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Cos'è l'agorafobia?

Agorafobia etimologicamente si traduce in "fobia dell'agora" ovvero paura della piazza e in generale di un luogo. Con l'agorafobia si sottolinea quel tipo di paure che sono attivate dall'andare in uno specifico luogo.

Ma l'agorafobia esattamente cosa è? Come funziona? La risposta la troviamo nella percezione di non avere vie di fuga e con le paure che il soggetto ha quando avviene questa evenienza. Immaginiamo una persona che ha paura di svenire in pubblico, che ha paura di avere un attacco di diarrea, che ha paura di avere un attacco di panico e non vuole farlo vedere a nessuno o ha bisogno di andare in un altro spazio per farlo passare.

Nel momento in cui percepisce che non può fuggire da un luogo ecco che scattano tutte le sue paure, si attivano tramite il pensiero "e se mi capitasse in quel momento e io non potessi fuggire?".

La dinamica è che in quel luogo ci sono dei rischi, ma l'agorafobia si attiva nel momento in cui il soggetto sente di non aver più a disposizione quello spazio di manovra che solitamente sa di avere per combattere o prevenire quei rischi.

Questo vuol dire ad esempio che fino a quando una persona pensa "tanto posso andare via quando voglio" ecco che l'agorafobia non si attiva ma se il soggetto pensa "sono costretto a stare lì e non mi posso muovere, se mi succede qualcosa non posso fare come al solito" e scatta l'ansia, detta anche "paura della paura" cioè aver paura di affrontare un evento pauroso senza poterlo combattere come al solito.

L'agorafobia si basa sulle paure soggettive che nascono in quel luogo con aggiunta al fatto di credere di non poter fare nulla, quindi avere paura di subirle.

Essendo l'evitamento e la fuga la strategia più comune si potrebbe dire che statisticamente ciò che il soggetto prova è come se urlasse "non ti avvicinare a quell'ambiente senza vie di fuga perché tu hai bisogno di fuggire".

L'agorafobia va vista come la conseguenza di paure che sono attivate da specifici luoghi e che il soggetto ha bisogno di affrontare, solitamente con la fuga, per poter vivere senza ansia, ha il bisogno di credere che "anche se succederà" comunque ha un modo di difendersi, tolto il modo difensivo ecco che scatta l'agorafobia.

Questi soggetti ri siconosco per pensieri come "vabbè tanto se mi succede mi basta andare via un attimo, uscire, prendere aria" ritrovandosi con ansia e panico quando non ha questa possibilità di fronteggiare l'evento, vedendo quel luogo come una trappola.

Quando una persona ci dice che ha paura di andare in un luogo è necessario fargli due domande:

- ti fa paura il luogo in sé o no? Questo è fondamentale perché se il soggetto gli risponde che gli fa paura il luogo non si tratta di agorafobia, ma si potrebbe trattare di claustrofobia dove ad esempio la persona è spaventata dal luogo stretto, dai rischi consci e inconsci di strutture prive di spazio o movimento;

- se non ti fa paura il luogo cosa hai paura che accada in quel posto, perché hai necessità di avere una via di fuga? E a questa domanda la persona rivelerà la sua reale paura soggettiva alla base dell'agorafobia, la sua paranoia sul fatto che in quel luogo, così come in altri, può capitare ciò che teme e per questo ha necessità di pensare di poter fronteggiare l'evento.

 

 

 

 

 

DA CANCELLARE

Questo termine

Questo potrebbe portare le persone a pensare che l'agorafobia sia una forma specifica di sociofobia dove il soggetto ha paura in particolar modo delle piazze dove c'è gente.

Con l'agorafobia si evidenzia invece la fobia che un soggetto manifesta nei confronti di specifici luoghi, agorà va cioè tradotto come luogo, che la persona non riesce a visitare e raggiungere (a volte sempre a volte solo in alcune circostanze) perché teme che una volta raggiunto quel luogo possano accadere eventi che lo danneggino in qualche modo.

Probabilmente la fenomenologia più diffusa intorno all'agorafobia è quella della paura di rimanere blocatti in quel luogo o che in quel luogo non si possano ricevere soccorsi immediati se necessari.

L'agorafobia è utile perché ci fa comprendere immediamente che se la persona non riesce a raggiungere o attraversare anche solo momentaneamente un luogo per qualcosa che teme allora si rientra nel fenomeno dell'agorafobia.

In alcuni casi la persona riesce ad attraversare o visitare il luogo, ma lo fa con ansia, vissuto in "malo modo" non si tratta più di agorafobia ma di ansia, la fobia descrive un timore invincibile.

 

C'è collegamento fra il concetto di agorafobia e zona sicura? Si, si potrebbe dire che il soggetto agorafobico non è in grado di affrontare quei luoghi insicuri, prova un timore così intenso da essere invincibile e portarlo a stare nella sua zona sicura.

 

 

Per ricapitolare l'agorafobia viene usata per indicare la fobia che la persona ha per specifici luoghi a prescindere che siano delle piazze e a prescindere della gente o meglio, si può avere fobia per posti con gente ma anche per posti isolati, posti a prescindere della gente.

 

Facciamo tre esempi di tre agorafobie differenti:

- la persona ha paura di entrare in galleria perché teme di rimanerci dentro a causa ad esempio di un crollo o un incidente;

- la persona ha paura di un luogo affollato non tanto per il luogo in sé ma perché la folla potrebbe causare problemi fra i quali anche l'effetto palcoscenico oltre che problemi della folla in sé in caso di risse, incidenti, etc...;

- la persona ha paura di andare in un luogo isolato perché se le succede qualcosa non c'è nessuno.

 

"la paura invincibile che la persona prova nello stare o immaginare di stare in uno specifico luogo a causa di quello che pensa di negativo possa succedere".

 

 

fino a qui

 

Nel primo caso l'agorafobia sarebbe una fobia particolare che si manifesta solo in luoghi affollati, ad esempio per l'effetto palcoscenico o per la paura che quella fotta possa divenire un rischio etc..

Nel secondo caso invece diventa un termine utile per tentare di spiegarsi perché il soggetto manifesti fobia per l'esterno, non necessariamente per ogni luogo ma comunque per alcuni di essi.

Il termine più utile è il secondo in quanto ci fornisce lo strumento per evidenziare un fenomeno diffuso e generico dal quale poi partire alla ricerca di cosa stia accadendo e perché.

Dove inizia l'agorafobia finisce la zona di comfort, ovvero quello spazio virtuale dove il soggetto non è disagio come lo sarebbe nei luoghi che gli fanno scattare la fobia.

Agorafobia si traduce in "non riesco ad andare o ho difficoltà ad andare in alcuni luoghi perché questi mi generano disagio". La dinamica è quella inibitoria.

La manifestazione più intensa di agorafobia si traduce con emozioni così intense che al solo pensiero di ritrovarsi in quel posto e quindi fuori dalla propria zona di comfort potrebbe essere sufficiente a generare un attacco di panico (paura intensa con ripercussioni a livello parossistico ed impulsivo).

L'agorafobia non va considerata a prescindere come la fobia verso uno spazio piccolon uno spazio chiuso o uno spazio circolare dal quale non si può uscire, ci sono persone che sono agorafobiche con ciò che al di fuori del loro paese o persone che sono agorafobiche nei confronti di determinati spazi, le motivazioni sono innumerevoli.

Un esempio eclatante di agorafobia lo troviamo nella fobia di salire sull'aereo, la persona virtualmente potrebbe andare ovunque ma non salendo su un areo e occupando quella spazio.

Zona di comport e luoghi agorafobici sono due luoghi complementari, cioè una volta scoperto l'uno se ne deduce l'altro. Cioè se ad esempio una persona vi dice quali sono i luoghi che la mettono a disagio si può dedurre che ogni altro luogo non elencato sia da considerare come zona di comfort del soggetto e viceversa.

 

Questo termine ci catapulta immediatamente in una dimensione di presa di coscienza da parte del soggetto,la quale si è resa conto con l'esperienza che il solo pensare o andare in alcuni luoghi fa generare tale reazione.

Si parla di agorafobia quindi nel momento in cui il soggetto è a conoscenza di questo dualismo dove può stare ad agio nelle sue zone di comfort e a disagio al di fuori da queste. 

Parlare di agorafobia vuol dire rendersi conto che questa presa di coscienza da parte del soggetto non è stata d'aiuto, anzi potrebbe generare delle condotte evitanti e ancora più sofferenti divenendo perfino fonte di ossessioni.

L'utilità consiste in questo, poter instaurare un dialogo con il soggetto il quale è cosciente del problema al punto da aver capito dove può andare e dove no, ma la risoluzione del problema si baserà in ogni caso sull'analisi di quello che accade in quel luogo, di ciò che scatena le emozioni negative perché il luogo non è il reale problema, il luogo è solo uno spazio dove si trova il reale problema che scatenerà le emozioni nel soggetto.

Se un soggetto lamenta di aver avuto un attacco di panico a scuola ma non sottolinea nulla dicendo solo che ha avuto un attacco di panico lì vuol dire che non è agorafobia, se fosse stato agorafobico avrebbe detto "non riesco ad andare a scuola, so che lì mi succederà di nuovo o so che lì soffrirò e starò male".

Questo ci fa capire come l'agorafobia sia una conseguenza, cioè vuol dire che il soggetto a furia di soffrire in un luogo e non in un altro inizia a rendersi conto che ci sono dei luoghi dove questo accade e altri dove non accade, inizia a differenziare nella sua mente le varie tipologie di posto. In alcuni casi non è nemmeno necessario che accada qualcosa in quanto il soggetto inizia a rendersi conto che il solo pensiero di andare in un posto genera delle reazioni che altri posti non hanno.

 

 

 

L'agorafobia non va confusa con il fenomeno della paranoia generale, cioè quello che viene comunemente detto "paura della paura". Pensiamo ad una persona che ha avuto un attacco di panico ed è rimasta traumatizzata da questo evento, questa persona si renderà conto di lì a breve che i tentativi di evitare l'attacco di panico o la paura dell'attacco di panico sono sufficienti a generare un altro attacco di panico, cioè inizia a rendersi conto di quanto la paura ad alti livelli sia debilitanti ed avere paura della paura sia una trappola senza via d'uscita.

Questa persona potrebbe iniziare a temere ogni momento questo attacco di panico a prescindere dalla situazione scatentante difatto divenendo il suo peggior nemico, non riuscendo a non avere paura potrebbe far partire da un momento all'altro quei pensieri di paura che in un'escalation terminaranno in un attacco di panico. Qui non c'è nessuna agorafobia, se la persona lo teme a prescindere in ogni luogo e situazione non c'è agorafobia ma solo un soggetto con un problema ad un livello superiore che inghiotte la sua stessa esistenza.

L'utilità dell'agorafobia consiste proprio nella sua parzialità, nel fatto che il soggetto con l'esperienza riesce a rendersi conto che c'è una zona di comfort e una zona di disagio e il fatto di aver evidenziato questa zona di disagio la rende ancora più pesante, da qui l'agorafobia a sottolineare il fatto che il soggetto ora teme anche quel posto.

Questo in sintesi vuol dire che è necessario fare attenzione a quelle particolari dinamiche totalizzanti che non generano un fenomeno agorafobico, il discorso sarebbe diverso se invece riprendendo sempre lo stesso discorso la persona iniziasse a rendersi conto che in particolare questo circolo vizioso dell'attacco di panico si manifesta solo a lavoro perché nella sua mente è inaccettabile che i colleghi sappiano di questo sua problema. Quindi il soggetto proprio perché a lavoro teme di più l'attacco lo genera e dopo una serie di attacchi di panico a lavoro inizia a nutrire un'agorafobia verso questo luogo.

Da un altro punto di vista l'agorafobia ci rivela un paradosso dell'ignoranza, cioè che i soggetti che non analizzano e non capiscono queste dinamiche vivono meglio le loro problematiche perché finiranno per non scindere mai zone di comfort da zone di disaggio e non peggiorando il quadro della situazione, riducendo le probabilità di scivolare in un comportamento evitante o comunque di scivolare in una percezione che renda il tutto ancora più pesante.

 

 

 

DA RIVEDERE 

Il secondo punto ci fa capire come numerose persone nonostante siano insicure riescono comunque ad uscire dalla zona di comofort senza particolari difficoltà, in queste persone la zona di comfort è più una visione tecnica di chi studia la situazione non che quello che percepiscono loro perché di fatto si sentono libere e soffrono solo in particolari situazioni.

Queste persone di solito affermano frasi come "prima facevo tutto ora non riesco a fare più nulla" questo perché probabilmente nonostante avessero fragilità e propensione all'insicurezza e l'inibizione verso qualcosa che si trova in determinati luoghi non ci pensavano e il problema non si poneva se non sporadicamente, poi sono cambiate e hanno cominciato a pensarci continuametne rendendo di fatto la situazione cronica, a dimostrazione di come il solo pensarci  o meno possa fare una differenza abissale nella stessa personalità.

 

Facciamo qualche esempio specifico di agorafobia, prendiamo l'agorafobia da soccorso. Si tratta di un soggetto che ha la fragilità nei confronti del sentirsi male e avere timore che non possano arrivare i soccorsi o comunque in generale di essere soccorso. Per questo soggetto la zona di comfort corrisponde a tutti quei luoghi dove si sente sicuro di poter essere soccorso, quando esce da quelle zone se ci pensa è probabile che finirà per avere un attacco agorafobico.

E se qui nessuno mi presterà soccorso? Non mi conosce nessuno. E se qui non c'è un ospedale vicino e mentre arrivano sono già morto? Etc.. le cause in questo specifica agorafobia potrebbero essere:

- pensiero di impossibilità di ricevere un soccorso rapido a causa del luogo remoto come un paesino di montagna;

- pensiero di impossibilità di avere una via di fuga in caso succedesse qualcosa come ad esempio in una galleria, in un posto con porte che si possono bloccare;

- essere in un luogo dove non c'è nessuno che presta un soccorso certo (come un famigliare o un amico) in caso di necessità come un malore improvviso. Anche se qui ci sono quei casi in cui il soggetto può portarsi dietro un famigliare di fatto si parla comunque di agorafobia perché non sempre la persona si potrà portare dietro qualcuno e quindi statisticamente il soggetto non si può allontanare dalla zona dove vivono i suoi amici e i suoi cari.

Il soggetto non ha più le certezze che ha nel luogo e questi dubbi lo attanagliano al punto da fargli scaturire pensieri come "oddio succederà".

Un altro esempi di agorafobia lo si potrebbe trovare nella persona che si sente insicura negli spostamenti, sono persone che non avendo certezze ad esempio su una specifica forma di spostamento non possono prenderla perché si sentirebbero così insicuri da dar via a quei pensieri paranoici che sfocerebbero nel panico se si sforzassero di prenderlo comunque.  

Da un altro punto di vista è il panico che scatta nel fare qualcosa in cui ci si sente insicuri a decretare se il soggetto è agorafobico o meno.

Che differenza c'è fra agorafobia e sociofobia? Dall'esterno una persona potrebbe confondere un soggetto agorafobico e sociofobico, specialmente se per l'agorafobico la zona di comfort finisce a casa sua, in questi casi è necessario ricordare che non si può dedurre dalle apparenze ma è necessario analizzare la situazione per capire cosa stia motivando il soggetto a quel comportamento, se sia un evitamento dalle situazioni sociali o le emozioni negative che scattano dalle insicurezze che si hanno fuori casa.

 

 

Un racconto dal web:

"Mi sto rendendo conto di come, da 6-7 anni a questa parte, io abbia maturato una sorta di timore verso il mondo esterno. L'ansia che mi affligge fin da quando ero bambino, alla quale si è aggiunta la depressione a partire dall'adolescenza, mi ha fatto vivere sempre male, sempre con timore, anche delle cose più stupide, quando per gli altri simili preoccupazioni non esistevano. Queste paranoie hanno contaminato sempre più la mia mente, fino a sfociare in quella che è divenuta una vera e propria forma di agorafobia, da me sempre mascherata agli altri con successo, ma che ricordo mi consumava dall'interno: la paura dell'ansia stessa o del semplice poter stare male in giro non mi lasciavano tregua.
Nonostante la fase acuta non si sia più ripresenta, io ho sempre questo timore dell mondo esterno; non parlo di fobia sociale, dalla quale io non sono affetto, ma di un vero e proprio timore immotivato di tutto ciò che c'è la fuori.
Anche andare a mangiare in un posto nuovo, o fare una vacanza troppo lunga per me sono fonte di grande ansia. Mi sento tranquillo solo a casa, nei miei luoghi abituali e nella mia routine, qualunque cambiamento, non eseguito in modo graduale, per me è fonte di sofferenza.
Qualcuno soffre di agorafobia? Se si vi riconoscete o credete che il mio problema sia di altra natura?"

 

Qual è l'utilità del termine agorafobia? Che fa capire come alcune dinamiche di pensiero possano essere spiegate anche da un punto di vista del luogo in quanto il soggetto si trova in una zona che non percepisce come sicura (ovvero ciò che teme non avverrà mai) e se pensa alle possibili implicazioni di trovarsi lì ecco che entra in ansia (in alcuni casi perfino al panico) perché in quel luogo c'è il rischio che accada qualcosa a cui è fragile.

L'agorafobia è un modo per capire meglio alcune dinamiche ansiose ma non esisto un disturbo agorafobico ma esiste un disturbo d'ansia.

 

FINO A QUI

Teoricamente nessuna se , un sociofobico ha Un sociofobico si allontana dal sociale 

 

Cos'è l'agorafobia? agorafobia o agoraparanoia? L'agorafobia è una conseguenza della paranoia del soggetto che compie delle simulazioni specifiche come meccanismo di difesa per quelle situazioni che non può accettare, questo rende soggetti insicuri ancora più propensi all'agorafobia perché ogni evento incerto genera un dubbio che evolverà in emozioni negative e fobie.

 

Non confondere l'agorafobia con la paura di avere un collasso o un malessere di fronte ad altre persone, che ha cause istrietiche (cioè si teme il giudizio dell'altro) si legga la profezia che si autoavvera per approfondire.

 

L'agorafobia non è la paura di uscire, non è la generale paura di spazi ampi, l'agorafobia ha delle dinamiche specifiche con specifiche emozioni che producono tali comportamento nel soggetto.

ultima modifica il: 02-10-2018 - 8:46:22
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