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Cos'è lo stress? Cosa vuol dire persona stressata?

(affrontare dei cambiamenti che richiedono sacrifici in momenti positivi della vita, approfittare di momenti in cui cé zero stress e eventi soddisfacenti per intraprendere percorsi che nel presente sono percepiti negativamente ma che danno molti vantaggi nel lungo periodo)

Si definisce stress tutto quell'insieme di emozioni negative che il soggetto prova nel momento in cui percepisce di essere danneggiato o di star per subire un danno.

Più sono le fonti di danno o più è alta la percezione di entità del danno più il soggetto si sentirà stressato fra la sofferenza provata e le energie spese per fronteggiarle (coping). 

Uno degli esempi più comuni per lo stress è quello della fame.

Ci sono soggetti che affermano "mangio per stress", una strategia che attuano in quanto il cibo produce gratificazione e alleviano il dolore dello stress con il cibo.

Altri soggetti affermano "quando sono stressato non ho fame", questo accade perché il soggetto somatizza allo stomaco, la rabbia o la paura portano un cambiamento fisico che gli toglie la fame e cercano di sopperire alla fame trovando dei modi per farsela venire, anche questa è regolazione.

Entrambi questi esempi ci riportano esperienze di stress comuni, dove la persona sente che c'è un evento che sta impattando negativamente sulla sua esistenza e di che cambiamento può portare.

Lo stress essendo basato sulla percezione del soggetto può essere illusorio, la persona prova stress per un danno che esiste solo nella sua mente.

Lo stress spinge il soggetto a fronteggiare, ad opporsi, nessuno accetta facilmente che qualcosa danneggi la sua esistenza, per questo il concetto di stress è strettamente collegato a quello di noia, che indica l'emozione strettamente collegata al danno.

Lo stress è come se fosse il dolore di sapere di essere danneggiati, la noia è l'emozione specifica collegata al tipo di danno ricevuto.

Come reagiscono le persone allo stress? In modi diversi a seconda della loro personalità e di un insieme di caratteristiche definite come resilienza. 

 Nel gergo comune la resilienza viene definita come "capacità di sopportazione dello stress".

Esempio tratto dal web:

"Io proprio male. Basta un singolo evento di poco conto per destabilizzarmi. Un fuori programma. Un guasto a qualcosa.. ma la cosa peggiore è un'invito ad un qualcosa a cui non vorrei partecipare ma a cui mi pesa dir di no.. lì vado proprio in tranche."

 

 

Elenco di disambiguazione:

offesa, ci si focalizza sul ciò che ha causato il danno

stress, definisce il fenomeno psichico in cui il soggetto tende a soffrire quando percepisce un danno per favorire una reazione comportamentale, anche se questo stress ha comunque un prezzo da pagare in termini esistenziali e fisici;

crisi, si parla di crisi nel momento in cui il soggetto posto di fronte ad danno incombente o subito è spinto a fare una scelta, ad una reazione. Quindi questa parola pone l'accento sull'intera fenomenologia umana ma anche animale.

resilienza, tornare allo stato precedente il danno o ad uno stato equivalente. L'esempio del callo, strategie tese 

bisogno, stato in cui si soffre e si è quindi motivati ad eliminare la sofferenza, la nascita della motivazione dalla sofferenza

coping, termine inglese che in italiano si traduce con elaborazione

sofferenza, lo stato emotivo che siamo biologicamente portati a provare quando percepiamo un danno, cioè qualcosa che ci impedisce di raggiungere un obbiettivo, ce lo distrugge;

elaborazione, smettere di soffrire senza cambiare la relatà esterna

 

stressor, l'agente che avvia il fenomeno dello stress

 

perché soffriamo? C'è un danno, e quindi? Biologicamente siamo spinti a soffrire affinché possiamo essere ulteriormente motivati a combattare i danni. Ma questa sofferenza ha delle conseguenze a livello psicofisico e si chiama stress, a livello fisico c'è la liberazione di ormoni dall'effetto negativo come il cortisolo e a livello psicologico c'è l'alterazione e l'abbassamento dell'umore, alimentando fenomeni quali l'irritabilità, depressione, etc..

 

soggettività nell'emozione di stress, e nella percezione del danno.

 

Laddove non c'è la percezione del danno non c'è stress, questo spiegherebbe perché persone che fanno una stessa cosa potrebbero avere livelli di stress differenti, arrivando a situazioni in cui il soggetto vive di fatto senza stress perché percepisce un danno laddove altri lo percepiscono.

Cambiare il punto di vista potrebbe aiutare persone a diminuire quantomeno i loro livelli di stress.

 

Eustress, può esistere? No, se non in un'ottica di "oltre le conseguenze negative ce ne sono state anche di positive"

 

lo stress è ciò che si prova 

 

Si definisce stress quel fenomeno in cui un soggetto si sente danneggiato da un agente o evento esterno, lo stress pone l'accento sul fatto che il soggetto andrà a reagire a tale danno spendendo tempo e risorse, mosso dal bisogno di eliminare la sofferenza collegata al danno subito.

Per comprendere il concetto di stress è necessario avere chiaro in mente il concetto di offesa, dove per offesa si intende per appunto il fatto di aver ricevuto un danno, di vedersi la sua qualità esistenziale ridotta a causa di quell'evento stressante.

Un esempio di stress può essere quello in cui il soggetto desidera andare ad un evento ma un famigliare, da cui dipende, che ordina di fare un'altra cosa, finendo per percepire questo comando come un danno a sé. Il soggetto percepirà lo stress in anticipo e soffrirà fino a quando quello scenario sarà vivido, ad esempio mentre saprà che i suoi amici sono all'evento mentre lui sta svolgendo la commissione. Ogni volta che penserà al danno che ha subito e l'offesa ricevuta dalla richiesta del genitore, soffrirà e sarà stressato almeno che non riuscirà a risolvere questa situazione.

Lo stress attiva quindi una risposta da parte del soggetto che può essere di due tipi:

- stizza, il soggetto non accetta quell'offesa e reagisce promuovendo un cambiamento, qui potrebbe esserci anche una risposta rabbiosa;

- coping, il soggetto interviene ad un livello differente e invece di cambiare la realtà esterna (speciamente quando è difficile o impossibile) lavora su se stesso e nello specifico a due livelli, quello percettivo e/o quello emotivo.

 

Il coping aiuta il soggetto a smettere di soffrire nonostante la realtà esterna rimanga la stessa, facendo si che quello che prima si vedeva come un'agente di stress poi non lo sia più o comunque lo sia in modo minore, percependo un danno minore e avendo sofferenza minore.

Si potrebbe dire che quando ci sono intensi stress, il soggetto tende per emotività ad avere una risposta rabbiosa e di odio vergo l'agente stressante, poi man mano che le emozioni diminuiscono e lasciano spazio alla lucidità il soggetto mette in atto i suoi metodi di coping, se li possiede, con il quale (se le azioni di odio non hanno prodotto risultati) diminuire la sofferenza correlato al danno percepito.

 

Il coping ha sei strade strade:

 

- percezione da valida a non valida. La persona di fatto si racconta una storia, si fa un film, che gli fanno distorcere la realtà a suo vantaggio in modo che non veda o percepisca un danno anche se c'è stato, specialmente se questo danno non è evidente;

- da non valida a valida, l'esatto contrario del punto precedente. Il soggetto era stressato da un danno percepito ma che non esisteva, una volta compreso passa la sofferenza e lo stress va via;

- reframing e percezione ampia, il soggetto entra in un'ottica più ampia e quello stesso elemento che produce sofferenza viene collegato anche ad altre emozioni positive, questo cambia punto di vista e nel complesso ciò che prima veniva visto come un danno e come una sofferenza viene accettato;

- regolazione emotiva, il soggetto conosce le regole del suo umore, delle sue emozioni e sfrutta questo a proprio vantaggio, regolando di fatto le emozioni e i comportamenti, come se interferisse su quella che è la naturale e umana dinamica delle sue emozioni, il conscio che tenta di controllare meccanismi emotivi;

- cambio di personalità, il soggetto lavora su se stesso e sulle sue emozioni, la realtà rimane la stessa ma quello che prima era visto come una sofferenza e un danno a sé poi non lo è più;

- distrazione, il soggetto fa in modo di non pensarci perché se non ci pensa (almeno che non sia inconscio e profondamente radicato) non c'è sofferenza, né stress, non vede il danno.

 

i primi tre sono a livello di percezione, gli ultimi tre a livello emotivo.

 

 

Qual è la differenza fra coping e resilienza? La resilienza indica come sarà la qualità esistenziale del soggetto dopo l'evento di stress, ponendo l'accento su due fattori:

- risolvere in modo completo il danno o comunque facendi in modo che anche se quel danno non può essere recuperato investire affinché è come se non fosse successo lasciando inalterata la qualità esistenziale;

- non lasciare che quell'evento condizioni o traumatizzi il soggetto, alterando le scelte esistenziali, la personalità e sopratutto l'autenticità del soggetto, riuscendo quindi a superare quell'evento senza che abbia ripercussioni cambiando la personalità del soggetto a livello sia conscio che inconscio.

 

 

 

Lo stress non va confuso con il concetto di frustrazione che sopraggiunge con l'arrivo di problemi e allungano il tempo fra "azione" e "raggiungimento del risultato". Questo punto può essere fonte di stress se il soggetto lo vede come un danno a sé, ma è concettualmente diverso dallo stress, non c'è stress se non c'è sofferenza, se non c'è la percezione di un danno.

 

Lo stress non va nemmeno confuso con la mole di lavoro che il soggetto può avere nell'arco della sua giornata e producendo un'affatticamente fisico e mentale. Anche qui, come sopra, questo punto può esser fonte di sofferenza e quindi di stress a seconda di come il soggetto lo percepisce.

 

 

L'esaurimento nervoso come può essere collegato in tutto questo?

 

Il paradosso della doppia sofferenza si traduce in uno stress amplificato, il soggetto si stressa perché è stressato, vede come un danno il fatto di essere stato danneggiato probabilmente perché non desidera spendere risorse per riparare- 

 

Si legga resilienza.

DA RISCRIVERE

(resistenza allo stress, sopportandolo e gratificazione, più il soggetto viene gratificato dall'evento che anche lo stress più è probabile che resista perché entra in gioco il concetto di tolleranza, c'è il piacere e il vantaggio che allevia la situazione).

Lo stress è nato come concetto fisico e biologico per descrive la risposta fisiologica che ogni essere vivente attua continuamente nei confronti della realtà esterna, specialmente quando questi sono distruttivi e dannosi.

Lo stress evidenza come l'essere vivente in qualche modo riesca a resistere a questi eventi e continuare a sopravvivere pagando comunque questo stress ad un prezzo che si potrebbe definire come "consumarsi più velocemente". 

Lo stress non è ciò che uccide ma ciò che danneggia e avvelena lentamente cosa che in qualche modo aumenterà la probabilità di morire o ne accelererà l'esisto influenzando l'evento morte ma non essendone causa unica.

Pensiamo al fumo, le statistiche parlano chiaro un fumatore vive peggio e meno, questo vuol dire che il fumo stressa i polmoni e il fisico producendo questi danni che nel tempo produrranno il fenomeno descritto.

Gli esseri viventi possono sviluppare meccanismi adattativi che annullano i danni dello stress o possono evolvere e mutare in modo che quell'elemento stressante per alcuni non sia più stressante per altri, questo ci fa comprendere che il concetto di stress è relativo, cioè si parla di stress quando uno stimolo produce danni in un soggetto, quello stimolo è da considerare stressante per quel soggetto e potrebbero non esserlo per altri. Ad esempio la luce è maggiormente stressante per chi ha la pelle chiara e di meno per chi ha la pelle scura perché ha una protezione naturale che diminuisce o annulla l'effetto del sole sulla pelle.

Le cose si complicano quando questo concetto dall'ambito biologico viene traslato a quello psicologico. In questo modo si crea confusione in quanto le conseguenze dello stress psicologico non hanno più nulla a che fare con il concetto di sopravvivenza o morte descritte nella biologica, non c'è più un ostacolo alle funzioni che fanno funzionare le cellule ma si entra in una dinamica che ha a che fare con i sentimenti e la visione del mondo, si ha a che fare la propria felicità e qualità esistenziale.

Lo stress in ambito psicologico si potrebbe descrivere come qualsiasi evento che produce un'alterazione dell'umore rendendolo più negativo nel soggetto, per comodità si può definire lo stress in due sottocategorie:

- stress elaborato o aggirato dal coping, mitigando o annullandone gli effetti sull'umore;

- stress non elaborato e non aggirato, continuando a influenzare l'umore.

 

Il primo è stressante per un periodo di tempo finito, cioè il tempo che il soggetto in qualche modo lo elabora completamente o che ne riesce ad annullare gli effetti negativi con il coping (anche se il problema e lo stimolo di fatto resta anche se nascosto).

Il secondo invece è come un chiodo che rimane conficcato nella mente del soggetto e ha un impatto ancora maggiore sulla qualità esistenziale, proprio per la permanenza che altera l'umore del soggetto.

Lo stress non pone l'accento sulla scelta o sulla fase prima dell'evento ma solo sull'evento accaduto, per qualche motivo il soggetto si è ritrovato con questo evento che impatta sul sul umore, rendendo questo evento stressante.

Questo è fondamentale perché si differenzia a livello concettuale dalla zona di comfort che invece prende "l'evento negativo reale o ipotizzato" nella fase della scelta, ancor prima che questo diventi reale nel caso il soggetto scelga di uscire dalla sua zona di comfort.

Si comprende chiaramente che o più elementi di stress anche se elaborabili o anche un singolo elemento di stress non elaborabili possono divenire sufficienti per alterare l'umore del soggetto in modo significativo.

Che conseguenze ha lo stress? Prevalentemente tre:

- debilitazione del fisico, queste emozioni negative che si somatizzano creano per lo più acciacchi vari che non ricadono in malattie vere e proprie ma comunque manifestano una sintomatologia fastidiosa;

- parossismo. La persona a causa di questo stress e quindi di un umore negativo rischia di rispondere in modo emotivo sia per irritazione dove un evento emotivo viene percepito ancora più emotivo e causa un parossismo ma anche dove lo stress di suo è in grado di produrre reazioni su base emotiva. Si parlerà di insofferenza nel momento in cui il soggetto tenta di resistere a tale parossismi (pazienza) ma finirà comunque per cedere ogni tanto;

- infelicità. Una persona con questo continuo umore negativo significativo indotto da questi eventi stressanti non riuscirà ad essere felice al più avere momenti intensi di soddisfazione ma conditi da questi eventi stressanti.

 

Il secondo punto è cruciale per due motivi, sia perché il soggetto potrebbe a causa di questo stress avere delle reazioni che avrebbe conseguenze negative, pensiamo all'ira che si prova per una persona e sfogandola finiamo per ricevere una denuncia, ma non solo anche perché questo stress potrebbe andare in conflitto con gli obbiettivi del soggetto, quindi uno stress conflittuale e se la persona cede allo stress invece di seguire i propri obbiettivi di fatto lo stress finirà per danneggiare ulteriormente la sua qualità esistenziale.

Questo ci fa comprendere come gestire lo stress non sia solo "tentare di elaborarlo" ma anche resistere alle emozioni negative e al bisogno di liberarsi dalla frustrazione e portare pazienza allo stress stesso in modo tale da non fallire gli obbiettivi posti o non avere reazioni emotive disfunzionali ad eventi stressanti.

Quindi mentre la resilienza pone l'accento sulle abilità elaborative, il concetto di pazienza e resistenza alla frustrazione evidenzia come il soggetto resista ai vari parossismi fra cui quello in cui la persona potrebbe dare priorità a seguire o liberarsi dallo stress andando in conflitto con i propri obbiettivi.

 

Il concetto di stress è utile perché si focalizza sull'evento che ha avuto un impatto negativo nell'umore e che questo impatto è diverso a seconda se lo si può elaborare o meno e in quanto tempo.

Questo ci dà modo di comprendere che se la persona parla di "società stressante" farà riferimento al fatto che la società così come è strutturata tende a far accadere continuamente cose che impattano negativamente sull'umore del soggetto, fra cose che lo spaventano, doveri, cose che non comprende, che non accetta, etc...

Oppure quando il soggetto si definirà stressato starà dicendo che in qualche modo è o infelice, o soggetto a parossismi o a debilitazione fisica e la causa sono questi eventi esterni stressanti che hanno raggiunto un livello significativo tale da influenzargli l'esistenza in questo modo.

Lo stress in ambito psicologico non crea un danno fisico ma potremmo dire che ne crea uno a livello di qualità della propria esistenza, danno che ricade nei tre ambiti sopra descritti.

 

Il paradosso dello stress

In cosa consiste questo paradosso? Nel fatto che oggi le persone sono conscie di essere stressate e sono conscie anche che esiste un'esistenza non stressata, questo potrebbe portare il soggetto a vivere ancora in modo più negativo gli eventi stressanti e il suo essere stressato facendo diventare lo stress stesso un'ulteriore fonte di stress e quindi di peggioramento della situazione.

Questo fenomeno è ancora più evidente quando si pensa al passato, le persone non parlavano di stress e si rassegnavano a questa situazione di "vita sofferente/stressante" ciò paradossalmente li faceva stare meglio delle persone che invece oggi sono "stressate dallo stress", per il solo fatto che se ne sono accorte e sono maggiormente formati sul fenomeno che vivono.

Lo stress non va confuso con il trauma.

La resilienza è data dalla velocità e l'abilità del soggetto di fronteggiare lo stress con coping o elaborandolo, questo vuol dire che più si è abili e veloci più il soggetto può reggere un numero elevato di eventi stressanti perché questi è come se venissero rapidamente annullati e impattano in modo minore nell'esistenza facendo si che ce ne vogliano un numero più elevato affinché si raggiunga uno stress significativo.

Detto in altri termini più si è resilienti più si resiste allo stress e sono necessari più eventi stressanti di una persona invece che essendo meno resiliente inizia a manifestare ed essere influenzata da questo stress anche con un minore numero di eventi che per lei sono stressanti.

Si tenga a mente che un evento non è stressante a prescindere ma stressante solo se ha un potere emotivo negativo sul soggetto, si può quindi fare un confronto di resilienza fra persone solo se si tiene a mente in modo relativo il concetto di stress, questo per evitare l'errore di prendere uno stesso evento che è stressante solo per un soggetto e non per un altro pensando che quest'ultimo sia più resiliente quando in realtà è solo "non sensibile" a quell'evento che invece è stressante per un altro.

Questo ci ricorda come lavorare sulle proprie sensibilità e vulnerabilità espone in modo minore allo stress ed è un lavoro preventivo  in un'ottica di benessere e riduzione dello stress passa anche per un lavoro preventivo e non solo elaborativo quando capita l'evento stressante.

Si legga elaborazione per approfondire quel tipo di elaborazione che è maggiormente risolutiva e saggia in un'ottica di riduzione dello stress futuro, l'elaborazione che punta al cambiamento di personalità.

 

DA CANCELLARE

- ogni cosa che suscita emozioni negativa, in pratica il sinonimo di sofferenza, lo stress in questa accezione sarebbe ogni elemento che peggiora l'umore del soggetto;

- ogni azione che viene fatta per dovere o bisogno, il soggetto avverte come se le cose fossero "pesanti e negative" e che se potesse non farebbe, in questo caso lo stress sarebbe il fare cose non gradite;

- ogni elemento che potrebbe suscitare una reazione emotiva che va contro gli interessi del soggetto stesso, in questo caso lo stress sarebbe l'attivazione delle emozioni al punto da indurre in azioni autodistruttive;

- ogni cosa che non si accetta e che quindi il soggetto tenta di fronteggiare in qualche modo, in questa accezione lo stress sarebbe ogni cosa che alimenta la stizza del soggetto e innesca un comportamento di cambiamento o di allontanamento dell'elemento stressante;

- sopportare o sorbirsi un'incompatibilità (di luogo o di interazione) perché non si hanno o non si vedono alternative per l'appagamento del soggetto (i quattro punti della motivazione umana). In questo caso lo stress corrisponde al conflitto interno fra "motivazione ad avere e motivazione ad eliminare qualcosa" ma senza che ci sia una soluzione pratica, il soggetto sopportando ottiene qualcosa che desidera anche se il prezzo da pagare è qualcosa che lo danneggia.

 

Quale definizione usare? Per rispondere pensiamo all'essere umano nella sua interezza, una persona agisce perché è motivato in qualche modo, le sue azioni e reazioni hanno un perché. Da quest'ottica è chiaro che lo stress è ogni cosa che il soggetto non fa per piacere ma per altri motivi.

Lo stress ha diversa intensità e un impatto variabile in base a diversi fattori, parlare di generico stress non vuol dire nulla dato che in pratica tutte le persone sono anche in minima parte stressate.

Alla luce di questa definizione si scopre che ogni punto precedente in qualche modo rientra nel concetto di stress, pensiamo al quinto punto dove la persona porta avanti rapporti incompatibili pur di avere qualcosa.

Oppure pensiamo al terzo punto, questo fenomeno potrebbe essere una reazione allo stress, dove la persona prova un'ira così intensa da agire per impulso.

 

DA riscrivere sulla base dell'articolo elaborazione.

Qual è l'utilità di questo concetto? Duplice:

- da una parte si distingue concettualmente il proprio sentire (essere stizziti), evidenziando come l'elemento sia percepito stressante, un evento che è stressante per sé ma non è detto che lo sia per altri;

- dall'altra parte si può evidenziare come questo elemento stressante può persistere nell'esistenza del soggetto.

 

La prima reazione che una persona ha di fronte al solo stress è quella di:

- odio

- ira.

Ma a volte questa reazione non può avvenire per diversi motivi e conflitti interni al soggetto, immaginate che il vostro capo sia un elemento stressante, ma il bisogno di soldi e del lavoro potrebbe portare il soggetto a non fare nulla nonostante l'odio o l'ira che prova.

Qui entra in gioco il concetto di:

- Stress acuto, evidenzia l'insorgenza di un evento stressante che poi viene risolto dal soggetto in qualche modo;

- Stress cronico dato dal tentativo del soggetto di sopportare e coesistere con l'elemento di stress.

 

La resilienza misura quanto il soggetto riuscirà a resistere nel tempo con l'elemento di stress, senza arrivare ad un comportamento che segnerà in qualche modo la fine dell'elemento di stress (riprendendo l'esempio di prima il soggetto si licenzia o fa qualcosa che lo fa licenziare).

Più si è resilienti più si dura nel tempo o si resistere a particari fasi di intensificazione dello stress.

 

 

Lo stress acuto si risolve per allontamento, distruzione o cambiamento.

Uno dei rischi dello stress cronico è che il soggetto nonostante sopporti comunque manifesti insofferenza e una maggiore irritabilità a causa di questo umore alterato.

 

Non confondere il concetto di stress con quello di trauma.

Lo stress cronico è un indicatore di esistenza inautentica.

DA RIVEDERE

 

 

 

Si definisce stress psicologico quel fenomeno che sopraggiunge nel momento in cui il soggetto supera quello che si potrebbe considerare come il proprio limite massimo di sopportazione. Pagina di disambiguazione nell'articolo sofferenza.

Per capire lo stress è quindi necessario prima avere chiaro in mente il concetto di sopportazione e fare attenzione a non confondersi con il concetto di pazienza. 

Per capire la sopportazione immaginate questo scenario, state facendo un lavoro che non vi piace e le emozioni negative che provate vi spingono continuamente a lasciare quel lavoro, sopportare vuol dire non cedere a quell'influenza emotiva e portare avanti il lavoro non cedendo a quella spinta insofferente e parossistica che si tradurebbe nell'essere constamente irritabili, non andare a lavoro e altri comportamenti.

La sopportazione è la scelta di conservare nella propria esistenza un elemento che non si accetta, questo comporta non solo di averci a che fare nel presente ma anche nel futuro in modo costante. La sopportazione si potrebbe tradurre come la scelta di pazientare verso qualcosa da cui si avrebbe bisogno di andarsene, di distruggere, di cambiare ma che non si può fare.

In altri casi la sopportazione non ha scelta, pensate alla persona che ha un lutto dove muore una persona a cui era legata, la persona si ritrova con una sofferenza che anche se non accetta va sopportata affinché possa continuare a vivere la sua esistenza senza che le emozioni la portino irrazionalmente ad un percorso autodistruttivo.

La sopportazione è una scelta e come tale ha delle conseguenze ed è qui che entra in gioco lo stress. Con lo stress si evidenziano i danni che il soggetto sta avendo da quella scelta, ad esempio una persona che sta sopportando un lavoro che non le piace potrebbe affermare "sono stressato, questo lavoro mi sta mandando in depressione, il giorno faccio sempre meno cose e ho un costante umore negativo che mi rende irritabile, sto somattizzando e il mio corpo ne sta risentendo".

Quando una persona sceglie di sopportare ha due possibili conseguenze sul lungo periodo, lo stress o l'insofferenza. Dove per insofferenza di fatto si assiste al fallimento, parziale o totale, della sopportazione e al fatto che la persona comunque sfoghi il suo risentimento nonostante abbia fatto intendere o abbia espresso il suo desiderio iniziale di sopportare.

Una persona che sceglie di sopportare nel tempo qualcos che non accetta ha comunque perso, perché ilf atto che sopporta avvelenerà lentamente la sua mente e il suo corpo e quando non riuscirà ad essere paziente scaricherà l'ira verso altre persone o l'oggetto della sopportazione comunque creando problemi a sé e agli altri.

Cosa sta succedendo? Che nonostante la persona stia sopportando o portando pazienza e continui ad andare a lavoro nonstante le emozioni negative questo potrebbe avere delle ripercussioni in altri ambiti dell'esistenza come ad esempio la depressione. (nel corso dell'articolo si parlerà solo di sopportazione ma il concetto è lo stesso per la pazienza tenendo a mente che in questo modo si rallenta il raggiungimento del livello di stress)

Per dirla in altri termini lo stress è una possibile conseguenza di sopportazioni prolungate dove il soggetto puntualmente continua ad inseguire un'attività che lo inquieta senza risolvere la situazione. 

Lo stress detto in parole semplici è la manifestazione di una scelta non sostenibile, dove la sopportazione inizia a fare danni che si traducono per lo più in irritabilità e depressione.

Da qui nasce la locuzione comune "sono stressato" dove il soggetto con queste due parole sta tentando di comunicare danni e conseguenze che la sopportazione prolungata sta avendo sulla sua esistenza.

In termini tecnici quindi si potrebbe dire che lo stress si manifesta quando il soggetto supera quello che è il suo personale livello di stress, ovvero quando queste emozioni negative ormai sono diventate così pervasive e rilevanti da intaccare altri ambiti della propria esistenza.

Per fare un altro esempio si parla di stress quando il soggetto litica con il proprio partner per una cosa che sta sopportando in un altro contesto, è cioè quindi stressato e sta iniziando a cambiare comportamento in altri settori, cosa che non sarebbe successo senza quella sopportazione.

La risoluzione dello stress può avvenire in due modi:

- il soggetto indaga e risolve la fonte dell'inquietudine in modo che l'attività non sia più fonte di inquietudine;

- il soggetto ascolta l'inquietudine e parossisticamente si allontana da quell'attività o luogo anche se questo comunque razionalmente lo danneggia.

 

Se il soggetto non segue una di queste due vie ma continua a sopportare ecco che c'è il rischio di entrare in una situazione di stress.

C'è un'altra strada alternativa alle due precedenti che non è risolutiva ma preventiva ovvero la strada della "gestione dello stress" come funziona? Il soggetto conscio del proprio punto di stress fa in modo che la sopportazione non superi mai tale soglia trovando dei stratagemmi per sfogare gli effetti della sopportazione o limitando il tempo che si passa in quelle attività dove si sopporta.

La sopportazione è un veleno e solo con una propensione attiva a contenterlo il soggetto evita che questa inquietudine danneggi la sua esistenza, una persona che ad esempio fa in modo di premiare la sua sopportazione o riesce comunque a svagarsi e distrarsi quando stacca da quell'attività. 

Pensate ad una persona che ad esempio dopo il lavoro ma prima di tornare alla sua quotidianità passa un'ora in un contesto dove riesce a sfogarsi e neutralizzare gli effetti negativi accumulati dalla sopportazione prima che questi si riversino nella propria esistenza.

Oppure pensate ad una persona che conscia che otto ore di lavoro non le sopporta le riduce a quattro o a sei.

Lo stress potrebbe essere considerato come il logoramento di un'inquietudine che progressivamente è sempre più difficile da contenere e una volta che si supera il punto di stress le dinamiche più probabili sono stress ed irritabilità. Come se una goccia di inchiostro nero cadesse continuamente in una vasca d'acqua contaminandandola progressivamente e facendola divenire infine completamente nera.

 

Lo stress inizia a manifestarsi quando la persona inizia ad avvertire che quella seltca di ignorare le emozioni negative e tenersele dentro sta iniziando a logorarla, i sentimenti sono sempre più difficili da contenere (in quanto la persona pensa sempre più frequentemente ad andare via) e sopratutto è sempre più difficile proseguire con un umore sempre più negativo e l'essere sempre più irritabili.

Si potrebbe definire quindi il punto di stress come quel momento in cui la scelta di sopportare ha iniziato a produrre cambiamenti rilevanti nella normalità del singolo, nel suo umore e qualsiasi altro campo esistenzialmente rilevante.

 

 

 

 

Lo stress in alcuni casi si manifesta con un cambiamento dell'umore, comportamento ed esistenza del soggetto ma in altri la sopportazione tende a produrre l'effetto "pentola a pressione".

Questo accade quando a furia di sopportare si genere un effetto potenziante fino a quando queste emozioni raggiungono un picco negativo così intenso da portare la persona ad una risposta impulsiva (stato borderline), specialmente se si aggiungono altri eventi negativi. L'esempio più eclatante è "prendersela con un malcapitato" dove la persona stressata si ritrova di fronte ad una persona che dice o fa qualcosa che le genera un'emozione negativa che presa di per sé sarebbe stata "ininfluente" ma che in quello stato diviene la goccia che fa traboccare il vaso e quella persona si becca una sfuriata impulsiva non commisurata.

 

Lo stress nella società odierna

La maggior parte delle persone hanno imparato a sviluppare dei metodi di contenimento dello stress, sono persone che si rendono conto che appena superano il "punto di stress" è necessario iniziare a fare qualcosa, come prendersi una vacanza, fare dei cambiametni o anche solo generare delle convinzioni mentali che aiutino a diminuire il carico e rendere più facile ed efficace la sopportazione senza che diventi logorante.

Questo ci suggerisce che le persone possono sopportare anche per anni con queste strategie efficaci, ci sono persone così abili da stare quasi costantemente sotto il punto di stress e nonostante la sopportazione condurre un'esistenza normale senza che venga altarata o siano più irritabili, poi ci sono persone che invece fanno più fatica e quindi passeranno più tempo oltre il punto di stress e quindi saranno persone che "a giornate staranno meglio e ad altre staranno peggio" e poi ci sono quelle perennemente stressate.

 

Il collegamento con il perfezionismo

 

DA RIVEDERE

Questo spiegherebbe perché nonostante ci siano numerose persone che scelgano la strada della sopportazione non tutte arrivano allo stress e non tutte hanno lo stesso andamento cronico, poi c'è anche da considerare che una volta superate il punto di stress ognuna avrà un'alterazione soggettiva, alcune esploderanno con l'effetto pentola a pressione e altre no.

Il fenomeno è estramente diverso e variegato tenerlo a mento è fondamentale per capire il fenomeno nella sua diversità.

Gli unici modi per non essere stressati sono:

- non intraprendere alcuna strada che produca emozioni negative e che il soggetto possa portare avanti solo sopportando;

- sviluppare dei metodi di contenimento delle emozioni negative in modo tale che il soggetto non raggiunga il punto di stress (quasi mai) e quindi non abbia un'alterazione del comportamento.

 

Stress e stoicismo

La persona nonostante sia stressata non lascia trasparire nulla all'esterno con il metodo stoico, questo metodo favorisce ancora di più l'effetto pentola a pressione.

 

Stress e sopportazione dei rapporti con gli altri

esiste una forma specifica forma di stress che nasce nel momento in cui il soggetto intraprende un percorso dove è tenuto ad avere numerosi rapporti con le altre persone intrattenendo discorsi (si pensi ad un operatore del call center), il soggetto potrebbe trovarsi di fronte a percepire queste interazioni personali come qualcosa che lo fa soffrire ed entrare nell'ottica di "sopportare le interazioni con gli altri". Questo generebbe un fenomeno per il quale il soggetto non avrebbe nemmeno più modo di scaricarsi se non isolandosi perché finirebbe per tornare a casa o andare altrove e ritrovarsi ancora in una situazione di rapportasi e sopportarlo. 

 

Lo stress lavorativo viene definito bornout

 

FINO A QUI

unto il limite della sopportazione e di conseguenza smette di agire in un determinato settore

Le persone nella loro dissolutezza e/o scarsa lungimiranza non si rendono conto che la sopportazione è un qualcosa che non può essere portato avanti all'infinito ma nonostante questo si buttano in percorsi duraturi in cui tentano di sopportare ciò che non accettano. Questo produce nel lungo periodo un'inevitabile trasformazione di sopportazione in stress in cui il soggetto non ce la fa più e quindi ha un umore alterato e necessita di sfogare quelle emozioni negative che accumula.

Quando una persona raggiunge lo stress può prendere tre strade:

- la prima è che interrompe quel percorso perdendo anche investimenti fatti, comunque andando a perdere ma la vede comunque come una scelta utile al suo benessere;

- la seconda è che il soggetto trova dei metodi (sopratutti basati sullo sfogo ma anche sulla distrazione) per continuare ciò che fa ma ridurre lo stress andando quindi a lavorare sul risentimento facendolo sfogare rendendo più facile e duratura la sopportazione;

- la terza è che il soggetto non fa nulla continua ad essere stressato e inizia a manifestare comportamenti di una persona costantemente risentita e che quindi ha un'elevata irritabilità e tende ad arrabbiarsi facilmente anche con altre persone o cose che sono al di fuori dell'ambito che la stressa.

 

 

La resilienza che ruolo gioca nello stress? Una persona resiliente tende a puntare al primo o secondo punto, cioè fare in modo che quella sofferenza cessi di esistere nel modo più rapido possibile. Anche se qui più che essere resiliente conviene essere lungimirante ed evitare di buttarsi in strade di questo tipo.

 

Cambiare se stessi per accettare le situazioni ed evitare di sopportare, cosa comunque non facile.

 

Lo stress indica un soggetto che è arrivato ad una dose tale ti risentimento da non poterla più "digerire" iniziando ad alterare l'umore nelle giornate della persona aumentando l'irritabilità ma anche influenzando l'esistenza in termini di scelte e di serenità.

 

DA RIVEDERE

Nel linguaggio il termine stress è diffuso anche se potrebbe produrre confusione a causa dei diversi significati attribbuiti, elenchiamoli:

- stress come sinonimo di umore basso, "sono stressato" corrisponde a è un periodo particolarmente sofferente fra problemi ed eventi negativi";

- stress come sinonimo di risentimento, la persona se ha provato diverso risentimento in una giornata tenderà a dire che è stressata specialmente se invece di sfogarsi ha puntato alla sopportazione, "oddio che stress" per intendere che la persona si ritrova di fronte a qualcosa che non accetta, che preferirebbe non affrontare, che preferirebbe evitare;

- stress per intendere una giornata particolarmente sofferente, dove le emozioni negative sono state così intense o frequenti da portarla ad avere un umore negativo.

 

 

A complicare la situazione c'è il fatto che lo stress in realtà è nato come concetto biologico e non psicologico, si parla di stress ad esempio quando una persona non mangia per un giorno, e il corpo si stressa cioè attua una risposta fisiologica per rispondere a questo evento, continuando a funzionare senza "morire" nonostante si porti il corpo a non funzionare come sempre.

La teoria dello stress è nata per descrivere la resistenza e l'adattamento del corpo e non della mente.

Sulla base di questa analogia le persone hanno ripreso il concetto di stress per intendere quanto sia difficile gestire alcuni eventi esistenziali, di quanto siano sofferenti e di quanto la persona tenti di "sforzarsi" per superarli.

Le persone che usano il termine stress a volte lo fanno per intendere un semplice risentimento ma a volte lo usano per intendere la mole di emozioni negative che contamina le loro giornate.

L'AB sceglie di ridefinire lo stress in linea con il terzo significato mettendolo in correlazione con quanto la persona può sopportare. In questo modo la persona ha uno strumento per comunicare facilmente non solo che la giornata è stata dura, che ha sofferto e che l'umore è negativo ma anche come lei si senta in quel periodo nei confronti della situazione, se può ancora reggerla o se invece non la sta reggendo più e si sta trasformando in disturbo.

Se la persona usa il termine stress senza specificarlo probabilmente lo sta usando come sinonimo di sofferenza, mentre se usa frasi come "sono arrivato al limite", "non ce la faccio più" e non lo sta usando come lamentela (non è facile rendersi conto se è una lamentela o meno) allora la persona sta tentando di comunicare che il livello di sofferenza ha superato il suo livello di sopportazione.

 

Un esempio di stress causato dalle proprie fragilità di personalità:

"Sono stanca, mentalmente stanca. Stanca di combattere, di lottare con la mia ansia ed i miei pensieri intermittenti. Vorrei tanto fermarmi, svegliarmi una mattina senza avere più preoccupazioni, pensieri,ansie, dolori. Sapere che è tutto ok, che non devocombattere per studiare, per uscire,per convincere qualcuno che ora non mi sento bene. è una vita che lotto contro gli insulti, contro le persone che mi dicono che sono sbagliata o che devo cambiare per essere accettata. Che mi fanno sentire diversa e sbagliata in un corpo diverso e sbagliato. è una vita che mi difendo, che litigo, che sopporto, che subisco e tengo dentro. è una vita che sono forte e vado avanti, chiudendomi sempre di più nel mio guscio. Quel guscio però adesso non è più un posto sicuro, mi sta stretto ed io non so come fare per uscire. Vorrei fermarmi e respirare ma sono circondata di cose che me lo impediscono. Vorrei non avere questa voglia di piangere che arriva quando non me lo aspetto, mentre leggo, mentre mangio,anche mentre attraverso la strada.Vorrei dimenticare metterci una pietra sopra ed andare avanti ma non ci riesco.E tutti pretendono da me che io agisca, mi dicono che non ho più tempo, che è tardi, che devo darmi una mossa ma io non riesco a muovermi. Vorrei essere forte, spensierata e camminare per strada senza sentire la terra che mi manca sotto i piedi. Vorrei stare tra la gente alla gente senza sentirmi sbattere a terra,senza sentirmi in una realtà diversa, vorrei che fosse di nuovo la mia realtà. Vorrei riprendere a respirare, riprendere aria e sedermi su uno scoglio studiando in un posto soleggiato che si trova dentro di me ma adesso è coperto dalle nubi."

 

FINO A QUI

 

Questo vuol dire che anche se esistono infinite sfumature di livello di stress (con relativi diversi sentimenti) ce se sono due che sono comunque fondamentali per comprendere in che stato sia la persona grosso modo, ovvero se il livello di stress è sopportabile o meno, quando il risentimento aumenta così tanto da non essere più sopportabile si parla di stress critico che porta la persona ad essere destabilizzata e a soffrire avendo un crollo netto della qualità esistenziale.

Ci si potrebbe potrebbe chiedere, ma perché la persona non va via da quella situazione che genera così tanto risentimento? Perché non smette di fare? Perché non agisce per diminuire il livello di stress? Perché se potesse lo farebbe e se non lo fa è perché non può, pensate ad una persona che non può lasciare il lavoro perché rimarrebbe senza soldi ed è il lavoro la causa del suo stress, o la persona che sposa qualcuno che la stare in quello stato, ogni persona tende ad andare via da ciò che lo fa soffrire, queste situazioni si generano quando la persona non può o non sa come andare via da quella determinata situazione.

Come si determina in una persona il limite dello stress sopportabile? Ogni persona ha un limite soggettivo dato dalla percezione che ha del risentimento, dai metodi stabilizzanti utilizzati, in alcuni casi si riesce perfino a considerare il risentimento e di conseguenza lo stress (entro certi limiti) come positivo.

Questa percezione stabilizzata o addirittura positiva aumenta la sopportazione al risentimento, questo vorrà dire che ci sono persone che con un minimo di risentimento entrano già in uno stato di stress critico e persone che invece riescono a sopportare una mole di stress enorme.

Pensiamo ad una persona che ha come valore il lavoro, una persona orgogliosa che quanto più ha di fronte a sé difficoltà, quanto più si sente "forte" dimostrando come per questa persona un risentimento sia un'occasione per potersi per assurdo sentire meglio dato che anche se al momento ne soffre, con il senno di poi saperla di averla superata gli trasmette gioia, piacere.

 

Per comprendere lo stress è necessario saper riconoscere una persona che usa il termine stress solo per lamentarsi o lo usa come sinonimo dal fenomeno della sopportazione del risentimento da una che lo usa invece per evidenziare il suo livello di stress, che lo usa per indicare come è messa nelle sue giornate con il risentimento e quanto riesce a resistere.

 

 

L'eccessivo stress biologico porta alla morte dell'essere vivente, l'eccessivo stress psicologico (che supera il limite soggettivo di resistenza al risentimento) porta alla destabilizzazione e al blocco operativo.

 

Come considera l'AB lo stress? Alla stregua di come considera il risentimento, vedendolo come un evento negativo da evitare. Anche per le persone che lo trovano in parte positivo non ha senso di esistere, ci sono fonti di piacere più stabili e funzionali perché inseguire questo genere di sensazioni, che tra l'altro comportano il rischio che nemmeno una persona che lo vede come positivo riesca a reggere nel caso questo aumenti eccessivamente, quando ci sono delle alternative?

L'AB propone di investire affinché nella propria esistenza il livello di stress sia nulla, le persone di solito non fanno nulla proprio perché finché vedono che il risentimento e lo stress sono a livelli accettabili ritengono conveniente lasciare le cose come stanno, salvo poi ritrovarsi in situazioni in cui al "vecchio" si aggiunge un "nuovo" imprevisto portando la persona a soffrirne.

Una persona che invece investe attivamente per eliminare anche lo stress sopportabile, si ritrova di fatto ad avere un'esistenza totalmente serena e al tempo stesso un ampio margine in caso si presentino eventi che generano risentimento, avendo per qualsiasi imprevisto comunque margine per eliminarlo senza che questo possa sommarsi a nulla di preesistente.

 

Una persona che ha un'esistenza stressante e non fa nulla per eliminarla può indicare due tratti di personalità:

- la prima è che scarsamente saggia e non si rende conto che si trova in una situazione a rischio in cui un imprevisto potrebbe portarla oltre la sopportazione, rimanendo in una situazione rischiosa;

- la seconda è di una persona che vede nel risentimento che compone lo stress delle componenti positive e quindi tende a ricercarle piuttosto che eliminarle.


Attenzione a non confondersi con gli indicatori, c'è differenza fra una persona che non fa nulla perché non intende fare nulla e fra una persona che non fa nulla perché desidera uscirne, si rende conto che anche uno stress sopportabile conviene eliminarlo ma non sa come fare a farlo.

 

 

Un altro metodo stabilizzante nei confronti dello stress è quello di associarlo ai problemi, problemi che la persona usa per riempirsi l'esistenza. Alcune persone avendo un'esistenza vuota tendono di riempirla con problemi che li tengano impegnati, problemi che inevitabilmente producono risentimento, dato che non "sempre ti puoi scegliere il problema che più ti fa comodo" ma ne accetti le conseguenze, incluso il fatto che alcune cose non si accettano e fanno soffrire, sofferenza che probabilità è migliore per quella persona che confrontarsi con il proprio vuoto. Per associazione lo stress viene visto come positivo dato che è collegato a quella strada che la persona si è scelta per riempirsi l'esistenza.

 

Vacanze e stress

Vacanze come speranza stabilizzate, il solo pensiero per una persona di poter andare in vacanza una o due volte all'anno aiuta a sopportare meglio lo stress, aumentando il limite soggettivo. Questo fenomeno è talmente evidente che si è fatto in modo che i lavoratori avessero per legge questo aiuto, così che anche il datore di lavoro meno consapevole fosse comunque costretto a mettere il dipendente in condizione di sopportare meglio lo stress. Questo rivela il paradosso per cui la maggior parte dei lavoratori lo fa in una situazione stress e che se potesse fare i soldi senza lavorare, o lavorare senza stress non ci penserebbe due volte.

 

 

Il ruolo della sensibilità nello stress

Quanto più una persona è tollerante quanto meno sarà probabile che le sue giornate abbiano un carico di stress, viceversa quanto più una persona è sensibile al risentimento quanto più sarà probabile che il livello di stress sarà elevato.

 

La difficoltà nell'accettare la difficile risoluzione di alcune fonti stressanti

Qui si ritorna al concetto espresso ad inizio articolo, dove alcune persone non sanno come allontanarsi da ciò che le fa soffrire perché da una parte non sanno come fare, ma dall'altra è la loro stess apersonalità ad "incatenarle".

Si pensi ad una persona che nella sua scarsa saggezza è finita per diventare dipendente emotivamente dalla stessa persona che è la sua causa principale di stress, nella situazione in cui questa persona si è ficcata non è comunque facile uscirne, specialmente perché va considerata come sia "debole e poco saggia" la persona presa in esame.

 

APPUNTI:

stress psicoligo e il gioco a fare "dio sugli ormoni"

 

ultima modifica il: 05-05-2019 - 15:09:05
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