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Cos'è un dovere? Cosa si intende per dovere?

Questa parola è probabilmente una delle più usate nel linguaggio comune, non ce ne rendiamo conto ma se ci si mette a pensare scropriamo che diciamo continuamente "devi fare questo" o "devi fare quello" "devo fare questo" "si deve fare" etc...

Ma esattamente cosa vuol dire dovere? Perché lo usiamo così frequentemente?

Si definisce dovere quella spinta che una persona sente a fare per evitare una conseguenza negativa. Il soggetto avverte il senso del dovere perché sa, in base a delle regole che ha interiorizzato, che se non fa alcune cose (dovere esortativo) o se fa alcune cose (dovere inibitivo) ci sarà una conseguenza negativa.

Ecco perché il termine dovere è così frequente, praticamente ogni regola che possediamo si può leggere in forma di dovere, se fai quello non va bene, se non fai quello non va bene, etc..

Perfino una persona che ha l'obiettivo "felice" di laurearsi, avverte comunque il senso del dovere in quanto sa che alcune cose essendo sbagliato non le deve fare, altrimenti c'è una conseguenza negativa per i suoi obiettivi.

Per fare un esempio, la persona crede che saltare la lezione possa danneggiare il suo voto finale e quindi la la sua laurea a cui tiene molto, la mattina anche se è stanco morto o malato avvertirà il sendo del dovere ad andare nonostante tutto a lezione perché "deve", cioè non vuole che saltando quella lezione si infici una cosa che vuole molto.

Questo crea un enorme problema a livello concettuale, perché? Perché ci sono praticamente due tipologie di doveri:

- un dovere puramente negativo, nato da delle regole in cui il soggetto non fa nulla perché lo desidera ma solo perché sa che se non lo facesse ci sarebbero emozioni negative. Ad esempio un bambino che vien ecostantemente punito dai genitori se non fa una serie di attività, il bambino è mosso a farle solo perché teme la punizione, in un ambiente naturale non le farebbe;

- un dovere basato sui propri obiettivi, nato dalle regole della realtà, il soggetto avverte chiaramente che il suo obiettivo è minacciato da una serie di cose e ciò lo porta a sentirsi in dovere per non perderlo.

Dire di eliminare tutti i doveri sarebbe errato, il dovere è e rimane un fenomeno umano non eliminabile, una motivazione a fare collegata alle emozioni che proviamo, quello che va in qualche modo limitato sono i doveri puramente negativi, quelli che si basano solo sul fare per evitare una conseguenza negativa, che nel linguaggio comune vengono chiamati "condizionamenti".

Tutti questi doveri puramente negativi possono essere racchiusi in due macro gruppi:

- doveri non più validi o distorti, il soggetto non si rende conto che ciò che avverte come un dovere in realtà non esiste più, non c'è più quella figura o quella situazione per cui se non segue quella regola c'è la conseguenza negativa. Alcune persone se ne rendono conto da sole con il tempo altre potrebbero far fatica a rendersene conto;

- doveri ancora validi, il soggetto è ancora immerso in un contesto in cui non fare o fare alcune cose produce delle conseguenze negative, che lo spingono a seguire il dovere. Qui il punto è un altro, ovvero rendersi conto che forse è il caso di guardare dentro di sé e se è il caso di dare così importanza a quella conseguenza negativa, se c'è realmente un pericolo così grave o se si può lasciarlo accadere senza che accada "la catastrofe" come ci si immagina, se la distorsione sia a carico del pericolo percepito e non del dovere.

 

Arrivati a questo punto è necessario fare un po' di chiarezza sull'argomento. Abbiamo detto che il dovere è tutto ciò che facciamo per evitare una conseguenza negativa, agiamo affinché non accada qualcosa di negativo che possiamo prevedere in base alle nostre regole.

Il termine dovere in alcuni casii assume una duplice funzione, da una parte ci dice cosa sta motivando il soggetto al tempo stesso ci può dire anche la regola che il soggetto ritiene sia da seguire per raggiungere qualcosa, ad esempio la persona dice "devo piacere agli altri, devo essere simpatico" questa frase ha una duplice lettura:

- la prima è che la persona ha paura di non piacere agli altri, non intende essere disprezzato dagli altri;

- la seconda è che la regola che il soggetto sta seguendo è quella della simpatia, cioè pensa che il mezzo necessario sia essere simpatici, con tutte le credenze collegate a tale modo di esistere.

Questo punto è fondamentale perché a volte le persone possono cadere a causa del dovere nella fallacia della "condizione necessaria univoca".

Ci sono infiniti modi di raggiungere un obiettivo, la regola che muove una persona non è necessariamente è univoca, cioè non si faccia l'errore di pensare che siccome una persona dice "devi" allora stia necessariamente pensando che quella sia l'unica strada, la persona usa il termine "devi" ma potrebbe pensarlo comunque in termini di alternative.

Ad esempio riprendendo ciò che abbiamo usato prima per spiegare la persona potrebbe dire "per piacere agli altri devo essere simpatico o mi basta essere me stesso". C'è sempre un dovere ma non è vissuto in maniera univoca, come unica strada da seguire.

In conclusione possiamo iniziare a comprendere quanto il mondo del dovere sia complesso e che ogni volta che sentiamo qualcuno pronunciare il termine "devo" stiamo di fronte ad una punta di un iceberg e solo facendo una serie di domande possiamo capire cosa c'è dietro quel senso dovere, cose che non necessariamente il soggetto dice anche se le pensa o le crede.

 

APPUNTI:

Doveri sociali impliciti, la famosa dignità? 

Il si deve, un modo per evidenziare la norma, o fai così o ci sono conseguenze negative

il condizionamento e il dovere inconscio, quando la persona avverte il dovere in modo solo emotivo ma non verbale, è mosso da regole inconsce che sono nate per una serie di esperienze

 

ultima modifica il: 11-11-2018 - 7:15:54
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