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Cos'è l'assertività?

L'assertività descrive l'atto di un soggetto nell'esprimere il suo pensiero, le sue emozioni e la sua volontà ad un uno o più soggetti esterni.

L'assertività ha diverse finalità, tra quella più rilevanti troviamo quella di modificare le dinamiche nel rapporto con gli altri affinché anche il proprio punto di vista venga considerato e i propri bisogni/desideri appagati.

Questo cosa vuol dire? Immaginiamo che si stia per prendere una scelta di gruppo, come ad esempio dove andare in vacanza, esser assertivi vuol dire esprimere i propri gusti e favorire che la scelta venga presa tenendo conto anche dei propri gusti, ma se non li si dice questo non potrà avvenire.

L'assertività va considerata come il complementare dell'autoaffermazione, nell'autoaffermazione il soggetto agisce per sé, costruire le cose in base ai suoi gusti e alla sua volontà, con l'assertività comunica chi è, cosa vuole fare, perché vuole agire in quel modo, come vuole che l'interazione vada, con l'assertività il soggetto non si limita a fare ma include chi ha vicino nelle sue azioni, fa capire perché agisce in un modo, non facendo sentire le sue azioni come imposizioni o come cose non capite,non limitandosi ad arrabbiare quando non si fanno le cose come vorrebbe.

L'assertività diventa quindi fondmentale per costruire rapporti di qualità, dove chi abbiamo intorno sappia come la pensiamo e cosa vogliamo e possa così regolarsi di conseguenza.

L'assertività richiede un atto di coraggio perché esporsi vuol dire fare i conti con la compatibilità, dire ad un altro chi si è, cosa si vuole e cosa non si vuole potrebbe voler dire perdere questa persona se non le piace chi siamo e cosa vogliamo.

Autoaffermazione e assertività insieme fanno sì che il soggetto realizzi se stesso e al tempo stesso informi le persone che ha al suo fianco, per avere la migliore interazione possibile.

Questo spiegherebbe perché molte persone siano anassertive, cioè non assertive, perché hanno paura delle possibili conseguenze di essere assertivi.

Sebbene l'assertività possa apparire un fenomeno semplice in realtà è abbastanza complesso perché ci sono numerosi modi di essere assertivi. Immaginate una persona che in modo arrogante afferma "io faccio così, se ti sta bene ok altrimenti vattente" e una che dice "sto pensando di fare così, che ne pensi?", indicando che l'assertività sottostà alla dinamica della diplomazia. Ci sono anche le inibizioni a modificare il come si è asserviti. Ci sono persone che non riescono ad essere sempre assertive, immaginate una persona che non è mai assertiva fino a quando non esplode e in preda a parossismi (ad esempio di rabbia), inizia a dire tutto ciò che pensa o vuole, in un modo negativo, accompagnato da quelle emozioni lì.

Questo ci porta a distinguere l'assertività in due tipologie:

- assertività diplomatica, il soggetto si esprime nel migliore dei modi e favorisce l'altro nell'accettarlo;

- assertività non diplomatica, il soggetto non si esprime nel migliore dei modi e con questo suo modo di fare si danneggia, perché l'altro potrebbe tendere a rifiutarsi, a non voler considerare questo suo modo di essere, proprio per il modo in cui viene posto.

 

Quando una persona non è assertiva si definisce anassertiva, cioè non esprime ciò che ha dentro.

Non esiste la persona completamente assertiva e la persona completamente anassertiva, ci sono fasi differenti, conviene più parlare di percentuale di assertività dove ad esempio ci sono persone che sono assertive nel 70% dei casi, altre che lo sono meno.

Il fenomeno dell'anassertività come si manifesta? Non agendo, si differnzia dall'ignavia per la sua modalità passiva.

 

 

Sono diversi i motivi perché il soggetto è anassertivo, si parlla dalla convenienza alla paura.

L'assertività arriva nel momento in cui il soggetto comprende i vantaggi e ha sufficiente coraggio di schierarsi, di dire ciò che vuole e ciò che pensa.

Qui la situazione si fa più complicata perché comunque essere assertivi ha le sue conseguenze nelle dinamiche di gruppo, l'altro sa cosa vogliamo e come la pensiamo.

Le persone mediamente riescono ad essere assertive per tre motivi differenti:

- asserzione determinata, il soggetto nel suo calcolare la convenienza o meno dell'assertività stabile che è conveniente farlo;

- asserzione parossistica, il soggetto riesce ad essere assertivo solo sotto una spinta emotiva in quanto o era inibito o aveva determinato di non esserlo. In alcuni casi il parossismo potrebbe essere ricercato dal soggetto proprio per superare inibizioni, ad esempio ricerca lo scontro e la rabbia come modo per asserire ciò che pensa, ma in altri tirare fuori ciò che in realtà lo danneggia perché si trova in rapporti di convenienza dove dire ciò che vuole o pensa realmente lo danneggerebbe;

- asserzione spontanea, il soggetto non ha filtri, non pensa alle conseguenze, di solito questo accade nelle prime esperienze del soggetto, dopo di che inizia a spostarsi verso un'asserzione determinata o nel caso a non asserire più alcune cose. Solitamente questo tipologia di asserzione lo si trova nei bambini cresciuti in ambienti non traumatici, ma che presto inseriti nel mondo scopriranno che comunque non conviene sempre dire ciò che si vuole o si pensa.

 

L'assertività può essere espressa in due modi differenti:

- L'assertività diplomatica, il soggetto misura le parole, costruisce un discorso che non vada ad offendere in alcun modo il soggetto, in questo modo si ottiene il massimo dalla propria asserzione in termini di vantaggi e scambi con gli altri, ad esempio con l'uso del "politicamente corretto" che si riferisce ai termini usati;

- l'assertività non filtrata, qui per lo più avviene per parossismo, la stessa spinta emotiva è il motivo per cui il soggetto non è lucido o solo parzialmente e non si rende conto di quanto sia fondamentale esprimersi in modo più utile. Può avvenire anche quando il soggetto non la filtra perché non si rende conto della dinamica che può avere un'asserzione espressa in un modo oppure in un altro.

 

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La persona non tira fuori ciò che vuole e di conseguenza nei rapporti perde potere, si faranno cose che non piacciono perché la sua volontà non esce fuori, il soggetto fa in modo che gli altri vengano compiaciuti perché non è in grado di sostenere le conseguenze dei rischi nel caso questo non accadesse, non si compiacesse l'altro.

L'inibizione è data da:

- paura delle conseguenze nel dire o fare qualcosa di sbagliato, una possibile punizione;

- paura abbandonica, il soggetto pensa che se non seguirà una specifica linea guida di comportamento l'altro andrà via.

In ogni caso il soggetto non lascia uscire fuori se stesso, cosa pensa e cosa vuole proprio perché crede che ci saranno conseguenze negative se lo farà o che ci possano essere.

Il fenomeno dell'assertività si manifesta in modo differenti, fra i più diffusi troviamo:

 

- assertività emotiva,  il soggetto trova la motivazione a superare le inibizioni solo quando ci sono emozioni intense che fanno perdere la lucidità e aumetano la motivazione a dire ciò che si pensa;

- asserzione disinibita, il soggetto non ha alcuna inibizione, non ha paura di perdere nessuno per come è anzi segue la visione del "mi interessa di rapportarmi solo a chi vado bene per come sono".

 

Un esempio di assertività la troviamo nella rabbia, il soggetto riesce a tirare fuori ciò che ha dentro solo quando è mosso da emozioni di stizza intense, quindi è come se trovasse la forza di far uscire se stesso solo quando è arrabbiato, come se quelle parole fossero giustificate dal fatto che produrranno un danno, una punizione, una distruzione che fino ad allora non voleva che accadesse proprio per la condiscedenza, per adattarsi a quella situazione, pensando che ciò che dice o ciò che vuole sia distruttivo per la situazione.

 

L'assertività è un fenomeno localizzato, la persona potrebbe ad esempio alternare rapporti dove è assertiva e altri dove non lo è.

 

L'assertività può essere catalogata anche per come viene percepita all'esterno e questa grosso modo può essere di due tipi:

- assertività diplomatica, il soggetto si rende conto di quanto sia utile e fondamentale tirare fuori il suo punto di vista facendo attenzione al lato comunicazione in modo tale che il soggetto giudichi solo il contenuto comprendendolo e non il modo in cui l'abbiamo detto che potrebbe attivare emozioni distruttive nel rapporto e aumentare la possibilità di fraintendimento;

- assertività non diplomatica, al soggetto non interessa nulla il modo in cui il suo punto di vista viene fuori, se offende o non offende, se viene compreso o meno, non vuole problemi di alcun tipo, non si interessa alla comunicazione, tira fuori quello che ha senza freni, anche quando ad esempio il suo contenuto è spinto fuori dall'emotività.

 

L'assertività è una conseguenza di quando ilsoggetto elimina le sue inibizioni o riesce a superarle, ciò che conviene fare oltre che disinibirsi è anche quello di puntare sulla diplomazia e comunicazione efficace, in modo che ci si affermi nel modo più efficace possibile.

 

Qual è la differenza fra assertività e trasparenza? L'assertività pone l'accento sul fenomeno della volontà, di chi si è nei punti cruciali del rapporto, infatti una persona non assertiva finirà per essere condiscendente perché non affermando ciò che vuole finirà per fare quello che gli altri scelgono, quello che gli altri dicono. L'assertività è creare rapporti appaganti anche per sé, costruirli sulla base anche del proprio punto di vista, mentre la trasparenza pone l'accento sul tirare fuori tutto di sé, i propri pensieri, ogni cosa anche se apparentemente è scollegata dal rapporto, farsi conoscere in tutto e per tutto, aprirsi all'altro.

 

FINO A QUI

 (l'assertività non risolve tutti i problemi, l'assertività allontana le persone incompatibili, ma cosa succede quando si è assertivi con genitori incompatibili?

l'assertività porterà inevitabilmente a far uscire fuori delle incompatibilità che se non verranno risolte sanciscono la fine del rapporto, almeno che il soggetto non scelga di sopportare)

Assertività, si definisce assertiva una persona che nei rapporti e quindi nelle dinamiche individualistiche riesce a dialogare riguardo a ciò che desidera e ciò che non accetta dando spiegazioni all'altro instaurando un dialogo che evita due errori, farsi aspettative illusorie e limitarsi a dare ordini e fare rischieste senza che l'altro comprenda il perché. L'assertività è il modo migliore di far funzionare un rapporto basato su scambio o affetto perché si mette l'altro nella situazione di comprendere perché una persona non accetti o desideri qualcosa, favorendo nel caso anche una ricerca del compromesso o di una risoluzione delle problematiche. L'assertivo è quindi una persona che non solo parla di ciò che desidera e che non accetta ma lo spiega anche.

Diplomazia, la persona espone la propria visione e pensiero ma lo fa in modo tale da gestire al meglio la situazione, usando parole e costruendo il discorso in modo tale da favorire la lucidità dell'altro (qui rientra il politically correct). La diplomazia non dice cosa fa una persona ma come lo fa, come si dialoga. Quindi una persona assertiva può esserlo ad esempio in modo diplomatico ma anche non diplomatico.

Ignavo, una persona non si espone quindi non corre alcun rischio di avere contrasti con altre persone, 

 

come chiamare la persona che espone i propri pensieri ma si risente, perde lucidità, insulta, non sa gestire le reazioni negative degli altri?

 

 

 

Letteralmente vuol dire "colui che sostiene la propria visione" e si riferisce in termini generale a qualsiasi persona che se pensa qualcosa la espone al di fuori, non limitandosi ad esporla soltando ma probabilmente la spiegherà, la argomenterà e tenderà di difenderla.

Il concetto di essere assertivi consiste proprio nel sottolineare come la persona proprio perché è motivata a tirare fuori ciò che pensa non si limiterà solo a dirla ma ci aggiungerà dell'altro.

Sull'assertività è stato fatto un errore concettuale, cioè invece di limitarsi a definire l'assertività come quel fenomeno in cui la persona tira fuori ciò che ha dentro è stato unito anche a quello di diplomazia.

Per l'AB questo è un errore che impedisce alle persone di comprendere la realtà, l'assertività ci fa capire solo che una persona tenda a tirare fuori ciò che ha dentro, ciò che pensa e quant'altro ma il come è determinato da altre caratteristiche di personalità e il fatto di essere diplomatici va visto come un fenomeno a sé che può esserci come non esserci nell'assertività.

Si può essere assertivi in diversi campi, uno dei più significativi a livello esistenziale è quello dei bisogni e dei desideri dove la persona invece di tenersi per sé li espone, ne parla con le persone che ha intorno e fa richieste a riguardo.

Essere assertivi nel campo della propria soddisfazione si contrappone al concetto di condiscendenza dove la persona invece non pensa alla sua soddisfazione per diverse inibizioni ma pensa solo a quella esterna.

Ma l'assertività la troviamo in ogni campo e ha diverse motivazioni, basti pensare a quante volte avete sentito letteralmente il fuoco dentro perché desideravate dire quello che pensavate, la vostra visione, quella è assertività, essere motivati a tirare fuori il proprio pensiero interiore.

Come ogni cosa l'assertività può essere conveniente o meno, disfunzionale o meno, etc..

Uno dei campi dove essere assertivi può essere conveniente, come già detto, è quello della propria soddisfazione nei rapporti.

 

DA RIVEDERE

I vantaggi dell'assertività sono quelli di mettere l'altro nelle condizioni di fare richieste o modificare il suo comportamento in un'ottica vantaggiosa per entrambi, altrimenti il rischio è quello che il soggetto proprio perché non espone il suo pensiero finirà per subirsi le scelte dell'altro senza che possano tenere conto della sua visione a riguardo.

L'assertività ha un ruolo nell'evitare dissidi ma anche far partire un negoziato nel caso  la questione non sia facilmente risolvibile per come sono strutturati gli interessi in gioco fra le parti.

L'assertività è talmente cruciale nei rapporti da essere considerata dall'AB come una componente di saggezza, un qualcosa senza il quale è quasi matematico che il rapporto subirà conseguenze negative.

L'assertività dà luogo invece ad una qualità esistenziale e sociale migliore, in quanto l'altro modificherà i suoi modi di fare e nel caso se anche l'altro ha delle cose da dire o delle cose su cui ha da ridire per ciò che l'altro ha comunicato inizierà una negoziazione per risolvere la momentanea inconciliabilità (l'argomento negoziazione verrà ripreso nel corso dell'articolo).

 

La mancanza di assertività è uno dei diversi problemi che può affliggere una persona in ambito esistenziale e a differenza di quello che alcuni siti di crescita lasciando intendere essere assertivi non è la soluzione ad ogni "male" o problema esistenziale.

Una persona non assertiva spazia fra diversi comportamenti quali la condiscendenza, l'orgoglio, l'aggressività proprio perché non comunicando l'altro farà quello che ha in mente e la persona poi reagirà a queste richieste e comportamento a seconda della sua personalità. La mancanza di assertività non va confusa con la remissività, cioè la scelta intenzionale di "rimettersi alla scelta o volontà dell'altro" perché per la persona è meglio così.

Quindi l'assertività darà via a delle conseguenze che verrano analizzate più avanti, per adesso ci si limiterà a capire le cause dell'assenza di assertività.

L'assertività tocca tre dinamiche differenti seppur simili:

- la paura di dar fastidio, cioè la persona assertiva sa formulare richieste superando questo timore o non possedendolo affatto. La persona quindi finisce per chiedere agli altri quello che desidera. Questo elemento farà la differenza in quanto le persone sapendo questo si comporteranno in modo diverso nelle dinamiche di scambio, nelle dimamiche affettive o di decisione di gruppo;

- la persona assertiva sa reclamare, quando la persona non accetta qualche comportamenteo nei suoi confronti lo dice conscio anche del fatto che queste realtà possano evolvere anche in rotture, facendo emergere fuori incompatibilità. Da qui si evidenzia come l'assertivo possa esserlo perché mette se stesso prima del rapporto, non è dipendente e può dire quello che accetta e quello che non accetta a prescindere dal costo;

- la persona assertiva sa rifiutare, quando la persona riceve delle richieste da altre persone è in grado di dire no quando non desidera soddisfarle. Qui c'è la paura di deludere, la paura del giudizio e la paura che l'altro possa perfino vendicarsi o chiudere il rapporto, qui si assiste non solo ad una persona che non ha paura di perdere il rapporto per quel rifiuto ma non ha paura (o comunque è più grintosa di tale paura) delle conseguenze.

 

 

Questi tre punti ci aiutano a capire che l'assertività sia complessa e che affonda le sue radici nell'inibizione. In ognuno di questi tre punti si scorge una persona che nonostante desideri fare qualcosa non lo fa perché entra in conflitto con emozioni negative che la bloccano, perdendo di conseguenza in qualità esistenziale in quanto finirà per subire cose che non gradisce, finirà per fare cose che non desidera fare e non fare cose che invece desiderebbe fare. Il soggetto non assertivo in uno di qualsiasi di questi tre punti viene definito soggetto condiscendente.

Di solito le persone che non sono assertive tendono a generare un fenomeno chiamato dall'AB come "l'esplosione dell'accondiscendente". Cioè il soggetto in una esplosione emotiva tirano fuori il loro pensiero con l'effetto euforico negativo, cioè soffrono così tanto che arrivati ad un determinato momento finiscono per tirare fuori quello che hanno detto tramite un astio intenso e con la rabbi a fare da condimento (probabile che si arrivi a livello dell'impulsività). Questo per assurdo porta la persona a peggiorare ulteriormente la questione perché apparirà antipatica e a causa della scarsa lucidità probabilmente nemmeno riuscirà a comunicare ciò che intende dire.

Questo spiegherebbe perché le spiegazioni di assertività tendino a sottolineare che il soggetto assertivo si esprime con calma e lucidità, proprio per evitare che qualche persona erroneamente pensi che quelle esplosioni sporadiche siano un qualche segno di comportamento assertivo.

L'assertività invece si basa sul comportamento opposto, ovvero la persona non ha inibizioni o non cede ad esse ed è lucida mentre esprime il suo pensiero assertivo. Erroneamente si è attribuito all'assertività metodi di comunicazione come la diplomazia o il saper parlare in modo efficace, ma questi sono altri fenomeni che verranno analizzati meglio nella parte finale dell'articolo, quando si parlerà della negoziazione o del come si comunica il proprio stato interiore.

 

 

Essere completamente assertivi vuol dire ineteragire nei gruppi senza che questo sia fonte di sofferenza e scadimento della qualità esistenziale.

 

La condiscendenza educata

Fino ad ora abbiamo visto come la mancanza di assertività sia causa da inibizioni interne dove da una parte c'è il desiderio ma dall'altra la paura delle conseguenze, la paura di perdere gli altri, la paura del giudizio etc.. Ma la condiscendenza potrebbe avere un'altra causa ovvero l'educazione ad essere condiscendenti vissuto come forma di regola interna.

Un esempio eclatante lo troviamo nella donna a cui veniva impartito fin da piccola che in un futuro rapporto con il marito doveva essere obbediente, lui aveva sempre ragione, si doveva fare quello che diceva lui, non deve mai chiedere nulla, quello che ha dentro se lo deve tenere per lei perché i suoi desideri non contano, etc...

In questo caso il conflitto interno che prova un soggetto condiscendente è diverso, non c'è più la paura di qualche conseguenza ma c'è una regola interna che gli dice cosa deve fare, regola che è nata con l'educazione fallimentare che ha ricevuto quel soggetto.

 

Questo ci suggerisce che non sempre la mancanza di asserività può essere ricondotta a delle fragilità acquisite nel tempo perché c'è anche da considerare la possibilità che il soggetto invece potrebbe essere spinto da delle regole specifiche inculcate. 

 

 

Questo si traduce nel fatto che quando una persona desidera essere assertiva la prima cosa da fare è capire se il conflitto sia di origine educativa (quindi basato sulle regole) o se sia invece riconducibile a delle specifiche caratteristiche di personalità che generano paura o altre emozioni negative inibenti.

Nel primo caso potrebbe essere sufficiente un decondizionamento e un aggressione mirata a quelle regole per eliminare la condiscendenza mentre nel secondo caso è necessario che il soggetto cambi la sua personalità in modo che quegli eventi perdano almeno di intensità in modo che siano più facilmente superabili. L'unica alternativa è quella di lasciare così come sono le inibizioni e puntare solo alla grinta, cioè fare in modo che il soggetto diventi assertivo nonostante i conflitti interni, non si vanno ad aggredire le emozioni negative ma si va a generare una spinta interna che riesca a superarle.

Questo ci fa capire come un soggetto non assertivo anche se non ha regole che lo spingono alla condiscedenza comunque è in quello stato a causa di un fallimento educativo che non è stato in grado di dargli le basi per poter esprimere se stesso e i suoi desideri senza che questo generi emozioni negative dentro di lui.

 

Non confondere l'assertività con altri fenomni strategici che potrebbero apparire simili

Alcune persone potrebbe scegliere di non esprimere se stesse e i loro interessi per una questione di convenienza, ad esempio perché istrietici o perché hanno altri fini a lungo periodo. Questo fenomeno non ha niente a che fare con l'assertività, si parla di condiscendenza solo quando un soggetto desidera esprimere ma non riesce perché c'è qualcosa dentro che lo inibisce in tal senso.

 

L'assertività può essere confusa con altri tre concetti, seguirà un breve elenco di disambiguazione per fare chiarezza:

- diplomazia, con la diplomazia si sottolinea quell'abilità di riuscire a parlare senza scatenare alcuna reazione nell'altro, un'abilità che si potrebbe definire come "avere tatto per convenienza" perché se l'obbiettivo è quello di discutere o dialogare con l'altro, se questo inizia a risentirsi e/o perdere di lucidità ecco che si perde la possibilità di avere un dialogo costruttivo. L'esempio pratico è quello di parlare in modo che anche se l'altro è permaloso di aggirare tale situazione ponendo le frasi in modo che queste non generino in alcun modo un senso di critica o qualcosa che entri nel piano della dominanza;

- politicamente corretto, si riferisce ad una specifica porzione del fenomeno della diplomazia dove si fa attenzione solo a particolare termini eclatanti e macroscopici, ad esempio se si ha a che fare con una persona omossessuale non le si esclama "ricchione o finocchio" se si parla con una persona nera non le si da del "negro" o "colorato" e così via, cioè si è avvertito socialmente il bisogno di intervenire almeno su questi errori macroscopici ed eclatanti anche senza scendere nella finezza e complessità della diplomazia;

- dialettica, la dialettica invece si riferisce all'abilità di sapersi spiegare nonostante le problematiche comunicative, una persona che possiede la dialettica tenterà di dare spiegazioni chiare e approfondite basandosi sull'ascoltatore per favorire la comprensione da parte di quest'ultimo.

 

 

L'assertività altalenante

Essere l'assertività un fenomeno inibitorio si potrebbe assistere ad un fenomeno in cui il soggetto a volte riesce a vincere queste inibizioni e a volte no, quindi anche se il problema resta costante dentro il soggetto a volte riesce a vincere queste inibizioni ed essere assertivo e a volte no. In questo caso la persona quindi parlerà di assertività come di "vittoria momentanea" e non di una componente stabile della loro personalità.

 

Semiassertività

Fino a questo momento l'assertività è stata considerata come uno stato di "on off" cioè o il soggetto tira fuori ciò che ha dentro oppure è inibito e se lo tiene dentro, questo stato è stato utile per far capire il concetto ma c'è un ulteriore stato possibile che fino ad ora non è stato considerato quello che si potrebbe definire come "essere semiassertivi". Cosa succede? Che la persona sentendosi inibita nel tirare fuori il proprio pensiero e desiderio così come è trova un escamotage nel tirarlo fuori modificato, in un contenuto che non dichiara esattamente cosa ha dentro ma che lascia all'altro capirlo e arrivarci. 

Qui la situazione si complica e si biforca perché l'assertività si basa su due strade prevalentemente esprimere il proprio consenso o dissenso su qualcosa oppure fare richieste specifiche ed esprimere i propri desideri e idee a riguardo.

Questo si traduce nel fatto che essere semiassertivi sul "si o no" statisticamente è qualcosa di efficace, in quanto se le opzioni sono si o no, se io ti sto dicendo qualcosa che si avvicina al no è facile per un esterno capire che la persona sta tentando delle strade per far capire che è "no" anche se non riesce ad esprimersi chiaramente, viceversa per il si anche se comunque potrebbe capitare che un esterno non comprenda. L'esempio più banale è "ci verresti con me a vedere quella cosa?" risposta "guarda forse ho da fare quel giorno, non so se riesco a liberarmi" dove è facile arrivare a comprendere che la persona non riuscendo ad essere assertiva ha comunque puntato alla semiassertività.

La situazione completamente opposta la troviamo invece nell'esperimere pensieri ed idee complesse, qui essere semiassertivi si traduce statisticamente nel non essere compresi. Se la comunicazione è di per sé già difficile, usare dei concetti per far arrivare un'altra persona a capire cosa pensiamo è utopia. Pensate quando ad una persona se li si chiede un'opinione su qualcosa e questa continua a rispondere in modo semiassertivo non riuscendo di fatto a capire nulla, si potrebbe perfino arrivare a delle tensioni in quanto una persona chiede delle cose che non arrivano.

Questo ci fa capire che se la semiassertività ha comunque un'efficacia riguardo a contesti dove si esprime solo consenso o dissenso (si/no) ne ha una quasi nulla invece per quanto riguarda il contesto dell'esprimere concetti, idee, pensieri e desideri. Pensate alla donna che non riuscendo a chiedere esattamente quello che desidera al suo partner fa una serie di giri semiassertivi ritrovandosi comunque con l'altro che non capirà nulla di dove sta tentando di andare a parare.

In sintesi la semiassertività è un tentativo di esprimere la propria opinione senza essere chiari ma contando sul fatto che l'altro ci arrivi preferendo questa situazione al non dire nulla o dire qualcosa che segua parossisticamente le inibizioni in corso.

 

 

L'assertività non garantisce comprensione

Essere assertivi vuol dire tirare fuori da sé ciò che si ha dentro, senza alcuna modifica (per distinguere l'assertività dalla semiassertività), ma questo non vuol dire che l'altra persona ci comprenderà. Questo si traduce in quello che è stato detto più volte nel corso dell'articolo, che l'assertività dà il via ad una comunicazione che poi a livello concettuale conviene analizzare e spiegare con altri concetti quali diplomazia, dialettica, retorica e consapevolezza delle dinamiche di negoziazione.

L'assertività efficace a questo punto si biforca:

- da una parte c'è l'assertività efficace di base che verrà chiamata "assertività diplomatica e dialettica", dove ciò che conta è dire ciò che si ha dentro e farlo in modo chiaro comprensibile e senza che produca alcuna reazione negative nell'altro. Diplomatica sottolinea che il modo di fare non produrrà alcun episodio negativo nell'altro, dialettica invece che la persona saprà comunicare in modo che l'altro capirà il messaggio senza errori e senza fraintendimenti;

- dall'altra invece c'è l'assertività che verrà chiamata "assertività efficace con negoziazione" dove qui non solo conterà la diplomazia e la dialettica, ma potrebbero entrare anche retorica e tecniche di negoziazione.

Il primo punto altro non è che il finale di quanto detto fino ad ora, la persona si sblocca, dice quello che ha dentro e al tempo stesso fa in modo che la comunicazione sia efficace e stop.

Il secondo punto è invece più complesso perché darà il via di fatto ad un fenomeno che potrebbe anche essere complesso, dove anche l'altro metterà sul tavolino quello che desidera o non accetta, specialmente se fra le due visioni ci sono elementi inconciliabili, cioè che almeno apparentemente non c'è qualcosa che possa essere fatto affinché entrambi siano soddisfatti o entrambi possano accettare l'esito e il comportamento dell'altro.

Qui si passa dall'assertività alla negoziazione, la diplomazia e la dialettica rimangono ma ora c'è anche il fatto di trovare una soluzione, di scendere a compromessi di trovare un accordo che sia soddisfacente e tollerato per entrambi.

Si entra nell'ambito delle tecniche di negoziazione. Qui gli studi fatti a livello psicologico sono innumerevoli, descrivono gli errori che si tendono a fare, il ruolo delle euristiche e della percezione distorta in sintesi sarebbe necessario riportare l'intero sito in un articolo, la soluzione è nella saggezza, sviluppare ogni caratteristica proposta dall'AB è sufficiente a portare avanti le negaziazioni in modo efficace. Il punto è quello di riuscire a trovare un accordo, l'assertività di fatto è stato un modo per rendersi conto che il rapporto può funzionare con un accordo o che non può funzionare nel caso non sia possibile fare un accordo accetabile da ambo le parti.

Ciò che è fondamentale tenere a mente è che la negaziazione così come l'assertività efficace si reggono su altri elementi che vanno capiti fino in fondo e vanno posseduti altrimenti l'assertività potrebbe non portare al raggiungimento degli obbiettivi.

 

Scelte di convenienza che potrebbero essere confuse con mancanza di assertività

Si parla di assertività solo se il soggetto ha un conflitto interno e da una parte desidera tirare fuori ma dall'altra c'è qualcosa che lo inibisce, se un soggetto per scelta (quindi ne percepisce l'utilità) non dice alcune cose non si tratta del fenomeno dell'assertività ma al più di scelte irrazionali riguardo al dire o meno ciò che si ha dentro.

 

Una persona che non dice ciò che pensa, che esprime i propri desideri si definisce comunque condiscendente? Si, per capire questo punto è necessario avere chiaro in mente il concetto di inibizioni, se una persona non dice ciò che pensa è perché dentro di sé sta provando un'emozione negativa che le dice di non farlo come ad esempio potrebbe essere "e se gli altri ti prendessero in giro per questo?" "se ci rimanessero male e ti allontanano?" o ancora "e se poi scopri che se ne fregano?". Essere condiscendenti non va visto come "l'altro mi chiede una cosa e la faccio" ma quanto più come "ci sono delle emozioni dentro che mi spingono a non dire ciò che penso e le seguo".

Assertività e comunicazione ripetuta che fissa il concetto nella testa dell'altro.

 

Assertività, sopportazione ed esplosione

Una persona che non è assertiva finirà per tenersi le cose dentro ed esplodere quando non riuscirà più a sopportare, l'esplosione avviene in due modi:

- impulsiva, il soggetto esplode quando le emozioni salgono così tanto da fargli "vomitare" ogni cosa in scarsa lucidità, cioè come un impulso;

- euforica, il soggetto nel momento in cui momentaneamente non ha più quei freni che lo portavano a sopportare si lascia andare, finendo per dire le cose fuori luogo.

In ogni caso il soggetto finirà per essere danneggiato da questo scenario in quanto finirà per essere criticato nel non avere detto le cose subito.

Per una persona non assertiva questo scenario sarà un clichet, cioè tenderà a ripetersi ciclicamente in base alle circostanze.

 

FINO A QUI

Tutto il lavoro che hanno fatto i genitori per "ammaestrare" i loro figli e costringerli a seguire la loro volontà si è trasformato in un telecomando che tutti quanti possono usare e non solo loro.

Il condizionamento resta, e il senso di colpa rimane anche per tutte quelle persone che ci chiedono qualcosa, anche se i genitori lo hanno fatto per un loro bisogno di controllo nei confronti degli figli senza rendersene conto hanno creato delle persone che non sono in grado di opporsi alle persone.

Il problema è che anche se consciamente la persona si rende conto che può dire no, le sensazioni negative rimangono perché essendo frutte di un condizionamento sono inconscie, la persona non ha modo di spegnere una sensazione in modo diretto.

Una persona che non è assertiva, di fronte alle sue inibizioni non obbedisce perché è stupido, obbedisce o per convenienza o per costrizione, una persona che fa il favore lo fa perché così azzittisce un enorme senso di colpa ad esempio.

L'ultima domanda che ci resta da porci è in cosa corrisponde esattamente questo metodo per essere assertivi? Come fa la persona praticamente ad aumentare le probabilità di superare le inibizioni?

In due modi esattamente:

- il primo è ridurre momentaneamente le intensità delle inibizioni;

- il secondo è quello di aumentare la propria volontà di affermarsi.

 

Non necessariamente la persona sfrutta contemporaneamente queste componenti, potrebbe a volte essere sufficiente puntare ad una soltanto.

Un modo di ridurre momentaneamente l'intensità delle inibizioni è quello di autoconvinersi ad esempio che in realtà non c'è niente di male a dire ogni tanto quello che si cerca, oppure pensare che la persona che ci sta chiedendo un favore in realtà non lo merita, cioè si cerca di fare un percorso mentale tale che la visione della realtà sia meno inibitoria di quanto lo fosse all'inizio.

Un metodo per aumentare la volontà di affermarsi potrebbe essere quello di puntare sull'autostima, cioè la pesona accrescendo l'autostima è come se si sentisse più "forte", aumentasse di livello e avesse maggiore energia di fronteggiare la persona.

Che succede quando la persona tenta di essere assertiva ma non riesce? Accade che la persona nel tentativo di superare queste inibizioni inizia un percorso mentale con se stessa, un qualcosa di simile alla rimuginazione, dove passa il tempo ma le inibizioni rimangono e quindi rimane impantanata anche per ore per poi non concludere nulla perché non è riuscita a superare le inibizioni.

L'assertività per l'AB è un compromesso non accettabile, può avere la sua efficacia ma sul lungo periodo non paga ed ha un enorme limite, alcuni problemi si presentano all'improvviso senza dare alla persona modo di preparasi, e questo metodo si basa esclusivamente sulla preparazione, senza la quale la persona si ritrova di fronte e nuda di fronte alle sue inibizioni e le probabilità di farcela diventano nulle.

Per l'AB l'unica soluzione è cambiare personalità, eliminare le inibizioni dalla parte conscia mentre per la parte inconscia agire indebolendo l'inconscio stesso in modo che questi pensieri e queste sensazioni spariscano o siano comunque ininfluenti per lasciare la persona libera di agire e in questo caso libera di affermare i propri desideri nei confronti delle persone che la circondano.

APPUNTI:

- una persona che necessità della sensibilità potrebbe pensare che così come loro hanno delle specifiche emozioni quando sono assertivi così ce l'abbiano anche le persone che sono libere, ma non è così, una persona che non ha inibizioni non si rende nemmeno conto del fenomeno di libertà che ha, ma d'altronde sarebbe impossibile individuare una non inibizione in generale, virtualemnte tutto potrebbe essere considerato come non inibizione e sarebbe materialente impossibile stare ogni volta a pensare "sono libero di agire", quindi è un errore ingenuo delle persone che hanno specifiche inibizioni pensare che una persona che non ce le ha senta qualcosa, la libertà di agire è una sensazione standard per tutto.

 - non confondere l'assertiità con la comunicazione efficace o metodi per reprimere le proprie emozioni così che non influiscano nella comunicazione.

- l'assertività nella quotidianità pone l'accento su una affermazione equilibrata, per l'AB questo fattore non è più rilevante, per l'AB l'assertività è superare momentaneamente le inibizioni, il come non è rilevante, se qualche persona usa la rabbia per farlo, evidentemente è assertiva ma dimostra di avere anche problemi in altri settori della propria personalità.

- cosa non è assertività, sviluppare un metodo di comunicazioen efficace, evitare i conflitti con le persone, queste sono altre attitudini indipendenti dall'assertività, inserirle qui crea soltanto confusione.

 - quando si abbassa l'autostima la persona perde di assertività, quindi un metodo per poter essere assertivi è alzando l'autostima ad esempio,

- l'assertività diventa un insieme di strategie, autoconvincimenti, "trucchetti" per poter vincere momentaneamente le inibizioni.

 

- essere assertivi o cambiare la propria personalità

 

- assertività come due fenomeni, la persona che è inibita e agisce e la persona che non è inibita e agisce "liberamente"

 

- assertività e senso di colpa, la sensazione che rappresenta l'ostacolo più frequente è il senso di colpa.

 

 

 

 

class="firstHeading">Esperimento carcerario di Stanford, milgram experiment

ultima modifica il: 12-12-2019 - 10:51:18
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