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Cos'è il rischio? Cosa si intende per rischio?

Si definisce rischio la probabilità che un elemento, definito come minaccioso, ha di danneggiare il soggetto. 

Esistono prevalentemente due contesti in cui si usa il concetto di rischio:

- rischio fine a se stesso e da evitare;

- rischio per un possibile guadagno.

Un rischio fine a se stesso potrebbe essere quello di camminare al centro di autostrada, non porta a nessun guadagno, perché farlo? Chiunque direbbe "no io non ci vado a camminare dentro un'austrada".

Un rischio per un possibile guadagno è ad esempio quello che di provarci con qualcuno che ci piace rischiando però che il suo rifiuto possa farci stare male.

Questa differena è da tenere a mente perché ci sono rischi che si cercano di evitare e basta e rischi che invece vanno calcolati in base alla possibilità di successo.

Prima di approfondire il concetto di rischio nel dettaglio è necessario sottolineare che una persona potrebbe smettere di prendersi dei rischi per ottenere qualcosa che vuole se inizia a percepire, a seguito di numerosi fallimenti, che le cose andranno sempre male e non è in grado di arrivare all'obiettivo posto.

A questo persone è inutile continuare a ripetere di buttarsi, perché peggiorano solo la situazione ma è necessario intervenire sulle reali capacità del soggetto per migliorarle ed entrare in una situazione di possibilità di successo.

"Misura le tue capacità e se queste sono sufficienti credici, se sono insufficienti lavoraci".

 

Il rischio i soggetti lo calcolano in modi diversi, prevalentemente in tre modi:

- conscio rapido e intuitivo, detto anche calcolo automatico, il soggetto fa dei pensieri rapidi a volte senza neanche accorgersene che lo portano a vedere una minaccia con una data probabilità che avvenga;

- conscio lento/statistico;

- inconscio.

 

Il rischio, insieme all'entità del danno portano al concetto di pericolo. Il soggetto proverà delle emozioni e dei sentimenti specifici ogni qualvolta crede che ci sia una possibilità realtà che un minaccia lo danneggi.

Questo sentimento di pericolo a sua volta attiva una difesa, definita come noia, il sentimentinto di noia è ciò che ci spinge a reagire al pericolo. 

 

La noia può evolvere in due sentimenti, paura e rabbia, di fronte al pericolo possiamo fuggire o combattere a seconda della personalità.

Tutto nasce dal rischio, dalla possibilità più o meno elevata che un elemento, considerato minaccioso, quindi in grado di danneggiarci, avvenga realmente.

Pericolo e noia sono sentimenti che hanno un'intensità che si può calcolare quasi matematicamente ed è il risultato del rischio moltiplicato per il danno.

Quindi più è alta la probabilità che l'elemento minaccioso più aumenta il sentimento di pericolo, più alta la percezione del danno e più aumenta il sentimento di pericolo.

Per fare un esempio se il soggetto pensa che con certezza sta per accadere un evento che lo danneggia, che lo spaventa, che non sa come affrontare e al tempo stesso come totalmente dannoso, ad esempio come morte, stupro, o altro proverà un profondo e intenso senso di pericolo, così intenso che probabilmente sfocerà in attacco di panico, con risposte di fuga (paura) incontrollabili.

Le variabili sono due, come detto, una è la probabilità che avvenga (rischio) e l'altra è l'entità del danno (minaccia). 

Questo ci dà modo di analizzare dettagliatamente gli scenari, in quanto ogni qualvolta che una persona si sente in pericolo questo avviene sempre perché ha percepito un elemento dannoso (minaccia) e ha percepito che tale minaccia sia reale, che ci sia una possibilità che avvenga (rischio).

Tramite tre domande si può capire cosa sta provando, perché lo sta provando e sopratutto se questa sensazione si basa su una percezione valida o distorta degli eventi.

Le domande sono quattro:

- qual è il danno che percepisci? Quale evento dannoso pensi di stare per ricevere? Cn questa domanda si capisce quale tipo di danno il soggetto subisce, ci da informazioni sulla minaccia;

- qual è l'elemento che ti produrrà questo danno? Qual è la minaccia? Perché credi che quell'elemento sia una minaccia? Con questa domanda si ottengono ulteriori informazioni sulla minaccia;

- quanto è intenso il danno che subisci? Quanto credi di esserne danneggiato? Quali sono le conseguenze nel presente e nel futuro di questo danno? Con questa domanda si ottengono ulteriori informazioni sulla minaccia;

- qual è la probabilità che la minaccia si traduca in un danno reale? Con questa domanda si ottengono informazioni sul rischio.

 

 

La prima cosa che si scopre è che il senso di minaccia non è sempre necessariamente reale, anzi nella maggior parte dei casi è falso o distorto, cioè il soggetto vede minaccioso qualcosa che non lo è oppure lo vede più o meno pminaccioso di quello che è realmente.

 

Gli errori si possono annidare in numerosi passaggi e riallacciandosi al discorso precedente è altamente probabile che un soggetto che vive e percepisce questo senso di minaccia in modo rapido/intuito o in modo inconscio sia frutto di una distorsione o un'illusione, ma anche il metodo lento non è esente da danni.

C'è anche un altro aspetto da considerare, che nel momento in cui l'entità del danno è elevata, la considerazione del rischio si annulla, diventa superflua, il danno è talmente elevato che a prescindere dalla probabilità (rischio), se il soggetto lo ritiene possibile entrerà in una dinamica di intensa minaccia proprio perché il focus è quello di "se dovesse accadere la mia vita sarebbe rovinata per sempre o finirebbe" e quindi probabilmente anche per un meccanismo evolutivo il cervello è come se agisse se fosse un evento certo, anche se avesse la probabilità di accadere di uno su un milione.

 

Questo significa che in scenari dove il soggetto percepisce un danno inaccettabile il rischio non conta più, il danno è talmente impattante per il soggetto da non considerare più il rischio, diventa semplicemente qualcosa da evitare a tutti i costi.

Per questo è inutile spiegare a chi ha paura dell'aereo delle probabilità, chi ha paura dell'areo non accetta l'evento che l'aereo cada e si schianti e che muoia, il problema è da ritrovarsi nel perché il soggetto abbia così tanta paura di morire in un incidente aereo.

 

Analizziamo ora emeglio gli errori principali che un soggetto commette nel sentirsi minacciati.

Sono due i principali possibili errori:

- distorsione dell'entità del danno, il soggetto vede un danno maggiore di quello è o minore. Facciamo un esempio, il soggetto pensa che se farà un errore tutti intorno lo puniranno, lo prenderanno in giro, vive con estrema ansia quella situazione al punto da evitarla sistmaticamete, un giorno non può sottrarsi e agisce, fa un piccolo errore e scopre che intorno a loro nessuno gli da peso e quei pochi che gli danno peso son comprensivi;

- distorsione sul rischio che un danno avvenga, il soggetto pensa ad una probabilità diversa da quella reale. Ad esempio il soggetto pensa che ogni volta che ci proverà con qualcuno verrà rifiutato in realtà riceve meno rifiuti di quello che pensa, nel momento in cui aggiusta il rischio ha meno paura di farsi avanti perché sa che ci saranno meno rifiuti di quel che pensa.

Il primo errore è alla base del catastrofismo, il soggetto vede un danno maggiore di quello che è e cioè aumenta il sentimento di minaccia.

Il secondo errore si definisce errore da allarmismo, cioè entrare in allarme e avvertire una minaccia maggiore di quello che è in realtà perché non si capisce che la probabilità di quel danno è minore o in alcuni casi perfino nulla. Cioè ci si allarma a vuoto.

Più errori si fanno più il sentimento di minaccia si basa su qualcosa che non esiste, ma che per il soggetto è reale, un'emozione che non corrisponde alla realtà.

 

L'esempio della sociofobia scatenata da errori che accendono una continua ansia e un evitamento per un pericolo che potrebbe essere distorto. Così come va accettato il fatto che alcuni soggetti hanno disturbi per pericoli non distorti ma reali, lì non si può lavorare sulla percezione del pericolo ma andando più a fondo per comprendere perché sono così sensibili a questo e/o non sanno come fronteggiarlo.

Un soggetto sociofobico ma che in parte è riuscito a percepire la sua distorsione che ha sul pericolo potrebbe affermare frasi come

"Quando e come ci entrerà nel cervello che gli altri non ci fanno nulla? E per quanto facciano,non saranno mai danni gravi come pensiamo".

 

 

Arrivati a questo punto è necessario fare un distinguo, ci sono soggetti che provano emozioni negative così intense da non riuscire a capire che non tutti si trovano in quella situazione. Come detto nel corso dell'articolo chi ha una paura intensa non guarda più alle probabilità, il rischio nn conta più, se ne vede anche la minima possibilità entra in una sorta di "panico/protezione" e per questi soggetti potrebbe essere diffiicile capire invece come alcuni vivano in una situazione differente, riuscendo ad agire nonostante la percezione del minaccia.

 

 

Se sei un soggetto molto sensibile e che nutre un eccessivo senso di paura per ogni cosa è necessario che tu faccia un sforzo di mentalizzazione per capire ed accettare che non tutti vivono il danno così, ci sono soggetti non ipersensibili e anche tu potresti un giorno esserlo.

In sintensi va accettato il fatto che ci sono soggetti che hanno una visione del danno che non è così impattante da essere evitata ad ogni costo, da non mandarli in panico ogni volta e che possono comunque affrontare dei rischi, non essendo devastati anche dalla sola possibilità che quel danno avvenga.  

 

La prima cosa da stabilire è quanto il senso del minaccia affondi le sue radici su qualcos di falso o distorto, capire il perché di questi errori e fare in modo di non farli più.

Ad esempio un soggetto potrebbe rendersi conto che il suo peggior nemico è il pensiero intuitivo, i suoi automatismi che tanto gli fanno comodo perché non gli producno sforzo, tutto è facile e concludibile facilmente ogni tanto però lo portano a vedere minacce che non ci sono.

La soluzione per questo soggetto è amara e potrebbe anche spiegare perché diverse persone non ne escano mai, in quanto non sono disposte a cambiare, non sono disposte a rinunciare alla comodità del pensiero intuitivo e vedere il mondo in automatico senza fare sforzi.

 

 

 

La paranoia

Per gli eventi futuri è la paranoia ad innescare tutto il circolo del rischio, in quanto si va a vedere un possibile danno nel futuro e se ne anticipa un'emozione in base appunto all'entità del danno e al rischio (probabilità) che avvenga.

 

La scorciatoia per affrontare la minaccia, Annullare il rischio. Chi si sente sicuro che il danno non avverrà non prova più pericolo o rabbia perché qualsiasi danno moltiplicato per zero dà sempre zero.

 

ultima modifica il: 12-11-2019 - 9:55:39
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