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- Tristezza -
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Cos'è la tristezza?

 

Afflizione, evidenzia lo stato di umore negativo specialmente quando è indotto dalla percezione di un danno, di una perdita. Sono emozioni negative che permangono fino a quando il soggetto non trova un modo di affrontarle e superarle eliminarle, o aumentando il tono dell'umore positivo. Cosa ti affligge? Cioè qual è la causa del tuo umore negativo?

Tristezza, collegata alla rassegnazione nel danno. La tristezza come quello stato emotivo psicologico di chi si rassegna all'avere un danno e un dolore nella sua esistenza senza che vi si opponga più, ponendo fine a qualsiasi ciclo ossessivo. L'afflizione diventa tristezza quando ci si rassegna.

Mestizia, quando l'afflizione si protrae nel tempo e il soggetto inizia a percepirla come cronica, come qualcosa che non andrà via per un bel po' di tempo. La mestizia è tristezza o afflizioen anticipata perché il soggetto crede che parte del suo futuro sarà connotato da questa emozione.

Astio

Rassegnazone, il credere di non poter cambiare le cose, la rassegnazione può essere valida o non valida;

costernazione, manifestazione comportamentale della tristezza che può essere osservata dall'esterno e che fa capire agli altri che siamo tristi

infelicità

insoddisfazione

 

 

 

BOZZA 

[aggiungere la triade, risentimento, rassegnazione e rinuncia le 3 R dell'intolleranza]

 

La tristezza è ciò che nasce inseguito alla rassegnazione, quando una persona ha un generico umore negativo si parla di afflizione (possibili alternative abbattimento, malumore)

 

 

Pagina di disambiguazione:

- tristezza, il soggetto non accetta qualcosa ma al tempo stesso si arrende ad esso, smette di lottare mettondo fine a quelli che in termine tecnico vengono chiamate azioni compulsive (la tristezza è la salvezza delle persone ossessive) il risultato è questo particolare sentimento dato dal soffrire per qualcosa che non si accetta e che produce risentimento ma verso il quale al tempo stesso ci si arrende ed è come se in parte lo si accettasse come qualcosa che non si può cambiare;

- depressione, fenomeno che riguarda la sfera emotiva del soggetto in cui le emozioni negative tendono ad oscurare ed annullare quelle positive generando fenomeni di apatia (perdita di motivazione) e anedonia (il soggetto non trova più piacevoli le attività). La depressione non è una malattia è un fenomeno che coinvolge ogni essere umano quando prova emozioni negative così intense da superare quelle positive che prova;

- sofferenza, emozioni negative che il soggetto prova e del quale ne conosce esattamente il perché e le cause. Ad esempio la persona si rende conto che ci sono cose che non tollera e che la fanno risentire, e quindi sa che il risentimento è l'emozione alla basa della sua sofferenza in quel momento;

- disagio, manifestazione comportamentale della sofferenza dove il soggetto tende ad essere inibito da queste emozioni negative. È un termine generale che aiuta il soggetto anche a comunicare il fatto che si stia inibendo o che comunque stia facendo difficoltà a comportarsi come desidera a causa delle emozioni negative che prova senza che sia necessario spiegarle, è sufficiente infatti dire "mi stai mettendo mettendo a disagio" per dare un'idea chiara e rapida di cosa stia succedendo e suggerire all'altro di farlo smettere;

- inquietudine, comportamento repulsivo che nasce dalla sofferenza che prova un soggetto e che quindi tende ad eliminare manifestando per l'appunto inquietudine. È lo stato opposto al disagio, una persona a disagio viene paralizzata dalle emozioni negative mentre quella inquieta viene spinta per repulsione. Quel ragazzo è perennemente inquieto, ha paura di essere disapprovato e quindi continuamente tenta di dire o fare qualsiasi cosa pur di non essere disapprovato, di non provare vergogna o imbarazzo. Se fosse stato a disagio si sarebbe solo paralizzato;

- angoscia, sofferenza di origine inconscia dove la persona soffre senza che ne capisca esattamente l'origine;

- sofferenza alessitimica, la persona si trova in uno stato di sofferenza ma non si rende conto esattamente conto di ciò che la fa soffrire a causa della sua alessitimia, cioè la confusione e la difficoltà a capire cosa sta succedendo e perché. Solo un aiuto esterno professionale può aiutare un soggetto a capire la differenza fra quello che è alessitimia e quello che è angoscia, perché queste apparentemente sembrano simili e indistinguibili per chi le sta vivendo;

 - malinconia, la persona trova piacevole soffrire in alcuni momenti o costantemente ed è l'analogo del sadomaso che riguarda invece la sofferenza (sopratutto da un punto di vista sessuale). Un esempio classico di malinconia è quando il soggetto desidera ascoltare una canzone che gli produce queste emozioni negative che in quel momento comunque soddisfano un suo particolare desiderio. La malinconia è un meccanismo di difesa contro la noia in alcuni casi dove, specialmente nei soggetti sentimentali, si preferisce provare qualcosa di negativo e intenso piuttosto che non provare nulla o il desiderio di vivere questi contrasti e sali scendi emotivi come se salire e scendere potenziasse maggiormente il sentimento generale;

- afflizione, la sofferenza psicologica accompagnata da somatizzazioni "mi sento afflitto, ho una morsa allo stomaco causata dall'ansia che non mi passa";

- nostalgia, le emozioni che si provano ripensando al passato e possono spaziare dall'essere positive al negative, ad essere stati misti e contenere anche forme di risentimento;

- delusione, particolare sentimento di sofferenebza che si prova nel momento in cui aspettativa viene disattesa;

- infelicità, lo stato in cui versa una persona non felice ovvero che non ha una continua gioia e serenità. Queste persone si rendono conto che anche se hanno della gioia e dei momenti di serenità nella loro esistenza di queste due componenti manchi continuità e che i momenti bui sono ancora più pesanti da sopportare quando ci si rende conto che questi continueranno a ripresentarsi frequentemente;

- sconforto, perdita momentenea di conforto e ritorno della componente inibitoria. Il soggetto era riuscito momentaneamente ad elaborare le emozioni negative che causavano l'inibizione trovando conforto, cosa che venendo meno ha generato il senso di sconforto;

- costernazione, sofferenza di origine empatica. "sono costernato" ovvero provo sofferenza sapendo che stai soffrendo;

- rassegnazione, il termine tecnico per definire l'atto di arrendevolezza verso ciò che non si accetta e che produrrà la tristezza;

- rammarico, esternare le proprie emozioni negative in contesti sociali per evitare ad esempio che un esterno pensi che "stiamo godendo delle sue sventure", l'esempio lampante è dire mi dispiace quando una persona vicina ci racconta qualcosa di negativo che le è successo;

- mestizia, il soggetto crede che ciò che non accetta e sul quale si è rassegnato sia comunque una cosa eterna e che non passerà mai quindi è ancora più triste per questa considerazione sulla quale a sua volta si rassegnerà.

 

 

Cinque significati entrambi largamente utilizzati, dove in ogni caso si fa un uso di tristezza come sinonimo.

L'AB sceglie di eliminarli tutti e cinque per descrivere un fenomeno rilevante e che non ha nome, chiamato nella quotidianità come una generica sofferenza o emozione negativa. Di quale fenomeno ed emozione stiamo parlando?

Di ciò che accade quando una persona non accetta qualcosa ma invece di "lottare" ed arrabbiarsi o di sopportare sceglie una terza strada quella della rassegnazione.

Questa emozione è assente nel mondo animale ed è possibile solo ad una coscienza sviluppata, una coscienza che è in grado di prendere quel risentimento e buttarlo in un limbo che continuerà a farlo soffrire ma che comunque non produrrà più alcuna azione diretta.

Questo accade di solito quando la persona non ritiene conveniente né sopportare né arrabbiarsi, si rassegna a quell'evento, si rassegna a quel risentimento e lascia che "esista" dentro di sé sotto forma di questa emozione che viene definita tristezza, si legga rassegnazione per approfondire.

 

Ogni volta che si presenta ciò che non si accetta e a cui ci si è rassegnati, o comunque si ricorda tale evento, la persona proverà tristezza, emozione comunque negativa e che tenderà ad abbassare l'umore.

Statisticamente la tristezza la troviamo come emozione caratteristica della vecchiaia, persone che hanno accumulato nella loro esistenza così tanti eventi che non accettano e che al tempo stesso nel passare degli anni hanno smesso di combattere e di sopportare che la vecchiaia è tutto un grande stato di tristezza.

 

La tristezza si potrebbe vedere come un tentativo di elaborazione in cui la persona ha ritenuto più conveniente trasformare il risentimento in tristezza per evitare che evolva in una rabbia scomoda.

Facciamo qualche esempio di tristezza, pensiamo ad una persona che ha passato tanti anni a studiare, si laurea e dopo tanti tentativi di cercare il lavoro che illusoriamente credeva di meritare arriva alla conclusione che non ce la fa più a sopportare i rifiuti e che non conviene nemmeno più arrabbiarsi e lottare contro quella che ritiene un'ingiustizia e allora quasi trova conforto nella tristezza dove almeno "soffre di meno" rassegnandosi. 

 

 

Cosa non è la tristezza

L'emozione della soffereza, della difficoltà e del dolore sono emozioni reali che hanno specifiche manifestrazioni facciali e comportamentali e sono riconoscibili dall'esterno, ma non descrivono la tristezza.

Nemmeno la sofferenza che si prova con la sopportazione può essere definita tristezza.

Alcune persone le simulano perfino per poter sfruttare l'empatia altrui, la tristezza reale non ha alcuna espressione ma è interiore, la si può solo comunicare, a dimostrazione del fatto che è un traguardo umano e recente, un "tenersi dentro le cose" e che non fa parte del mondo animale e relative manifestazioni corporee.

 

L'oscillazione fra rabbia e rassegnazione

In alcuni casi nonostante la persona abbia scelto la strada della rassegnazione potrebbe comunque non riuscire a contenere il risentimento e oscillare quindi fra uno stato di rassegnazione quando è in uno stato di emotività attiva e invece da arrabbiato in uno stato di emotività passiva, coinvolto dall'intensità delle emozioni.

In ogni caso comunque lo stato di rassegnazione aiuta a fare in modo che la rabbia non sia continua ed aiuta a prevenire o eliminare eventuali destabilizzazioni o un umore notevolamente più basso.

 

APPUNTI:

- in alcuni casi l'evento che non si accetta è così intenso da generare una tristezza diversa dal solito, proprio perché è intensa e ha delle conseguenze debilitanti, come intensa apatia, derealizzazione (le sensazioni fanno in tilt) e quindi le persone tendono a confondere facilmente questo stato con la depressione, probabilmente perché non sono mai stati depressi e non sanno quanto sia distruttivo questo disturbo.

ultima modifica il: 16-02-2021 - 20:19:40
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