioni fatte e trasforma il tutto in "siccome funziona tutto ciò che ho ipotizzato è vero/valido";

- il soggetto erroneamente pensa che se quell'ipotesi ha funzionato, sia automaticamente dimostrata. Non è così.

 

Questo punto è importantissimo nell'ambito umano perché un soggetto con mentalità scientifica potrebbe scegliere di vivere per ipotesi e congetture, rischia senza dimostrare e ciò che funzionicchia lo continua ad usare.

Se funzionano non dirà "sono vere" ma le terrà da parte come congetture, cioè come qualcosa che può funzionare ma di cui non si conosce l'esatto meccanismo, sono delle armi da usare ma sempre con criterio e con mentalità scientifica.

Nella comunità scientifica infatti quando non si può procedere al normale percorso scientifico ci si basa su quella che viene definita come omologhia scientifica, cioè si guarda più al pensiero condiviso non che alle dimostrazioni in  sé. Quindi potrebbe succedere che si usino congetture nel mondo scientifico proprio perché sono condivise dalla maggior parte anche se non sono strutturate con esperimenti e falsificazioni, ma di fatto funzionano.

In conclusione potremmo affermare che la chiave di volta per capire la scienza è che a prescindere che sia tesi, ipotesi o teoria non c'è una verità assoluta o una falsità assoluta, avere un metodo scientifico vuol dire acquisire la coscienza dei propri limiti di conoscenza e dei limiti di conoscenza in generale, che ogni cosa che esiste e viene detta è stata partorita da uomini e in quanto tale può contenere errori, ricordarsi che ogni cosa ha dei diversi gradi di validità, validità che può essere misurata e scoperta ma che nulla è vero in termine assoluto.

La scienza non fornisce verità ma aiuta a capire dove sta la validità e dove non sta, in un'ottica di solidità che è comunque sempre migliorabile e mai vissuta come dogmatica.

 

Un soggetto con mentalità scientifica non dirà mai "è così e basta" ma piuttosto frasi come "in base alle conoscenze che ho e il relativo grado di validità che hanno ho pensato questo, vediamo se è possibile, se questo prodotto può essere in qualche modo utile o applicabile al caso" o ancora "faccio questa scelta attingendo a queste informazioni o regole con tot grado di validazione, devo considerare la possibilità di errore e di conseguenze in tal caso, c'è il rischio che non vada come penso".

 

Applicare questo metodo alla realtà di tutti i giorni potrebbe essere dura da digerire o si vive con un rischio consapevole o si perde tempo ed energie per dimostrare la validità di qualcosa.

Non ci sono alternative, questo è l'unico modo per comprendere il mondo o vivere senza commettere errori, per non sviluppare distorsioni mentali e non lasciandosi illudere fa facili certezze.

Ed ecco che arriviamo al paradosso, un soggetto con diverse paure, crolla sotto il peso dell'incertezza e dell'insicurezza, il fatto che tutto diventa possibile gli sprigiona ansia che solo le certezze possono fargli passare.

Questo spiegherebbe perché la normalità si basi per lo più su pseudoscienza e presunzione, perché fa comodo vivere così, specialmente se le persone non sono state resi sufficientemente forti in termini di personalità da reggere tutto questo peso, tutta questa incertezza, da reggere la realtà stessa delle cose.

 

Questo articolo ci aiuta anche a capire il perché alcune branche del sapere fatichino ad essere chiamate e considerate scienza, la psicologia stessa è talmente complessa che in questo periodo storico ha un'infinità di ipotesi, poche tesi e ancor meno teorie ma la si può considerare scienza fino a quando si farà uso del metodo scientifico. Perché è così che le persone e i ricercatori sapranno gestire la diversità di quei tre elementi, per comodità si possono definire branche come quelle della psicologia come scienza "debole" proprio a sottolineare come si sia lontani dall'avere ad esempio gli stessi prodotti teorici che si hanno in una branca come può essere la la fisica, la meccanica, etc..

 

La scienza non è solo formulazioni di ipotesi alla ricerca delle regole che governano la realtà, ma potrebbe anche formulare ipotesi per capire cosa è successo nel passato o cosa succederà nel futuro.

 

Fase paradigmatica

Si definisce fase paradigmantica quella fase in cui la scienza progredisce abbastanza da stabilire teorie dominanti, scartando tutte quelle tesi e teorie che trovano spazio con poche dimostrazioni e falsificazioni.

 

Il salto del testardo

Come abbiamo già detto il testardo è colui che produce verità a partire da una o più dimostrazioni. Questo soggetto tende, di conseguenza, a fare dei salti di verità nel momento in cui ci sono dimostrazioni che spingono verso una nuova verità.

Cosa succede? Il soggetto cambia la sua verità quando arriva una nuova dimostrazione eclatante diversa dalla precedente, ecco che il soggetto finisce di colpo per cambiare idea e sposare la nuova verità portata dalle nuove e più eclatanti dimostrazioni.

Quindi, mentre non c'è verso di discutere con il testardo portando falsificazioni o argomentando in modo scientifico, questo cambia invece immediatamente visione se arrivano dimostrazioni più forte ed eclatanti di quelle che promuovevano in precedenza la sua verità.

Ad esempio le persone tendono a giudicare qualcuno da ciò che fanno, prendiamo il caso di Tizio che giudica Caio uno sfigato perché non ha avuto mai un rapporto sessuale. Difficilmente ci sarà verso di far capire a Tizio che non è detto che siccome Caio non ha ancora avuto un rapporto non lo avrà mai e sarà sempre uno sfigato proprio perché prende quella dimostrazione, cioè assenza di rapporti, come l'emblema dell'essere sfigati. Ma nel momento in cui Caio trova una partner ecco che Tizio modifica immediatamente la sua visione, passando da "Caio è uno sfigato" a "Caio è una persona normale perché ha trovato un partner".

 

Perché le dimostrazioni non portano automaticamente a verità? 

Perché la dimostrazione è comunque un prodotto dell'uomo, può contenere errori e sopratutto dimostrare qualcosa di solo parzialmente collegato. Un ottimo esempio per capire quanto la dimostrazione sia limitata è quella della storia del target="_blank">cavallo intelligente Hans.

 

Come si usa una validità non solida, un esempio di costruzione di tesi e falsificazione

Prendiamo l'esempio di Giulia, una donna che si è appena fidanzata con Marco. Giulia sta cercando di conoscere Marco e ogni cosa che osserva, chiede o ascolta, da brava scienziata, diventa una ipotesi da processare e validare.

Fra le tante cose che inizia a scoprire di Marco c'è questa, ovvero che Marco si dichiare essere un amante dell'uscita domenicale accompagnata da attività ricreative quali ristorazione e altro.

Questa componente per Giulia è importante perché l'ex ragazzo non amava uscire mentre lei vorrebbe almeno una volta a settimana andare a cena fuori, fare un giro e visitare posti nuovi.

Giulia entra nella fase della tesi nel momento in cui osserva che Marco, senza che lei dica o faccia niente, ogni weekend le propone di andare a cena fuori e la porta in un posto diverso ogni volta.

Ma Giulia, che è una brava scettica,  sa che questa dimostrazione non porta a verità, anche perché il suo ex ragazzo simulò un interesse per la cena fuori che dopo si scoprì essere falso, quindi rimane il dubbio del "e se stesse mentendo?" "se ci sono altre cose dietro e poi cambia?".

Quindi Giulia sa benissimo che non deve solo andare alla ricerca di dimostrazioni ma anche falsificazioni, come fare? Si ricorda che ha un amico in comune, di nome Roberto, che è più amico suo non che di Marco e che sopratutto Marco non sa quanto ci sia di affetto fra lei e Roberto.

Cosa fa allora Giulia? Chiede e Roberto di andare a fare una chiacchierata informale e indiretta per tentare di estorcere cosa realmente pensa nei confronti di quel tipo di uscite, dato che non ha interesse a nascondere eventuali pensieri reali a Roberto.

Marco e Roberto si incontrano ed effettivamente Marco confessa a a Roberto che le uscite non le vive in modo così piacevole come aveva fatto credere a Giulia, ma come una componente fondamentale all'inizio per poter saldare il rapporto e non farsela scappare.

Giulia, grazie a questo stratagemma, falsifica ciò che Marco le aveva detto e ha modo di affrontarlo per stabilire meglio cosa fare e come comportarsi.

Cosa si può apprendere da questo esempio? Che la conoscenza di Marco progressivamente aumentava e poteva essere usata, ma sempre con scetticismo, perchè mancava la solidità che in qualche modo poi Giulia è riuscita a prendersi, almeno in quel versante, tramite l'esperimento di falsificazione con Roberto. Se avesse continuato a cercare solo dimostrazioni nel comportamento di Marco, probabilmente ci sarebbe nuovamente cascata come una pera cotta nel credere che Marco fosse realmente così solo perché diversi elementi dimostravano che è così.

 

 

L'automatismo al metodo scientifico e l'automatismo al metodo semiscientifico

Alcune persone potrebbero dire leggendo questo articolo "si benissimo tutto chiaro, il problema è che io difficilmente penserò e vivrò così per due motivi, il primo è che è faticoso e il secondo è che per una vita ho pensato in modo semiscientifico, partorendo verità da delle dimostrazioni, senza accorgermente, come faccio ora a cambiare'".

Questa domanda, è legittima e non ha una risposta definitiva, il lavoro da fare su sé è lento e progressivo per spezzare tutti questi modi di fare, che sono diventati automatici. Si legga automatismo per approfondire.

 

APPUNTI:

- si definisce illazione quella conclusione errata che il soggetto non percepisce come tale ma che un esterno invece si rende conto dell'errore o della presunzione dietro di essa.

- aggiungere solipsismo

- apodittico e apofantico. Apodittico è della mentalità convinta, apofantico della mentalità scientifica

- mentalità aporica, aporia. soggetto che vorrebbe illudersi, trovare certezze ma non riesce a causa di una parte di scetticismo

- mentalità antiscientifica

- si può permettere di vivere di congetture chi è disposto a sbagliare, ma se ad ogni sbaglio soffri ce la fai comunque?

Il problema delle teorie congetturali e la biografia

Quando una persona scrive un articolo su qualcosa che non può dimostrare finirà per fare un elenco di biografia che avrà come obbiettivo quello di alimentare il fenomeno descritto sulla teoria congetturale elencando una serie di persone e testi che hanno la sua stessa visione ipotetica. Questo potrebbe creare una sorta di "verità" in quei soggetti che non hanno un metodo scettico sufficiente a riconoscere e comprendere cosa ha di fronte, cioè una teoria congetturale, qualcosa basata prevalentemente sull'ipotesi condivisa e sull'utile ma che è priva di dimostrazioni.

 

 

 

 

ultima modifica il: 14-05-2021 - 23:10:28
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