Home
Psicologia
Raziologia
Puzzle della Comunicazione
Diario
Test
Info & Contatti
 
- Autostima -
togli aiuti

Cos'è l'autostima?

(aggiungere collegamento con sentimento di adeguatezza e inadeguatezza)

L'autostima è l'insieme di credenze che il soggetto ha di se stesso riguardo al suo valore percepito dagli altri e su ciò che sa fare o non sa fare.

L'etimologia stessa del termine ci suggerisce che il soggetto fa una valutazione di sé (stima di sé) sul suo potere nel mondo.

L'autostima è quindi la presa di coscienza che abbiamo su un eventuale nostro valore o abilità che ci dà modo di raggiungere obiettivi.

Uno degli errori che si commette più frequentemente è quello di confondere confondere le dinamiche consce, che rientrano per l'appunto nell'autostima, con quelle inconsce, che rientrano in fenomeni differenti chiamati baldanza (sensazione positiva di azione) e peritanza (sensazione negativa sull'azione).

In alcuni casi la linea di confine fra i due fenomeni e netta, in altri casi si mischiano, ma conoscerli e separarli concettualmente è imporante per comprendere anche le dinamiche più complesse.

L'articolo si concentrerà sulla parte conscia, ovvero l'autostima, anche perché la parte inconscia è difficilmente sviscerabile essendo frutto di un meccanismo di condizionamento.

L'autostima si sviluppa prevalentemente in due modi, da una parte ci sono i feedback che si ricevono dagli altri e dalla realtà e da una parte i giudizi che il soggetto fa su se stesso in una sorta di autogiudizio.

Ad esempio una ragazza può guardarsi allo specchio e giudicarsi sul suo valore estetico in base a dei parametri personali o può uscire fuori nel mondo e ascoltare come la giudicano gli altri, guardare quanti ragazzi la guardano o si avvicinano.

L'autostima è fondamentale perché gioca un ruolo cruciale a livello di azione, in quanto il soggetto di fronte a degli obiettivi che si pone risponde inizialmente con l'autostima e fermarsi immediatamente se ha un'autostima negativa, senza nemmeno fare un tentativo.

L'autostima non sempre è conscia, a volte il soggetto la percepisce in modo preconscio e a volte in modo totalmente inconscio, ma a prescindere da come questa si manifesti esiste.

L'autostima può essere vista come un'analisi delle poprie potenzialità, con l'autostima il soggetto può rispondere alla domande "posso farlo?" "ho abbastanza valore?" "sono all'altezza?"  "posso farlo? Posso permettermelo?" ma come vedremo più avanti le domande sono molto più specifiche e non così generali.

Paradossalmente alcune persone nonostante abbiano i mezzi (valore/abilità), a causa di un'autostima distorta nemmeno ci provano perché la risposta alla loro domanda è negativa, che non hanno abbastanza valore o che non sanno farlo.

Questo ci ricorda quanto sia importante l'autostima e quanto sia fondamentale svilupparne una valida di sé per evitare di commettere questi errori.

Qualcuno a questo punto potrebbe comunque dirsi "si ma perché farsi queste domande?" perché una persona si interroga prima di agire? Perché si fa queste domande? Perché non agisce e basta?

La risposta è nella difesa, l'autostima nasce in riposta a tutti i problemi e i dolori che sono susseguiti al fallimento e al rifiuto, la persona con l'autostima è come se tentasse di capire in anticipo se può fare o meno qualcosa, così da non buttarsi in situazioni che la farebbero stare male, cosa che impara sulla sua pelle proprio in tutte quelle situazioni in cui si è buttato senza prima chiedersi se poteva farlo.

Si potrebbe dire che più una persona riflette sulla propria autostima più questo ci indica una sua sensibilità ed emotività al rifiuto e al fallimento, vivendoli come eventi altamente negativi e da cui intende difendersi. Non solo, questo ci dice che probabilmente questa persona per diversi motivi ha fallito molto nella sua esistenza, è stata giudicata negativamente in modo frequente, etc..

Una persona che ha avuto la fortuna di crescere in un contesto non giudicante, con dei valori di base che l'hanno resa sempre appetibile agli altri difficilmente svilupperà questa difesa o una visione di sé, la sua autostima sarà si alta ma al tempo stesso solo una sensazione, sarà una persona che non ha minimamente paura del fallimento o del rifiuto e semplicemente si butterà ogni volta senza stare a farsi paranoie o pensieri, un soggetto che nemmeno si porrà la domanda "posso farlo" ma nella maggior parte dei casi agirà direttamente.

Essendo l'autostima un fenomeno complicato diventa necessario frammentarla in sottogruppi per avere chiaro qual è la tipologia di credenze e giudizi presi in esame.

Esistono prevalentemente tre sistemi che compongono l'autostima:

- autoimmagine, qui il soggetto si pone la domanda "come mi vedono gli altri? come mi vede quella persona? Che valore ho io ai suoi occhi?" Questo è fondamentale perché il soggetto si rende conto che quando si pone come obbiettivo quello di rapportarsi, ciò che conta è come lo giudicano gli altri, il valore che gli altri ci danno, sia quando vedono quello che valiamo ma anche quando fanno errori e ci vedono diversi da quello che siamo. Questo aspetto dell'autostima è altamente complesso perché richiede di comprendere il concetto di relativismo del giudice esterno, riuscire a capire quanto ogni altra persona ci valuta, ma anche capire che quel giudizio può essere errato e perfino manipolato, portando intenzianalmente qualcuno a giudicarci meglio di ciò che siamo realmente;

- autoefficacia, qui il soggetto si pone la domanda "So come si fa? Posso farcela?". Qui il soggetto si analizza per capire se ha le abilità per fare qualcosa, guarda ai feedback avuti, all'esperienza passata, a ciò che pensa di saper fare e conoscere;

- autoconfronto, qui ci sono tutte le inferenze, la media e le singole visioni che nascono dal confronto fra sé e gli altri. Il fatto che il soggetto si confronta fra sé e gli altri produce quelle che si potrebbero chiamare delle graduatorie di valore. Questo punto nasce nel momento in cui il soggetto si rende conto che il proprio valore non è un elemento a priori ma che è quantificabile e che per questo può essere superiore o inferiore a quello di altri, rendendosi conto che si può essere meglio o peggio di altri in uno stesso valore esistente. L'autoconfronto si potrebbe vedere come un ulteriore passo in avanti dell'autoimmagine, il soggetto sa che in alcuni casi non conta solo avere un valore, ma anche come questo viene visto in rapporto ad altri. Questo fenomeno potrebbe portare il soggetto a percepire dinamiche di orgoglio e senso di inferiorità come effetto collaterale, specialmente quando si rende conto si tende a scegliere il soggetto con il valore migliore.

 

 

Questi sono tutti i punti che riguardano l'autostima, cosa compone la stima che il soggetto ha di sé. Ma è fondamentale anche come la persona veda l'autostima, come pensa che l'autostima funzioni.

In base all'identità del soggetto scopriamo che esistono due modi di vivere l'autostima:

- una detta dinamica, il soggetto sa che ciò che sta analizzando è il suo momento presente ma che le cose possono cambiare, può migliorare;

- una detta statica, dove il soggetto crede che ciò che è in quel momnento sarà per sempre e immutabile.

 

Per capirci un conto è l'autostima e un conto è come il soggetto la percepisce nella prospettiva futura, c'è chi dice "sono così e rimarrò così per sempre" e chi dice "bene ora sono questo, ma nullla mi vieta di migliorare, di cambiare, di darmi da fare per accrescere valore e abilità". 

Un esempio comune di autostima statica l'abbiamo nell'impotenza appresa dove dopo una serie di tentativi il soggetto conclude che non può farlo, sente di non poterlo fare, lo percepisce come una cosa immutabile "sono così, non posso farlo e non potrò mai farlo".

Perché nascono queste due visioni diverse sulla propria autostima? La risposta è nell'idiozia, il soggetto che sviluppa una visione statica di sé è perché non ha avuto le basi per comprendere meglio la situazione, ha in termini tecnici una bassa intelligenza acquisitiva, viceversa chi ha un'autostima dinamica sa che tutto può cambiare, che si possono fare investimenti, che il suo stesso valore e le sue stesse abilità possono essere migliorate.

In sintensi l'autostima statica nasce dalla distorsione del soggetto, dal non capire il mondo, dal credere che il suo valore e le sue abilità saranno quelle per sempre perché non è sufficiente intelligente per comprendere il cambiamento, è più facile ed immediato concludere "sono così".

Arrivati a questo punto l'autostima diventa un concetto comprensibile a livello generale, saranno ora analizzati casi specifici per aiutare a capire come l'autostima sia poi vissuta realmente, quali errori vengono fatti comunemente, quali fenomeni sono più frequenti di altri, ora iniziamo ad analizzare come le persone in particolare costruiscono la loro autostima.

Ad inizio articolo abbiammo accennato sul come si forma l'autostima, approfondiamo ora questo punto.

L'autostima può essere prodotta prevalentemente in tre modi:

- autostima da autogiudizio, il soggetto si basa prevalentemente su come si autogiudica, usa un sistema di giudizio e credenze basato sull'esperienza fatta. Ad esempio si guarda allo specchio e stabilisce quanto sia bello o brutto su regole di bellezza che ha esso estrapolato dal mondo;

- autostima da feedback, il soggetto si basa prevalentemente sui feedback esterni;

- autostima mista, il soggetto si basa su entrambi i sistemi.

Prima di proseguire è necessario sottolineare una cosa, l'autostima non è una qualcosa di certo e infallibile solo perché ci si guarda dentro, o ci si guarda allo specchio anzi è più probabile che la persona nell'autogiudicarsi compia più errori errori di quanto farebbe si basasse sui feedback esterni, ma al tempo stesso nemmeno quelli sono affidabili e veri al 100%, le persone esterne stesse possono sbagliare nel giudicarci o mentirci appositamente.

L'autostima è un processo complesso, che richiede metodo scientifico e tempo, probabilmente la soluzione migliore è quella mista e scientifica dove il soggetto attinge da più parti e poi cerca di validare tutti questi dati.

In generale l'autostima non è esente da errori, anzi è molto probabile che ne contenga, sia per quanto riguarda il capire i feedback esterni, sia per quanto riguarda i giudizi che il soggetto fa su di sé.

In questo processo ci sono errori più frequenti di altri, per quanto riguarda quelli sul feedback esterno se ne possono trovare tre ricorrenti:

- rifiuto del feedback, il soggetto per qualche motivo non crede che gli altri possano giudicarlo in modo valido, solo lui può farlo, boccia qualsiasi feedback. Questo solitamente accade a causa di un'estrema chiusura mentale del soggetto;

- fiducia del feedback. il soggetto prende qualsiasi feedback per buono, non rendendosi conto che gli altri possono mentire, possono sbagliare a giudicarci, possono avere gusti relativi;

- amplificazione del feedback, il soggetto non ha gli strumenti cognitivi per capire il concetto di crescita, di un valore o un'abilità che aumenta. Il soggetto quindi ragiona in termini dicotomici, sono capace/incapace, bello/brutto, faccio schifo/sono bravo. Ogni feedback positivo tende a portarlo verso il lato dicotomico positivo, producendo un'elevata autostima, viceversa uno negativo tende a portarlo all'estremo opposto sentendosi uno schifo, inferiore, una nullità.

L'autostima da feedback per comodità si divide in due tipologie:

- autostima da risultato. Frutto dell'amplificazione, il soggetto generalizza l'evento e in base al feedback avuto stabilisce la sua intera autostima, ad esempio se una persona ci prova con qualcuno e questo qualcuno lo rifiuta il soggetto conclude che è brutto, che nessuno lo vuole, che non avrà mai nessuno. Non riesce a capire il relativismo dei giudizi, ad inquadarsi in una serie di sfumature di valore. L'autostima da risultato è figlia di una scarsa comprensione del mondo, della complessità, indica una scarsa o nulla intelligenza da parte del soggetto nel capire i feedback che riceve;

- autostima statistica. Qui il soggetto riesce a capire che un singolo risultato non ha molto significato ma che più risultati invece iniziano a far capire quale è il reale valore che possiede agli occhi degli altri o la reale abilità quando si mette in gioco. L'autostima statistica porta il soggetto a sviluppare il concetto di piacenza, cioè di quanto mediamente può piacere agli altri. 

Ecco che nell'autostima statistica un singolo rifiuto non ha un particolare significato, la persona va avanti conscia del fatto che non valere per qualcuno non vuol dire non valere per nessuno e che saranno solo un insieme di risultati significativi a dirci mediamente quanto valiamo in quel momento.

Meno errori facciamo e più è probabile che l'autostima, cioè la visione di noi stessi, rispecchi la realtà.

 

Ogni autostima andrebbe costruita in modo dinamico e sulla base di statistiche, di dati ma così non è.

La fallacia del risultato ci suggerisce che le persone tendono perfino a non capire il concetto di sfumatura, vedendosi tutto e nulla, bello o brutto, capace o incapace, non riuscendo a capire che in realtà la loro bellezza, la loro abilità, qualsiasi cosa analizzano va analizzata e quantificata.

Osservando coloro che hanno un'autostima da risultato si nota un comportamento simile a quello studiato da Dunning-Kruger i quali hanno dato anche nome all'effetto.

Per comprendere questo fenomeno è necessario partire dalla premessa "idiozia" cioè stiamo parlando di soggetti che non hanno sviluppato un metodo per comprendere esattamente il loro valore, non hanno una mentalità in grado di capire i loro limiti, cosa sanno e cosa non sanno, non sanno rispondere in modo valido alla domanda "ma io posso farlo?".

In un soggetto idiota questi due scienziati hanno scoperto che tende ad accadere sempre lo stesso fenomeno.

Cosa accade? Che una persona di scarso o nullo valore a seguito di risultati positivi, per qualcosa di facile o di fortuito, crede di essere un massimo esperto, questa autostima tende a modificare se il soggetto si mettes ulteriormente alla prova, capendo che in realtà non è così formato come crede, non ha questo enorme valore e che solo dopo una scalata di sudore e investimenti, dopo anni e anni si sviluppa qualcosa di solido, dopo essersi messo notevolmente alla prova può stabilire se c'è un valore o meno. 

Non solo, questi due ricercatori hanno notato che l'idiota ad un certo punto tende perfino a cadere nell'errore opposto, è così pieno di dubbi che ora pensa di valere di meno di quanto vale realmente e poi quando ha fatto una enorme esperienza riesce a darsi il suo pieno valore.

Questo ci fa capire come gli idioti riescano a comprendere il loro reale valore e ad avere una autostima non distorta solo dopo innumerevoli esperienze e feedback, ma anche loro alla fine ce la fanno.

 

 

 

 

Quando il soggetto sviluppa un'autostima di sé positiva e priva di errori si definisce alterezza, quando invece l'autostima è negativa si parla semplicemente di bassa autostima.

Ma l'alterezza ce l'hanno in pochi.

Anche per l'autostima alta e distorta vi sono termine che descrivono in modo diretto e chiaro il fenomeno:

- albagia un'autostima positiva ma distorta, il soggetto si crede più di quello che è realmente. Solitamente l'albagia nasce da anni e anni di esperienza, dal fatto che il soggetto sia conscio di aver sviluppato qualcosa ma senza che riesca a mettere questo valore in scala con gli altri, credendosi migliore di tot persone quando non lo è. Se chiedete a tutti gli idraulici di un paese che lavorano da 30 anni, probabilmente ognuno di loro vi dirà che è il migliore, ma non possono essere tutti i migliori, solo uno lo è eppure tutti probabilmente ci si sentiranno;

- alterigia una persona che ha un basso o nullo valore ma che a causa di iniziali feedback positivi si crede di essere chissà che. L'alterigia si descrive anche come "autostima da risultati iniziali", la persona all'inizio di un percorso vedendo riscontri positivi si vede più di quello che è, ad esempio una persona che appena riesce a fare qualcosa afferma "sono bravissimo, ormai so farlo";

- sussiego, descrive un soggetto che ha un'autostima elevata basata su praticamente nulla. Solitamente il sussiego nasce o da studi che il soggetto fa, studi anche superficiali come informarsi su facebook o siti complottari, oppure dal fatto che il soggetto sentendosi eccellere in un campo crede che possa eccelere in tutto. Qualsiasi salto mentale il soggetto faccia, ciò che conta è che nel sussiego la persona non ha mai ottenuto reali risultati a differenza dell'alterigia e dell'albagia, la persona crede di avere un valore o di possedere autoefficacia sulla base di credenze interne e sensazioni e nient'altro quando in realtà non possiede nulla. Un esempio di sussiego lo troviamo nella nonna che scarta e boccia ciò che viene detto dal medico per proporre il suo "rimedio della nonna", del genitore che boccia il medico perché è antivaccinista.

 

Questi soggetti potrebbero apparire come pretenziosi in quanto predendono cose che non possono avere ma credono di poter avere a causa della loro percezione distorta.

Per ricapitolare l'albagia è di chi ha un valore ma lo sovrastima, l'alterigia di chi ha un piccolo valore, lo ha appena iniziato a sviluppare e crede che sia chissà cosa e il sussiego è di chi non ha un valore ma crede di averlo.

Un'autostima positiva e valida la si introietta con il tempo e non facendo errori, focalizzandosi sui feedback e ricevendone un numero significativo per poter affermare qualcosa, senza però mal interpretare tali feedback come si fa nell'albagia.

 

Questo potrebbe portare a sicumera, Nell'albagia e nell'alterigia c'è il rischio di sicumera, il soggetto credendo di valere di più di ciò che è si butta in cose sicuro di poterle fare per poi invece fallire.

Questo ci aiuta a capire che non tutte le autostime sono valide. Parlare con la persona, capire che pensieri ha fatto,  ci aiuta a capire dove intervenire ma sopratutto rendersi conto ad esempio che una persona che si basa prevalentemente su un autogiudizio non troverà nessun giovamento da feedback esterni, non gli cambieranno la visione che ha di sé.

Abbiamo affrontato ora il discorso sullo sviluppo dell'autostima, ma c'è un altro punto da considerare, ovvero cosa succede quando un soggetto ha sviluppato un'autostima e accade un evento che, almeno apparentemente, contraddice la sua visione?

Nell'autostima distorta il soggetto finirà frequentemente per imbattersi in questi episodi, se avrà un'alta autostima distorta incontrerà frequentemente episodi di fallimento e rifiuto, viceversa se ha una bassa autostima distorta (e non sprofonda nell'evitamento) incontrerà frequentemente episodi di successo anche se si aspettava il contrario.

Cosa accade? Possono accadere due cose:

- chi tende ad avere un'autostima dinamica o una mentalità scettica tenderà a vedere questi elementi come qualcosa su cui basare il cambiamento della propria autostima, o perché si è cambiati (migliorati o peggiorati) o perché si accetta la possibilità 

- chi ha una mentalità chiusa e una visione dell'autostima statica, tenderà ad essere diffidente, quasi a non credere a ciò che è successo, come se non avesse senso e rimuginandoci sopra è probabile che finirà per autoconvincersi che è come dice lui, annullando l'effetto di quel feedback. Questi soggetti entrano di fatto in dissonanza.

 

Un esempio dal web può aiutarci a capire meglio:

"Mi capita spesso nei casi in cui riesco ad affrontare una situazione che mi provoca molta ansia (la maggior parte delle volte evito) di stare ancora più male dopo, anche se le mie paure non si sono avverate e le cose sono andate discretamente. 
È come se comunque non fossi stata abbastanza, come se non fossi mai all'altezza della situazione. Continuo a rimuginare e ad analizzare ogni minimo segnale che possa confermare la mia inadeguatezza.
Perdo ore ad angustiarmi per nulla, quando la situazione è già superata ed è andata relativamente bene, e mi convinco che non vale la pena fare le cose, perchè tanto sto male anche facendole e non solo evitandole, e che sono un'inetta."

 

Da questo racconto si evince chiaramente come il soggetto abbia un'autoefficacia bassa e statica, con la tendenza a non accettare la realtà, come se ormai si fosse convinta che non è adeguata e tutto ciò che accade di positivo sia una casualità, non qualcosa di imputabile alle sue reali abilità. Come se il soggetto si scontrasse con una convinzione certa e immutabile di sé, o comunque con una visione ormai solida e solo "pochi feedback" non fossero sufficiente a scalzarla, specialmente se il soggetto ogni volta che capita un feedback contrario lo annulla. 

Questo ci fa comprendere come l'autostima distorta affondi le radici in tutto un sistema di credenze distorte, errori deduttivi alla base, una visione statica erronea, un rifiuto della realtà perché c'è tutta una realtà alternativa e non valida che scorre nella mente del soggetto.

 

 

 

 

Un altro racconto dal web che descrive un'autostima distorta e il rifiuto ai feedback:

"Avevo promesso a me stessa che avrei imparato dai miei errori, avevo fatto tanti buoni propositi e mi sono accorta ieri che non lo lo sto facendo.
Tra questi propositi c'era smettere di sminuire e di svalutarmi.
Questo accade in molteplici campi, se una persona mi fa un complimento io faccio la modesta quasi non lo volessi quel complimento. Anzichè incassare ed andarne orgogliosa quasi nemmeno ci credo.
"Sei stata bravissima"
-Si, vabbè...mica tanto...è stata fortuna...

"sei carina"
-seee, forse hai bisogno degli occhiali...mica tanto...insomma...

mi sono autoconvinta di non valere, forse perchè non ho avuto la vita che volevo, le soddisfazioni che mi aspettavo. 
Ho fallito in diversi campi ed ho perso la sicurezza che mi ha caratterizzata fino ai 25-26 anni.

Quando mi descrivo, il quadro di me è quello di una perdente che enfatizza i suoi difetti e non vede i punti di forza. Di conseguenza l'autostima scende in modo catastrofico.

Come riacquisto fiducia in me stessa? come imparare a valorizzarmi agli occhi degli altri e non buttarmi la zappa sui piedi?
Conosco una ragazza che non fa che vantarsi in continuazione, eppure secondo me non è nè bella e neppure intelligente. Eppure con questo suo modo di fare sta ottenendo molte cose..."

 

Questo racconto evidenzia il fenomeno del rifiuto al feedback, ormai c'è questa convinzione che il soggetto avverte dentro di sé, causata da chiusura mentale e visione statica dell'autostima. Anche in questo caso il soggetto non ne uscirà fino a quando non andrà a ritroso e si smonteranno tutti gli errori fatti durante la costruzione dell'autostima, sulla visione dell'autostima e di come questa funzioni.

 

Bassa autostima e fuga dalla realtà

Un soggetto con bassa autostima e che ha paura del fallimento e del rifiuto tenderà a fuggire da tutti gli eventi dove teme questa possibilità, alimentando condotte sociofobiche e di ritiro sociale. Il soggetto che ha una bassa autostima tenderà a parlare di senso di inadeguatezza, questo perché quando l'autostima è bassa il soggetto si sentirà inadeguato.

 

Per concludere possiamo affermare che l'autostima è un concetto fondamentale per l'esistenza di ognuno di noi, l'autostima non è qualcosa che si basa sul nulla, c'è un valore e un'abilità interna che vanno costruiti e dopo questi vanno percepiti, questo smonta l'illusione di chi parla di autostima come se l'unica cosa che contasse è di "convincersi di valere". Le cose non stanno così, prima va costruito un valore e poi va identificato nel modo più valido possibile, ricordando che questo valore può cambiare e quindi è necessario stargli continuamente dietro. Chi commette errori in questo sistema di credenze, chi non sviluppa un'autostima dinamica e statistica, chi non sa autogiudicarsi in modo valido, chi non saprà maturare una visione valida di sé sarà esposto a continui dolori, a privazioni, a perdite, fallimenti, tutti fenomeni evitabili con un'autostima valida di sé.

 

 

APPUNTI:

 

Autostima da valore fittizio

Autostima e investimenti momentanei, l'esempio del trucco nell'autoimmagine estetica

 

Autostima e asteismo

Il soggetto finge una bassa autostima, perché lo fa?

 

Autostima pompata da giudizi non reali, il genitore che dice sei bravissimo senza un corrispettivo reale

 

Autostima e difetto

Il concetto di difetto nasce nell'adeguatezza, nel fatto che il soggetto chiedendosi "ho ciò che serve" non potrà far altro che vedersi difettoso perché manca, secondo le sue regole, ciò che serve.

 

Autostima e feedback esterni, cosa succede quando una persona ci fa un giudizio che non corrisponde a come ci vediamo?

 

 

Autostima e atelofobia

Quando la mancanza è tale da generare una fobia nel soggetto, provando paure invincibili di fronte alla possibilità di non essere abbastanza, specialmente per gli altri. Questo stato nasce quando le minaccie sono percepite come "elevate" il soggetto prova emozioni negative intense.

 

Autostima e insicurezza

 

Autostima e il concetto di certezza di farcela o avere il valore, ma cosa succede quando il soggetto non ne è certo? Ecco che scatta l'insicurezza, perché rimane il rischio.

 

 

Cosa prova una persona con bassa autostima?

La persona pessimista tenderà a provare prevalentemente invidia, inferiorità e impotenza.

Inferiorità, specialmente quando la persona è orientata all'autoconfronto, con pensieri come "Ho sempre l'impressione che tutti siano più belli, bravi, simpatici, intelligenti ... -inserire aggettivo a piacere- ... di me." 

Impotenza, il soggetto ha degli obbietti che crede e pensa di non poter raggiungere perché non si sente adeguato, pensa di non esserlo.

Una persona ottimista invece proverà frequentemente ammirazione, voglia di fare, voglia di raggiungere gli altri, voglia di diventare una persona all'altezza, per assurdo la bassa autostima per l'ottimista è un motore per il soggetto che sa che può migliorare.

 

 

"Volevo aprire con voi questa discussione:Quella sul prendere tutto sul personale!Mi spiego meglio.Io tendo a prendere tutto sul personale,vale a dire che se una persona non mi risponde ad un saluto,o ad un messaggio,o scherza con me tendo a prendere la cosa molto sul personale.Mi dico che non mi faccio rispettare,che mi prendono in giro,che si approfittano di me,che non valgo niente e cose del genere..molte volte invece la gente agisce in un certo modo perchè ha i propri problemi,o perchè si trova in un momento difficile e tutto questo indipendentemente da noi..ecco questo volevo discutere con voi..cioè cercare di non prendere quasi niente sul personale!!Cercare di comprendere l'altro,a volte anche di giustificarlo..non fare supposizioni!!Ecco,voi cosa ne pensate??"

 

Rendersi conto che meno valore si ha per l'altro più si viene trattati così, obiettivo sociale e autostima.

 

 

ultima modifica il: 24-05-2021 - 14:59:17
Sito Realizzato da Palombizio Valerio Giuseppe