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Cos'è il comfort? Cosa si intende per zona di comfort?

(collegamento con fiducia)

Zona di comfort in italiano si può tradurre come zona di comodo ed evidenzia quel fenomeno, che si potrebbe definire umano, in cui si tende ad evitare situazioni problematiche e potenzialmente stressanti, ansiogene o anche solo difficoltose per preferire strade più comode, come l'inazione o scenari privi di qualsiasi fonte di emozione negativa.

Per comprendere la zona di comfort è necessario innanzitutto comprendere il concetto di obiettivo, ogni persona si pone degli obiettivi, la vita stessa si potrebbe riassumere come un susseguirsi di obiettivi posti dal soggetto, obiettivi a brevissimo o lungo termine in ogni caso la vita è un'insieme di azioni, di raggiungimenti ed esperienze vissute dal soggetto, sia che siano state determinate sia vissute passivamente, in una sorta di reazione a cuò che ci accade nella vita.

Una volta che si ha chiaro questo concetto ci si rende conto che non tutti gli obiettivi sono uguali, alcuni si possono raggiungere senza che si provino emozioni negative altri invece richiedono di immergersi in situazioni percepite come potenzialmente negative.

Qui entra in gioco il concetto di zona di comfort, cioè evidenzia come il soggetto fra tutti gli obiettivi che si è posto o si può porre alcuni sono "puliti" come un cielo sereno, altri sono invece costellati da paure, stress, rotture, etc...

La situazione è soggettiva, immaginiamo un soggetto che prova emozioni negative di fronte ad obiettivi a lungo termini, per lui la zona di comfort corrisponde fra le tante cose ad obiettivi immediati, ma ci sono soggetti per cui obiettivi a lungo termine non provocano alcuna emozione negativa e quindi per questo soggetto è possibile avere obiettivi a lungo termine anche nella sua zona di comfort.

La zona di comfort è quindi un concetto utile perché ci fa capire che il soggetto ha una specifica sensibilità e che per questo sa riconoscere ciò che è comodo per lui e cosa non lo è.

Il punto è che tutto questo fenomeno si basa sull'esperienza e sul presumere, il soggetto può dire se qualcosa sarà comoda o meno sulla base di previsioni che fa, queste possono essere comunque soggette ad errore portando un soggetto ad evitare qualcosa che riteneva scomoda quando in realtà non lo sarebbe stata.

Arrivati a questo punto si potrebbe erroneamente pensare che sistematicamente tutti i soggetti si rifugino a priori nella zona di comfort ma non è così. 

Non tutti vivono all'interno della lora zona di comfort e basta, alcune persone vi escono continuamente, ci vivono perfino mentre altre persone preferiscono non uscirci o non riescono ad uscirci talmente è spaventoso e stressante il mondo che percepiscono come non comodo.

La questione è da intendere come un conflitto fra motivazione a seguire l'obiettivo e l'intensità della scomodità percepita, la zona di comfort non va vista in modo rigido ma elastico, se mediamente si tende a rimanere nella zona di comfort ogni scenario va analizzato.

A livello esistenziale il punto cruciale è quando il soggetto a causa di una zona di comfort da cui non riesce ad uscire finisce per avere una qualità esistenziale diminuita fino ad arrivare anche al disturbo.

Prendiamo il caso del sociofobico, un soggetto che ha talmente paura degli altri che non riesce a perseguire obiettivi sociali, soffrendo la solitudine e rimanendo chiuso a casa.

Stare nella zona di comfort non va visto come sinonimo di stare bene, ma solo di stare in situazione poco dolore, ma non è detto che nella propria zona di comfort il soggetto trovi necessariamente la felicità o l'appagamento.

Va analizzata l'intensità dell'emozione negativa che il soggetto prova, non basta pensare al "non è nella mia zona di comfort" ma anche chiedersi, "si ok ma quanto è scomoda questa situazione per te?".

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Questo ci porta ad un'unica conclusione possibile, l'unica via d'uscita per queste persone che si sentono infelici nella loro zona di comfort è affrontare tutto fin dalla radice, andare a monte e risolvere tutto ciò che li ha rinchiusi in quella zona di comfort insufficiente, eliminando la sensibilità e potendo di fatto allargarsi al mondo, uscire fuori senza sentirsi più schiacciati all'interno. 

Per dirla in altri termini, più si ha paura, più è stretta la zona di comfort più sarà probabile che inevitabilmente alcuni obiettivi, esistenzialmente significativi, ricadano al di fuori della zona di comfort mettendo a "dura prova" il soggetto che si ritroverà ad affrontare questi conflitti interni.

Tutto questo articolo ci aiuta a riassumere numerosi fenomeni e numerosi tecnicismi per comprendere perché alcune persone nonostante le difficoltà vadano avanti, altri perché si ferminino e altri ancora perché nella maggior parte degli obiettivi che si sono posti non hanno avuto nessun problema a darsi da fare per raggiungerli.

Studiare la zona di comfort di una persona vuol dire quindi scoprire tre cose:

- quanti obiettivi ha;

- quanti ricadono nella zona di comfort e quanti al di fuori;

- come affronta quelli che sono al di fuori di questa zona di comfort. Di conseguenza anche quanto percentualmente riesce a farcela o no.

Per parlare di zona di comfort è necessario che il soggetto sia motivato, se non c'è motivazione allora il fenomeno è un altro ed è collegato alla pigrizia, alla mancanza di volontà, etc...

 

La zona di comfort si basa su un'assioma umano, tranne rari casi e circostanze, ogni persona tende ad allontanarsi da ciò che crea sofferenza il problema è come ci si comporta quando queste emozioni negative vengono suscistate proprio laddove ci sono i nostri obiettivi?

La zona di comfort ci aiuta sopratutto in due fenomeni:

- evidenziare il problema del non affrontare l'uscita da questa zona quando dentro la zona di comfort il soggetto non è appagato, il paradosso in cui si rimane intrappolati in qualcosa di comodo ma che non è abbastanza e rende infelici;

- evidenziare il problema della staticità in soggetti che hanno paura di cambiare, aprirsi al nuovo, quindi creare situazioni in cui il soggetto non cresce, non amplia i suoi orizzonti, allarga i suoi gusti. Il nuovo e il diverso tendono a spaventare, quindi è frequente che nella zona di comfort ci si ritrovi anche staticità. La zona di comfort potrebbe impedire anche una crescita del soggetto, rendendogli l'esistenza statica.

 

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Si definisce comfort zone o zona di comfort quella zona che il soggetto tende a frequentare continuamente perché è ciò dove trova quello che dà prevalentemente piacere.

Questo articolo ha l'obbiettivo di scardinare il concetto di comfort zone perché lo ritiene confusionario e fuorviante in quanto racchiude due fenomeni diversi, in questo articolo si introdurrà il concetto di secure zone o zona di sicurezza da affiancare a quello di comfort zone per differenziare questi due concetti.

La comfort zone descrive un fenomeno umano, o che racchiude tutti gli essere viventi, in cui si tende a preferire ciò che è piacevole e si conosce piuttosto che altro, detto in altre parole quando puoi scegliere la prima cosa che fai è di andare in posti conosciuti e piacevoli.

Una delle conseguenze più lampanti della comfort zone è quella di perdere una conoscenza potenzialmente utile del diverso, ad esempio un soggetto conosce un ristorante piacevole e tenderà ad andare sempre lì, sebbene questa possa essere una scelta intelligente, seguendo questa condotta non proverà mai nessun altro ristorante e ciò impedirà al soggetto di fare esperienza, di conoscere ristoranti migliori e di allargare i suoi orizzonti.

Questo ci fa comprendere che a volte è necessario rendersi conto domandarsi se è la propria comfort zone sia limitante o meno, se sia il caso di fare qualche esperienza sul nuovo, se dentro ciò che conosciamo già ci sia tutto quello che ci può appagare.

Diventa lampante che se una persona vede che le manca qualcosa allora la comfort zone sta diventando un limite e che è il caso di affaccarsi al di fuori per provare qualcosa di nuovo.

La comfort zone si scontra con il concetto di consapevolezza, tenere a mente che anche in una situazione di appagamento potrebbero esserci cose che non conosciamo e che potrebbero arricchiere la nostra esistenza, quindi anche in un soggetto appagato nella sua comfort zone potrebbe essere utile uscire ogni tanto fuori per fare esperienze, arricchirsi, come ad esempio porsi l'obbiettivo di fare cose nuove almeno una volta al mese.

Con il concetto di secure zone invece si intende sottolineare un concetto completamente differente, dove il soggetto rimane rinchiuso in una zona perché è l'unica che percepisce sicura, dove crede che lì non ci siano pericoli e quindi tende a stare in questa secure zone perché quando ne esce fuori ha paura, soffre di un possibile danno a sé se tale pericolo si avverasse.

Mentre la comfort zone evidenzia un tendere a rimanere rinchiusi solo nel piacere che si conosce, preferendo il piacere sconosciuto all'incertezza di cosa si andrà a provare in qualcosa di nuovo, la secure zone evidenzia la fuga da quello che si conosce (parzialmente) e si ritiene rischioso per stare solo in una zona sicura.

A volte queste due zone coincidono, il soggetto si trova in quella che al tempo stesso vede come comfort zone e secure zone, dentro è conosciuto e piacevole e fuori è insicuro e/o nuovo, ma non sempre è così semplice. A volte potrebbe perfino accadere che la secure zone è più piccola della comfort zone e il soggetto sebbene abbia cose belle e piacevoli a cui potersi rivolgere non ci va perché in esse c'è comunque qualcosa di insicuro che lo frena.

 

Un esempio lampante di secure zone la abbiamo nelle persone con fobia o ansia sociale, essendo le persone ovunque è probabile che si rinchiudano in casa o in zone dove ci sono poche persone, vedendole queste come zone sicure.

Mentre è facile spingere una persona ad uscire fuori dalla sua comfort zone, specialmente in eventi sporadici, prima di far uscire una persona dalla sua secure zone è necessario comprendere il problema, se il rischio è reale o meno, perché è sensibile a quel tipo di rischio, etc.. si legga sicurezza per approfondire.

 

Attività sporadicamente piacevoli, l'uscita strategica dalla zona di comfort

Alcune attività sono piacevoli solo se fatte per un breve periodo, il soggetto che rimane rinchiuso nella sua zona di comfort potrebbe dimenticare e perdersi parte di questi piaceri dell'esistenza.


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(la differenza fra secure zone e comfort zone, la prima evidenzia una zona dove il soggetto non percepisce elementi che fanno paura e che teme, la seconda evidenzia invece la zona comoda, quella preferita, dove il soggetto ha già tutto pronto, sa di trovare qualcosa di positivo. Questa confusione ha prodotto numerosi fraintendimenti perché si chiede di uscire dalla comfort zone a persone normali per allargare i propri orizzonti, ad esempio ad un soggetto nel suo lavoro, la secure zone invece si rivolge a soggetti problematici, dove l'insicurezza sta alla base di disturbi o una bassa qualità esistenziale)

Si definisce zona di comfort quelle attività e quei luoghi che non producono alcun disagio al soggetto. Si parla di zona di comfort sia quella zona fatta di cose e persone che il soggetto si sceglie ma anche che il soggetto si crea.

Ad esempio una persona attivamente potrebbe rendere ancora più confortevole la sua casa, eliminando fattori di stress oppure costruirsi una cerchia di amici confortevoli dove nessuno lo mette a disagio.

Perché questo fenomeno ha un'accezione negativa?

Per due motivi:

- il primo è che il soggetto si rinchiude in una zona che sebbene sia comfortevole (priva di disagio) non sia appagante perché ciò che lo appaga è al di fuori da essa perché a causa di alcune vulnerabilità soffre e teme quegli eventi dove c'è il suo appagamento e quindi li tiene al di fuori;

- il secondo è che il soggetto mancando di motivazione necessita di elementi negativi che lo spronano, persone che lo spronano, paradossalmente rinchiudersi in una zona di comfort elimina quegli elementi di disagio che lo motiverebbero.

"Ho notato che alla fine tutti quelli che mi tengo intorno sono coloro che non mi spronano. Quelli sensibili che notano il mio disagio e di conseguenza non fanno nulla per provocarlo.
Il fatto è che probabilmente mi capiscono più di quello che io credo
Quindi non mi invitano a molte cose e io penso che sia sbagliato e mi deprimo perché mi sento esclusa. Ma la realtà è che se non mi chiamano è perché sanno che probabilmente in quel contesto, con quelle persone, mi troverò male
A volte ho bisogno di parlare di qualcosa, che magari è un problema evidente, però non mi viene mai accennato nulla a riguardo. E per forza. A pensarci bene, avranno notato le mie risposte a certe cose e avranno smesso di spingermi a parlarne perché pensano che io non voglia farlo. "

trovare un'azione che sebbene sia fuori dalla zona di comfort riesca comunque ad essere gestita dal soggetto, che faccia fare esperienza, aiuti momentamente nel frattempo che si interviene

comfort, zona dove c'è l'assenza di qualsiasi conflitto interiore su base negativa

DA RISCRIVERE SULLA BASE DI AGIO

In termini esistenziali il termine comfort viene usato in seguito alla introduzione del concetto di "zona di comfort" che deriva a sua volta della teoria inglese chiamata "comfort zone".

In italiano zona di comfort letteralmente si traduce in zona sicura, cioè quell'ambiente e quelle attività dove il soggetto si sente sicuro di ciò che fa e quindi non avverte alcuna emozione negativa.

La zona di comfort è una teoria che serve a spiegare cosa accada a quei soggetti insicuri una volta che si ritrovano ad agire o a ritrovarsi in luoghi dove non hanno certezze, producendo quindi un comportamento inibito. Questo vuol dire che la zona di comfort esiste solo per soggetti che necessitano di certezze in determinati scenari e se non ce l'hanno si inibiscono. Qui si capisce chiaramente che questo fenomeno non si applica ad ogni persona, spiegando perché ci siano persone che non stanno ad attendere la certezza e altre che invece senza si inibiscono.

L'insicurezza si riflette anche sul versante agenticità, in pratica un soggetto all'interno della sua zona di comfort non avrà alcun problema ad agire perché si sente sicuro mentre quando è fuori si blocca. Questo ci fa capire ancora di più la metafora della "zona" cioè c'è una persona che ha delle certezze selettive (cioè non si hanno certezze su tutto) e quindi si sente sicura in quegli ambienti dove ha già sviluppato le certezze e finisce invece per inibiriso quando quando esce al di fuori di quella zona dove cambiando in modo netto e repentino l'agenticità del soggetto.

A complicare ulteriormente il quadro della situazione c'è anche il fatto che l'insicurezza spalanca la porta ad una specifica fragilità ovvero quella della paranoia, perché nel momento in cui il soggetto perde le certezze rimangono dubbi e quei dubbi potrebbero essere terreno fertile per quelle persone paranoiche che si mettono a simulare intenzionalmente gli scenari per vedere se può accadere ciò che temono. Ed ecco che ad esempio se una persona ha paura di poter fare una brutta figura ecco al di fuori della sua zona di comfort dove tutto è possibile (perché non ha più certezze) ecco che lo scenario temuto inizia ad essere possibile e questo diventa un'ansia che non avrebbe all'interno della sua zona di comfort. La componente paranoica rende la situazione al di fuori della zona di comfort ancora più sofferente e che per questo potrebbe mettere la persona in una situazione di disagio facendo emergere quegli eventi negativi a cui il soggetto è sensibile. La paranoia quindi fa passare da un'iniziale stato di "non mi sento più sicuro e mi sento bloccato" a "mi sento insicuro e inizio ad avere paura che possa accadere ciò che temo".

In alcuni casi queste ansie potrebbero insorgere non soltanto per paranoia ma anche per condizionamento, cioè specifici scenari dove si sente insicuro sono di per sé sufficienti a fargli venire in mente quella paura e l'ansia senza che consciamente faccia alcuna simulazione (paranoia). Quando all'insicurezza si aggiunge l'ansia l'inibizione finale risulta più intensa e difficile da affrontare.

Questa situazione spinge ulteriormente un insicuro ad evitare di uscire al di fuori di questa zona, specialmente se questa è sufficiente ampia e possiede ogni cosa che lo appaga.

 

La zona di comfort quando diventa un luogo di confinamento si definisce come agorafobia, un agorafobico è quel soggetto che in una fase della sua esistenza non riesce più ad uscire dalla zona di comfort.

Avere questo punto chiaro in mente è fondamentale per capire la differenza fra quei soggetti che nonostante siano insicuri riescano comunque ad affrontare e gestire scenari dove si sentono insicuri ed uscire dalla loro zona di comfort da quelle persone che invece, specialmente quando c'è l'aggravante paranoia, non riescono più ad uscirne e si definiscono agorafobiche perché rimangono chiuse per la maggior parte del tempo entro quei confini dove si sentono sicuri perché uscirne equivarabbe a provare delle emozioni negative così intense da non riuscire a superarle (in alcun casi le persone arrivano ad esperire perfino il panico, chiamato anche attacco di panico) e il problema si pone proprio perché la persona sa che ciò che le serve è al di fuori di questa zona di comfort.

Questo ci fa capire come la zona di comfort per alcune persone sia di fatto "espandibile" cioè un soggetto che nonostante sia spinto a rimanere dentro quei confini comunque riuscendo ad uscire fuori può nonostante le difficoltà iniziali, le inibizioni e quant'altro fare dell'esperienza e lentamente sviluppare quelle certezze che di fatto lo faranno agire senza inibizioni (sicuro) e avranno di fatto allargato la sua zona sicura. 

Questo punto è cruciale per capire quel fenomeno dove ci sono persone che tendono a sentirsi più spaesate (concetto che sarà analizzato in seguito) e quindi tendano a fare nuove esperienze e fare nuove cose con lentezza perché necessitano di tempo per potersi sentire sicure, per poter disinibirsi mentre ci sono persone che non essendo insicure e avendo un'agenticità diversa si buttano senza problemi ad esempio persone che ragionano in termini di autoefficacia o di autostima (in questo caso alta autostima) e non hanno i tempi (lenti) dell'insicuro.

Ed è proprio questa lentezza e questo senso di spaesamento iniziale che fanno trasparire all'esterno l'insicurezza di una persona, questo cambio repentino di comportamento che si è usciti dalla zona di comfort. Pensate alle vacanze, quante volte vi sarà capitato di vedere persone che in quel posto nuovo avevano manifestato un comportamento diverso, più insicuro? Persone che all'improvviso vi sono sembrate quasi che fossero cambiate di colpo. Ogni persona ha dei ritmi differenti in cui acquisisce certezze ma lo stacco iniziale c'è e ci suggerisce di avere a che fare con una personalità insicura che si è ritrovata al di fuori della propria zona di comfort.

 

La zona di comfort da un altro punto di vista spinge il soggetto all'abitudinarietà e restare confinato dentro quell'ambiente che percepisce sicuro e che per questo azzera di fatto il disagio cioè il comportamento inibito, dove la persona non ha alcuna difficoltà a non uscire da tale zona specialmente se nei confini di questa zona trova appagamento (non ne sente quindi il bisogno o il desiderio).

La situazione cambia quando la zona di comfort non è sufficiente al soggetto per svolgere un'esistenza normale e appagante, facendo rendere conto al soggetto quanto sia limitato e fragile cosa che invece altre persone potrebbero non vedere e analizzare mai passando la loro intera esistenza dentro i confini, essere appagati e non porsi mai quel genere di interrogativo.

  

Come si esce dalla zona di comfort? In tre modi:

- o sviluppando una grinta che consenta alla persona comunque di fare nonostante l'insicurezza e le varie inibizioni superando quindi l'evitamento in atto, cosa che diventa impossibile in caso di paranoia o eventi condizionati che alimentano altre paure e fragilità;

- o cambiando la la propria personalità in modo tale che ogni cosa che generi inibizioni e sofferenza venga meno. Questo cambiamento passa prima sul versante insicurezza, generando un soggetto che sia in grado di affrontare le probabilità e in secondo luogo verso quella sensibilità che gli genera quelle emozioni negative paralizzanti (inibizioni) che lo spingono all'evitamento così che non si presentino più nemmeno questi dubbi, generando un soggetto con un'agenticità tale da non stare più ad aspettare le certezze e in grado di saper gestire ogni situazione;

- decondizionamento, questa è la variante breve del punto precedente. Alcune problematiche non nascono dalla coscienza o dall'alessitimia del soggetto ma da degli eventi che hanno segnato la persona, le cosidette paure irrazionali e prive di fondamento in cui è sufficiente far esporre graduamente il soggetto all'evento che sta evitando per farlo uscire in modo definitivo dalla zona di comfort (in pratica la si annulla). Ingenuamente alcune persone credono che con l'esposizione si possano risolvere ogni problematica inibitoria ma non funziona così, alcune problematiche si originano dal pensiero del soggetto e dalla struttura della sua personalità e per quanto si possa esporre non cambierà nulla.

 

Un esempio di persona nella zona di comfort

Immaginiamo una persona che fino a quando si trova nel suo paese ha delle certezze su quello che succede, cosa deve fare affinché gli altri l'approvino, le certezze su come la vedono, cosa si aspettano da lei, una persona che ovunque vada e qualunque cosa faccia dentro il suo paese ha ogni certezza che le serve, questa persona se messa al di fuori di questo contesto potrebbe improvvisamente bloccarsi e perdere ogni certezza di cui necessita (da qui deriva il termine spaesarsi perché questo fenomeno è più diffuso di quanto si pensi)  e quindi iniziare a non capire più cosa fare, come agire perché la sua personalità necessita di diverse certezze per poter andare avanti.

 

Perché non dare un senso metaforico alla zona di comfort? Perché altrimenti perde utilità, ci sono già termini come disagio, inibizione e sofferenza per spiegare perché il soggetto in alcuni contesti si blocchi o si allontani, con la zona di comfort si va invece a descrivere quel fenomeno dell'insicuro che fino a quando si muove entro determinati confini non presenta alcun problema operativo mentre una volta messo al di fuori ecco che si blocca.

Al tempo stesso diventa la base per poter capire l'agorafobia.

La differenza con gli altri fenomeni è che mentre il concetto di evitamento o inibizione hanno una logica del "questo si, questo no, questo si, questo no" e così via senza che ci sia un particolare confinamento la zona di comfort invece delinea quasi una linea immaginaria dove all'interno il soggetto sta sicuro e privo di sofferenza mentre all'esterno non riesce ed è spinto quindi ad evitare di uscire o comunque a bloccarsi se esce da questo confine e se esce necessita di tempo per potersi rassicura, sviluppando le certezze di cui necessita se le trova.

 

Un test per poter capire se il soggetto è insicuro e ha generato una zona di comfort si immagini questo scenario "ti trovi a 1000km da casa, hai soldi e hai i tuoi strumenti che usi quotidianamente riusciresti a svolgere una giornata normalemente senza problemi? Il solo pensiero che sensazioni o pensieri ti trasmette?". Una persona che ha un'agenticità basata sulla sicurezza non avrebbe alcun problema a continuare a fare le stesse cose che farebbe qui e risolvere i problemi che potrebbero capitargli e quindi risponde "mi è indifferente", qualsiasi risposta diversa è un indicatore di personalità insicura e tendente a formare una zona di comfort

 

C'è una correlazione fra il controllo e la comfort zone? Si ma è indiretto, le persone che necessitano di certezze tendono a trovarle anche nel controllo e quindi sviluppano credenze di controllo, ma di per sé il punto cruciale per capire la zona di comfort è quello della sicurezza e di un soggetto che tende a muoversi nei limiti delle sue sicurezze preferendo non uscire e addentrarsi in quei luoghi, non uscendo da quella routine fatta di certezze. 

Non solo ci fa capire perché le persone non riescano ad andare laddove trovano ciò che desiderano ma anche perché le persone passino un'esistenza intera nei stessi luoghi senza mai desiderare di uscirne o farlo comunque quando costrette e con difficoltà.

 

 

APPUNTI:

- zona di comfort e sinonimo di inibizione, nel linguaggio comune viene usato per indicare metaforicamente le emozioni negative inibitorie  (conflitto desiderio emozioni negativa) e quindi la necessità di affrontarle con grinta per superarle e arrivare quindi ad agire per avere ciò che si desidera.

 

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Ad esempio per un sociofobico la zona di comfort potrebbe essere casa sua, per un agorafobico la sua zona di comfort potrebbe essere il suo paese e avere difficoltà ad allontanarsi da esso. Questo concetto è utile perché invece di concentrarsi solo su ciò da cui una persona scappa ed evita si va anche ad analizzare l'ambiente dove queste problematiche non ci sono. Questo però non toglie che esistano ad esempio sociofobici che provano disagio e riescono comunque in qualche modo a muoversi nella società riuscendo comunque ad immergersi in contesti dove rischiano di sentirsi a disagio, dove falliranno, si bloccheranno etc..

È fondamentale quindi riuscire a tenere a mente la differenza fra dinamiche di disagio e di casi più estremi in cui il soggetto nel suo evitamente si confina in una zona di comfort.

Questo ci fa capire meglio diverse dinamiche:

- la prima è quella in cui diverse persone nonostante siano potenzialmente problematiche di fatto sembrino avere un'esistenza normale perché nella loro zona di comfort comunque trovano ciò che desiderano, riuscendo ad essere appagate mentre ci sono altre persone che hanno i loro desideri al di fuori della loro zona di comfort generando non poche problemi a livello esistenziale;

- la seconda è che invece di guardare le situazione da un punto di vista più ampio e non solo dal "desidero ma sono inibito" ma anche dal punto di vista del ciò che desidero si trova in un ambiente a cui non posso accedere perché mi fa paura e quindi è come se fosse un'inibizione indiretta. Ad esempio desidero andare a farmi una passeggiata ma fuori casa ho paura di incontrare qualcuno, quindi non me la faccio non perché ho paura di camminare ma per altre paure collegate a ciò che desidero fare.

 

La zona di comfort per defizione esiste in quei soggetti non grintosi, ovvero che non riescono ad affrontare le loro inibizioni altrimenti di fatto il soggetto nonostante il potenziale inibitorio, le incertezze e la relativa insicurezza non si lascerebbe comunque inibire e riuscirebbe ad agire e muoversi in ogni contesto, la zona di comfort esiste perché il soggetto evita ciò che non è "comfort".

Quando una persona si rende conto di non essere grintosa e di essere di fatto rinchiuso in una zona sia fisica ma anche di azioni limitata come reagisce? In tre modi:

- l'ostaggio, la persona non è ancora pienamente conscia di cosa le sta succedendo e perché, ancora non riesce a capire quanto sia radicato dentro di sé il problema e quanto sia necessario cambiare per uscirne. Il soggetto non ha ancora ben chiaro che ciò che prova non è momentaneo ma che fa parte della sua personalità e che continuerà a giocare un ruolo fondamentale anche nella sua qualità futura, il soggetto quindi si sente un ostaggio momentaneo di un qualcosa che ingenuamente pensa che passerà;

- la prigione dorata, la visione del soggetto diventa egosintonica e inizia un percorso di autoconvincimento teso a vedere la situazione come positiva e che è meglio "difendersi" lì dentro, che è la cosa migliore etc..);

- la prigione odiata, la visione del soggetto diventa egodistonica la persona si rende conto che nel suo specifico caso questa insicurezza e queste emozioni negative gli stanno negando la possibilità di vivere, lo rendono frustrato e insoddisfatto e l'unica soluzione per tornare a vivere è uscire da questa zona di comfort anche se a volte la persona non sa nemmeno da dove iniziare e come fare.

 

 

 

 

È necessario anche capire che uscire fuori dalla zona di comfort di fatto vuol dire eliminarla, cioè riuscire a fare in modo che il soggetto non eviti e non si inibisca più ma possa liberamene agire dove desidera senza che entri in luoghi o in azioni che non riesce a compiere. La zona di comfort non è qualcosa quindi in cui si può scegliere di uscire, forse solo nel decondizionamento questa metafora della scelta dell'uscita regge, in realtà uscire dalla zona di comfort vuol dire cambiare se stessi e fare in modo che il soggetto non abbia più la necessità (prigionia) di agire solo dove si sente sicuro e dove non ha quella sofferenza psicologica paralizzante, e gli unici due modi sono è sviluppare una grinta per agire comunque in ogni caso o andare ad aliminare questo bisogno di sicurezza e questa sensibilità agendo sulle credenze, sulle deduzioni e sulla visione della persona e relativi pensieri.

 

Le prime due strade sono difficili, perché richiedono nella maggior parte dei casi un aiuto esterno e nel secondo caso richiedono anche che la pesona sia disposta di mettersi in discussione e che desideri cambiare la propria personalità. La terza strada è relativamente la più semplice ed è sufficiente da soli o con l'aiuto di qualcuno fare un piccolo passettino alla volta.

 

La zona di comfort descrive un fenomeno circoscritto fornendo un punto di vista alternativo a quello dell'inibizione, specialmente in soggetti insicuri che sprofondando in un evitamento totale al punto tale da poter definire una zona di comfort e una zona che evitano costantemente.

 

La zona di comfort nella neofobia, soggetto che evita qualsiasi cosa sia nuova per le motivazioni più diverse.

 

 

 

APPUNTI:

 

Metodo dei piccoli passi

Efficace come forma di decondizionamento, la persona spezzetta le paure in modo da ridurne l'intensità e riuscire ad esporsi, cosa che potrebbe essere di grande aiuto sia nel decondiziomanento caso la paura fosse inconcoscia e infondata, o se fosse non reale e basata sull'ignoranza della persona, rendendosi conto esponendosi che non era come pensava. 

 

ultima modifica il: 03-12-2018 - 18:21:01
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