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- Temperamento -
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Cos'è il temperamento?

Non è facile dare una definizione univoca a questo termine in quanto con la parola temperanza viene usata comunemente con diversi significati.

Riassumiamoli brevemente:

- temperamento per evidenziare uno o più aspetti innatti dell'essere umano, fin dai primi mesi di vita ed anni di vita si osserva un comportamento differente nei bambini, come se le loro reazioni emotive non fossero dettate tanto dall'educazione, essendo troppo presto ma quanto più da aspetti innati;

- temperamento per evidenziare la caratteristica più frequente in un soggetto in un dato periodo. Se una persona ci appare energica, nella maggior parte delle volte che la incontriamo vediamo che ha voglia di fare, inizieremo a vedere questa persona ed etichettarla con la sua caratteristica di spicco, arrivando ad affermare in questo caso "sei una persona dal temperamento forte ed energico";

- temperamento per evidenziare l'aspetto più emotivo di un soggetto in un dato periodo. Simile al punto precedente ma con la differenza che non si guarda alla personalità ma quanto più all'umore più frequente che il soggetto dimostra di avere. Ad esempio una persona che piange spesso verrà definita come una persona dal temperamento piagnucolone.

 

A complicare ulteriormente questa definizione c'è il concetto di temperanza, che porta la stessa radice etimologica di temperamento e che descrive l'abilità del soggetto di non cedere alla pressione emotiva del momento, per avere sempre comportamenti lucidi.

Alla luce di tutto ciò come definire temperamento, affinché sia un termine non solo chiaro ma anche utile in ambito esistenziale? La risposta che trovo è quella di dare un significato che in qualche modo tocchi e riassuma tutti e tre i significati in uso più comune e al tempo stesso sia collegabile a quello di temperanza.

Da questo viene fuori che il temperamento descrive il comportamento emotivo e tendenzialmente distruttivo che un soggetto ha quando insegue i suoi impulsi.

Questo riassume sia il comportamento innato che caratterizza l'infante sia il comportamento condizionato mentre si cresce, gli impulsi provengono e sono influenzati sia da delle caratteristiche innate e poi mano mano diventano plasmati dall'esperienza.

In ogni caso il temperamente descrive il comportamento non lucido di un soggetto, goni soggetto ha il suo temperamento, nel senso che segue gli impulsi tende a comportarsi in un modo unico che lo caratterizza.

Con la temperanza il soggetto pone un freno al proprio temperamento per agire non seguendo gli impulsi ma un qualcosa di più ampio che non si limiti solo a soddisfare le pressioni e spinte emotive del momento.

(edonismo è il temperamento solo da un punto di vista del piacere?)

Il temperamento non è sempre negativo ma non ci vuole molto a capire che limitarsi a seguire la soddisfazione nel presente difficilmente ci porta a costruire qualcosa o a mantenerlo, quanto più si segue il proprio temperamento quanto più si avrà un comportamento poco lucido e tendente alla disfunzionalità.

Il temperamento diventa così un termine utile perché aiuta il soggetto ad avere conscio l'aspetto emotivo più caratteristico e al tempo stesso problematico del suo essere umano, sa che c'è un aspetto di sé radicato nella sua biologia e/o nella sua identità intesa come ciò che è diventato crescendo e facendo esperienze.

Ad esempio un uomo che fin dall'adolescenza ricorda distintamente quanto fosse attratto dal sesso opposto e crescendo la cosa è diventata ancora più accentuata, portandolo a spendere numerose risorse e fare azioni per seguire questo suo temperamento, si rende conto al tempo stesso che questa spinta se la segue in modo cieco l'ha portato spesso a problematiche, capendo che non si può obbedire ciecamente a questa spinta tralasciando il resto, assecondarla come se in quel momento esistesse solo lei.

Da qui il concetto di temperanza, cioè l'uomo che scopre di avere quel temperamento ha come unica risorsa per combatterlo la temperanza, facendo in modo che non si segua questa "pressione emotiva" in modo cieco ma la si segua in modo più riflessivo e razionale.

Applicate questo concetto alla rabbia, all'invidia, alla permalosità, alla paura e vedrete come ogni persona, se si guarda dentro in modo sincero, troverà uno o più aspetti emotivi che lo caratterizzano, che sono più frequenti e che se ascoltati in modo cieco (cioè impulsivo o parossistico) portano problemi.

 

Per riassumere non conta come questo temperamento si sia formato, se sia innato o sia stato acquisito con l'esperienza, ciò che conta è che il soggetto se ne renda conto e sviluppi la temperanza, cioè l'abilità di fronteggiare questo aspetto emotivo di sé senza che faccia danni.

 

La temperanza non è l'unica strada da seguire, una persona potrebbe puntare anche ad una ristrutturazione di sé o ad un decondizionamento per eliminare quell'aspetto emotivo alla radice.

 

L'esempio del gioco d'azzardo, il giocatore che se segue il suo temperamento dilapida tutti i soldi e con la temperanza è in grado di gestire la cosa anche se potenzialmente ha una spinta emotiva interiore che lo spinge all'autodistruzione.

 

DA CANCELLARE

Si definisce temperamento queche comportal comportamento mentali che nascono dalle emozioni, innate o condizionate, che il soggetto prova in risposta a specifici stimoli.

Il temperamento è un concetto utile per due motivi:

- ci ricorda come le emozioni in età adulta possano influenzare il comportamento, portando ci ricorda e sottolinea che alcuni comportamenti specialmente in età infantile non sono spiegabili solo con la personalità, ma sono spiegabili più con una modulazione emotiva innata, con una serie di riflessi innati come se l'essere umano usasse un "pilota automatico di base" nel frattempo che si formi una personalità più efficace per agire in quello specifico luogo.

Il temperamento è qualcosa che più passa il tempo e più si affievolisce e mediamente si possono considerare l'età dei "5 anni" come il momento in cui la personalità in via di formazione già inizia a scollinare e superare il temperamento, quest'ultimo che arriverà di fatto a scomparire in età adulta.

Questo punto è fondamentale per capire che dall'infanzia fina all'adolescenza il comportamento contiene una dose di temperamento che conviene tenere in considerazione, specialmente in età preadolescenziale senza dimenticare comunque che c'è comunque anche una personalità, ma è fondamentale anche per capire che chi parla di temperamento in età adulta sia in errore e usi questo concetto per giustificare alcune sue caratteristiche che non riesce a modificare.

Risulta più facile accettare qualcosa se la si vede come "ci sono nato, non posso fare niente" invece di "l'ambiente fallimentare con cui sono cresciuto mi ha portato a questo tipo di caratteristica e così come si è creata in qualche modo posso eliminarla o modificarla".

 

A livello analitico è difficile riuscire a distinguere cosa è solo temperamento e cosa è solo personalità, nei riflessi innati e nelle pulsioni di base è semplice ma poi diviene sempre più complesso.

Per questo l'AB propone di vedere il temperamento come un modulatore emotivo, quindi spiegherebbe perché a parità di educazione alcuni soggetti comunque presentino una sensibilità a determinati punti che non è spiegabile in altro modo.

Pensiamo ad esempio alla succubanza, una tesi dell'AB è che la sensibilità alla succubanza sia un vantaggio genetico perché aiuta il soggetto a inibirsi per un vantaggio sociale, mettiamo caso che due bambini nascano con questa sensibilità genetica differente e con un inconscio che reagisce con intensità differenti. Per una persona più sensibile alla succubanza è probabile che un ambiente fallimentare in tal senso (il bambino viene continuamente giudicato o osserva gli educatori giudicare il mondo esterno) sviluppi maggiori traumi di chi invece ha una sensibilità temperamentale ridotta.

La situazione è complessa e difficilmente dimostrabile nel quale variabile ha inciso maggiormente di altre, tenere a mente comunque la differenza temperamentale è utile per evitare di pensare e convincersi che sia sempre e comunque solo una questione di educazione e di esperienza, queste due variabili sono le principali e di per sé sono in grado di spiegare a livello esistenziale ogni cosa ma considerare il temperamento aiuta ad avere una visione di insieme ancora più accurata. 

DA RIVEDERE

 

se un bambino ha questi piacere innati è facilmente comprensibile come ricevendo questi feedback positivi avrà dei rinforzi in quei specifici comportamentii e atteggiamenti,

Nella quotidianità sul temperamento c'è una notevolev confusione perché le persone hanno un approccio distorto nei confronti dell'istinto e allo stesso tempo non considerano 

In parte perché il temperamento viene influenzato pesantmente dall'etica che inizia ad essere assimilata già a partire dei 11 mesi.

Questo ci porta a concludere che il temperamento è ciò che spiega il comportamento infantile in parte.

Un insegnante esistenziale si rende conto che questi piaceri innati vanno cavalcati per velocizzare la crescita, così da poter accellerare una formazione di un io che ad una data età prenda la gestione esistenziale, inizi ad essere autonomo e sufficiente e quindi sia in grado di mettere in secondo sia l'istinto che il temperamento in una visione emotivamente attiva dell'esistenza.

Con l'educazione media fallimentare tutto questo non avviene, arrivando a definire l'ipotesi della stasi di temperamento, cioè secondo l'AB le inibizioni etiche, le compulsioni etiche, creano delle sensazioni e delle emozioni che vanno a scontrarsi con il temperamento, e questo potrebbe non solo portare al fatto che queste si fondano, si associno, ma anche che non vengano mai cavalcate, vengano represse, formando dei "frankenstein" emotivi, in cui il temperamento invece di spegnersi diventa parte intengrante anche della vita emotiva dell'adulto, come se il nostro cervello ancora spingesse per completare quelle fasi che non sono mai state completate a causa dell'etica che si è sostituita troppo presto ad uno sviluppo psicofisico del bambino seguendo la sua "natura" istintuale.

Un esempio, il bambino potrebbe presentare all'inizio uno scarso piacere nella novità e nell'interazione umana e il genitore lo costringe ad agire in modo diverso da quello che è il suo temperamento, senza agire in modo più saggio o al contrario un bambino presenza questi piaceri e il genitore lo mette in un ambiente privo di stimoli che possano andare a soddisfare questo suo temperamento.

L'educazione è un dire cosa è giusto e sbagliato dire cosa fare o non fare, l'insegnamento in questa fase è l'unico che possa aiutare il bambino perché si limita a dare strumenti, a spiegare, ad aiutare, a proteggere seguendo i bisogni del bambino, cioè l'insegnamento è fatto su misura del bambino, l'educazione tenta di piegare il bambino al volere etico.

ultima modifica il: 25-11-2018 - 14:15:03
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