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- Alessitimia -
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Cos'è l'alessitimia?

Si legga timia.

(collegamento con ineffabile)

Il collegamento fra l'alessitimia e non riuscire a capire il comportamento altrui, se non si conosco le emozioni, non si capiscano gli effetti comportamentali, di conseguenza si farà fatica a capire cosa succede in sé ma anche negli altri.

L'alessitimia non solo impedisce di capire se stessi e comunicare ciò che si prova/intervenire, ma anche nelle manifestazioni emotive altrui.

L'alessitimia definisce quel fenomeno in cui un soggetto fatica a comprendere l'emozione che prova (causa, pensieri che ci sono dietro, conseguenze, tc..)  e sopratutto come intervenire su di essa o comunicarla all'esterno.

Non riesce a dare un nome, non conosce cosa succede, perché succede, quali sono le dinamiche, gli effetti, a volte potrebbe nemmenoa vere la consapevolezza di quello che sa e che non sa, annaspando in emozioni che comunque prova ma che non comprende.

Ogni persona si potrebbe definire alessitimica in una sua fase iniziale dell'esitenza, fase in cui la persona sta crescendo e inizia ad avere a che fare con delle emozioni che all'inizio non può comprendere.

L'alessitimia inizia a divenire un problema nel momento in cui il soggetto non supera questa fase rapidamente ma si porta dietro questo inadattamento nel tempo senza risolverlo.

 

L'alessitimia impedisce al soggetto di regolare le proprie emozioni in quanto meno si conosce del meccanismo emotivo e della propria personalità a riguardo meno si può fare nei confronti di tale emozione, finendola per subire passivamente ed essere in balia di essa. 

Pensiamo ad un rapporto dove uno dei partner prova emozioni sgradevoli alq uale risponde con rabbia, nel momento in cui la persona non riesce a comunicare in modo chiaro cosa sta provando, perché lo prova, non si potrà fare alcun interevento di regolazione dando luogo a comportamenti che potrebbero danneggiare il rapporto.

Per spiegare cosa si prova è necessario che la persona abbia sviluppato una serie di concetti in modo chiaro, che abbia concettualizzato le sue emozioni e relative dinamiche così da poter esprimere e spiegarsi agli altri, ma questo percorso lo fanno in pochi ed è ciò che sta alla base del problema comunicativo.

L'alessitimia altro non è che la circoscrizione di un problema dialettico più esteso, il non riuscire a comunicare le proprie emozioni ha delle conseguenze sia in ambito dei rapporti sia in ambito terapeutico.

 

Fondamentale per comprendere l'alessitimia è distinguerla dalla disregolazione emotiva, e dal fenomeno dell'empatia e relativa mancanza empatica.

 Si parla di alessitimia quando la persona non sa esprimersi e non ha concettualizzato mentre si parla di disregolazione emotiva quando il soggetto:

- non sa riconoscere le emozioni dentro di sé, dare un'etichetta stabile a quella particolare emozione sia dalle viscere che attiva (stretta allo stomaco, tonfo al cuore, etc...) sia dall'emozione stessa che possiamo avvertire a livello conscio

- non sa comprendere la dinamica delle emozioni, la loro dinamica ad esempio si ha paura perché si pensa che ci saranno conseguenze negative, che sia fonte di elementi negative, quali sono le cause, i pensieri che ha fatto dietro, etc..;

- non sa comprendere il ruolo del pensiero nell'attivazione delle emozioni e nel relativo sentimento, percepire la realtà in un modo piuttosto che in un altro fa si che lo stesso fenomeno attivi emozioni e sentimenti diversi.

 

Mentre si definisce non empatica una persona che non sa riconoscere le emozioni negli altri dagli indicatori, indicatori di ira, di risentimento, di paura, di eccitazione, etc...

 

 

L'alessitimia quindi va distinta dalla mancanza di empatia e dalla disregolazione emotiva e ci fa comprendere come sia un fenomeno della dialettica che comunque crea problemi nei rapporti.

L'alessitimia non va nemmeno confusa con la mancanza di assertività dove il soggetto per diversi motivi non riesce ad esprimere le emozioni che potrebbe comunicare senza problemi.

Ad esempio è alessitimica una persona che di fronte alla domanda del partner su cosa ha fatto non riesce a rispondere.

 

"Per me non avere consapevolezza significava stare con gli altri e stare male senza sapere perché, mi sentivo prostrata e senza sapere il motivo, ad avere mal di testa e stanchezza senza capire perché

Cioè, mi spiego, per me mancanza di consapevolezza non equivaleva allora ad una spensieratezza, ad una leggerezza nel vivere con gli altri.

Per dire che, magari uno può pensare che sovranalizzando la cosa poi uno si fa gli sgambetti da solo, si complica le cose, ma per me non era così, era peggio perché stavo male e non capivo perché...

Mi dicevo "ma sono io?, ma sono loro?", e continuavo ad andare avanti imperterrita nonostante il malessere, fino a che poi dovevo scappare via dalle persone

Cioè per dire che non avere la benché minima idea non era comunque d'aiuto"

 

 

FINO A QUI

 

Il termine alessitimia è fuorviante perché questo termine si traduce in "non avere parole per le emozioni" portando ad una situazione per cui se una persona non sa spiegare cosa prova allora si definisce alessitimica

 

 

[superare l'alessitimia è fondamentale per riuscire a fronteggiare emozioni che altrimenti affossano un bambino o un adolescente che non capendole non riesce ad affrontarle, conviene far crescere una persona consapevole delle emozioni che prova specialmente quelle più diffuse

le persone parlano di "imparare ad ascoltarsi" per intendere dei progressi fatti nella riduzione dell'alessitimia]

Nel linguaggio comune il termine alessitimia non è diffuso, viene usato in psicologia per intendere le problematiche emotive che hanno le persone nel comprendere e comunicare ciò che provano, infatti alessitimia letteralmente vuol dire "non avere parole per le emozioni".

 

Nonostante la definizione sia chiara si commettono tre errori frequenti sull'alessitmia:

- le persone riducono l'alessitimia al non saper comunicare ciò che si sente e prova, dando quasi per scontato che tutti comprendano ciò che sentono o provano;

- le persone non si rendono conto che la comunicazione non è semplicemente dare un nome a caso alle proprie sensazioni, ma è necessario possedere un significato interno sviluppato in modo fluido, che abbia un minimo di oggettività con l'esterno dove una persona abbia tentato di capirsi con gli altri, una persona che ha sviluppato una logica chiara dell'emozione e del sentimento preso in esame, una persona che sa dare un nome a ciò che prova ma che poi non riesce a farsi capire dall'esterno, non riesce essa stessa a capire cosa le succede, non sa spiegarlo è da considerarsi alessitimica.

- l'alessitimia non ha nulla a che fare con l'anaffettività, cioè persone che nei loro rapporti non esternano ciò che provano sia a parole che con i fatti per diverse motivazioni che non hanno nulla a che fare con il "non sapere come si esprime", una persona che tenta di esprimere le sue emozioni lo fa in modo abbozzato e già il tentativo fa la differenza, una persona anaffettiva che non esprime nulla non ha niente a che fare con l'alessitimia.

 

L'alessitimia lo si potrebbe spiegare in altri termini con l'assenza di consapevolezza emotiva, una persona che su quello specifico sentimento, su quella specifica emozione non ha sviluppato una consapevolezza, dove al suo posto troviamo o confusione o un'illusione di consapevolezza.

Lo spessore di conoscenza media emotiva si potrebbe definire come l'atto di "dare un nome a ciò che si prova e farfugliare qualcosa priva di utilità e significato, esporre le proprie convinzioni", per alcune persone questo potrebbe essere considerato come normalità e non problema ma in realtà è questa sopratutto l'alessitimia, ci sono i più gravi e lampanti  dove la persona nemmeno ha un termine ed è completamente ignorante, ma da qui non si commetta l'errore di pensare che sia solo questa l'alessitimia.

L'alessitimia ha due conseguenze eclatanti:

- la persona non riesce a comunicare e capire efficacemente su quelle emozioni, se è una persona illusa di avere capite non si renderà conto della sua confusione mentale ma troverà enormi difficoltà a farsi capire dall'esterno o a sua volta a capire realmente ciò che altre persone stanno passando in quel versante;

- la persona su quelle emozioni non riesce ad avere dei sentimenti articolati ed "umani", rispondendo a quelle emozioni più come un animale non che come un essere umano, non riesce a dargli un aspetto mentale.

 

Il problema principale dell'essere alessitimici è nel mondo emotivo interno, nella consapevolezza, nel non poterci pensare, nel non capire ma anche il risvolto comunicativo con l'esterno non è un problema indifferente, specialmente in caso di necessità di aiuto.

L'alessitimia diventa un problema quando la persona sviluppa un problema emotivo, la maggior parte della popolazione va avanti senza eccessivi problemi con la loro ignoranza emotiva, proprio perché non arrivano a quel punto in cui non riuscire a comunicarlo o capirlo viene percepito come un problema, la persona nel suo farfugliamento mentale illusione, nel suo illudersi di aver capito, pensa solo a provare quell'emozione senza neanche porsi come problema il fatto che o dall'esterno non lo capiscono o che questa sua emozione non evolve in un sentimento più alto, fino a quando le emozioni scorrono "liscie" e fino a quando l'esistenza con relative illusioni scorre liscie, alessitimici o meno il problema non si pone.

 

L'assurdo è che quando c'è un problema e la persona necessita di capire, necessita di comunicare ecco che si rende conto per la prima volta di questo problema, generando questo assurdo del doppio problema emotivo, che ci spiega perché i problemi emotivi siano così difficili da superare ed affrontare.

Uscire dall'alessitimia non è facile perché è come se la persona in quel campo fosse rimassa indietro come molti altri, fosse semplicemente normale da un punto di vista dell'ignoranza ma non lo fosse sotto il profilo del come prova emozioni, del come reagisce e quindi si ritrova con la necessità di capire ma non può e guardandosi intorno trova solo la stessa ignoranza che non l'aiuta, a complicare la situazione potrebbero esserci spiegazioni fittizie, credenze illusorie che rendono la persona nella sua ignoranza ancora più distorta.

Per fare un esempio banale prendiamo una persona alessitimica sull'ansia, una persona che si scopre ansiosa e che quindi ha un problema emotivo che altri non hanno, inizia a guardarsi intorno e scopre che la gente sull'ansia è ignorante come lei, fa qualche ricerca online e trova spiegazioni poco chiare, si rende conto insomma che il mondo in generale è ignorante come lei e che la sua "sfortuna" è quella di aver sviluppato un problema del genere che getterebbe chiunque (riferito alla media) nella stessa situazione di "impotenza mentale, di incomprensione".

Fare un percorso di consapevolezza emotiva in autonomia è difficile, è necessario iniziare a prendere spunto sui termini che le mancano, sui problemi generali del flusso di pensiero, approfodire studiare, passando del tempo nel tentare di iniziare a collegare la teoria con il proprio vissuto, iniziare a definire la logica della propria ansia, vedere se la teoria spiega la realtà. Qui entra in gioco la figura dello psicologo o dello psicoterapeuta, una persona che teoricamente è preparata per essere diversa dalla media, che sia in grado di spiegare alla persona in modo chiaro cosa le sta succedendo e perché, capire la logica e trovarne vie di uscita, ma purtroppo il fallimento di questo settore a livello formatico non ha generato queste figure consapevoli, ma ha generato per lo più figure professionali che sono alessitimiche ma con il pezzo di carta in mano si credono di possedere le risposte, come se dessero un tocco di autorità alla loro illusione di consapevolezza emotiva, alla loro ignoranza emotiva che in realtà non ha nulla di diversa da quella media.

Uscire dall'alessitimia vuol dire divenire consapevoli su quello specifico aspetto emotivo, costruirsi una propria teoria valida, avere dei significati univoci da poter usare, da organizzare nella propria mente e sui quali costruire deduzioni, costruire credenze, vedere se erealmente queste teorie spiegano e aiutano, capire la logica di quella emozione, capire causa, effetti e conseguenze, sapere dove poter interevenire o agire.

Questo smaschera quella persona che dopo una lettura su wikipedia sull'ansia ad esempio crede di sapere, crede di aver capito, quando in realtà ora ha solto un'etichetta grossomodo da poter applicare ma senza che ci sia quella comprensione necessaria.

 

Le frasi che indicano alessitimia sono "io so quello che sento, lo so, ma non riesco a spiegartelo"  oppure "il modo emotivo mi sconvolge ma nemmeno lo capisco, mi succede e basta" ma un altro indicatore di alessitimia sono con nomi sparati a caso, etichette sviluppate soggettivamente su ciò che sentono, o che hanno ereditato dal loro ambiente familiare/prossimale.

L'alessitimia può comportare casi di carenze sentimentali, la persona non sviluppa quei sentimenti che mediamente sono più diffusi e questo le impedisce di capire il mondo circostante, le persone quando provano questi sentimenti. Come si spiega questo se abbiamo detto che la maggior parte delle persone sono alessitimiche di loro? Si spiega con il fatto che alcune persone hanno una alessitimia ancora più estesa di quella che è la media, arrivando a mancare anche quelli che sono invece i sentimenti che comunque sono diffusi nella società, quelle emozioni che vengono capite e conosciute dai più.

 

In generale l'alessitimia si manifesta sotto forma di due stati:

- uno manifesto, dove la persona dichiara di non essere in grado di comprendere e comunicare le proprie emozioni;

- uno mascherato e scarsamente consciente, dove la persona senza rendersi conto maschera la sua alessitimia comunicando quelle che sono le sue illusioni, il suo "sentire di aver capito", la sua illusione di consapevolezza ma che in realtà non c'è.

 

Il secondo punto è oggettivamente più grave perché la persona ha un problema, un deficit e nemmeno se ne accorge non riuscendosi poi nemmeno a spiegarsi il perché di alcuen problematiche, risposta che invece avrebbe se si rendesse conto di avere dei defici di consapevolezza emotivi.

Essere alessitmici comporta prevalentemente tre rischi:

- il primo è che la persona non riesce a far trasparire il suo mondo emotivo, non avendo sviluppato dei termini o non avendoli sviluppato in modo organizzato e valido la persona o non riesce proprio a parlare o ciò che dice non viene capito all'esterno; 

- il secondo è analogo al primo ma più che per la trasparenza il rischio è di non riuscire a chiedere aiuto, perché non si riesce a comunicare il proprio malessere le proprie problematiche;

- il terzo è l'essere in completa balia delle emozioni, non comprenderle, non capirle vuol dire non poterle gestire, non sapere cosa fare per poterle diminuire o aumentare, non poter intervenire indirettamente sulle cause.

Una persona alessitimica è isolata nel suo mondo emotivo che fa perfino fatica a capire ella stessa.

 

 

La prima fase nel riconoscimento del problema alessitimico

Facciamo un esempio per comprendere, immaginate un ragazzo che inizia a porsi le prime domande a seguito del suo fallimento educativo, sente e prova notevole sofferenza ma ancora riesce a capire bene cosa sta provando semplicemente perché ancora non è arrivato a concetti come  istrietisimo, ansia, insoddisfazione, doveri etc.. una logica c'è ma ancora non la conosce e la comprende, nel momento in cui la persona si rende conto di questi suoi deficit, senza che si illuda ha appena riconosciuto il suo problema alessitimico. 

 

La confusione fra alessitimia e inconscio

Per alcune emozioni è difficili risalirne alla causa prima, spiegare l'intera logica dietro condizionamento e propagazione, perché sia nata quell'emozione, ma questa non è alessitimia ma dinamiche inconscie inconoscibili.

L'alessitimia punta a far comprendere alla persona dinamiche più utili e rilevanti per coscienza come comrpendere la differenza fra un'emozione e una sensazione, così che la persona si renda conto del ruole che svolge anche la sua personalità, punta a far comprendere un'emozione così da poterla comunicare, da porter conoscere quali sono gli stimoli che l'attivano, conoscere come poterla arginare. Riuscire a rendersi conto  della differenza fra umore e stato borderline, riuscire a mettere in correlazione il proprio mondo emotivo con quello che fa, come agisce, se il suo comportamento viene influenzato, se ci sono impulsi, riuscendo a comprendere se sia il caso di fare un intervento di decondizionamento, di cambiare la propria personalità, etc..

Come fa una persona a pensare al suo mondo emotivo se non sviluppa questi termini e li organizza, questi termini citati come umore, impulso, influenza umorale, stato borderline, emozione, sensazione, etc.. per non parlare dei termini che invece richiamano direttamento le emozioni e i sentimenti come ansia, paura, vergogna, imbarazzo, etc..

 

 

Alessitimia parziale

L'alessitimia parziale non esiste, non è solo questione di conoscere e comprendere ogni singola emozione, è necessario come abbiamo già dimostrato rendersi conto di altre dinamiche come differenza fra conscio e inconscio, comprendere cosa sia l'umore, lo stato borderline, le emozioni, le sensazioni, se la persona non ha questo substrato di conoscenza resterà alessitimica per quanto si sforzerà di approfondire ogni singola emozione, non avrà le fondamentale per organizzarle e comprenderle a livello generale.

 

Illudersi di non essere alessitimici

Essendo l'alessitimia la conseguenza di una mancanza di consapevolezza, dell'ignoranza nei confronti della sfera emotiva, allo stesso modo di come una persona può illudersi a livello generale di essere consapevole lo si può fare anche in questo frangente.

Abbiamo descritto come alcune persone non siano conscie della loro alessitimia e che il loro stato di alessitimici sia di difficile individuazione dall'esterno perché queste persone usano comunque i loro termini, ma c'è anche un'altra tipologia di persone quelle che si convincono che non ci sia una logica o che se ci sia sia qualcosa di genetico/naturale e che sia insindacabile.

Questo spiega perché diverse persone non solo non si rendono conto di essere alessitimiche ma non possono nemmeno essere aiutate dall'esterno perché hanno delle convinzioni disfunzionali che impediscono di ricevere critiche esterne che aiutino a riconsiderare la mancanta comprensione o considerazioni nel proprio vissuto emotivo.

 

 

Alessitimia e impatto esistenziale

Alcune persone non si rendono conto che non capire il proprio mondo emotivo ha un rilevante impatto sulla qualità esistenziale, sono persone che hanno pensieri come "ma tanto queste sensazioni ed emozioni non sono controllabili, sono una cosa naturale quindi alla fine capirle non servirebbe a niente, non è importante". 

La realtà è estremamente diversa, uscire dal proprio stato alessitimico e capire le proprie emozioni, il proprio mondo emotivo ha due grandi vantaggi:

- poter gestire le proprie emozioni, riuscendo agilmente ad intevenire sia rapidamente come "pronto soccorso emotivo" sia riuscindo a capire cosa cambiare di sé;

- poter comunicare con gli altre le proprie emozioni e riuscire a capire meglio gli altri, avere una base di partenza avvantaggiata per accordarsi sul suo mondo emotivo interno.

 

Alessitimia e ciclo (o ormoni in generale)

Una persona alessitimica pensa che siano elementi come il ciclo a causare la maggior parte dei problemi umorali, la realtà è completamente diversa e più complicata. Gli ormoni e gli sbalzi ormonali in generale vanno visto come degli amplificatori delle emozioni e basta, chi sa la differenza fra emozione e sensazione si rende conto di cosa questo implichi e che non necessariamente un'emozione più intensa alteri una personalità "forte", una persona che sa cosa le sta succedendo e sa come provare determinate emozioni, mentre è facile rendersi conto di come una perosna che sia in balia delle proprie emozioni, se queste aumentano di intensità di conseguenza aumentano anche le problematiche. 

 

 

Non riesco ad comunicare le mie emozioni

L'alessitimia viene confusa spesso con le inibizioni, dove si confonde la mancata comprensione delle proprie emozioni con il fatto che la persona non riesca a comunicarle perché inibita ad esempio dalla paura del giudizio o altro.

 

 

Albert Ellis e l'alessitimia

Il problema è noto in campo psicoterapeutico ed esistenziale al punto che autori del passato del calibro di Ellis hanno dedicato interi libri al fenomeno come "L'ABC delle mie emozioni - Programma di alfabetizzazione socio affettiva" dove con alfabetizzare intendeva trasmettere una conoscenza accurata delle proprie emozioni, così come si alfabetizzerebbe una persona per la prima volta a leggere e scrivere allo stesso modo uscire dall'alessitimia è come se si riuscisse per la prima volta a capire e parlare nel campo emotivo.

Cresciamo alessitimici perché nessuno ci insegna a non esserlo, una persona che non ascolta nessuno parlare cresce muta, se nessuno parla delle emozioni, se nessuno le spiega la persona cresce muta in ambito emotivo e la nostra realtà è costituita per lo più da persone mute sotto il profilo emotivo anche se alcuni desiderebbero riuscire a parlare, a capire e farsi capire.

 

L'illusione di essere usciti dallo statoalessitimico quando la persona in realtà è passata da non comrpendere a comprendere in modo distorto.

 

Le domande che si pone un alessitimico sono:

"come si gestiscono?
Come le gestite voi?
E quale sarebbe il modo sano e corretto di farlo? Ad esempio quando si è tristi che bisogna fare?
La si vive fino in fondo? E se poi non se ne esce più?
O ci si distrae, evitandola? Serve? E' utile farlo? O magari dopo torna su peggio di prima?"

Queste sono le domande che si pone una persona alessitimica che non capisce come si affrontino le emozioni perché non l'ha capite, una persona che comprende la logica di un'emozione fino in fondo e di quali effetti le provoca non ha alcuna necessità di fare domande, sa cosa succede e perché e sa come può intervenire. Non è chiaro se la persona che ha scritto il topic si stia riferendo alla tristezza come sentimento specifico o a qualche altra emozione che nel suo essere alessitimica chiama tristezza perché non sa come definirla, non sa come comunicarla.

Nel caso fosse il sentimento di tristezza e non altro questo nasce dalla rassegnazione su una cosa che non si accetta, un sentimento che nasce in persone intolleranti e che non sono pronte a quelli che sono le possibilità dell'esistenza, persone che non sono equilibrate e quindi fanno fatica ad esempio ad accettare la fine/perdita di qualcosa e invece di voltare pagine e andare avanti rimangono con fisse con pensiero di rassegnazione verso quello che non accettano. Una persona che conosce la tristezza e desidera noon provarla più sa che l'unico modo per farlo è cambiare la sua personalità, la vua visione del mondo così che al prossimo evento non solo sappia accettarlo ma anche voltare pagina rapidamente e andare avanti con la vita.

 

Una persona che fatica a comprendere il proprio stato emotivo come può riuscire a comprenderlo per deduzione in un'altra persona?

Appunti:

- tutti nasciamo alessitimici

- l'alessitimia e la confusione con il non saper riconoscere le emozioni, comprendere è diverso da riconoscere

- non c'è alcuna correlazione fra alessitimia e apertura emotiva, alessitimia non è vedere il ruolo che le emozioni hanno nella comunicazione che spiegherebbe perché una persona non si apre, alessitimia è non comprende perché le emozioni avvengano cosa le innesca e non ha niente a che vedere con l'apertura

ultima modifica il: 01-10-2018 - 10:21:05
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