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Cos'è il femminismo? Chi è una persona femminista?

(le credenze e il loro effetto impositivo, facendo sentire le donne oppresse, l'uomo che gli dice che sta sbagliando, che non può farlo, arrivando perfino ad impedirglielo con la forza

femminismo orgoglioso, non si accetta che alcune cose vengano fatte prevalentemente dagli uomini e anche loro lo fanno per non sentirsi da meno, il paradosso delle differenze di genere per autenticità, queste femmine si snaturano per orgoglio e fanno quello che altrimenti non farebbero, differenze che non nascono dall'imposizione o da limiti ma sono differenze date dalla cultura e dalle differenze individuali. La dinamica è "se lo fanno loro lo facciamo pure noi"

la quota rosa è maschilista a livello concettuale ma necessaria, perché? Perché lo stesso maschilismo che ha fatto credere a delle donne che non potevano fare delle cose ora deve intervenire spingendo e facilitando le donne ad entrare e non trattandole alla pari degli altri, ma dandogli canali preferenziali come se fossero troppo deboli per farcela da soli, questo punto è fondamentale perché serve da simbolo, serve a combattare il maschilismo reale, le bambine vedendo donne inq uelle posizioni possono dire allora pure io posso farlo e non è vero che non si può fare come mi dicono, le quote rosa andranno abolite ad un certo punto accettando che non necessariamente in tutti i settori si deve essere 50 e 50 ma l'importante è che questi simboli abbiano annientato credenze maschiliste e quindi poi le donne abbiano scelto liberamente e in base ai loro gusti)

Si definisce femminismo un movimento storico, ancora oggi in auge, che lotta contra il maschilismo e spinge affinché ci sia una equità legislativa per garantire gli stessi diritti a uomini e donne.

Per comprendere il femminismo è necessario comprendere il concetto di maschilismo in quanto il femminismo è una risposta a problematiche di società storiche e per alcuni versi ancora oggi attuali.

Per maschilismo si intende quell'insieme di preconcetti che hanno prodotto una serie di discriminazioni e una visione della donna nell'insieme inferiore a quella dell'uomo.

Questa visione viene definita maschilista perché si discrimina la donna in quanto essere inferiore, anche se poi analizzando la dinamica meglio si scoprono numerose sfaccettature.

Frasi maschilisti comuni sono "l'uomo può farlo e la donna no" che poi si traduce in "la donna è stupida e alcune cose non le può fare" o "la donna è debole e limitata ed è meglio che stia a casa" o "la donna è buona solo per mettere al mondo figli e allevarli".

Ecco perché si parla di superiorità maschile o società patriarcale, perché è un modo facile per comunicare questo tipo di preconcetti che hanno portato singole donne ad annegare in questi limiti, ad assumere ruoli subordinati dove non potevano esprimere il loro soggettivo potenziale mentre all'uomo venivano date maggiori opportunità al di fuori.

 

Si faccia attenzione a non cadere nell'errore di pensare che esistano preconcetti solo verso le donne, il problema è che quello che si è creato è stato così sbilanciato verso il mondo femminile che ha creato questa visione con evidenti danni al genere femminile.

Da qui è facile comprendere perché sia nato il femminismo anche se sarebbe meglio parlare di prima ondata femminista per comprendere come tutto ebbe inizio, detto in altri termini il femminismo altro non è che una lotta a questa situazione di preconcetti iniziata e che in Italia può dirsi praticamente conclusa sotto questo frangente, le donne ora sono praticamente emancipate, studiano, lavorano, possono abortire, possono scegliere di non sposarsi, mancano ancora un po' di passi ma chi ha una visione d'insieme si renderà conto per confronto i passi fatti in avanti sono stati significativi.

Tutte queste conquiste sono state possibili grazie alla prima e seconda ondata femminista.

Il femminismo allora oggi che senso ha? Ha senso perché questo lavoro non è completo, le conquiste sono arrivate ma c'è ancora da lavorare, c'è ancora lo stigma verso ad esempio le donne che ricoprono ruoli importanti, problemi sul salario, c'è ancora qualcosa da fare.

L'eredità di questo lavoro di rifinitura l'hanno preso le femministe di terza ondata che continuano a lottare per migliorare e preservare gli obiettivi raggiunti.

Fino a qui tutto bene, allora perché sembrano esserci così tanti problemi sul femminismo attuale tanto che alcuni lo definiscono Nazifemminismo?

Per comprendere questo punto è necessario introdurre due elementi nel discorso:

- il primo è il peso del giudizio, donne sensibili hanno iniziato a denunciare qualsiasi tipo di giudizio negativo, specialmente sessuale nei loro confronti, non comprendendo che quello non ha niente a che fare con i preconcetti e quant'altro, iniziando a contaminare il concetto di femminismo;

- il secondo è l'eredità di secoli di preconcetti che hanno prodotto un sottosviluppo femminile, la dimostrazione di questo concetto è l'assenza di donne nella ricerca e in settori chiave dell'economia o di altri settori, questo si spiega con il fatto che per secoli alle donne è stata preclusa l'opportunità di crescita, di formazione e istruzione e questo ha prodotto questo sottosviluppo dato dal potenziale negato. Inevitabilmente questo si trascina ancora oggi perché una donna sottosviluppata che mette al mondo una figlia continuerà a tirare indietro in negativo la propria figlia "inquinandone la personalità", trasmettendogli questo senso di inadeguatezza, non potendogli trasmettere alcune cose perché lei è la prima ad esserne deficitaria, etc.. Questo ci fa comprendere che il concetto di pari opportunità sia qualcosa di strategico e statistico, cioè se in un settore è popolato per l'80% da uomini e 20% da donne è evidente che c'è qualche problema, problema che in questo caso è stato già descritto dal sottosviluppo secolare. Lo stato quindi tenta di andare incontro al problema favorendo l'aumento di quote rosa, di aiutare le donne a recuperare più velocemente possibile e staccarsi da quella cultura secolare che l'ha limitate fino ad osservare gli strascichi odierni. L'AB è favorevole a questa condotta purché sia finalizzata ad aumentare il valore delle donne e non ad inserirle a prescindere senza che lo abbiano realmente sviluppato.

 

Inutile girarci intorno, un movimento è la media di chi ne aderisce e le femministe che hanno iniziato a sposare il punto uno inevitabilmente hanno inquinato il movimento femminista facendogli perdere, paradossalmente, di credibilità e di forza per attuare cambiamenti.

Il secondo punto invece è importante perché spiega un concetto che a molte persone sfugge, ovvero che è vero che attualmente alcune donne sembrano essere statisticamente inferiori, ma questo non è per la natura della donna, ma perché ancora oggi subiscono mediamnete un'educazione che le opprime, che le limita.

Quindi c'è un'eterna lotta di incomprensioni da chi evidenzia che la donna è inferiore e ci sono i numeri che lo dimostrano e chi nega che la donna sia inferiore, perché ad entrambi sfugge la spiegazione che spiega entrambe le visioni.

Questo ha creato una situazione complessa perché questo femminismo di terza ondata si è riempiti di donne insofferenti che portano avanti guerre sterili.

 

 

 

Arrivati a questo punto possiamo affermare che il femminismo odierno di terza ondata è composto da tre sottogruppi:

- femminismo equitario non liberale, in accordo con quanto detto ad inizio articolo l'obbiettivo di queste femministe è che maschi e donne vengano trattati allo stesso modo, quindi gli stessi preconcetti e aspettative che si hanno verso gli uomini vadano anche per le femmine. Le conquiste vengono paradossalmente inserite per spingere la donna a diventare lo stesso ingranaggio sociale come lo era per l'uomo. Ad esempio all'uomo viene detto che deve lavorare, si deve realizzare e quindi una femminista equitaria non liberale desidera che il genitore abbia questo comportamento anche verso la bambina senza fare differenze alcune;

- femminismo equitario liberale, si conserva il concetto di equità ma viene spinto verso il concetto di libertà, cioè al fatto che una donna (ma anche l'uomo) possano essere liberi di fare e essere qualsiasi cosa desiderino, senza più essere immischiati in giudizi e aspettative sociali. Una femminista equitaria liberale non ha nessun problema ad accettare che una donna desideri fare la casalinga, se questa in piena libertà ha deciso di esserlo. Fare i casalinghi, lavorare, non sposarsi, non figliare, come desiderano. L'importante è che questa scelta sia frutto di un percorso di parità e di equità, preso in piena libertà;

- nazifemminismo, che io preferisco chiamare finto femminismo, formato da donne insofferenti e risentite che combattono i i giudizi negativi e lottano affinché le donne vengano pagate di più anche se non lo meritano, non pensano a combattere i pregiudizi ma impongono che la società vada in un modo, quello che loro credono sia giusto.

 

 

Un esempio eclatante di finto femminismo è quello in cui una donna si risente e non accetta che un datore di lavoro possa cercare una donna con un determinato aspetto per ricoprire particolari ruoli dove la bellezza è un fattore necessario o fattore facilitante per il lavoro che intende farle svolgere. Sono persone che non accettano la realtà, non accettano che la bellezza sia una condizione facilitante sia per gli uomini che per le donne e spingono affinché questo cambi invocando il femminismo e cadendo in errore.

Sono donne che parlano di oggettificazione ma che non comprendono il ruolo umano dell'essere umano come oggetto, quindi lottano contro l'uso del nudo e dei corpi nelle pubblicità e altre battaglie stupide.

Un altro esempio eclatante è quello in cui le donne non accettano di essere giudicate sul loro aspetto esteriore e ne fanno una lotta femminista invece di rendersi conto che quello è solo un loro problema personale da risolvere.

Questo femminismo è finto, cioè le persone usano la parola femminismo ma non ha nulla a che fare con gli obbiettivi e i problemi reali a carico delle donne e una disparità di genere.

Un'altra causa stupida che è convogliata in questo finto femminismo è quello della violenza sulle donne, uomini e donne hanno fisicità differenti, quindi non c'è nulla che si possa fare su questo vantaggio genetico e quindi è inevitabile che in termini di violenza fisica l'uomo avrà la meglio. Così come non c'entrano nulla i preconcetti sul fatto che uomini aggressivi poi finiscano per uccidere o vendicarsi sulle partner femminili, sono problemi sociali di altro tipo come ad esempio un problema a carico dell'educazione maschile, delle pressioni sul genere maschile ma che non c'entrano nulla con il femminismo o il maschilismo.

Un altro esempio di finto femminismo è questo, se una donna viene pagata meno di un uomo subito fanno casino senza minimamente chiedersi, ma non è che questa donna vale realmente meno dell'uomo in questione su cui si è fatto il paragone?

Questo ci fa comprendere come queste donne siano semplicemente stupidi e cadano in numerose fallacie.

Come riconoscere il finto femminismo ed aiutare le finte femministe a rendersi conto degli errori che stanno commettendo? La risposta è nell'avere chiaro il concetto di discriminazione (si legga discriminazione per approfondire) e analizzare a fondo le cause per scoprire se realmente c'è un movente maschilista e sessista o meno. Cioè far comprendere ad una persona che non c'è maschilismo se non c'è un preconcetto di genere, se non c'è sessismo o una discriminazione non valida, cioè aiutare la persona a comprendere che sta facendo un pensiero distorto a riguardo.

Se un uomo ti dice senza conoscerti "sei donna, che lavori a fare, stattene a casa" è discriminazione, ma se un uomo ti dice "sei bella mi ti farei" è oggettificazione ed la natura umana che lo si accetti o meno, come se un uomo si prende la libertà una volta di esprimere un giudizio sulla bellezza così la persona che lo riceve è libera di rispondere e chiedere che non avvenga più (poi scatterebbe la molestia).

La molestia è un termine di cui le finte femministe possono fare largo uso proprio perché nella loro mente questa sofferenza che provano invece di prendersene le responsabilità usano questo termine per evidenziare un mondo "brutto e cattivo" che va cambiato, dimostrando di non aver nemmeno compreso il concetto di molestia stesso.

 

Per comodità qualsiasi corrente femminista che sia diversa dalle prime due citate ovvero quella equitaria e quella liberalista sono da considerarsi come finti movimenti femministi, in quanto a prescindere che siano battaglie utili socialmente o battaglie personali vanno a danneggiare quello che è il femminismo che ha obbiettivi precisi. 

 

Ulteriore differenze fra i due movimenti femministi, quello liberale e quello non liberale

Prendiamo l'esempio sul lavoro, una persona che si batte sul primo movimento femminista  desidera che la donna sia trattata come un uomo e quindi questa donna desidera ricevere le stesse pressioni sociali che in questo caso si concretizzano nel "dover lavorare come deve lavorare l'uomo". Sono donne che sono contente se lavorano e se vengono costrette a farlo perché così viene trattato l'uomo e si battono contro l'educazione che vede la donna crescere con l'idea inculcata del "devi essere una casalinga" mentre è conteta se riceve il dover lavorare, dover formarsi; chiunque si guardi in giro noterà che le donne hanno già raggiunto questa conquista e crescono con le stesse pressioni in termini lavorativi e di formazione. Non è un caso che alcune donne affermino cose come "odio il femminismo, se fossi nata 30 40 anni fa potrei fare la casalinga senza sentirmi in colpa mentre ora sono stata cresciuta con queste pressioni che mi hanno portata a studiare e lavorare".

Il secondo movimento femminista invece ha un esito completamente differente e trasmette l'idea alla donna di "tu non devi fare nulla, tu sei libera, se vuoi essere una casalinga fai la casalinga, se vuoi lavorare lavora, fai ciò che ti pare perché sei una donna libera" sono donne che spingono verso l'amoralità, verso la promozione di educazioni liberali nelle quali la donna non devere fare nulla ma solo ciò che desidera. Questo esempio ci fa comprendere come probabilmente ora in auge ci sia un femminismo equitario, che spiegherebbe perché un numero così' elevato di donne abbia iniziato a studiare e lavorare, senza che tutte però lo abbiano realmente desiderato.

In sintesi il primo movimento batte sul punto del "uomini e donne vanno trattate in modo equo, quindi basta preconcetti" mentre il secondo movimento batte sul "voi donne siete libere, fate quello che desiderate e opponetevi e combattete verso quelle persone che pensano che voi abbiate delle regole o dei doveri da rispettare in quanto donne o persone".

Approfondimento sul femminismo equitario

Una delle conseguenze di questo movimento non è soltando quello di annullare la differenza fra uomo e donna e riconoscerne il pieno potenziale ma è anche quello di ridistribuire quel ruolo e quei compiti che prima spettavano solo alla donna. Quindi l'equità non consiste solo nel riconoscimento delle potenzialità ma anche nel sottolineare che l'uomo può cucinare, lavare, pulire, allevare i figli, etc.. puntando quindi a dei rapporti maggiormente collaborativi dove entrambi i sessi possono svolgere le stesse mansioni, poi ogni caso sarà soggettivo su come tale distribuzione avverrà ma senza che ci sia il preconcetto del "questo lo fanno le donne e questo lo fanno gli uomini".

Il problema del potere escutivo

Come abbiamo detto fino ad ora le lotte femministe hanno portato al cambiamento della legge e al cambiamento della mentalità con i frutti che sono sotto gli occhi di tutti, in alcuni casi però se chi detiene il potere continua ad avere una mentalità maschilista i problemi continueranno ad esistere.

L'esempio del datore di lavoro che scarta immediatemente le donne perché nella sua mente, anche se non lo dice chiaramente, queste vengono viste inferiori.

Questi problemi esistono e sono da prendere come un problema umano oltre che maschilista, le discriminazioni date da preconcetto sono vecchie quanto il mondo e continueranno ad esistere, ciò che conta è avere una visione concreta e puntare ai risultati senza iniziare battaglie come quella di pensare di poter eliminare completamente questo problema.

Se pensate di essere stati discriminati per preconcetti la legge vi aiuta e il fatto che questo sia possibile già ci fa comprendere che il punto raggiunto è significativo.

 

 

Femminismo e femminilismo

A livello teorico parlare di femminismo tende a far percepire l'argomento come se fosse dispregiativo, come se fosse l'analogo e corrispettivo del maschilismo. Per capire l'errore è necessario fare attenzione ad una particolarità linguistica.

Il femminismo nella lingua italiana non è l'equivalente di maschilismo ma di maschismo, guardate attentamente questa coppia di parole femminilismo e femminismo e poi maschismo e maschilismo. L'equivalente variante dispreggiativa è femminilismo e non femminismo.

 

 

 

Femminismo e doppi standard

Cosa sono i doppi standard? In italiano doppio standard si potrebbe tradurre con "doppia normalità" e fa riferimento a quelle normalità differenti nei generi. Un esempio potrebbe essere quella per cui l'uomo deve pagare oppure quello per cui la donna viene disapprovata se è attiva sessualmente mentre l'uomo viene approvato.

L'esistenza dei doppi standard dimostra che numerose persone non abbiano compreso le dinamiche dei rapporti, le differenze reali fra i generi e siano abbagliate dal concetto di uguaglianza. Maschi e donne non sono uguali e le doppie normalità sono una conseguenza di queste diversità. Quando una persona parla di "l'uomo deve offrire" già ha dimostrato di non aver compreso la realtà, la dinamica umana è che l'uomo sia quello che mediamente tende a corteggiare e la donna a fare selezione fra i corteggiatori, così come osserviamo in altre specie, avete mai visto qualcuno lamentarsi del fatto che gli esamplari femmine in natura siano selettive? Viene da sé che l'uomo per favorire il corteggiamento può scegliere di offrire, sta al soggetto comprendere questo passaggio, cioè come un obbiettivo per corteggiare la donna, come un modo di acquisire maggiore valore agli occhi della lei.

Poi nessuno mette in dubbio che, specialmente a questo livello di avanzamento della società umana, ogni storia sia caso a sé e che ci siano donne che gradiscono, altre che no, etc.. ma questo non toglie che la dinamica in sé non ha alcun collegamento con problematiche di genere ma segue solo la dinamica degli eventi umani e del fatto che mediamente la donna seleziona fra i vari corteggiatori e il pagare non è dovere ma una tecnica di corteggiamento che l'uomo è libero di non fare, in quanto non c'è nessuna legge che glielo imponga.

Mentre per quanto riguarda il fatto che numerose persone disapprovino la donna che ha numerosi rapporti sessuali è conseguenza della visione della donna, consci del potere che hanno e del ruolo che gli danno, disapprovare una donna che pratica rapporti sessuali è frutto di un retaggio culturale, di una visione che ora è così e che non può essere cambiata ma compresa. Cioè invece di cadere nell'errore che ci sia un problema di genere o di maschilismo rendersi conto che è una questione culturale e morale, frutto di diversi fattori.

 

 

I limiti del liberalismo 

Il concetto di liberalismo funziona se le persone oltre che essere rese libere sono anche in grado di gestire tale libertà,  altrimenti si finirebbe nel paradosso dello schiavo, ovvero che conviene essere schiavi a delle regole funzionali piuttosto che essere liberi e non sapendo cosa fare finire comunque per autodanneggiarsi. Questo punto è fondamentale perché come abbiamo visto nel corso dell'articolo uno dei due movimenti femministi punta al liberalismo.

Riprendendo l'esempio precedente invece di "proteggere una donna dal mondo brutto e cattivo" privandola della libertà e regolandole il comportamento la soluzione potrebbe essere quella di istruirla e renderla autosufficiente dicendole ad esempio "divertiti ma ricordati che il sesso è questo, questi sono i rischi, così funzionano i rapporti, fai attenzione alla compatibilità, occhio che potrebbero esserci dei bugiardi, dei manipolatori, le persone ti giudicheranno in questo modo etc..." formando la persona.

 

 

 

Le bambine e il rosa

Piccolo test "cosa direste ad una madre che veste la figlia di rosa o le fa la cameretta rosa e le regala bambole?". Questa è una domanda a trabocchetto perché non conta il rosa conta la libertà di scelta e le alternative fornite.  Per quanto una bambina possa immergersi in un mondo rosa non ci saranno problemi se la madre non la costringerà a seguire quella strada ma la formerà in modo libero e aperto, le farà capire che potrà seguire e fare qualsiasi cosa desidera. Una madre che regala bambole ma non si fa problemi a regalare anche una pistola a sua figlia se questa lo chiede non produrrà alcun problema, il punto della questione è se questa regala bambome e proibisce alla figlia di fare altro, cioè la proibizione e la formazione vincolata.

 

 

 

 

 

 

Il femminismo e il paradosso dello schiavo

Ci sono alcune femministe che nel loro liberalismo si rendono conto che non ci potrà essere libertà se alcune donne sono state cresciute per trovare piacevoli determinati comportamenti, ma non ci si può fare nulla per quello che è stato, quello che si può fare è dire la propria per le nuove generazioni e fare in modo che non vengano cresciute instillando loro idee piacevoli di schiavitù. Va accettato il fatto che alcune persone desiderano essere schiave e va lasciata loro questa libertà.

 

 

La libertà del femminismo e ìl desiderio di essere oggetti sessuali

Un racconto dal web che aiuta a capire le difficoltà che alcune donne riscontrano nel raggiungere questo desiderio:

" Vivo in Germania, qui il corpo della donna non può essere visto come un oggetto sessuale, guai!!! Pena essere tacciati di maschilismo, che in Germania è un crimine imperdonabile. Chi è in odore di maschilismo subisce un feroce mobbing sociale – cosa che forse troverei giusta se condividessi l’accezione di maschilismo in voga. Il risultato è deleterio per il piacere sessuale di chi, come me, ama precisamente essere considerata un oggetto sessuale. Ogni pratica erotica che io trovo eccitante, mi riferisco ai normali giochi di dominazione, viene considerata degradante per la donna e quindi proibita.

Poco importa che sia io a volere e incoraggiare questo approccio: lo desidero soltanto perché sono una vittima inconsapevole della cultura del machismo italiano. Una donna forte e libera non può certo desiderare di essere legata o che altro, e un uomo civile deve ovviamente inibire i propri istinti di dominazione, non siamo mica nelle caverne!

Esiste quindi in Germania un codice di comportamento molto preciso che regola il modo in cui il sesso deve essere fatto, ed è inutile dire che questa mentalità nuoce terribilmente alla mia soddisfazione sessuale. Anche ora che ho trovato un partner che segretamente ha sempre desiderato di provare le cose “proibite” che vorremmo fare insieme, non osa infrangere le regole inesorabili del femminismo che ha succhiato con il latte materno e approfittarsi della povera italiana che non ha rispetto per se stessa. Un sottile lavoro persuasivo può talvolta dare buoni risultati, ma mai senza sensi di colpa postumi…"

Il discorso non può essere generalizzato, probabilmente si parla comunque solo di uomini di 50 anni e quindi una porzione di popolazione che probabilmente ha recepito se non in pieno quasi l'educazione inibitoria a carico della sessualità, probabilmente per le generazioni più giovani (così come in ogni altro paese dove si è cresciuti con internet) questo discorso già inizia a venire meno. Comunque resta interessante come l'educazione possa generare soggetti così inibiti da non poter dare modo ad una persona di realizzare i propri desideri perché gli altri sono riluttanti a trattare una donna come desidera essere trattata perché gli hanno insegnato "come la devono trattare". Questo ci riporta nuovamente al dilemma secondo il quale è necessario che cambi anche la società per poter aumentare il concetto di libertà, in modo che le persone con cui si interagisce non siano limitate a loro volta."

 

 

Un racconto che spiega i possibili risvolti del femminismo equitario:

"

sono Teresa e ti scrivo perché vorrei raccontarti un episodio che per me vale più di mille parole. Sono una sex worker, vendo immagini del mio corpo nudo, video, parole, servizi sessuali. Per alcuni anni ho fatto la spogliarellista in un locale di un’altra nazione, dove è legale farlo e pensavo mi stigmatizzassero un po’ meno per questo. Mi è capitato, una notte, di essere seguita da un cliente del locale che mi ha stuprata e mi ha quasi uccisa perché all’inizio ho provato a ribellarmi. Apro una parentesi su questo: ragazze, se qualcuno vi stupra, non preoccupatevi di chi vi dice che se non reagite vuol dire che ci state. Reagire a volte costa la vita.

Comunque, mi succede questa brutta cosa e faccio in tempo a telefonare ad un amico che prima ancora di partire per raggiungermi chiama soccorsi. In ospedale tutti sono stati gentilissimi. Mi hanno ascoltata e non hanno fatto nessuna smorfia quando ho risposto alla domanda “che lavoro fai; da dove arrivavi”. Tutto normale, come se avessi parlato di guida del tram o di un lavoro da cameriera o da insegnante. Lo stesso ha fatto la polizia che mi ha ascoltata attentamente, e i poliziotti evidentemente avevano ricevuto una formazione specifica perché erano addestrati a mettermi a mio agio, a farmi le domande giuste e a darmi assistenza anche morale. Raccolsero la mia denuncia e non trovarono mai il mio aggressore.

Lo avevo descritto attentamente e anche nel locale in cui lavoravo fecero un passaparola per trovarlo e consegnarlo alle autorità. Non lo incontrai mai più e dopo aver superato un periodo di assistenza psicologica a carico dello Stato continuai a lavorare e a vivere come prima. Mi procurai un’automobile e non tornai mai più a casa a piedi, ma non mi sentivo costretta a fare questa scelta perché comunque nessuno mai disse che era stata colpa mia. Era mio diritto camminare anche a tarda ora e non essere aggredita.

Dimenticai, alla fine, e tornai a raccontare quell’esperienza solo una volta, ad alcune donne, “femministe radicali”, che vennero a picchettare l’ingresso del locale urlando contro lo sfruttamento delle donne e pretendendo la chiusura del locale. Fermavano i clienti per farli sentire delle merde e ovviamente ci toglievano il lavoro. Uscimmo fuori per cercare di parlare con loro e anch’io mi trovai a parlare con una donna che per poco non mi colpì con un cartello attaccato a un pezzo di legno e ironia della sorte volle che c’era proprio scritto qualcosa come “stop alla violenza sulle donne”.

Io e altre colleghe chiarimmo che nessuno ci sfruttava e che lavoravamo per scelta libera. Io dissi che ero assolutamente contro la violenza sulle donne e parlai dello stigma che forse era stato causa della violenza che avevo subito. Praticamente dissero che era stata colpa mia e che io ero responsabile non solo della violenza che avevo subito ma anche della violenza che avrebbe subito qualunque altra donna. Fare la spogliarellista equivaleva a incoraggiare il maschilismo di uomini che secondo loro erano maiali dalla nascita. Posso dirti che non mi ero mai sentita tanto umiliata come in quella circostanza. Mi hanno mortificato più quelle “femministe” che non i clienti del locale.

Loro mi resero vittima due volte, per il fatto di impormi lo stigma della poco di buono che aveva provocato lo stupratore e per il fatto di non essere creduta quando dicevo che avevo scelto liberamente quel lavoro. Ero oggetto in ogni caso: dello stupratore e delle loro teorie che non prevedevano che io avessi un cervello libero da condizionamenti. Volevo raccontarti questa mia esperienza per dirti che a volte quelle che dicono di essere tue amiche sono le tue peggiori nemiche e che da quel momento in poi non mi sono mai più interessata di femminismo fino a quando non  ho letto le cose che scrivi anche tu. Da te mi sento capita e spero che mi capiscano anche le persone che leggono il tuo blog. Allora, io sono Teresa e ho subito due violenze: da uno stupratore e da alcune donne che dicevano di volermi aiutare. In quel caso mi resi conto che loro avrebbero avuto bisogno del corso di formazione che avevano fatto alla polizia. Se nessuno dei soccorritori e dei poliziotti mi fece sentire sbagliata, perché allora mi hanno fatta sentire così altre donne?"

 

 

 

Femminismo e intersezionalità

Con il termine intersezionalità si fa riferimento al cambiamento nel movimento femminista nel corso della storia in cui si è usciti fuori dalla fallacia egocentrica e dalla fallacia assolutistica e ci si è resi conto che una donna può parlare solo a suo nome e non a nome degli altri. Quindi se da una parte si combatte contro una società che assolutizza e si impone a nome di tutti o a nome di ciò che crede sia uguale per tutti il femminismo stesso ha combattuto nel tempo e ancora oggi contro quelle donne che sono cadute nello stesso errore, l'intersezionalità è stata necessaria per la nascita del femminismo liberale ma non modifica quello equitarioche segue altre dinamiche. Se oggi esiste il femminismo liberale è perché ci sono donne che si sono rese conto del fatto che non possono parlare a nome delle altre donne.

 

Femminismo e le ondate femministe

Prima ondata, aveva l'obbiettivo di combattare le conseguenze del preconcetto di genere con conseguente discriminazione e ruolo subordinato sia a livello sociale che legale.

Seconda ondata, ci si è resi conto che il primo obbiettivo non aveva risolto comunque i problemi della donna che diveniva moglie e di fatto schiavo o subordinata all'uomo, continuava ad essere cresciuta e vista come la donna di casa, come colei che avrebbe finito per vivere in funzione della famiglia. C'erano ancora preconcetti a livello famigliare e la donna poteva rimanerne intrappolata una volta sposatasi.

Terza ondata, si sta ancora lottando per gli obbiettivi maturati nella seconda ondata anche se la situazione è migliorata e si è iniziato anche a tentare di riparare ai "danni" che secoli, per non dire millenni, di subordinazione hanno causato alle donne mediamente parlando nell'ambito della realizzazione e delle posizioni sociali. Si pensi al fatto che per secoli gli scienziati e gli scopritori erano prevalentemente maschili, questo perché alle donne non veniva concessa istruzione o comunque non venivano prese in considerazione. Oggi si sta tentando di "forzare" le quote rosa, in modo tale che si acceleri quel processo di riequilibrio  senza attendere che passino decenni o secoli. Questo sta producendo tensioni, specialmente perché non tutti concordano con questo metodo ritenendolo ingiusto e non meritocratico proprio perché non lo considerano nell'ottica di "recuperare ad un danno del passato". Quest terza ondata è condita anche dal finto femminismo e da donne che fanno del femminismo una scusante per le loro problematiche di personalità danneggiando il movimento stesso. Qui troviamo femministe che stanno lottando per conservare le conquiste (formazione) quelle liberali, per le pari opportunità e anche quelle che stanno ultimando le piccole cose che sono rimaste da fare.

 

Femminismo e femminicidio

 

Casi limiti del femminismo liberale

Accettare che alcune donne desiderino essere picchiate, desiderino essere violentate, abusate,etc.. La spiegazione la si trova nel paradosso dello schiavo, una volta che la formazione ha portato una persona a piacere di essere schiavo, soffrire, etc.. va accettato il fatto che in una visione liberale questa persona va lasciata libera di seguire quello che ormai le dà piacere. A volte questo si crea senza un'infanzia traumatica ma per il semplice sviluppo che ha portato a preferire alcune cose ad altre.

 

Femminismo e virilità

Il concetto di donna subordinata e inferiore lo troviamo concentrato nel concetto di virilità, si pensi alle frasi come "c'hai le palle" o "fai l'uomo" etc.. si legga virilità per approfondire.

APPUNTI:

- femminismo ed equità

- la differenza fra femminismo liberare e liberalismo

- l'illusione che un padre si "rabbonisca" per una figlia femmina

ultima modifica il: 14-06-2020 - 23:55:58
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