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- Autolesionismo -
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Cosa si intende per autolesionismo? Cos'è l'autolesionismo?

 

Nel linguaggio comune l'autolesionismo è un termine diffuso usato per descrivere quel fenomeno in cui una persona intenzionalmente arreca dolore a se stessa.

Sono cinque le motivazioni che spingono una persona ad autolesionarsi:

-1 autolesionismo da protagonismo, sia conscio che inconscio, la persona usa questo mezzo sapendo che è efficace per ricevere attenzioni o aiuto, dove la persona potrebbe farlo nell'ottica di ricevere queste attenzioni o da specifiche persone o dagli altri in generale, facendo leva sull'empatia e l'allarmismo che scatta nelle persone che ne vengono a conoscenza. Quando si tratta di una richiesta di aiuto il pensiero che c'è dietro può essere così descritto "io sto soffrendo o non mi sento abbastanza desiderata e non ve ne accorgete nemmeno ma se mi distruggo e mi faccio dei segni così evidenti non penso che continuerete ad ignorarmi";

-2 autolesionismo da emozioni condizionate, la persona si autolesiona perché prova piacere nel farlo anche se non sa come spiegarlo. L'episodio ha dinamiche inconscie e viene favorito da specifici stimoli dove l'unica cosa che la persona può affermare nel tentativo di spiegarlo è che sente il desiderio quasi irrefrenabile di arrecarsi dolore. Attenzione a non confondere questo fenomeno con il masochismo, una persona masochista prova piacere nel farlo mentre qui si parla di un desiderio diverso. Il masochismo è qualcosa di costante qui invece si ha un autolesionismo dove l'origine è inconscia e viene attivata da specifichi stimoli. Di solito questo fenomeno accade quando un soggetto si è autolesionato per anni per altre cause e questo ha comunque prodotto un condizionamento tale che anche se quelle cause sono sparite continua ad avvertire il desiderio inconscio di continuare a farlo, come se quel piacere liberatorio provato in passato si fosse condizionato nella persona con altri stimoli che sono stati presenti in quel periodo;

-3 autolesionismo da autopunizione, la persona pensa che merita di soffrire e di essere punita al punto da vedere in alcuni casi il corpo come se fosse qualcosa di staccato da sé, come se fosse un'entità a parte che in alcuni casi potrebbe meritare di essere punita. Le azioni di autolesionismo per queste persone spaziano dallo sfogo al piacere, sfogo perché sono state condizionate ed educate a farlo e quindi anche se in parte non lo desiderano è come se non ne potessero fare a meno, piacere perché ci credono e quindi nel caso nel loro corpo o loro come persone avessero fatto qualcosa di sbagliato punendosi è come se provassero piacere nel fare qualcosa di giusto. Un esempio dello sfogo su stessi potrebbe essere quello di una persona che nel momento in cui fa un errore si da uno schiaffo da solo sul viso anche intenso, o si tira un pugno addosso. Un esempio di autolesionismo con la percezione del corpo come se fosse distaccato lo abbiamo in quelle persone che vedono il proprio corpo come "brutto" e quindi lo puniscono come se ritenessero il corpo qualcosa di cattivo e sbagliato a non essere al top come altri corpi, come se la persona punisse questo corpo con la speranza di migliorarlo, così come si tenta di punire il male per spingere una persona verso il bene, finendo per applicare una dinamica umana a qualcosa di inumano facendo un traslamento paradossale; 

-4 autolesionismo da distrazione nella competizione emotiva, la persona si rende conto che un dolore può schiacciarne un altro e usa il dolore fisico per tentare di distrarsi da quello psicologico;

-5 autolesionismo da piattume emotivo, la persona nonostante sia alla ricerca di emozioni per sentirsi viva si ritrova a non avere nulla e pur di sentire qualcosa, qualche emozione o sentimento e pur di provare qualcosa arriva ad autoinfliggersi del dolore, questo porta indirettamente ad arrecare danni al proprio corpo. 

 

L'autolesionismo riguarda esclusivamente la componente fisica, quando una persona attua un percorso teso a generare una sofferenza psicologica.

L'autolesionismo genera dei danni al corpo visibili ed è per questo facilmente scovabile, anche se essendo diverse le cause non si può dedurlo con la stessa facilità.

Se osservate una persona con delle lesioni autoinferte qualsiasi deduzione potrebbe rivelarsi errata,  sono cinque le possibili cause e senza indagare e senza parlare con quella persona non c'è modo di sapere cosa sia accadendo nella sua psiche e nella sua esistenza.

 

L'autolesionismo potrebbe trovare una radice nell'uso della violenza, un soggetto esposto a violenza è più probabile che provi dolore fisico e quindi si renda conto precocemente cosa questo può fare e come può aiutarlo.

Ad esempio un soggetto che è stato picchiato da un genitore e si è reso conto che gli altri subito si sono allarmati vedendo le escoriazioni (sulle quali ha mentito) ha comunque scoperto che quel fenomeno generava attenzione, oppure una persona che venendo picchiata scopriva che quel momentaneo dolore fisico oscurava quello psicologico.

 

 

L'autolesionismo è una conseguenza e come tale per risolverla va eliminato la sofferenza psicologica del soggetto o aiutato a smettere di mettere in campo quel meccanismo difensivo autolesionistico.

Crescere in un ambiente non violento probabilmente riduce la possibilità che una persona diventi autolesionista. 

 

La differenza fra autolesionismo, autodistruttività e masochismo.

 

RACCONTO online

"Quando fallisco qualcosa, quando faccio qualcosa che non dovevo fare mi punisco. Sono piena di cicatrici sulle mani (più o meno 12), spesso mi faccio delle croci sulle gambe con il coltello e mi graffio le braccia. A volte lo faccio per questo motivo, altre (stupidamente) nella speranza che qualcuno si accorga che esisto e mi chieda "cosa ti sei fatta?" (non direi la verità, ma se qualcuno si preoccupasse del fatto che le mie mani stanno grondando sangue potrei anche sentirmi meglio)."

 

Autolesionismo per piacere

 a 16 anni ricordo delle vere e proprie crisi di pianto da esaurimento nervoso in cui finivo spesso col prendermi a pugni da solo o a testate il muro, causandomi anche lesioni e sanguinamenti che andavo poi a spiegare inventando scuse con chi chiedeva spiegazioni, perché mi vergognavo. E mi vergogno tuttora solo che stavolta non ho più crisi. Mi capita di avere momenti in cui piango pensando alla mia vita e al fatto che non cambierà mai nulla, poi asciugo le lacrime e mi taglio. Mi piace provare il dolore e soprattutto perdere sangue, credo che la mia mente malata rilasci endorfine quando sanguino, mi è capitato di svegliarmi col sangue al naso (nel sonno, accidentalmente) e sono stato allegro tutta la giornata senza nessun motivo logico. Ora mi innervosisce che i miei siano in cucina, non riesco a studiare e non posso prendere un coltello per darmi un po di pace.

Forse riempie un vuoto interiore?

 

Quello che non è autolesionismo

Alcune persone potrebbero erroneamente chiamare autolesionismo altri fenomeni solo perché una persona sembra dall'esterno farsi del male da sola in termini psicologici, elenchiamoli i più frequenti:

- non è autolesionismo quando una persona si abbuffa in preda ad una crisi di fame a causa di diete disfunzionali e resitrizioni caloriche;

- non è autolesionismo avere un comportamento inibitorio o evitante, una persona che ha paura del fallimento non è autolesionista;

- non è autolesionismo se una persona si autosabota per fini istrionici (ma appunto autosabotaggio). 

 

Un esempio di autodistruttività:

"Non so cosa mi stia accadendo, so solo che da parecchio tempo a questa parte mi sento ossessionata da tutto ciò che potenzialmente potrebbe arrecarmi un danno, farmi stare male, ferirmi, offendermi. Sento una specie di impulso a nutrirmi di discorsi, affermazioni, situazioni, persone che mi tolgono l'aria, che mi fanno stare male, che mi feriscono con le loro affermazioni, con le loro battute, con le loro frustrazioni. Tutte le volte ne esco distrutta, logorata eppure non riesco a impedirmi di frequentarle, di sapere quello che dicono, quello che fanno. E' un impulso che subisco, nel senso che temo il momento in cui le incontrerò di nuovo, ne ho paura, a volte ho delle vere e proprie crisi di panico e di pianto, eppure non riesco ad allontanarmene. E' una sorta di autolesionismo mentale, psicologico, che mi auto-provoco non lo so nemmeno io per quale ragione. So solo che vorrei tagliare ogni tipo di legame, troncare ogni tipo di contatto, dimenticare tutto di loro, perfino i nomi, eppure la sola idea non riesco ad accettarla.
Mi capita anche con tutto ciò che ferisce la mia sensibilità, che sia un filmato particolarmente scioccante o un qualcosa che non vorrei mai vedere. Sento un impulso fortissimo a farmi del male in questo modo, sento, a volte, di meritarmelo."

 

Quali sono le cause? Probabilmente sono tre:

- per distrazione cioè riempire il vuoto dentro di sé (provare qualcosa) e perché la persona trova piacevole soffrire in quanto crede di meritarselo e che deve essere punita

- per condizionamento

- per autopunizione

ultima modifica il: 19-01-2018 - 0:24:17
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