Home
Psicologia
Raziologia
Puzzle della Comunicazione
Diario
Test
Info & Contatti
 
- Timidezza -
togli aiuti

Cos'è la timidezza?

 

Si definisce timida una persona che nonostante i conflitti interni e le spinte negative ad evitare le interazioni sociali riesce comunque a vincerle, inserendosi nei contesti e sentendo questo "peso" dentro di sé, con tutto quello che comporta anche a livello comportamentale.

La timidezza, proprio perché non è evitamento, è altamente complessa. Il soggetto evitante semplicemente fugge via o evita lo scenario, il timido invece lo vive e lo affronta con un po' di impaccio o remore in misura variabile e soggettiva.

La timidezza a volte può essere così dissimulata che dall'esterno nemmeno la si nota ma il soggetto la vive internamente, sente il peso, in altri casi invece è facile rendersene conto vedendo che il soggetto è impacciato o ha delle remore.

La timidezza è il sentimento che questa persona prova, rendendosi conto di quanto sia più facile viversi il sociale senza questo peso continuo.

Perché la persona è timida e non è evitante? La timidezza avviene per due motivi:

- il primo è che il soggetto è più motivato che pauroso, cioè la voglia di fare e stare con gli altri supera la paura;

- la seconda è che il soggetto è in grado di neutralizzare o indebolire la paura riuscendo a vincere meglio i conflitti.

Questo ci ricorda che la sociofobia è una condizione di base, un modo di essere della personalità che può sfociare nella timidezza o nell'evitamento.

Per definizione il timido è colui che ha ansia sociale (la fobia è invincibile) e che quest'ansia in quello specifico scenario la vince, questo vuol dire che in una stessa persona in tempi diversi si possono osservare casi di fobia sociale, casi di ansia sociale non vinta e casi di ansia sociale vinta dove il soggetto interagice sempre con timidezza o perfino casi dove il soggetto per diverse circostanze in uno scenario non ha alcun'ansia e lo vive in modo disinvolto.

La domanda che conviene porsi è statisticamente per una persona qual è lo scenario più comune, se una persona nel 90% dei casi è timida e ha un attacco di fobia sociale una volta l'anno è notevolmente diverso da chi passa il 60% degli eventi in modo fobico e il restante 30 in modo timido.

Non solo la timidezza tende in rapporti più duraturi a svanire, a sciogliersi, perché più si conosce quella persona più è probabile che ci si rassicuri, che si smetta di vedere in quel soggetto le minacce che si vedono verso gli altri (in alcuni casi potrebbe accadere il contrario).

In alcuni casi la timidezza (così come potrebbe accadere anche per la fobia sociale) scattano nel mentre delle interazioni, ritrovarsi di colpo con delle paure e delle emozioni che scatenano questi conflitti interni che non si avevano fino ad un momento prima.

 

Per comodità la timidezza va vista come quel comportamento conflittuale che il soggetto prova a causa di una volontà di interagire con altri e paure che questi scenari sociali provocano, la timidezza si manifesta in mille modi differenti spaziando fra quello che sembra normale a quello che invece è pesantemente influenzato dalla timidezza nonostante riesca comunque ad interagire in qualche modo.

La timidezza può scattare con ansie che iniziano da prima che l'evento accada o può manifestarsi all'improvviso e in modo imprevisto per avvenimenti accaduti durante l'interazione. 

 

  

Apparente disinvoltura, quando il timido è così abile da non far trasparire ciò che prova dentro.

Tutti vogliono liberarsi dalla timidezza? Praticamente si, anche se alcune persone potrebbe aver accettato questo stato come parte di sé, specialmente se le emozioni negative sono scarsamente intense e tendono a presentarsi in modo sporadico.

 

 

I paradossi della timidezza, non si accetta di essere visti come timidi e quella che era un'iniziale timidezza può evolvere in fobia e attacchi di panico perché il soggetto non vuole in alcun modo essere scoperto e giudicato come una persona che può essere alterata da questi conflitti, mostarsi paurosa, inibirsi e così la "paura della paura" porta un potenziale timido nella fobia sociale.

Fino a qui

La timidezza avviene in una situazione di ansia sociale, ansia che il soggetto vince e riesce ad immergersi comunque

L'evitamento di una situazione incerta, la paura di non saper gestire, reagire e non riuscire a fare una cosa che sia approvabile o fare qualcosa che viene percepito come "brutta figura"

[da aggiugnere disinvoltura l'opposto della timidezza, cioè colui che ha una esperienza sociale quasi totalmente priva di inibizioni ed emozioni negative da affrontare, non c'è conflitto negli obbiettivi sociali posti

la timidezza è visibile ad un occhio esperto grazie alle remore e alle esitazioni, sebbeneil soggetto vinca le inibizioni al punto da avere un'esitenza sociale appagante e funzionale comunque la sua sociofobia latente si manifesta tramite esitazioni, perdere solo all'inizio e per un secondo il conflitto o le remore, il comportamento è comunque in parte alterato dal conflitto interno. Mentre è eclatante la timidezza a causa dei sporadici episodi dove perde il conflitto]

Collegare con sociofobia.

Fobia sociale,invincibile conflitto, la certezza del disturbo nel caso si abbiano obbiettivi sociali.

Disturbo da Ansia sociale, si accontenta di vincerli in modo sufficiente da essere comunque appagato socialmente.

Timidezza da ansia sociale, l'unico obbiettivo è liberarsi da questi conflitti nonostante siano vinti.

Nel linguaggio comune con il termine timidezza si definisce in modo generico il comportamento inibitorio ed evitante che manifestano alcune persone nel momento in cui si rapportano con altre.

L'uso di questo termine viene messo in correlazione con la normale socievolezza e la sociofobia, definendo come timido una persona che si trovi in mezzo a questi due stati di personalità, uno considerato come normale e l'altro come problematico.

Parlando in termini concreti è come se si definisse timido quel soggetto che ha difficoltà ma nonostante questo le riesce a vincere, affrontando le inibizioni ma lasciando comunque trasparire all'esterno queste sue inibizioni interne finendo per ricevere l'etichetta di "timido". Mentre si giudica sociofobico il soggetto che è invece un soggetto che non riesce a vincere queste inibizioni e ha un comportamento evitante ed inibitorio disconstandosi in modo netto da una condotta sociale normale.

Più che parlare di normale conviene parlare di "desiderio sociale" ovvero si definisce sociofobico un soggetto che evita e non riesce a raggiungere quello che è il suo desiderio sociale, mentre si definisce timido colui che lo raggiunge ma con difficoltà e facendo trasparire all'esterno questa sua continua lotta anche se costellata praticamente di quasi solo vittorie.  Quindi ad esempio una persona che desidera avere 10 amici che la trattano in un determinato modo e nonostante paure e difficoltà raggiunge questo stato sociale è da considerarsi timida, una persona che invece socializza senza farsi problemi è da considerare come persona socievole, mentre si definisce sociofobico quel soggett che desidera avere 10 amici ma non riesce a farlo, perché o quando ne trova qualcuno poi li perde o perché evita di trovarli etc.., 

In linea teorica il timido e il sociofobico hanno la stessa personalità di base da un punto di vista delle problematiche, a fare la differenza sono altre caratteristiche che si potrebbero definire "coraggiose/da guerriero" che portano il soggetto a non cedere alle paure, non cedere alle emozioni negative e nonostante tutto affrontare la realtà sociale.

Non è facile superare costantemente queste paure e la personalità che c'è dietro questi atti di coraggio non va semplificata ad una scelta, si tratta di persone che con costanza riescono a motivarsi e affrontare sopratutto psicologicamente le paure e le emozioni negative che il contatto sociale trasmette loro.

Estroversione pagina di disambiguazione.

 

 

Continuando con l'articolo troviamo che una persona timida è una persona che lotta continuamente contro se stessa ma che nonostante questo riesce ad avere un'esistenza sociale normale o quasi normale, sono persone che non potranno mai vivere la socializzazione con facilità come la vive una persona che non ha la loro stessa base di fobia ma che comunque con il tempo possono aspirare comunque a migliorare questa situazione (in alcuni casi perfino risolverla) se nel frattempo oltre che lottare investono anche nel cambiare loro stessi, andando a distruggere dalle fondamenta quella potenziale fobia sociale che hanno dentro di loro (specialmente se con l'aiuto di uno specialista).

Nel linguaggio comune le persone sociofobiche tentano di usare il termine timidezza per minimamizzare o nascondere una problematica sociale, come se tentassero di mettere sotto il tappeto il fatto che la loro situazione sociale "normale" non è, non è raro infatti che persone sociofobiche si etichittino come timide quando in realtà timide non sono perché non hanno raggiunto i loro obbiettivi sociali.

La difficoltà nell'essere timidi è la costanza, perché non si tratta solo di raggiungere determinati risultati ma anche di conservarli. Uno stato sociale si costruisce con il tempo mattone dopo mattone, ma se un soggetto in un periodo costruisce ma in un altro distrugge si ritrova comunque senza nulla in mano.

 Questo vuol dire che una persona si definisce timida solo se la sua lotta con le inibizioni è vinta in modo costante, non fatevi ingannare da soggetti che hanno delle "fasi efficaci" dove possono anche costruire qualcosa che poi distruggeranno in "fasi più emotive", sono comunque persone sociofobiche perché guardando la loro esistenza da un punto di vista più alto saranno comunque persone che non raggiugneranno quel determinato tipo di vita sociale che desiderano.

La maggior parte dei sociofobici probabilmente ha esperito questa problematica della costanza, sono i primi che si sono resi conto che in alcuni casi e con degli sforzi sono riusciti ad essere "normali" ma questo non è bastato perché senza costanza ogni passo in avanti poi veniva distrutto da un periodo di evitamento.

L'intera teoria sulla timidezza si basa sul fatto che la persona nonostante le inibizioni comunque agisca nei confronti dell'esterno e queste azioni siano efficaci cioè non generino antipatia o conflitti con gli altri. Questo vuol dire che una persona si definisce timida quando non possiede alcun disadattamento sociale perché la situazione in cui un soggetto abbia sia una fobia verso il sociale che tenta di combattere sia un disadattamente sociale ha probabilità nulle di riuscita nel raggiungimento di quello che era il desiderio sociale. Quello che si vedrebbe è di una persona che risolve in praticola il problema della sociofobia ma poi si ritroverebbe ad essere una persona antipatica perché non sa cosa fare o quello che fa produce l'effetto contrario. Questo punto serve a chiarire che si parla di timidezza quando il soggetto non ha altre problematiche al di fuori della sociofobia altrimenti la questione si complica e verebberro a galla altre problematiche e quindi non si potrebbe più parlare solo di timidezza.

In sintesi una persona timida è una persona che ha ha come unica difficoltà la fobia, ovvero delle emozioni negative che tendono ad inibirla, che superando con la propria grinta costante finirà per costruirsi comunque quello che è la sua posizione sociale desiderata anche se comunque dall'esterno può trasparire questa sua difficoltà, questa sua lotta.

Questa teoria aiuta a spazzare ogni forma difensiva utilizzata da sociofobici con frasi come "non ho un problema sono solo timida", la realtà sociale parla per il soggetto, se una persona ha ciò che desidera allora il problema di fatto non si pone e nonostante la fobia è da considerasi comunque come persona timida e "apparentemente normale", se invece la persona non possiede la realtà sociale desidera allora si entra automaticamente nella dinamica sociofobica in cui si possono analizzare le varie cause che hanno portato il soggetto a tale situazione.

 

La confusione fra timidezza e imbarazzo

Nel linguaggio comune le persone usano erroneamente il termine timidezza per intendere quei sentimenti negativi che provano di fronte all'avento giudizio (percepito) negativo. L'imbarazzo è una delle cause della timidezza o della sociofobia (a seconda di come il soggetto reagisce).

 

Un esempio di persona timida

Per capire chi sia e come si comporti una persona timida immaginate una persona che almeno inizialmente sembra bloccarsi, sembra avvertire il peso della situazione ma poi con un po' di tempo riesce comunque a sbloccarsi facendo emergere un sorriso e sfruttando a suo vantaggio la situazione facendo apparire la sua "vittoria" come un punto di forza anche se inizialmente sembrava una debolezza in modo che le persone vicine percepiscano la persona ancora più interessante e simpatica. Una persona che quindi (entro determinati limiti) non si fa particolari problemi nell'essere scoperta, nell'ammettere alcune difficoltà proprio nell'ottica che una volta comunque superate queste saranno più un punto a favore che uno contro. 

Questo comunque fa emergere una situazione in cui la fobia non è particolarmente radicata, è difficile che un soggetto estreamemente sensibile al giudizio riesca ad affrontare questa situazione sommerso da una vergogna così intensa che è improbabile che riesca a superarla per grinta. La maggior parte dei timidi sono quindi soggetti con una sociofobia non particolarmente intensa e che con una grinta costante superano, anche se non è da escludere la possibilità che esistano soggetti così grintosi da vincere anche la sociofobia più "devastante".

Si legga sociofobia per capire cosa affronta una persona timida.

 

 

Il racconto dal web di una persona che si è resa conto quanto sia difficile riuscire a rimanere nell'ambito della "timidezza" senza sfociare nella sociofobia:

"Perfezionismo sociale, non inteso come essere impeccabili, fare tutto a puntino, ma come desiderio continuo che gli altri ti vedano normale,e fare tutto di conseguenza.
Lavorare per crearsi una vita che agli occhi degli altri sia interpretata come normale.Io faccio questo.Poi faccio le figure di merda fobiche e scivolo in basso."

Questa persona si è resa conto di come a volte finisce per riscivolare in evitamenti o blocchi che appaiono in modo netto all'esterno facendo evidenziare in modo acceso la sua natura al punto da poter distruggere ogni cosa che si è costruita, sia perché gli altri potrebbero modificare il loro comportamento o essere persi per questi episodi sia perché essa stessa alla luce di questo potrebbe non farcela più a vincere le inibizioni e lasciarsi sprofondare nell'evitamento a seguito di uno di questi eventi.

 

ultima modifica il: 26-09-2018 - 22:07:01
Sito Realizzato da Palombizio Valerio Giuseppe