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Cos'è l'autoimmagine?

(sindrome dell'impostore e sindrome di calimero

autoimmagine corporea

collegamento con calogatia)

Si definisce autoimmagine quell'insieme di credenze che un soggetto compie riguardo al suo possibile valore agli occhi di un esterno o di di più esterni.

L'autoimmagine fa parte dell'autostima e risponde alle domande "che valore ho io per gli altri?" "come mi giudicano le altre persone" "come mi vede Tizio? Come mi vede Caio?".

La persona per rispondere a questa domanda usa tutta una serie di esperienze e deduzioni, che potrebbero però portarlo fuori strada e arrivare a credere di avere un valore che non corrisponde a quello reale, sia sopravalutandosi che sottovalutandosi.

Prima di proseguire è necessario avere chiaro il concetto di valore, si definisce valore qualsiasi elemento sia in grado di fornire piacere e soddisfazione ad un soggetto, esterno sia direttamente che indirettamente, esempi di valore sono quindi il sapere intrattenere, l'essere belli fisicamente, l'avere abilità che possono essere utili per chi ci osserva e qualsiasi altro elemento sia positivo e utile per gli altri.

L'autoimmagine da un punto di vista pratico risponde alla domanda "cosa ho che potrebbe piacere ad un'altra persona e spingerlo ad interessarsi a me? Cosa potrebbe trovare in me di positivo al punto tale da avvinarsi e frequentarmi?" ma anche all'inverso "che caratteristiche ho che generano ribrezzo nell'altro, che lo spingerebbero a stare lontamo da me per le emozioni negative che potrei trasmettere?".

La comodità del termine valore è che racchiude tutto il concetto di essere giudicati positivamente in qualcosa che è di interesse per l'osservatore ricordandoci che non esistono valori assoluti ma valori relativi agli osservatori.

Per fare un esempio se Caio sa fare l'idraulico, questa sua abilità sarà un valore per chi ha una tubatura rotta, per chi è interessato all'idraulica (piace parlare di idraulica) o per chi desidera imparare ad essere idraulico, il saper essere idraulico che è l'abilità di Caio diventa un valore solo quando ci sono persone esterne che la giudicano positivamente e sono disposti a pagare o a fare altre cose pur di avere quel valore a loro disposizione, c'è quindi un dualismo stretto fra valore e interesse, se non c'è valore non c'è interesse e se c'è interesse dimostra che c'è un valore per il soggetto che osserva.

Sviluppare un'autoimmagine aiuta il soggetto a sapere mediamente a quante persone potrebbe piacere, quanto piace a qualcuno ancor prima che questo possa esprimere un suo giudizio e quindi quante persone si interesseranno a lui, vorrano stare con lui e quanto saranno disposti a dare/pagare per avere i suoi valori, per usufruirne o viverli.

L'utilità dell'autoimmagine è statistica perché all'atto pratico non si può prevedere nulla, se ci concentrassismo su una sola persona l'autoimmagine non servirebbe a nulla se non a dirci "so che a qualcuno questa cosa di me può piacere, vediamo se è proprio chi ho di fronte".

A livello pratico un'autoimmagine positiva si traduce nel desiderio e nell'azione di uscire verso il mondo, credendo che lì ci sarà qualcuno a cui piaceremo, così da poter soddisfare i propri obiettivi sociali vedendola come una cosa possibile.

Questo valore è fondamentale perché dà al soggetto in mano un'arma da usare per interessare qualcun altro, per raggiungere i suoi obbiettivi sociali, per costruire rapporti sociali.

Detto in altri termini l'autoimmagine è utile perché aumenta la conoscenza e il potere che il soggetto può esercitare per raggiungere i suoi obbiettivi sociali e quindi soddisfare tutti i suoi desideri e bisogni collegati all'integrazione sociale.

Quando una persona dice "non valgo nulla" o "non sono interessante" sta tentando di comunicare la sua autoimmagine negativa, cioè il suo credere che non abbia alcun valore per esterni, cosa che nella quasi totalità dei casi è erronea in quanto è statisticamente improbabile che non si abbia nessun valore per nessun soggetto esterno.

I problemi più comuni sono settoriali, ad esempio una persona che vuole un partner e che crede che l'unico valore che lo porti a tale obiettivo sia la bellezza estetica, se crede di essere così brutto da non piacere a nessuno non uscirà più, non si esporrà più in quel tipo di contesto e obiettivo perché crede che tanto non piacerà a nessuno, questo è un caso di autoimmagine circoscritta.

L'autoimmagine è un concetto all'atto pratico estrememante complesso per l'equivoco sul giudizio, la quasi totalità dei giudizi che il soggetto riceve sono indiretti, presunti, dedotti. Questo punto definito anche come "il problema del giudizio" spiegherebbe perché difficilmente una persona sviluppa un'autoimmagine valida e reale di sé, finendo per non capire gli altri, pensando che venga giudicato in un modo quando la dinamica è differente.

Non solo, c'è anche un altro problema grave, quello di non rendersi conto della distorsione dell'osservatore, cosa che il soggetto può facilitare o meno.

COme abbiamo già detto gli altri non necessariamente colgono il nostro reale valore, se una persona crede che il giudizio degli altri corrisponda necessariamene al suo reale valore ecco che si scende in dimensioni paradossali.

Va sempre considerata la possibilità che dal di fuori non si percepisca il nostro reale valore e quindi invece di dedurre sempre che "gli altri non si interessano faccio schifo" porsi anche la questione del "e se agli altri arrivasse una percezione distorta di me? COme posso risolvere questa situazione".

Qui la questione si complica perché usando il metodo scientifico come può la persona scoprire il suo reale valore? Se il suo giudizio su di sé potrebbe essere distorto, quello degli altri anche, come si fa a scoprire chi siamo, quanto valiamo? Queste risposte si trovano nell'articolo della critica.

Ricapitolando potremmo affermare che quando le altre persone ci guardano fra le varie cose che fanno c'è anche quella di giudicarci in base al valore che scorgono in noi, valore che nasce dai loro specifici interessi.

Questo punto è fondamentale perché ci si rende conto che sviluppare qualcosa, possedere qualcosa, per alcuni potrà essere un valore e per altri no, una persona che punta molto alla bellezza estetica sarà giudicata di valore da chi prova interesse per l'estetica ma non sarà un valore per chi invece è interessata ad altre cose, come ad esempio i soldi, la personalità, etc...

Anzi per assurdo un soggetto che preferisce personalità meno superficiali proverà perfino ribrezzo o disvalore per una persona che ha investito così tanto in estetica, perché vedrà l'assenza o il contrario del valore che ricerca, cioè quello della profondità culturale e di personalità.

Una persona che ha autoimmagine di sé valida si renderà conto che mediamente la sua bellezza lo porta a piacere a un numero x di persone, che anche se non si capisce il perché nel dettaglio può comunque avere dei numeri e dei feedback sufficiente per stabilirne un'inferenza, rendersi conto che a prescindere da tutto si può quantificare l'interesse.

Anzi l'autoimmagine diventa un'illusione quando è troppo specifica, chiedersi "come mi vede Caio" è una domanda che non porta a nulla, ma chiedersi "per la società e le persone che ho intorno mediamente cosa ha valore? Che valorstatisticamente per gli altri? Qual è il punto che può essere più di interesse per un gruppo di persone? Quale può essere?".

Questo apre anche il punto a quanto sia fondamentale avere feedback validi e di quanto una società che non esterna il giudizio, né negativo né positivo, sia ocmunque un problema perché meno informazioni ci sono più si facilitano autoimmagini basate sul nulla, sul presumere, sull'assenza di feedback chiari e validi.

 

 

Ogni volta che una persona usa il concetto di autoimmagine possiamo capire con tre rapide domande che tipo di persona abbiamo davanti:

- la prima domanda è "credi di poter prevedere come una singola persona ti giudicherà?", se la persona risponde di si evidenzia una serie di distorsioni mentale che fanno capo a regole assolute, soggettivismo, il soggetto non ha sviluppato una visione chiara del relativismo del valore e delle inferenze a riguardo;

- la seconda domanda è "tutto ciò che credi riguardo al giudizio degli altri in che modo l'hai estrapolato?" l'unica risposta valida è con esempi chiari, con domande dirette, tutto il resto che sia basato fra presunzione e credenze è indicatore di autoimmagine distorta;

- la terza domanda è "consideri il fatto che gli altri possanoa verti giudicato erroneamente e che puoi fare in modo di farti giudicare meglio dagli altri? Far arrivare meglio il tuo valore all'esterno?". Questa domanda smaschera le persone che non capiscono la necessità di valorizzare, di darsi da fare per far arrivare i propri valori all'esterno perché le persone è più probabile che fraintendano e non capiscano quale valore reale abbiamo.

 

L'autoimmagine migliore è quella inferenziale, calcolata dopo una valorizzazione di sé e facendo attenzione ad usare solo i feedback più validi, quelli più chiari ricevuti, senza dedurre nulla, senza presumere nulla.

 

 

 

Questo è un altro punto che complica il quadro in quanto un soggetto potrebbe, in assenza di feedback (o averli interpretati erroneamente) fare una serie di viaggi mentali e avere un'autoimmagine distorta di sé, pensando di avere un valore agli occhi di una persona o gruppo di persone diverso da quello che realmente è, qui c'è il problema del giudizio dedotto e dell'autogiudizio.

 

L'autoimmagine nasce con l'utilità di suddividere un fenomeno vasto che è l'autostima, ma la stessa autoimmagine si presenta come un fenomeno complesso che conviene a sua volta suddividere in due sottogruppi:

- autoimmagine specifica, risponde alla domanda "come mi sta vedendo e giudicando questa persona nello specifico?" e si basa sui feedback e sulle deduzioni che il soggetto fa a partire da cosa ci dice o come si comporta l'altro o a partire da sue metodi interni che usa;

- autoimmagine inferenziale, detta anche autoimmagine media, si basa sulle credenze riguardo a come gli altri in generale vedano la persona, quindi qui c'è la reputazione, l'insieme dei feedback ricevuti e tutte le conclusioni fatte sul come la persona crede di essere vista che producono una visione media, una sorta di valore medio che gli altri hanno quando lo vedono. La persona in base a tutte le esperienze avute si rende conto di come mediamente ha valore per la società che la circonda.

 

 

Non sempre una persona deduce l'autoimmagine inferenziale, in alcuni casi il soggetto potrebbe "arrendersi" al fatto che non è in grado di comprenderlo e scartare qualsiasi prodotto deduce per concentrarsi solo sui feedback diretti dell'altro, puntare ad un'autoimmagine specifica chiedendosi e scoprendo come lo vede chi ha di fronte.

Il primo punto presenta infatti il rischio di distorsione dove il soggetto potrebbe pensare di avere più valore o meno valore di quello che l'altro stia realmente giudicando, ma ciò altera per lo più il rapporto con quella persona.

Il secondo punto invece se distorto potrebbe avere un impatto esistenziale più ampio andando ad interferire sulle scelte e sugli obbiettivi sociali, sui posti da frequentare etc... Ad esempio potrebbe scartare o preferire alcuni luoghi se pensa che lì nessuno si interesserà a lui o viceversa molti si interesseranno a lui. Pensiamo ad un soggetto che crede che la maggior parte delle persone lo giudica brutto e per questo poche o nessuna persona si interesserà, da qui potrebbe scegliere di non andare a feste o eventi "perché tanto non otterrebbe quello che desidera".

A complicare il concetto di autoimmagine sono quattro elementi:

- comprendere il giudizio di valore come concetto, rendersi conto cosa sia il giudizio, come gli altri lo formulano nella loro soggettività;

- il fatto che il valore nasce dall'interesse, gli altri vedono un valore in base ai loro obbiettivi e ciò che piace, quindi ognuno dà giudizi di valore su cose differenti. Tutto è virtualmente giudicabile ma ogni persona ha i propri valori e i propri interessi a cui porge attenzione;

- deduzioni distorte sui giudizi altrui;

- regole sui giudizi di valore, dove il soggetto erroneamente pensa che quel valore sia tutto e che senza quel valore non ci siano possibilità.

Una persona che afferma "non valgo niente" si sta probabilmente riferendo al concetto di autoimmagine inferenziale, quindi è come se stesse affermando "per tutte o la maggiorparte delle persone io non ho valore" sia che stia parlando di tutti i valori.

 

Autoimmagine dedotta di tre tipi:

- sapere cosa vedono, ma non riuscire a tradurre in un giudizio di valore. L'esempio del "tramite confronti so quanto sono lontana dal canone di bellezza" so quindi non essere bella e quanto sono distante da questi canoni ma non posso sapere con certezza che giudizio di valore mi danno per questo motivo, non riesco nemmeno a dedurlo in altro modo;

- tradurre quella visione in un giudizio di valore, l'esempio del "conosco gli obbiettivi dell'altro, quindi se vede quella cosa lì, in base a quegli obbiettivi troverà quella cosa giusta o sbagliata", se conosco i gusti e so cosa penso, posso arrivare al giudizio di valore;

- dedurre il giudizio di valore ma non capire la visione che c'è dietro, si basa su dedurre a partire dal comportamento, tono di voce, etc..

 

Autoimmagine e sociofobia

"Siete consapevoli di come gli altri vi percepiscono o spesso ignorate totalmente quella che è la percezione altrui riguardo la vostra persona?

Secondo me la timidezza deriva da due condizioni ben precise,la prima è la condizione di incertezza riguardo ciò che gli altri possano pensare e provare riguardo noi, le persone meno abili a leggere gli altri diventano timide in conseguenza di questo, magari sono persone normali ed anche brillanti, interessanti, piacevoli, ma non sapendo capire cosa provano gli altri non riescono a ricevere feedback ne positivi ne negativi e sviluppano insicurezza magari facendosi anche teorie personali su cosa gli altri possano pensare o provare e diventando paranoici. 

La seconda al contrario è la condizione di estrema consapevolezza di ciò che gli altri pensano e provano riguardo noi, le persone abili a leggere gli altri posso accorgersi di non essere ben viste e di non essere gradite magari e diventare timide per questo. (io appartengo a questa categoria)

Nel primo caso la soluzione è diventare più abili nel leggere i sentimenti altrui, queste persone spesso sanno cosa vogliono loro stessi ma non sanno cosa vogliono gli altri se potessero capirlo probabilmente acquisirebbero maggiore sicurezza perchè potrebbero agire con più decisione e consapevolezza. (cercare di agire su se stessi cercando di apparire più interessanti, belli, simpatici, sicuri più tosto che concentrarsi sullo sviluppare maggior consapevolezza degli stati d'animo altrui sarebbe inutile perchè la persona continuerebbe a non sapere cosa gli altri provano o pensano)

Nel secondo caso invece è utile imparare ad accettare il giudizio negativo altrui oppure modificare quei lati del carattere che rendono inadeguati, poco piacevoli o interessanti agli occhi altrui. (dunque agire all'interno di se stessi più tosto che all'esterno)

Voi a quale categoria pensate di appartenere?"

 

Autoimmagine bassa non distorta e ottimismo

In alcuni casi le persone potrebbe rendersi conto che la loro autoimmagine è reale e bassa, ma questo non è un problema, se si è passati una vita a farsi i problemi è praticamente scontato che non si abba valore (tranne qualche valore sviluppato casualmente o ereditato), i valori si sviluppano.

 

Autoaffermazione e accettare il fatto che per alcuni non avremo valore nei loro punti di interesse e per altri si.

 

Il paradosso dell'autoimmagine senza essersi fatti conoscere, senza aver valorizzato i propri valori.

Le persone sono mediamente superficiali, non stanno lì a pensare "chissà quale valore avrà questa persona, fammelo scoprire" ma al contrario vanno per euristiche e quindi è probabile che se una persona non mette in mostra i propri valori, non fa in modo che questi siano facilmente accessibili e conoscibili (rapidamente) all'esterno questi non solo non vengano percepiti ma portino il soggetto a concludere che se non lo si vede allora non c'è, l'altro non ha valore per ciò che ci interessa.

Per questo è fondamentale autoaffermarsi e porre l'accento sul concetto di valorizzazione, cioè fare in modo che il proprio valore sia "sintetizzato e facilmente accessibili a tutti, anche chi ragiona per euristiche" così che percependo quel valore, riconoscendolo, poi ci sarà l'interesse e quindi ci sarà anche modo di farglielo conoscere meglio.

La valorizzazione non va scambiata con l'inganno e la manipolazione di far apparire qualcosa con più valore di quello che ha, la valorizzazione è fare in modo che soggetti superficiali notino il nostro reale valore nonostante la loro tendenza a scartare tutto rapidamente e poi con il tempo confermagli quel valore percepito inizialmente mostrandogli ciò che siamo e ciò che sappiamo fare.

 

"se non dimostri di valere qualcosa probabilmente chi avrai di fronte crederai che non vali nulla".

 

L'autoimmagine presenta dei fenomeni collegati quali:

Che conseguenze si hanno nello sviluppo di un'autoimmagine ideale? Se questa è distorta che succede?

 

L'autoimmagine e il concetto di miglioramento, quando l'autoefficacia si interseca con l'autoimmagine e la persona crede o non crede di potersi migliorare, sviluppare valore.

 

APPUNTI:

- comprendere come l'autoefficacia sviluppata non sia un valore fino a quando non lo si dimostra e lo si fa conoscere al mondo.

- sindrome di calimero, il soggetto si autoesclude da un rapporto perché crede di non avere abbastanza valore se l'altro non glielo riconosce e dice immediatamente. Il soggetto tende durante il rapporto ad avere fasi ansiose se l'altro non gli ricorda il suo valore, se non lo apprezza, finendo per pensare di non piacere più. Il soggetto ha una scarsa autoimmagine di sé, non riesce a comprendere il suo reale valore agli occhi dell'altro, iniziando ad avere paura di iniziare il rapporto (credere di essere rifiutato) o perderlo (credere di essere abbandonato).

Nascondere quello che si crede che non ha valore, la distorsione nell'autoimmagine e le conseguenze sul comportamento.

 

 

ultima modifica il: 10-03-2019 - 16:03:56
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