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Cos'è l'amicizia?

[collegamento fra fan e amicizia

la differenza fra persona amica e persona per ozio, cioè persona per passatempo, svago, distrazione, etc..]

Nel linguaggio comune con il termine amicizia si descrive genericamente il rapporto che nasce fra due persone e che non ha alcuna componente sessuale.

Una definizione che non risponde a domande come  "ma che differenza c'è fra amico e conoscente?" oppure "quando scatta l'amicizia e perché?".

Per rispondere a questa domanda è necessario capire meglio l'amicizia e la dinamica che porta ad instaurarla.

Per questo l'AB definisce l'amicizia come quel rapporto che nasce fra due persone che sono motivate a ricercarsi senza che fra queste motivazioni ci sia l'interesse sessuale, cioè due persone si possono considerare amiche quando da ambo le parti c'è un desiderio a ricercarsi.

 

Non necessariamente l'amicizia si regge su valori specifici, si parla di simpatia quando la persona si rende conto che l'altro produce benessere, cioè la sua sola presenza è positiva, il valore è quindi quello che si potrebbe descrivere "è una persona che mi fa stare bene e con la quale è piacevole passare il tempo".

In termini tecnici la persona si innamora dell'altra, cioè vede nell'altro qualcosa che le piace, qualcosa di valore e questo lo spinge a ricercare la persona ed è da qui che il soggetto percepisce l'altro come amico, cioè come qualcuno che desidera avere nella sua esistenza.

In termini tecnici la persona si innamora dell'altra, cioè vede nell'altro qualcosa che le piace, qualcosa di valore e questo lo spinge a ricercare la persona anche se in questa specifica forma di rapporto manca la componente sessuale.

Essere conoscenti vuol dire invece soltanto che qualcuno lo si conosce, ci si può interagire, ci si possono scambiare due chiacchiere ma non la si considera come una pesona che si è motivati a ricercare, motivati a sentire e frequentare.

Un'amicizia funziona e dura nel tempo nel momento in cui questo interesse è reciproco e sono soddisfatte le basi per la compatibilità. Questo ci fa capire che non tutte le amicizie sfociano in un rapporto duraturo, sono due le possibili evoluzioni negative:

- amicizia non corrisposta, vediamo qualcuno come amico ma per l'altro non è la stessa cosa;

- amicizia che si interrompe, le persone hanno iniziato a frequentarsi per interesse reciproco ma poi sono subentrate dinamiche di intolleranza nel momento in cui si è conosciuto meglio l'altro. 

Una persona estroversa tende a possedere un alto numero di conoscenti per lo stile esistenziale che ricerca e genera, conoscenti che possono essere definiti "dinamici" in quanto queste persone all'occorrenza possono servire al soggetto che ricercherà e chiamerà sporadicamente.

Queste persone si definiscono come "quasi amici" o "amici potenziali" in quanto la persona le ricercherà solo quando le serviranno e non c'è un interesse continuativo che comunque l'estroverso potrebbe conservare verso persone che vede di maggiore valore e benessere.

Questo fenomeno accade perché l'estroverso ha desiderio di uscire fuori, di circondarsi, di fare numero e in questo caso il ruolo dei quasi amici è utile.

 

L'amicizia diviene un qualcosa di tangibile e lampante da subito in quanto gli inviti vengono immediatamente accettati, si percepisce l'interesse reciproco, cosa che invece non c'è quando c'è una persona interessata e l'altra no.

È necessario fare attenzione quindi a rendersi conto che nell'amicizia è fondamentale la reciprocità dell'interesse altrimenti non è amicizia.

La domanda a questo punto è "ma come si fa a trovare amici?" la risposta è nell'essere intraprendenti e nell'inserirsi nei flussi sociali e usando il proprio adattamento sociale.

Probabilmente la causa principale che impedisce alla persona di fare amicizie è l'inazione, un soggetto che di conseguenza non può essere visto come portatore di benessere, l'inazione che ha diverse cause come la sociofobia che inibisce o evita, il non sapere cosa fare (disadattamento) e il nemmeno rendersi conto ad esempio della necessità di fare per poter essere percepiti come simpatici.

 

Amicizia distanziata nel tempo, è possibile? Si, amicizia non vuol dire cercarsi e frequentarsi ogni giorno ma che quando succede da ambo le parti c'è reciproco interesse e quindi è come se il tempo "si fosse fermato".

 

Questo ci rivela una realtà amara per l'amicizia ma come per ogni altro rapporto in generale, cioè che l'amicizia può finire da un momento all'altro perché uno o entrambi hanno perso la motivazione a ricercare e stare con l'altro.

Queste persone quindi non vanno più considerate come amiche ma come qualcuno con cui vi siete rapporti, avete dei ricordi, una persona che avete conosciuto in modo più o meno profondo e nulla di più, quante volte vi sarà capitato di risentire o vedere persone del passato e trattarle nonostante questo come "conoscenti" dove al limite c'è stato il gioco dei ricordi? Non conta ciò che sai dell'altro e cosa c'è stato, conta solo quanto interesse reciproco c'è in gioco. Il termine stesso "conoscente" ci suggerisce in senso letterale come considerate quella persona, ovvero persone di cui si conosce soltanto(che sia tanto o poco non fa differenza) e nulla oltre.

Esempi di conoscenti sono colleghi, compagni di scuola e amici di amici, persone con cui c'è stata un'interazione e una conoscenza ma non si è arrivato ad un interesse reciproco o se c'è stato poi è terminato.

Essendo l'amicizia fondanta sulla motivazione reciprova a cercarsi è possibile analizzare quali sono le logiche motivazionali più diffuse, l'AB ne individua tre:

-amicizia totalizzante, la persona ricerca un rapporto di amicizia unico per motivi sentimentali o perché preferisce avere un'unica sola persona da cui dipendere e dalla quale avere ogni cosa. La persona ricerca una persona unica in cui far confluire ogni suo desiderio e di cui innamorarsi profondamente senza la variabile sesso (che viene percepita in questo caso irrivelante). Questa amiciza la preferiscono le persone sentimentali o le persone non autosufficienti che preferiscono avere un'unica persona su cui contare per ogni cosa come forma di comodità e con il quale poter scambiare numerose "carenze";

amicizia con affinità, sono persone che non riescono ad avere amicizie di cazzeggio e riescono a dare un senso al tempo solo se c'è qualcosa che condividono, componente tipica degli introversi.

amicizia per benessere generico , le persone si rapportano per simpatia e nel frattempo comunque tendono a conoscersi e lasciarsi conoscere senza eccessivi problemi (il discorso diventa relativo alla propria personalità). 

Poi ce ne sono anche due minori:

 

- lo scambista di favori, la persona cerca qualcuno da quale chiedere fare disposto in cambio a ridarli a sua volta (anche se c'è anche la variante egoista di questo fenomeno in cui la persona pretende solo);

- condivisione delle emozioni, la persona cerca qualcuno con cui condividere la propria sfera emotiva, ciò che trova piacevole, ciò che prova ma anche a livello generale qualcuno con cui condividere i suoi pensieri, qualcuno con cui essere trasparente o comunque esserlo almeno in modo parziale, una sorta di amicizia da sfogo del proprio mondo emotivo.

 

Ora che abbiamo capito cosa è l'amicizia e perché le persone si ricercano resta un ultimo interrogativo "come si rapporto le persone in amicizia?". Quando due persone iniziano a rapportarsi in amicizia comunque si finirà per passare del tempo a fare e dire cose che non sono necessariamente attinenti alla motivazione stessa che genera il rapporto, si parla comunque di due persone che hanno un comportamento, un modo di vedere, di fare, etc.. ed è qui che iniziano a sorgere i primi conflitti e incompatibilità, l'AB trova trescenari a rischio:

- regolamento amicale e norme, aspettative e attesa di comportamento che generanno delusione e risentimento o in generale rancore. Questo accade in quelle persone con visione assolutistica e non capiscono che invece ogni persona è caso a sé e potrebbe avere una visione diversa sull'amicizia;

- Illusione sul tema dell'amicizia come "l'amico disinteressato", la persona non si rende conto che così come lui ha i suoi motivi per ricercare e stare con un'altra persona anche lei ha i suoi e conoscerli è fondamentale per mandare avanti il rapporto e mantenere vivo l'interesse dell'altro senza a sua volta farsi illusioni e non capire perché le persone ricercano la nostra presenza;

- ignoranza nella compatibilità, capire che un rapporto non funziona solo per affinità (la motivazione a rapportarsi) ma che per andare avanti necessita anche di una tolleranza reciproca, se questa non c'è comunque il rapporto difficilmente funzionerà.

 

Il primo scenario porta ad una serie di emozioni negative che potranno generare attriti e in alcuni casi decretare anche l'incompatibilità stessa del rapporto.

Il secondo scenario porta diverse persone a cadere dalle nuvole quando vedono le altre persone allontanarsi, non hanno capito perché "sono rimaste" e allo stesso modo non capiranno perché se ne vanno.

Il terzo scenario è analogo al primo ma con dinamica diversa in quanto non necessariamente l'unica fonte di attrito è l'aspettativa e attesa di comportamento in amicizia da parte di una persona assoluta ma anche qualsiasi forma di non accettazione, dove il soggetto fatica ad accettare determinati comportamenti e modi di fare dell'altro nonostante comunque con quella persona "ci si trovi bene" da un punto di vista del benessere.

 

L'amicizia è qualcosa di facile da raggiungere e mantenere per chi capisce il concetto di compatibilità e di amicizia, quanto meno la persona capisce questi due concetti e quanto più ha una visione distorta a riguardo quanto più diventa difficile fra attriti vari, difficoltà, errori, delusione e chi più ne ha più ne metta.

Quante volte avreste ascoltato persone dire "l'amiciza non esiste"? Sono persone che hanno una visione assoluta di amicizia e quando hanno visto che le altre persone non si comportavano come lo invece pensano che ci si comporti in amicizia non hanno potuto far altro che concludere che l'amicizia non esiste, oppure persone che si sono rese conto di quanto sia difficile mandare avanti un rapporto in compatibilità e quindi arrivare alla stessa conclusione e così via. Queste frasi ci suggeriscono persone che non hanno capito in modo completo l'amicizia e la dinamica che vi è alla base.

 

Che ruolo gioca la socializzazione nell'amicizia (attenzione a non confondere socievolezza con socializzazione)? 

FINO A QUI

Una volta acquisita questa forma di adattamento la prima da fare è rendersi conto di chi si cerca e una volta trovato rendersi conto di cosa sta cercando l'altro, questo punto può essere d'aiuto per capire come comportarsi con questo nuovo amico.

Arrivati a questo punto l'ultima cosa che resta da vedere è la compatibilità nel suo insieme cioè guardare anche il lato tolleranza reciproca. Se si supera anche questo scoglio quella che si ha davanti è probabilmente un'amicizia duratura e funzionale per entrambi.

Questi tre punti fanno capire chiaramente perché di solito i rapporti di amicizia siano così tormentati, fra quelli che "sbagliano a trovarsi l'amico" a quelli che non capiscono il ruolo che hanno per l'altro e quelli che avviano un rapporto nonostante non ci sia una tolleranza reciproca.

 

Guardando ai vari profili di amicizia la primna cosa che si nota è che ci sono amicizie più facili da trovare e quelle più difficili. La più difficile probabilmente è quella totalizzante, mentre probabilmente quella più facile da trovare è qualcuno con un'affinità minima con cui fare numero per la componente estroversa. Di solito gli estroversi tendono a formare questi mega gruppi in cui ognuno viene considerato come "numero" dagli altri, persone che prendono l'amicizia alla leggera e con l'unico obbiettivo di svagarsi nei contesti sociali.

 

Quando le persone affermano frasi come  "ma perché è così difficile farsi degli amici" possono essere due i casi:

- o ci troviamo di fronte ad una persona disadattata che quindi commette errori come quello di non essere simpatico all'inizio o di non compiere in modo efficace i tre passaggi per instaurare un rapporto di amicizia duraturo;

- o cerca amicizie difficile da trovare come quella totalizzante, ma anche quella della condivisione di affinità è difficile.

In linea di massima farsi queste domande può aiutare a svegliarsi sul campo amicizia. Se non conosci e non capisci chi hai di fronte come puoi pensare che il rapporto funzioni? Come puoi pensare che gli altri vivano sulla base di ciò che tu credi? Come puoi pensare che così casualmente si trovino persone compatibili e che la pensino come noi? Come puoi pensare che qualcuno si comporterà allo stesso modo di come ti comporti tu?

Esistono amicizie più profonde di altre? Si anche se conviene parlare in termini di intimità mentale, esistono rapporti più intimi di altri e l'intimità è data dalla conoscenza reciproca, in alcune amicizie questo fattore si coltiva e in altre no.  Questo vuol dire che potrebbero essere persone che si vedono ogni giorno ma non sanno nulla l'una dell'altra e persone che si vedono una volta l'anno ma hanno un rapporto più profondo in quanto usano quel tempo per aprirsi, condividere, conoscersi e aggiornarsi.

 

Amicizia, simpatia e socializzazione

Essendo l'amicizia una tipologia di rapporto questo vuol dire che fenomeni come quello della simpatia e della socializzazione sono alla basa anche della costruzione di questa tipologia di rapporti.

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class="messageTitle">A che serve interagire con gli altri?

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Negli ultimi anni ho provato a vivere "come fanno tutti", a socializzare con le persone e a uscire con gli amici senza aspettarmi chissà cosa... Ma mi rendo conto che è stato di nuovo tutto inutile, che ancora una volta non si è creato nessun vero rapporto e che le persone si fanno vive solo quando non hanno di meglio da fare. 
Nel tempo ho conosciuto molte ragazze della mia zona. All'inizio sembrava tutto perfetto, avevamo le stesse passioni, uscivamo ogni settimana, ci sentivamo tutti i giorni, facevamo viaggi insieme... E quindi ho stupidamente finito per credere di nuovo nell'amicizia e per fare di tutto per le mie amiche.
Dall'estate scorsa mi sono accorta però che loro non farebbero lo stesso per me. Quando ho litigato con conoscenze comuni (anche per difendere loro, che venivano costantemente escluse e derise), solo una di queste si è NETTAMENTE schierata dalla mia parte, standomi vicina quando mi capitava di incontrare le persone in questione; le altre o cercavano di restarne fuori o addirittura proponevano di stare con l'altra compagnia (nonostante tutto) ignorando la mia presenza. La cosa mi ha aperto gli occhi e da allora ho cominciato a stare più attenta a determinate situazioni. 
A poco a poco mi sono resa conto che se ci vedevamo era solo perché io proponevo di farlo e se ci sentivamo era solo perché io iniziavo a scrivere. Così ho deciso di farlo di meno e di lasciare che ogni tanto fossero loro a farsi vive. Anche perché ultimamente, quando scrivevo qualcosa, neanche si degnavano di rispondere! Quindi, anziché insistere e riformulare il discorso finché non ottenevo risposta (come facevo prima), ho cominciato a lasciar correre... Il risultato? Non ci sentiamo MAI e ci vediamo ancora meno. E quando miracolosamente ci si vede (in generale per festeggiare un compleanno o comunque per fare qualcosa), tutte hanno il timer, stanno un'ora e poi scappano. 
Il punto è che per loro è tutto normale, non notano nessuna differenza e lo si capisce dalle frasi strappalacrime che scrivono sui social, quando condividono qualche vecchia foto, o sui biglietti d'auguri. Quindi parlarne non servirebbe a niente... Peraltro avevo già affrontato il discorso di quanto per me fosse importante la presenza (non per forza fisica) costante in un'amicizia per definirla tale e, come al solito, hanno capito sul momento ma cancellato tutto col passare del tempo.

Per me è morto tutto... Sono stufa di dover essere sempre io quella che tiene su tutto, quella che organizza, che si preoccupa sempre degli altri, di ascoltarli, di esserci. 
Comincio a pensare che non esistano persone che vogliano DAVVERO vivere un'amicizia... O forse che sono io che mi aspetto troppo dalla parola "amicizia". Eppure mi sembra così riduttivo chiamare "amico" chi si incontra saltuariamente, senza mai condividere nulla di personale al di là delle uscite... 
Mi apro, mi apro e trovo solo muri. 
Allora mi chiedo, a che serve interagire con gli altri se tanto prima o poi finisce sempre così? 

Capita mai a qualcuno di voi? Di sentirvi diversi, di non riuscire a capire come funzionino i rapporti sociali e di rimanere delusi dalle persone? 
Se sì, come fate ad andare avanti? A non chiudervi in casa, da soli, ma a continuare a provare a socializzare? 

Mi sono dilungata molto (troppo, chissà se qualcuno avrà voglia di leggere tutto sto poema) e mi rendo conto di aver scritto in maniera confusa, saltando da una cosa all'altra... Perdonatemi, al momento non riesco a fare di meglio... 
Grazie a chi ha letto fino alla fine."
Questa ragazza commette diversi errori, il primo è  quello di non riuscire ancora ad avere chiaro il fatto che lei ha una visione di amicizia e gli altri ne hanno una diversa, un po' come accade per l'amore dove si crede che esista un'unica e universale visione dell'amicizia, la propria. Il secondo errore è che probabilmente proprio perché non ha scavato a fondo per capire come queste persone la vedano e cosa cercavano nell'amicizia non può capire se ad esempio c'è stato un problema di intolleranza, oppure questa persona nel tempo è diventata antipatica o altro.  La situazione più probabile sembra assenza di simpatia, la persona si è circondata di persone estroverse che avendola percepita antipatica non l'hanno più chiamata e che probabilmente per senso di colpa hanno accettato di vederla. Questa persona invece di dire "ok vediamo di trovare qualcuno che desideri costruire un rapporto di amicizia come lo desidero io" ha preferito scivolare in un profilo evitante e di rassegnazione, dimostrazione del fatto che non ha capito la realtà, è disadattata ad un mondo sociale da cui ormai batte in ritirata con conclusioni tra l'altro errate perché pensa ingenuamente che qualsiasi persona incontrerà si comporterà come quelle conosciute.
 Non si capisce chiaramente se questa persona ricerchi un rapporto totalizzante o uno di affinità, in ogni caso invece di darsi da fare per cercare persone compatibili con le quali fare questo genere di rapporto si piange addosso perché le persone che ha già conosciuto non sono disposte a farlo.
Amicizia e disadattamento, la persona si rende conto di non capire il mondo e quindi scivola nella sociofobia dove desidera ma non riesce e non agisce.
Amicizia e l'errore di pensare che non possano esistere persone compatibili con cui poter avere un'amicizia,specialmente per quelle persone un po' più esigenti. Le probabilità diminuiscono ma ci sono, di solito queste persone non si buttano perché hanno già una sociofobia latente che in questo caso esplode perché si rendono conto delle difficoltà, di quanti rifiuti (si pensi all'articolo rompere il ghiaccio e di quanto la persona media sia paradossalmente difficile da consocere e raggiungere) incontreranno e quindi per difesa o per evitamento rinunciano in partenza.

 

 

qual è la differenza fra amicizia e amicalità?

ultima modifica il: 16-02-2017 - 1:15:29
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