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- Severità -
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Cos'è la severità?

Si definisce severo un tipo di insegnamento basato sulla punizione, minacciando quindi conseguenze negative se non si seguono determinati comportamenti o non si raggiunge un determinato livello.

Si parla invece di insegnamento non severo quando non si fa uso della punizione ma si tenta ad esempio di portare l'altro a trovare piacevole la materia.

 

 

 

Racconto tratto dal web, quando si va a punire i momenti di gioia:

Il mio problema non è strettamente legato all'ansia, ma l'ansia nasce da esso. Dopo aver studiato psicologia di base nelle professioni sanitarie all'università e dopo aver letto libri di psicologia ho messo a fuoco per bene il mio problema qual'era; è molto diverso da quello che sembrava all'inizio. Tutto nasce dal mio passato, quando sono cresciuto con una severità che mi impediva di divertirmi, di essere giocoso e gioioso. Non potevo lasciarmi andare e cantare una canzoncina, ero subito fulminato da un'occhiata e da atteggiamenti che mi imponevano di essere "serio e maturo". Con il tempo ho acquisito una personalità triste a tratti e sempre serie. Per molti anni avevo grosse difficoltà a fare le cose giocose, a divertirmi, a ballare. C'era sempre come qualcosa nella mia mente che mi comandava di essere serio e "maturo". Ero sempre criticato da bambino se agivo da bambino, mi veniva detto che ero una "delusione", perchè stavo semplicemente giocando. Io e miei fratelli siamo diventati adulti troppo presto. Questo forse non sembra un lato negativo. Ma è la causa che mi ha portato a prendere benzodiazepine per terapie croniche. 
Tutto nasce quando mi sento libero di godere di qualcosa; ovviamente non sempre. Ma a volte sento come il peso di quello sguardo che vorrebbe impedirmi di esserne felice, di amare, di gioire. Il mio tentativo immediato è quello di non pensarci, ma poi resta come un peso, una collera, di essere tornato a pensarci, anche solo per un istante. Questo attiva una reazione a catena, con un imbarazzo in me stesso di aver pensato a quel sentimento terribile e con tentativo che mi innervosisce molto di allontanarlo. Allontanare un pensiero significa rafforzarlo, perchè si pone l'attenzione su di esso. Il tutto cresce rapidamente e si manifesta con segni oggettivi, come una tensione dei muscoli delle gambe, sudorazione e calo notevole del tono dell'umore. Quando anche riesco a superare questa sensazione, appena mi sento libero comer per dire "OK è finita, ora è tutto ok", il pensiero di quello che è successo mi porta a un senso di angoscia così forte, che pur di non averlo vorrei scappare dal mondo. Questo scatena l'ansia, l'ansia che torni questa sensazione così fastidiosa. Vi assicuro che è una sensazione molto sgradevole e fortemente triste. Non ho attacchi di paniso. La mia terapia è con lorazepam a un dosaggio di 1 o 2mg al giorno, quindi molto basso e che funziona in modo molto soddisfacente. Ma purtroppo fino a quando non riuscirò a liberarmi da questo meccanismo, non potrò smettere la terapia. Ho smesso anche, dopo una terapia a scalare, con grande successo. Sembrava tutto finito. Ma poi quando i problemi della vita tornano, torna anche il meccanismo e quel terribile sguardo che vuole togliermi la gioia. Qualcuno sa cosa fare per impedire il crescendo di questa reazione?

 

Questo è uno dei tanti condizionamenti negativi e distruttivi che hanno un'educazione improntata sulla punizione afflittiva.

 

 

Appunti:

- le conseguenze di un'educazione severa, potrebbero lasciare un'etica in cui ci sia o schizofrenia, si crea un giudice inconscio che continua a spingere la persona con severità o la persona stessa potrebbe fare propria questa etica severa con l'autogiudizio e continuare questa perversa spinta all'azione senza comprendere l'adeguatezza.

- smettete di essere severi con gli altri o con voi stessi, serve a niente o a poco, prendetevi il tempo per comprendere per studiare con gioia, arrivare con calma all'efficacia per puntare quando si è pronti all'efficienza.

ultima modifica il: 03-01-2017 - 22:45:08
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