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Cos'è l'università?

BOZZA

(non avere aspettative, anzi probabilmente sarà mediocre e ci si renderà conto presto che una formazione migliore la si può fare solo da sé approfondendo ciò che viene detto a scuola, vederlo come un mezzo prevalentemente per fare contatti e avere un pezzo di carta che abbia valore legale e simbolico più per gli altri che per se stessi)

per comprendere l'università è necessario eliminare due false credenze:

- pensare che l'università sia una sorta di trasmettitore di conoscenza assoluta e sia quindi in grado di darti la massima e migliore formazione in qualcosa;

- pensare che l'università sia collegata in qualche modo nel mondo del lavoro, il tirocinio ha qualche collegamento ma l'università nella maggior parte dei casi non ce l'ha.

 

La laurea viene percepita in modo diverso a seconda delle credenze che una persona ha a riguardo ma ciò che rappresenta realmente è un sostituti della dimostrazione di adattamento (il curriculum è il surrogato per eccellenza), in quanto dalla laurea si deduce un valore che non si può presumere se non dimostrandolo. Questo fenomeno viene definito come "valore fittizio" si legga valore per approfondire.

 

 

A cosa serve l'università in termini pratici? L'università è la base di partenza per inizairsi a specializzarsi e avere una formazione specifica che all'atto pratico vuol dire una possibile futura spendibilità lavorativa. Questo vuol dire che l'università è indirizzata a quei soggetti che scelgono una carriera lavorativa basata sulla specializzazione.

La logica che ne è alla base è semplice "quanto più sono in gamba e abile a fare una cosa quanto maggiore sarà la probabilità di essere ricercato dall'esterno per manzioni ma non solo tramite i successi e le opere lavorative realizzate con questa abilità ci sarà maggiore eco e richiamo lavorativo all'esterno  " che detto in termini più semplici "più ti specializzi in un settore maggiori sono le probabilità che il mercato di quel settore ti ricercherà per quelle abilità sviluppate". L'università è solo un mezzo, il primo passo e ogni università ha un grado diverso di efficacia, si pensi all'abilità del professore, alla qualità del corso inteso come gli argomenti che hanno scelto di trattare, alle strutture di labotorio con il quale avere una "realtà di base" per generare anche esperienza pratica e così via.

L'università è un duplice trampolino di lancio perché da una parte aiuta ancor di più a capire dove specializzarsi (di solito le università, almeno nella triennale puntano all'infarinata di base) dall'altra a fornire quei contatti che saranno sempre più preziosi in quanto daranno modo di fare esperienza nella realtà, lanciare collaborazioni e così via.

Questo vuol dire che chi inizia l'università pensando che alla fine di quel primo pezzo di carta succederà qualcosa è una persona che nella maggior parte dei casi non ha capito nulla. Ci sono delle università che si potrebbe definirecome "autoconcludenti" cioè che sono rinomate per avere un'efficacia tale da formare, fare tirocinio ed essere collegate con strutture lavorative per cui lo studente preso il pezzo di carta è già avviato verso un primo lavoro formativo ma sono poche e non rappresentano la dinamica generale.

Detto in altri termini chi sceglie l'università lo fa mettendo in conto che si sta formando e quindi spetterà a lui produrre, mettersi in mostra e nel caso scegliere una carriera da imprenditore, cioè sta al soggetto formarsi e mettersi in mostra tramite prodotti e facendo in modo che quella sua specializzazione venga conosciuta e considerata da esterni disposti a pagare per averne dei servizi in cambio.

Ad alimentare il fenomeno università probabilmente è stato anche quello che l'AB ha definito come il delirio dei curriculum, dove invece di ricercare qualcuno o per i prodotti e i risultati già avuti o per quello che dimostra di saper fare in un colloquio (pratico) si vanno a leggere delle righe basate su corsi fatti, su cose che potrebbero essere anche inventate, e quindi l'università viene vista come una delle tante cose che "fanno curriculum".

Questa è la logica ma la realtà è invece un paradosso:

- il primo che si definisce come "studio mnemonico per il pezzo di carta", il soggetto perde completamente di vista la logica universitaria, ovvero che si sta formando per il suo futuro e se ciò che sta studiando non rimane, non ne ricorda nulla di fatto si sta avviando ad una futura carriera da disoccupato almeno che non riuscirà a far sfruttare quel pezzo di carta come curriculum e strappare un posto ad un datore di lavoro che pensa che sia sufficiente a determinate ciò che un soggetto sa;

- il secondo che si definisce come "ho fatto dei sacrifici mi merito di lavorare", anche qui il soggetto dimostra di non aver capito nulla di quella che è stata la laurea scelta e a cosa serva.

 

Come si gestisce l'università al meglio? Il percorso migliore possibile è questo:

- crescere in un ambiente educativo che porti il soggetto sin dai 12 13 anni a capire quali sono le sue passioni e coltivarle;

- arrivare a 19 anni e prendere la passione con più potenziale lavorativo e iniziare un percorso di studi che sia inerente, sfruttando quindi già esperienza e conoscenza accumulata;

- laurearsi e continuare il percorso di studi (senza che sia necessario per forza titoli di studi) ciò che conta è che il soggetto abbia per legge il minimo indispensabile per praticarla, il resto si può studiare da autodidatti o fare anche esperienza non riconosciuta perché il fine è divenire "leader del settore" cioè i più abili, esperti;

- quando il percorso di studi inizia ad allentarsi iniziare a produrre anche gratuitamente opere da mettere in rete per dimostrare le proprie abilità, quindi non solo tentare di iniziare a spendere ma anche producendo in modo che non si perda tempo.

 

Dopo questi quattro passaggi non c'è possibilità che non si lavori perché la logica stessa della realtà ci dimostra che gli uomini hanno dei bisogni e desideri e andranno verso coloro che secondo loro possono soddisfarsi, un soggetto leader sarà la prima scelta in un modo connesso come questo dove mettere le proprie opere in bella vista altro non farà che essere un simbolo intenso di ciò che realmente siamo in grado di fare e non a chiacchiere come nel delirio del curriculum.

Difficilmente un soggetto ha la fortuna di avere i primi due punti, ciò non conta che anche a 30 40 o 50 anni un soggetto possa comunque ultimare i due punti che sono quelli fondamentali, i primi due sono solo variabili facilitanti e che fanno si che un soggetto arrivi a 20/30 anni già a padroneggiare un settore.

Il fallimento educativo e prendere l'università senza capire a cosa serva e senza capire cosa piace e in cosa ci si desidera specializzare

 

Un indicatore di persone che arrivano a 18 19 anni e non sanno cosa fare della loro esistenza, allora prendono tempo con una laurea, e dopo il pezzo di carta cercano qualsiasi lavoro gli capiti. Una persona che invece sa già cosa fare della propria esistenza arriva a 18 19 anni già pronto, perché è negli anni addietro che ha già iniziato a studiare e investire nel suo progetto. Sono pochi i casi in cui la laurea fa parte di questo progetto, la maggior parte delle volte è come detto prima, un modo di prender tempo manipolando per una volta l'etica a proprio vantaggio, facendosi spesare dai genitori e allo stesso tempo stare lontani da loro.

 

I fallimenti più eclatanti si vedono in quei neolaureati che non ricordano quasi nulla del loro percorso di studi, che non hanno scelto qualcosa che piace, che si ritrovano con un pezzo di carta in mano e vanno cercando lavoro e si lamentano che non lo trovano. Questi soggetti di solito finiscono per lavorare in quanto il pezzo di carta ora per legge serve, ma tendono ad essere scartati proprio perché i datori di lavoro grossomodo si rendono conto di avere un soggetto che di fatto non sa nulla e non è in grado di fare nulla e che andrà formato per il lavoro che svolgerà, per questo comunque finché possono assumono soggetti che oltre il pezzo di carta dimostrano in qualche modo già di essere efficaci in tale.

A questo possono aspirare alcuni laureati, sfruttare un sistema "sacrificio cratico" in quei lavori che per legge richiedono quel pezzo di carta, sperando che in un dato momento non ci siano alternative migliori di loro.

Per sistema sacrificiocratico si intende il fatto che uno studente sacrifichi cinque anni della sua esistenza non ricordando quasi nulla di ciò che fa solo perché in questo modo la burocrazia gli darà quel pezzo di carta.

ultima modifica il: 20-03-2017 - 15:41:15
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