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- Affetto -
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Cos'è l'affetto?

(collegare con comportamento e legame)

Questo termine nel linguaggio comune ha assunto un significato orientato allo spettro di emozioni che si provano nell'amicizia con frasi come "Non amo Marco, però ci sono molto affezionata" ma a livello etimologico e sopratutto psicologico questo termine viene usato in modo differente.

Pensiamo a frasi come "Mario è affetto da varicella", notiamo come il termine affetto usato in questa frase non ha nulla a che fare con l'amicizia.

In questo articolo il termine affetto sarà analizzato e spiegato in base all'etimologia del termine e l'uso psicologico che se ne fa.

L'etimologia di affetto è ad ficere, che letteralmente si traduce in "fare qualcosa per" ed evidenzia il fenomeno in cui il provare specifiche emozioni spinge ad avere una risposta comportamentale.

Detto in altri termini ogni volta che proviamo un'emozione siamo affetti dall'emozione stessa che ci modifica, ci influenza, ci spinge ad agire o comunque ad avere una modificazione interna a livello biologico e di pensiero.

Se abbiamo motivazione nel fare qualcosa è solo perché proviamo emozioni, emozioni che ci spingono a fare qualcosa.

L'affetto è per qualsiasi tipo di emozione, amicizia, amore, rabbia, odio, ogni volta che proviamo un'emozione vuol dire che c'è un affetto che ci spingerà ad avere delle reazioni.

L'affetto va visto come la fase iniziale, quello step in cui si prova un'emozione che poi darà luogo all'eccitazione (arousal) e in seguito, se non vi sono eventuali conflitti interni, nell'azione.

L'affetto ci dice chiaramente che se non esistessero le emozioni non ci sarebbe azione e non ci sarebbe vita, ogni volta che qualcuno agisce è perché vi è un'emozione dietro, la quale può essere stata percepita in un'infinità di modi differenti.

Così come si è affetti da una malattia che ci cambia il corpo e il comportamento, così l'emozione vive dentro di noi e ci spinge a modifiche comportamentali più o meno evidenti, ci spinge a fare cose che altrimenti non faremmo.

Prima di procedere con la lettura nell'articolo è necessario possedere quattro concetti:

- emozione, sono reazioni soggettivi ad elementi esterni che spingono gli esseri viventi ad una reazione, le emozioni più comuni sono di rabbia, paura, piacere;

- pulsione, definisce il fenomeno di emozione auto attivante. La pulsione è quell'emozione che si attiva senza che sia necessario uno stimolo esterno, pensiamo ad un desiderio sessuale improvviso anche se si è soli, alla voglia di qualcosa. La pulsione esiste sia come spinta genetica interna a farci fare una serie di attività, ma anche per un condizionamento esterno, l'aver interiorizzato delle esperienze che ci spingono a ripeterle anche se non c'è uno stimolo diretto ad attivarci;

- eccitazione, definisce il fenomeno della modifica cognitiva che si sta generando, anche se non vi è un'azione vera e propria. Sebbene questo termine sia erroneamente associato solo alla componente sessuale, descrive invece tutta la fenomenologia in cui uno stimolo esterno produce un'emozione ed è questa che spinge il soggetto ad avere una reazione comportamentale o comunque a percepire una spinta all'azione. Facciamo un esempio, immaginiamo di offendere un soggetto, più lo offendiamo più nascono in lui emozioni di rabbia, queste emozioni anche se non sfociano in un'azione comunque stanno creando un potenziale, come un qualcosa che si sta accumulando e arrivati ad esempio alla decima offesa il soggetto potrebbe "scoppiare" proprio per tutta l'eccitazione prodotta, oppure se all'improvviso cambiassimo argomento comunque tutto quel potenziale negativo creato rimarrebbe lì e influenza comunque tutto ciò che ne seguirà. Oppure se diciamo cose seducenti ad un soggetto, anche se questo non ci salta addosso comunque sarà più propenso ad accettare qualcosa da parte nostra;

- conazione/impulso/parossismo, definisce il comportamento che nasce a seguito di una emozione, il concretizzarsi dell'eccitazione, a sua volta spinta da un'emozione indotta dall'esterno o da una pulsione autoattivante,  chiudendo così la dinamica affettiva. La conazione è una scelta conscia e deliberata, l'impulso è invece la manifestazione di uno schema inconscio che il soggetto lascia passare o non riesce a frenare, il parossismo è quando il comportamento avviene scavalcando completamente la coscienza.

 

 

L'affetto descrive tutto questo schema dell'emozione:

 

stimolo-emozione/pulsione ->  eccitazione  -> conazione/impulso/parossismo

 

L'eccitazione può portare a quattro tipologie di azioni:

riflessiva lenta, detta anche conativa lenta, mentre siamo eccitati, siamo focalizzati il nostro cervello e in particolar modo la nostra coscienza pianifica l'azione;

- riflessiva rapida, detta anche conativa rapida, il soggetto pianifica in modo rapido per far passare il meno tempo possibile dall'affetto all'azione;

- impulso, mentre siamo eccitati, parte del nostro inconscio spinge affinché si faccia qualcosa, non dobbiamo "calcolare o pianificare" nulla a livello conscio, c'è già una parte di noi che spinge affinché si faccia una cosa. La coscienza in questo caso può solo tentare di opporsi o lasciarlo scorrere fuori;

- parossismo, il livello emotivo è talmente intenso che la nostra coscienza viene bypassata, le emozioni prendono direttamente il sopravvento.

 

Eliminato il parossismo, il soggetto di fronte al prodotto della sua riflessione e all'impulso che sente dentro può agire in due modi, attuarlo rapidamente o può porre un filtro prima dell'azione, chiedendosi se in un'ottica futura quello che sta facendo avrà un impatto negativo.

Questo fenomeno del filtro viene definito come temperanza (quando il soggetto applica un filtro in modo inefficace viene definito intemperante).

In altri casi il soggetto non pone alcun filtro, segue l'emozione senza pensare alle conseguenze e viene definito irresponsabile.

In altri casi il soggetto ha filtri inconsci interni, ha cioè delle inibizioni inconsce, quando queste vengono momentaneamente meno si parla di dissolutezza (la più famosa è quella da alcohol).

Perché le persone sono intemperanti? Perché l'emozione potrebbe essere così intensa che il soggetto non riesce a resistere, non ha sufficiente motivazioni e strategie mentale per arginare tutta quella spinta emotiva e quindi nonostante abbia tentato di applicare un filtro non c'è riuscito.

 

 

C'è anche una quarta strada, quella dell'edonismo che si potrebbe considerare come un'intemperanza intenzionale, dove il soggetto lavora sulla sua mente per non pensare alle conseguenze negative o minimizzarle, per godersi il presente.

Ad esempio un soggetto sta facendo la dieta, ad un certo punto la fame diventa intensa e pur di mangiare si autoconvince che tanto sarà attraente anche con qualche kg in più.

Il soggetto edonista ha una visione che lo porta a preferire il presente al futuro, ci sono innumerevoli sfumature di edonismo, ognuno usa i propri modi e la propria visione che lo aiuta a neutralizzare la voglia di un futuro migliore per godersi il presente.

 

 

 

 

 

 

Il concetto di affetto ci ricorda tre cose fondamentali:

- chi non è temperante è in balia delle emozioni e degli stimoli esterni, a volte ci saranno delle inibizioni a frenarlo ma queste non sono uno strumento che dà garanzie. Questo fa gola sopratutto ai manipolatori che tenteranno di sfruttare questa cosa in ogni modo. Solo sviluppando una regolazione emotiva interna efficace per essere temperanti si potrà impedire che le emozioni ci portino lontano dal nostro scopo;

- possiamo provare emozioni per una realtà che esiste (percezione razionale) e una che non esiste (percezione irrazionale);

- abbiamo mediamente un potere affettivo enorme sugli altri, anche quando non ce ne accorgiamo ogni cosa che facciamo o diciamo può influenzare l'altro, specialmente se l'altro è sensibile o suscettibile.

 

 

 

 

 

 

FINO A QUI

Un'azione frutto non solo di affetti nati dai sensi e da stimoli presenti ma anche nati dalla cognizione e dalla percezione del futuro, dei nessi causa effetto, delle conseguenze e di ciò che ancora non esiste, della previsione che si ha del futuro sia di quello che c'è sia di quello che potrebbe esserci.

Un atto conativo non va visto come necessariamente la cognizione che prevale sull'affezione, una persona potrebbe nonostante percepire conseguenze future comunque preferire il presente con una scelta edonista, di fatto sia con la cognizione che non l'esito in questo caso sarebbe stato lo stesso, l'unica differenza è che il soggetto ha avuto un conflitto fra presente e futuro.

L'atto conativo è l'emblema della complessità dell'essere umano, dove avviene lo scontro fra l'affetto del momento e gli affetti che nascono dalla cognizione, cognizione dalla quale nascono informazioni, nasce la coerenza comportamentale, nasce la presa di coscienza delle conseguenze e che fa nascere ulteriori affetti (non presenti) che complicano il quadro della situazione.

Nell'atto conativo, come nell'affezione in generale, si presentano tutta la fenomenologia espressa nell'articolo dell'emotività, cioè cosa accade quando le emozioni in gioco hanno intensità tale da essere difficili da gestire.

Come si descrive quel fenomeno in cui il soggetto non pensa al futuro o alle conseguenze, non ha una cognizione tale da produrre la fenomenologia conativa? Spontaneo, il soggetto agisce solo in base alle emozioni del momento siano esse negative e positive, una sorta di emozioni biologiche e condizionate che lo muovono senza che ci sia una reale comprensione della realtà, una conazione sui meccanismi, sul passato e sul futuro oltre che gli stimoli presenti.

 

 

Cosa significa affezionamento/affezionato. Nel linguaggio comune quando qualcosa ci genera emozioni positive e viene percepita come un bene si entra nella fenomenologia dell'affezionamento, cioè le persone si dicono affezionate quando percepiscono che qualcosa è fonte di piacere e quindi tentano a ricercarla anche in presenza di conflitti conativi, il fatto che sia parzialmente un bene è comunque una fonte attrattiva. Essere affezionati ci spinge a lottare per riaverla o comuqnue soffrire al pensiero di aver perso qualcosa di valore (con la dipendenza tutto questo viene potenziato, mentre più la persona è equilibrata e piena e ha metodi per riprendersi altrove ciò che ha perso, meno soffrirà).

Cosa significa affettuoso, il comportamento che nasce verso una persona verso la quale proviamo affetto, una sorta di riconoscenza che manifestiamo anche indirettamente, con abbracci, carezze, vicinanza, ricerca etc..

 

Da non confondere l'affetto con la compersione, cioè il fatto che sulla base dell'affetto che si prova e sulla percezione del fatto che più miglioriamo la vita di chi abbiamo vicino più staremo meglio, compersione è una sorta di "agisco attivamente per te perché così ci guadagno anche io, più tu stai bene più lo sono io"

 

Sono affetto, usato nelle malattie, perché quando si è malati si ha qualcosa dentro, quando si provano emozioni si avverte queste cose dentro con cui fare necessariamente i conti.

Cosa vuol dire carenza di affetto?

Per comprendere questa frase è necessario tradurla in "carenza di comportamenti affettuosi" cioè il soggetto sa che quando alcune persone provano emozioni particolari ed intense le manifestano in comportamenti definiti affettuosi, che nascono da uno specifico affetto positivo e quindi questi comportamenti vengono visti come la testimonianza dell'esitenza di un affetto positivo nei loro confronti. Dire "ho carenza di questi comportamenti" vuol dire che il soggetto lamenta nella sua esistenza l'assenza di queste persone così strettamente e intimamente connesse a lui, che fanno specifici comportamenti, il soggetto in definitiva lamenta l'assenza di questo tipo di rapporti e dei comportamenti ad esso collegati, sapendo che non ci sono quindi abbastanza o alcuna persona che prova questo tipo di emozioni per lei.

In alcuni casi la persona potrebbe lamentare la carenza di compersione, del fatto che non ci sia nessuno che investa nel suo benessere senza uno scambio diretto ma solo indiretto (stare bene del suo benessere).

 

(collegare con passione

circolo affettivo e compersione)

Con il termine affetto si evidenziano le emozioni che si provano per un oggetto o una persona, emozioni che nascono a seguito di una interazione e che influenzano il rapporto stesso.

Prendete una persona sconosciuta e prendete un vostro amico, è praticamente certo che se qualcuno vi chiedesse quale fra i due salvare voi rispondereste l'amico.

 

Per comprendere l'affetto è necessario distinguerlo da altri due fenomeni:

- legame, le promesse e i tentativi di crearsi una sorta di assicurazione con l'altro, facendo leva su promesse, patti sociali, etc.. parte del legame funziona sull'affetto, ma questi vanno comunque visti come concetti separati;

- attaccamento, la persona ne è dipendente e non può stare senza o ha paura di perdere. Anche qui attaccamento e affetto diventano in qualche modo collegati, ma vanno visti come fenomeni distinti per essere compresi.

Le persone tentano di far comprendere questo fenomeno con frasi come "ci tengo a questa persona" oppure "non mi è indifferente, di altri non me ne frega nulla".

L'affetto come lo si può spiegare? Con il desiderio e i bisogni che l'altro ci appaga, si instaura un collegamento inconscio su cui non ci si può fare nulla, desiderio e bisogno vengono orientati verso quella persona, quindi la si pensa, si fa difficoltà a rifiutare un invito da parte sua, a non inserirla nei propri progetti o azioni.

L'affetto ci suggerisce verso quale persona o oggetto si orienterà la propria motivazione ma anche che si avranno reazioni emotive differenti a parità di azione se la persona che le fa è una verso cui si prova affetto.

Si parla di affezionamento per definire quel percorso e quell'interazione che porta alla costruzione dell'affetto, non c'è intenzionalità nell'affetto accade e basta è per questo che alcune persone conscie di questo fenomeno tengono a distanza gli altri, specialmente quando fiutano interesse perché sanno che finiranno per affezionarsi e di conseguenza soffrire se l'altro fa lo stronzo o comunque non ci si comprende o il rapporto non funziona.

 

Qual è la differenza fra affetto e innamoramento? L'innamoramento pone l'accento sul desiderio e interesse verso una persona, l'affetto su tutte le emozioni secondarie che nascono nel momento in cui a seguito di un innamoramento e di una interazione si crea questa situazione di provare affetto, che si potrebbe descrivere come "sentirne la mancanza quando non c'è" o "soffrire maggiormente quando questa persona ci disapprova, in quanto è come se si percepisse in modo più accentutato la possibilità di perdere" o "essere ancora più sensibili se è quella persona a fare una cosa che non si accetta e ci fa soffrire".

Provare affetto per qualcuno vuol dire rendere il rapporto ancor più emotivo, aumentando il rischio di parossismi o furore e rendendo ancor più complicato il portare pazienza.

Essere affetti non è un caso che viene usato anche per intendere quando un morbo si impadronisce della persona, anche in questo caso la persona sente che dentro di sé sono nate delle emozioni per quella persona e non può farci nulla, al limite controllarle in qualche modo.

Per avere esempi di affetto, pensate ad un vostro amico e vedete come reagisce differentemente se una stessa cosa la dice uno sconosciuto, un amico o un genitore. Questo ci dimostra anche come ogni affetto sia differente in base al tipo di emozioni su cui si basa il rapporto, quanto siano intense, etc..

 

Così come ci si affeziona ci si può dissaffezionare, ogni persona ha tempi diversi.

 

Cosa è il bisogno di affetto? Il bisogno di affetto non esiste, è un errore concettuale in realtà ciò che si sta dicendo è:

- la persona è vuota e soffre perché ha bisogni e desideri che solo un partner potrebbe soddisfare, 

- la persona è sentimentale e ricerca nello specifico quelle intense emozioni che solo un rapporto di attaccamento può darle

- la persona è istrionica e ricerca attenzioni, che chiama affetto perché in parte sa che di solito le persone che provano affetto per qualcuno sono anche quelle che danno più attenzioni.

 

L'affetto e lo scambio affettivo

Provare affetto per qualcuno vuol dire iniziare ad entrare in una dinamica di scambio senza che si richieda apparentemente nulla indietro, questo si spiega in due modi:

- benessere strategico, la persona è motivata a far stare bene l'altro perché si rende conto che se l'altro sta bene sarà sia incentivato a restare ma anche l'interazione sarà positiva, si avrà vicino una persona che è in un umore positivo e ci darà prevalentemente emozioni positive di rimando

- condizionamento positivo, il soggetto inizia a rendersi conto che se l'altro è contento di conseguenza il rapporto va meglio, ciò lo porta a sentire questo piacere dentro di sé e quindi è incentivato a promuore il benessere dell'altro perché questo diventa sufficiente (non viene percepito strategicamente, o comunque non solo) per provare benessere.

 

Questi due punti vanno visti come possibili conseguenze comportamentali dell'affetto ma non è detto che si manifestino.

 

 

L'errore di chiamare affettuoso un comportamento che potrebbe non esserlo

Una persona potrebbe dedurre arbitrariamente che quando qualcuno sta facendo qualcosa per lei sia necessariamente affetto, ma non è detto, potrebbe essere un comportamento manipolativo e che non segue quindi la logica descritta qui sopra ma più un "ti do per prendermi quello che voglio".

 

Il ti voglio bene viene usato qui come accezione di questo "essere disposti a far star bene l'altro perché ciò si percepisce piacevole o conveniente".

In altri casi le persone usano il termine "ti voglio bene" per evidenziare la presenza di affetto ma senza che questo sia arrivato a livelli tali da potersi definire innamorati sul piano sessuale.

 

Cosa vuol dire essere anaffettivi? 

Proprio perché il concetto di affetto evidenzia sia il sentimento ma anche il comportamento anche per anaffettivo esistono due significativi:

- da una parte per anaffettivo si intende la persona che non si affeziona, mentre la tendenza media umana è affezzionarsi anche solo per un effetto tempo, si parla di anaffettività per indicare quando questo non è avvenuto;

- dall'altra parte per anaffettivo si potrebbe sottolineare una persona che nonostante provi affetto però poi non lo dimostri con i comportamenti affettuosi, quindi una persona che non fa nulla per promuovere il benessere dell'altro. Quindi ad esempio una moglie chiamerà il marito anaffettivo quando questo non fa nulla di quello che le fa piacere, non la coccola, non si interessa, quando lui sa queste cose.

 

In alcuni casi l'anaffettivà comportamentale potrebbe essere data da una serie di conflitti e inibizioni interni, come se il soggetto consciamente o emotivamente percepisse questa spinta ad essere affettuoso ma al tempo stesso fosse frenato. Ad esempio un uomo che pensa sia sbagliato e "femminile" essere affettuoso in un rapporto.

In alcuni casi l'anaffettività potrebbe essere causata non dalla persona ma dalla mancanza di comunicazione all'interno del rapporto, la persona non fa capire cosa le piace e cosa le fa stare bene e di conseguenza anche se l'altro ha una spinta all'affettività non sapendo cosa fare esattamente viene percepito anaffettivo.

 

Le conseguenze di avere rapporti d'affetto

Avere dei rapporti in cui le altre persone provano affetto per la propria persona ha diverse conseguenze fra le quali essere cercati, le persone reagiscono nel momento in cui potremmo fare qualcosa che le fa sentire escluse o non più desiderate, nel caso di qualche problema queste persone tenderanno ad esserci per aiutare. Quanti più rapporti si hanno quanto più la persona si rende conto che non sarà mai sola, che queste persone saranno come dei pianeti che le ruoteranno intorno. Da qui si comprende perché le persone tentando all'espansività e costruire rapporti d'affetto numerosi, oltre che rapporti superficiali numerosi.

BOZZA

 

 

 

 

Questo termine ha diversi usi nel linguaggio comune, l'AB scieglie di ridefinirlo come una specifica forma di passione che nasce nel momento in cui il soggetto prova emozioni positive al pensiero che l'altro stia bene. L'affetto spinge il soggetto a manifestazioni e gesti affettivi, cioè è motivato a promuovere il benessere di questa persona in quanto ne trae a sua volta piacere.

 

L'affetto non va confuso con:

- attaccamento, chiamato erroneamente affezionamento, evidenzia come un soggetto non riesca a fare a meno di un altro e non riesca a staccarsi perché di fatti ne dipende a livello emotivo;

- adorare, la persona manifesta l'innamoramento e il desiderio che prova per qualcuno amico o amante che sia.

 

L'affetto in questo modo diventa un termine chiaro e univoco che spiega perché alcune persone siano così contente nel sapere della contentezza dell'altro, ne gioiscono (manifestazione affettiva) e al tempo stesso agiscano per il benessere di questa persona in modo diretto e apparentemente disinteressato (gesto affettivo).

 

 

 

In sintesi si definisce affetto quello stato in cui si finisce per provare emozioni positive solo sapendo e vedendo che l'altro è contento.

In termine tecnico l'affetto si manifesta sotto forma di scelte narcisistiche in quanto la persona appare altruistico ma in realtà sta dando benessere ad una persona perché questo si transformerà in benessere per sé.

L'affetto ha spiegazione prevalentemente inconscie e di condizionamento, dove la persona finisce per rendersi conto che "se l'altro sta bene io sto bene" anche se non sa spiegarselo.

Si parla di affezionamento per sottolineare il percorso che porta un soggetto a provare affetto quindi "provo affetto" e "ne sono affezionato" esprimonono lo stesso significato, quando persona afferma di affezionarsi vuol dire che si sta rendendo conto che sta provando affetto.

Alcune persone usano erroneamente questo termine usandolo per descrivere fenomeni quale l'innamoramento e il legame.

Cosa vuol dire allora essere affettuosi? Con questo termine si evidenzia come una persona si renda conto che l'altro sta agendo esclusivamente nel nostro interesse senza che apparentemente gli torni indietro nulla se non il nostro benessere, erroneamente questo concetto è stato associato ad una serie di comportamenti come quello delle coccole, ma in realtà si è affettuosi in numerosi modi, cioè la persona sa che il benessere dell'altro richiede determinate cose e le attua intenzionalmente per nutrirsi dello stesso benessere che queste azioni susciteranno.

Detto in altre parole la persona si rende conto che l'altro è affettuoso perché sta facendo delle cose nei suoi confronti che gli stanno dando benessere, vede che l'altro è "attento alla sua soddisfazione" senza che apparentemente stia chiedendo nulla in cambio.

Quando una persona dice "l'altro è affettuoso con me" sta sottolineando che l'altra persona è interessata al suo buonessere e apparentemente non sta chiedendo nulla in cambio viceversa dire "l'altro non è affettuoso" sottolinea come la persona si senta insoddisfatta su alcune cose e che l'altro non si stia interessando al suo benessere.

L'affetto si può descrivere anche come circolo affettivo, cioè la persona dà perché se l'altro sta bene sta bene anche lei e non è disinteressato o "magico amore" come alcuni erroneamente credono.

Affetto primario e secondario

Si parla di affetto primario quando ci si rende conto che diverse persone hanno più o meno gli stessi interessi quindi è sufficiente dare qualcosa di comune per far sentire all'altro questo affetto, la persona può senza conoscere l'altro dare qualcosa. L'esempio è quello delle coccole, dell'abbraccio, del conforto, etc... Si parla di di affetto secondario quando la persona invece va a conoscere l'altro, sa esattamente quali sono i suoi bisogni e desideri soggettivi e quindi sarà affettuoso in modo mirato, cosa che può ottenere proprio per la conoscenza che ha portando l'altro ad affermare "il nostro rapporto è speciale perché lui sa quello di cui ho bisogno e me lo da senza chiedermi nulla". 

L'affetto e l'affezionamento non vanno confusi con l'attaccamento.

L'affetto non produce alcun sentimento di mancanza.

Questo termine viene usato erroneamente per descrivere lo stato di amicizia, in realtà l'affetto è qualcosa che può nascere in qualsiasi tipo di rapporto sia d'amicizia che d'amore.

Il miglior indicatore per capire se si prova affetto per qualcuno è immaginarlo ridere ed essere felice, se questo suscita emozioni positive allora si prova affetto.

L'affetto è una componente umana inevitabile che arricchisce l'esperienza dei rapporti perché aiuta ad uscire parzialmente dalla logica di scambio e dalla logica innamoramento entrando in una logica per cui si sta bene se l'altro sta bene.

 

 

 

Disaffezione

Si parla di disaffezione nel momento in cui nel rapporto si avvia un meccanismo di decondizionamento (oppure a fine rapporto con il tempo) che quella persona o  quell'oggetto non avrà più alcun effetto emotivo, termina cioè la connessione emotiva.

 

 

Circolo affettivo

Si parla di circolo affettivo per sottolineare quel fenomeno per cui si è motivati a fare solo per le emozioni che nascono dall'affetto che si prova. 

Il circolo affettivo spiegherebbe quei comportamenti per cui la persona sembra agire apparentemente senza avere nulla in cambio, in realtà è motivata dal piacere che provare nel dare gioia alla persona verso cui prova affetto.

In circolo affettivo non implica che l'altro agisca sempre e comunque per il piacere dell'altro, la scelta è determinata anche in base ad altre caratteristiche di personalità.

 

 

"L'affetto è dare senza ricevere nulla dall'altro se non vederlo contento"

 

APPUNTI:

- motivazione affettiva;

 

ultima modifica il: 31-05-2020 - 22:20:12
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