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Cos'è il diritto?

Si definisce diritto ciò che si può fare e in alcuni casi chiedere che venga dato in base alle leggi vigenti in uno specifico stato. Il diritto non va visto come una certezza, come una magia sconfinata, vederlo in questo senso produce solo illusioni e problemi.

Per comprendere questo concetto è necessario prima spiegare altri tre concetti:

- regola, descrive il meccanismo causa effetto, cioè cosa succede se si fanno determinate cose o se non si fanno;

- controllo, si parla di controllo nel momento in cui una persona sa che agire in un determinato modo avrà determinate conseguenze e uno specifico cambiamento nella realtà circostante;

- merito, la persona sviluppa delle regole distorte pensando che a determinate azioni ci saranno delle conseguenze che in realtà non accadranno. Delle regole che non seguono la realtà.

La realtà è meccanicistica, ogni conseguenza è spiegabile con una serie di cause, cosa c'entra questo con il diritto? Il diritto è un'invenzione umana funzionale allo sviluppo della civiltà, sono state prodotte nel tempo norme e leggi che spingano le persone a seguire un determinato tipo di comportamento, ad orientare il cambiamento a rendere migliore l'organizzazione e la convinvenza fra persone.

Le leggi hanno prodotto diritti, doveri e divieti ma non tutti li seguono, sono tre colonne che si reggono se entrambe dipendono dall'altro, otteniamo un diritto se altre persone hanno seguito i loro divieti e doveri, è tutto un circolo in cui torna quello che gli altri danno e agli altri arriva anche quello che noi diamo.

Il diritto inteso come "posso agire così" non presenta problemi, i problemi nascono quando il diritto lo si richiede all'esterno dandolo per scontato, quando si pensa che avendo dato allora si deva necessariamente ricevere, essere trattati in un modo e che i diritti derivanti dalle leggi o dalle regole stipulate fra le persone debbano essere mantenute per forza.

Ma la realtà è differente ed eliminate le illusioni del merito, la persona si scontra e scontrerà più volte con il fatto che sebbene abbia un diritto sancito dalla legge, dai patti o dall'aver seguito delle regole valide di un posto comunque non otterrà nulla o sarà perfino impedita in ciò che può e vuole fare.

 Conoscere i propri diritti vuol dire rendersi conto che ci sono norme e leggi su cui ci si può rifare in caso di problemi, cosa si può chiedere (e non pretendere) in alcune circostanze ma questo non va visto né come garanzia né come una sorta di "gli altri devono comportarsi così" o "a me si deve dare questo".

Maggiore è la consapevolezza dei diritti e di tutto ciò che è collegato alle leggi e alle regole minori saranno illusioni e aspettative errate nei confronti degli stessi.

La realtà che ogni persona affronta senza illudersi o commettere errori è quella dell'accettare che si è nati in una famiglia unica, con i suoi difetti e con i problemi che ci ha lasciato, comprendere la realtà e agire in essa è una questione di regole e di controllo, quanto più la si comprenderà quanto più sarà facile e possibile controllarla affinché si ottenga ciò di cui si ha bisogno e ciò che si desidera.

La situazione più paradossale si presenta quando le persone arrivano ad invocare diritti e meriti quando hanno fallito come persone, quando hanno perso il treno dell'esistenza e si trovano in una situazione che non sanno affrontare o gestire, con frasi come "ho il diritto a stare bene" o "ho il diritto ad essere felice" dimostrando di non aver compreso quasi nulla di come funziona la realtà e il mondo. Ma questo fallimento come singolo è un fallimento della società intera, ha fallito lo stato, ha fallito la famiglia, abbiamo fallito noi tutti nell'aver contribuito a "non formare" un soggetto che sia in grado di vivere, di adattarsi e farcela nelle difficoltà, nel capire il mondo e non crogiolarsi su illusioni intorno ai diritti e a ciò che il mondo gli deve.

Detto in altri termini si comprende il mondo e si comprende la vita quando ci si rende conto che ognuno è fautore del proprio destino, la nostra vita ce la costruiamo nel bene e nel male e il diritto è solo un concetto marginale che interverrà solo in problematiche sociali secondarie, ad esempio quando ci saranno contrasti con altri e la legge aiuterà in tal senso, ma le basi della propria esistenza sono qualcosa che ogni persona in quanto essere vivente è chiamata a costruirsi in un "diritto attivo" dove la persona sa quello che può fare e lo fa per la costruzione della sua esistenza.

 

Questo vuol dire che ogni  persona ottiene in base a ciò che fa, in base a ciò che ha compreso, in base a quanto è adattata e competitiva in un settore, in base a quanto costruisce, tutto il resto è una scusa e la dimostrazione di non aver compreso come va il mondo. 

 

FINO A QUI

Le persone invocano il diritto in due scenari:

- diritto come giustificazione, la persona invoca ogni fallimento della legge per giustificare il proprio di fallimento. Ad esempio "la società fa schifo, non c'è meritocrazia, per questo sono disoccupato";

- diritto come sostituzione, la persona invoca il diritto come colui che avrebbe dovuto garantirgli e portarlo ad una vita soddisfacente, come un padre che lo guidava, gli diceva cosa fare e lo portava infine ad avere in fine il premio della vita.

 

Entrambe queste posizioni sono errate, come già detto le leggi e le norme hanno un ruolo secondario e sopratutto sociale nell'esistenza del soggetto, la vita per prima cosa va costruita e lo si può fare solo se si è in grado di farlo e si comprende come va il mondo.

 

 

Il diritto nell'ambito esistenziale gioca un ruolo marginale, pensate a quante persone hanno condotto una vita felice o per lo meno serena senza mai entrare in un tribunale o parlare con un avvocato a dimostrazione di come la legge e i diritti in paesi occidentali siano uno strumento burocratico che non interessa nemmeno quella persona al top che viv pensando a se stessa e senza mai incombere in situazioni problematiche al punto da far ricorso alla legge. 

 

 

Si legga l'articolo sull'uguaglianza.

ultima modifica il: 17-01-2018 - 14:52:24
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