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- Risentimento -
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 Cos'è il risentimento?

Possibile collegamento fra risentimento e pensiero prevalente, un'emozione richiama pensieri quindi il soggetto "risente" nel tempo.

 DA RISCRIVERE COLLEGANDOLO CON STIZZITO

(collegamento con pedanza, per evidenziare quante forme variegate abbia il risentimento nella sua manifestazione

il risentimento paradossale, non accettare emozioni negative andando a peggiorare il quadro emotivo]

Si definisce risentimento quel sentimento umano e comune ad ogni essere vivente che lo porta in una situazione di "opposizione" a qualsiasi cosa lo faccia soffrire e che sia percepito come dannoso.

Per comprendere questo fenomeno pensiamo al cane che ringhia o abbaglia quando qualcuno si avvicina, pensiamo all'animale che difende e combatte per la sua vita o il suo territorio e pensiamo in generale al concetto di sopravvivere evitando i rischi.

Nella vita c'è una costante che si potrebbe definire come "lotta per sopravvivere" e questo è codificato dentro ognuno di noi, il risentimento è la manifestazione umana di quello che è un sentimento comune ad ogni essere vivente con la differenza che nell'essere umano questo si complica in modo esponenziale.

L'essere umano ha portato questa "sopravvivenza" oltre il concetto di sopravvivenza e e riproduzione, l'essere umano non accetta numerosi altri elementi basandosi su dialoghi interni consci, sulla percezione del mondo e su altri elementi che producono una "minaccia e una sofferenza", cioè non accettiamo dei danni e la sofferenza anche se questa non è più collegata in senso stretto alle pulsioni di base.

Il risentimento è così immediato che compare in una frazione di secondo a seguito di eventi "che non si accettano", cosa che un attento osservatore può notare, ad esempio una porzione laterale della bocca che si contrae e il volto che si scurisce.

Ma esattamente cos'è che non si accetta? Per semplificare si potrebbe dire che non si accetta qualsiasi cosa sia percepito come una minaccia e a cui si desidera opporsi, il risentimento si potrebbe tradurre nella volontà immediata e istintiva di reagire a quella minaccia in accordo con la teoria del mondo animale del "combatti o fuggi" il risentimento è ciò che si prova nel momento in cui la scelta è stata fatta sul combatti, combattimento che ha un'infinità di sfumature differenti e non necessariamente alla lotta in sé (si pensi al cane che ringhia o alla persona che lancia un'occhiataccia).

 

Il risentimento ha diverse manifestazioni con diversi gradi di lucidità, la reazione più conosciuta ed eclantante è probabilmente quella del livore dove la persona perde la lucidità e agisce quasi esclusivamente per impulsi, in base a come questi sono stati condizionati dentro di lei, la persona che urla, si dimena, alza le mani, etc...

Quando la persona ha una reazione basata sul risentimento si può parlare di ira, ira che si può suddividere in tre tipologie:

- ira conscia/intenzionale, il soggetto intenzionalmente si muove per cambiare ciò che non accetta e le sue emozioni concordano con tale scelta:

- ira parossistica, il soggetto vive un conflitto interno, da una parte si rende conto che le sue emozioni la stanno spingendo ad un comportamento e un atteggiamento "disfunzionale per i suoi obbiettivi" ma dall'altra non riesce a fare a meno di lasciarsi trascinare da quelle emozioni che "esigono uno sfogo", quelle emozioni intense;

- ira impulsiva/furore, la lucidità del soggetto non c'è e agisce di impulso.

 

Il risentimento può essere suddiviso nell'essere umano in due fasi temorali distinti:

- risentimento basato sul presente, il soggetto avverte la minaccia perché le intenzioni dell'altro lo feriscono o lo fanno sentire minacciato, questa forma di risentimento è probabilmente quella più intensa e immediata;

- risentimento basato sul futuro, questa forma si basa sul giudizio morale di giusto e sbagliato, la persona avverte la minaccia ma nel futuro, questa risposta è meno intensa proprio perché la minaccia è futura anche se comunque viene sentita per anticipazione.

 

La percezione della minaccia è un evento complicato e soggettivo, riguarda la sua formazione, le sue pulsioni soggettive, come percepisce alcuni scenari (vedendoci una minaccia dove potrebbero non esserci) e sarebbe un errore pensare che esista una visione universale della minaccia.

 

Per comprendere questo concetto è necessario avere chiaro il concetto di minaccia e di sofferenza, ritornando ad una dimensione animalesca e al fatto che nessuno "desideri soffrire o subire danni" ed è per questo che alcune persone rispondono a questi eventi.

La personalità del soggetto fa un'enorme differenza sul tipo di reazione, sul come e quanto si arrabbierà nei confronti di ciò che non ha accettato.

Il sentimento di offesa potrebbe essere un esempio per comprendere il risentimento, la persona associa a delle parole un potere di "dominio" e quindi il fatto che qualcuno possa offenderla la fa sentire minacciata sia a livello personale che sociale e da qui la reazione di ira che alcune persone hanno quando sono offese. Ma è la persona con la sua percezione a dare quel potere a quelle parole, da qui il fatto che alcune persone quando vengono offese rimangono o indifferenti o si mettono a ridere a tale "tentativo".

In linea di massima l'ira è una reazione che il soggetto fa per distruggere la minaccia o distruggere colui che porta la minaccia, la persona tenta di cambiare quel dato di fatto o comunque scoraggiare che ciò continui ad essere fatto, questa situazione a volta è inconscia dove il soggetto per condizionamento ha preferito un tipo di comportamento perché questo è stato efficace (per parte della sua esistenza) nel diminuire le minaccie, in altri casi l'ira potrebbe essere stata appresa per imitazione dagli educatori o da persone nell'ambiente prossimare, quindi un imitazione di persone che ha visto comportarsi in quello stesso stato emotivo, come a dire "mi difendo allo stesso modo di come si difendono i miei genitori, apprendo da loro".

 

 

In inglese il risentimento è stato definito "triggered", cioè si è tradotto con l'innesco in quanto ci si è resi conto che non avendo più minaccie per la sopravvivenza, le persone è come se avessero dentro di loro sviluppato una visione soggettiva tale che è sufficiente appunto innescarla facendo qualcosa che non accettano per assistere ad una reazione di ira, cioè qualcosa che innesca l'ira e una reazione del soggetto.

Crescere come persone e lavorare su stessi vuol dire sviluppare una personalità che accetta sempre più scenari e fenomeni, una persona autonoma e completa che non ha più punti di innesco esterni e che può vivere in armonia con la maggior parte delle persone.

Proprio perché non siamo più in una fase di "minaccia della vita" ogni volta che ci si risente e ci si arrabbia quando si ripensa al "cosa ho fatto e perché" è probabile che ci si renda conto che c'è stata una reazione inutile, che forse era meglio discutere o valutare altre opzioni piuttosto che "arrabbiarsi e combattere contro qualcosa".

Questo ci porta al concetto di "risentimento lucido" o "risentimento funzionale/razionale" cioè la persona nel momento stesso in cui si risente e avverte che l'ira e la componente animalesca potrebbe sostituirsi alla sua persona (sia come furore che come parossismo) interviene e trova una soluzione conscia, ad esempio con assertività o avviando una trattativa ma sopratutto si interroga sul perché sia arrivata a sentirsi minacciata, cosa l'ha portata a soffrire e di conseguenza considera cosa va cambiato di sé, se la realtà, se stessi in modo da prevenire l'insorgenza di questo fenomeno.

 

 

Da questo articolo si evince come parte del risnetimento sia collegato alla disapprovazione, cioè al giudizio morale di azioni che si considerano negative per sé o per altri, si vedono cioè come una minaccia.

 

Qual è la differenza fra risentimento e insofferenza? L'insofferenza descrive un fenomeno collegato ma differente, quello in cui una persona nonostante non accetti qualcosa tenta comunque di sopportarlo ma a volte questo non riesce e il soggetto da comunque sfogo ad un'ira diversa, data appunto dal contesto di sopportazione e dallo stress che ne consegue.

 

Risentimento individualistico, lo scenario del rapporto dove la tolleranza è venuta meno

Immaginiamo questo scenario, due persone avviano un rapporto, il soggetto prova diverse emozioni positive ma si rende conto anche che ci sono cose che non accetta. La situazione fa si che il soggetto possa comunque tollerare, cioè il fatto di percepire la convenienza di quel rapporto impedisce alla componente di "minaccia e sofferenza" di attivarsi.

Dopo un po' le cose cambiano, il rapporto non è più così positivo e viene meno lo stato di tolleranza, il soggetto a questo punto si ritrova in una situazione per cui non accetta e si risente. 

Qui la persona teoricamente ha due opzioni, la prima è rendersi conto che c'è incompatibilità e c'è un problema la seconda è individualistica, cioè arrabbiarsi in modo da tentare in qualche modo di cambiare l'altro, eliminare quella minaccia/sofferenza nei suoi modi di fare.

 

Si potrebbe parlare di minaccia, quando il risentimento nasce a livello inconscio, di sofferenza quando la persona prova dispiacere o pensa che le proverà e quindi è la percezione della situazione a produrre risentimento, perché soffre o pensa che soffrirà.

 

 

DA RISCRIVERE 

BOZZA

Si definisce risentimento un sentimento che si prova nel momento in cui non si accetta qualcosa e che appare chiaro nel volto di un soggetto. Si legga intolleranza per approfondire

DA INTEGRARE

- ripugnanza, cioè che viene definito anche come schifo e che genera repulsione a livello inconscio, si pensi quando un soggetto allontana quasi di riflesso qualcosa che trova schifosa (sputo o vomito) o da una persona che vede malata, è un meccanismo evolutivo adattativo;

- ribrezzo, la persona prova delle emozioni negative intorno al fenomeno del disgusto che portano la persona a desiderare di allontanarsi per eliminare queste emozioni;

- avversione,  la persona non accetta qualcosa e desiderla allontanarla. L'avversione può nascere anche verso quelle cose che prima si desideravano e si ricercavano.  Ad esempio provare avversione per un partner nel momento in cui si lascia;

- indispettire, usato per descrive il comportamento di chi fa risentire qualcun altro, specialmente per quanto riguarda gli stereotipi e la normalità statistica, riferimento a quei comportamenti di cui è probabile che facciano risentire una persona media;

- idiosincrasia, una particolare forma di repulsione (in alcuni casi perfino risentimento) che nasce nelle persone disadattate quando si rendono conto che alcuni strumenti non possono esimersi dall'usarli, ad esempio un soggetto disadattato nei confronti del computer che però in alcuni casi è costretto ad usare, o verso la macchina, etc. Idiosincrasia lettarlemente significa mescolanza di emozioni dove c'è il desiderio di usare qualcosa perché serve ma al tempo stesso intolleranza a causa del fatto che non si accetta qualcosa. L'idiosincrasia si potrebbe definire come il rimanere fuori dal mondo non accettarlo e non sapere con chi prendersela se non con se stessi e ciò che non si sa usare o non si capisce.

 

DA RIVEDERE 

 

avversione

repulsione

 

pagina di disambiguazione imposizione

 

 

 

 

 

L'AB usa questo articolo anche come pagina di disambiguazione: 

- risentimento, il soggetto non accetta qualcosa e al tempo stesso ha intenzioni di cambiare o combattere per annullarlo/eliminarlo;

- rabbia, la manifestazione comportamentale del risentimento dove il soggetto influenzato o coinvolto emotivamente dal risentimento ha un comportamento caratteristico in cui si manifestano i suoi impulsi e la scarsa lucidità;

- insofferenza, il soggetto ha un comportamento influenzato dalle emozioni negative che prova e che si manistano quindi in azioni e atteggiamento;

- odio, il soggetto desidera allontanarsi dalla persona che gli genera emozioni negative al punto da sperare che questa persona non esista più o muoia;

- vendetta, il soggetto punisce in modo lucido senza rabbia, la vendetta di solito scatta in seguito ad un episodio di risentimento acceso che non ha avuto modo di essere "sfogato" in quel momento;

- astio, la persona nutre del risentimento e della rabbia per una persona in modo manifesto, dove il soggetto lascia intendere che non aspetta altro che il momento di potersi vendicare o comunque di poter dare sfogo a quel risentimento che prova. Ad esempio l'astio accade fra due persone che hanno litigato e provano ancora rabbia, si incontrano di sfuggita ma non si ha modo di dare sfogo a quelle emozioni negative di rabbia e di conseguenza l'unica cosa che traspare è appunto questo astio negli sguardi e nel modo di interagire se accade;

- rancore, con questo termine si definisce in modo generale quello spettro di emozioni e sentimenti che nascono nel momento in cui un soggetto non accetta qualcosa. "covare rancore" vuol dire quindi che una persona non ha accettato qualcosa e potrebbe avere diverse reazioni possibili come risentimento, rassegnazione, pazienza, etc..; 

- avversione, la persona prova repulsione e desidera allontanarsi/evitare da qualcosa o qualcuno che invece prima desiderava e ne era attrattoEsempio più comune provare repulsione per una persona con cui abbiamo avuto un rapporto intimo per anni o provare repulsione per il sesso quando è stato un desiderio o una pulsione fino a poco tempo prima;

- livore, 

- furia

- collera

 

condizioni avverse? avversità? Essere l'avversità per qualcuno?

BOZZA

Nel linguaggio comune il termine rabbia è diffuso anche se potrebbe produrre fraintendimento a causa dei diversi significati attribuiti, elenchiamoli:

- rabbia per intendere il fenomeno in cui la persona prova emozioni e sentimenti negativi nel momento in cui vede o subisce qualcosa che non accetta;

- rabbia per intendere il fenomeno in cui la persona prova emozioni negative così intense sente l'impulso di fare determinate azioni come quella di picchiare, di rompere, di assalire, fenomeni che vengono definiti come "sfogare la rabbia";

- rabbia per intendere il fenomeno in cui una persona anche se non arriva a livello di agire di impulso prova emozioni negative così intense, da influenzare il suo comportamento in modo negativo;

- rabbiosa per intendere il fenomeno della scontrosità, cioè di una persona che ha un comportamento negativo nei propri confronti senza alcun apparente motivo.

 

L'AB sceglie di ridefinire la rabbia sulla base del secondo significato, definendo rabbiosa quell'insieme di azioni violenti (sia psicologicamente che fisicamente) che hanno l'obbiettivo di aggredire la fonte delle emozioni negative.

FINO A QUI

(da aggiungere polemica e intransigenza quando le persone si risentono con presunzione)

Nel linguaggio comune questo termine viene usato insieme a numerosi altri sinonimi per intendere un generico sentimento negativo che si prova nei confronti di altre persone.

L'AB ridefinisce il risentimento in modo univoco e facendo anche chiarezza fra i vari sinonimi nell'articolo della rabbia (che contiene la pagina di disambiguazione). 

 

Un esempio di risentimento è quello in cui il padre vede un comportamento nel figlio che non accetta e per questo attua un comportamento verbale o fisico (di solito le punizioni) affinché il figlio non attui più quel comportameno.

Oppure una persona non accetta che qualcuno le urli addosso e quindi si risente verso questa persona.

 

 

Ora che è chiaro il risentimento si può capire sia il fenomeno della rabbia verso gli altri, fenomeno che nasce da quelle azioni che risultano influenzate dalla rabbia al punto che il risentimento è così elevato da portare la persona a perdere lucidità e agire in modo borderline.

Ma diviene anche chiaro il fatto che il soggetto potrebbe non essere risentito solo verso gli altri ma anche verso se stesso, pensante a quelle persone che praticano autolesionismo verso il loro corpo non accettandolo e vedendo nello "sfregio" il loro tentativo di cambiarlo o almeno "sfogare" quel risentimento.

Una persona che risente più frequentemente di altra viene definita suscettibile, mentre una persona che si risente per una sua percezione distorta della realtà viene definita permalosa.

 

Il risentimento quindi nelle interazioni umane (come descritto chiaramente nell'articolo della rabbia) si manifesta o sotto forma di insofferenza (semilucidità) o sotto forma borderline (lucidità nulla).

Quando una persona è nella fase insofferente ha prevalentemente tre opzioni:

- o fa la persona sprezzante manifestando in modo aperto e chiaro che è risentita, anche se comunque i toni sono moderati;

- o dissimula per tentare di mascherare il risentimento che prova;

- oppure non si rende conto e intenzionalmente non fa nulla seguendo ad esempio euristiche del comportamento come quella di seguire l'istinto.

 

Non esiste una scelta migliore a prescindere in alcuni casi l'essere sprezzanti aiuta anche per far capire all'altro che ci si sta per arrabbiare in altri casi potrebbe non convenire, questo significa che va analizzato scenario per scenario e fare una scelta ponderata su tale analisi.

 

L'AB trova due problemi principali da un punto di vista esistenziale nel risentimento:

- il primo è l'alessitimia

- il secondo è la validità e la coerenza nel tentare di cambiare qualcosa quando in realtà forse la scelta migliore è un'altra come ad esempio quella di andare via.

 

Il primo problema si presenta nel momento in cui il soggetto ha una scarsa conoscenza di sé (identità) e  quando non accetta qualcosa non esattamente perché non l'ha analizzato a fondo, di solito queste persone se interrogate sul "perché non accettino" mostrano o sorpresa oppure rispondono "perché si" o risposte analoghe. Questo dimostra che forse il soggetto potrebbe divenire più tollerante e potrebbe accettare quella situazione se solo la indagasse meglio, tentasse di capire perché non lo accetta e se c'è realmente una motivazione valida dietro. Questa tipologia di lavoro aiuta ad essere meno suscettibili e avere giornate più serene perché non risentirsi vuol dire non soffrire e di rimando anche non arrabbiarsi.

Il secondo problema riguarda invece la scelta di risentirsi ovvero la scelta di "combattere" ciò che non si accetta, anche qui non necessariamente ciò che non si accetta conviene cambiarlo, pensiamo a due persone incompatibili chi prova risentimento per una persona incompatibile a sé ha capito poco della realtà e sta solo sprecando energie, sono persone che conviene allontanare o persone da cui allontanarsi e non persone verso cui arrabbiarsi. Un altro esempio eclatante di risentimento non valido e stupido è quello dell'intransigente che non accetta ciò che è diverso da sé e dai suoi valori e lo combatte.

 

Risentimento ed espressione facciale immediata 

Questo stadio iniziale chiamato risentimento si manifesta in tanti piccoli modi, che solo un attento osservatore sa interpretare, il più eloquente è una particolare espressione facciale asimettrica, in cui la persona tira e irrigidisce un lato della sua bocca (contempt).

Difficile spiegarsi perché ad un fenomeno così diffuso non vi sia stata data attenzione, forse perché il risentimento come fenomeno è abbastanza complicato e non può essere affrontato con le euristiche come fa una persona media. Richiede introspezione, richiede capire il concetto di non accettazione e non ogni persona è disposta a fare questo genere di percorso mentale nei confronti del proprio comportamento.

 

 

Qualcuno potrebbe continuare a chiedersi ma perché proviamo questo risentimento? Ok la spiegazione logica, ma perché come esseri umani tendiamo a provare questa sensazioni nei confronti di ciò che non accettiamo? Qui la risposta la troviamo nella genetica e nell'eredità animalesca che ci portiamo dietro, questa sensazione era fondamentale in un contesto di sopravvivenza e di risorse limitate per poter scacciare e combattere qualcosa di potenzialmente pericoloso o che comunque avrebbe potuto impedito di riprodursi. Non accettare determinate cose è alla base della sopravvivenza, della riproduzione e dell'esistenza stessa in generale.

Pensate al fatto che un altro animale invade il proprio territorio e sottrae risorse preziose, o cerca di uccidere o fecondare la propria donna, o cerca di uccidere i cuccioli etc.. provare il risentimento è ciò che spinge l'animale alla lotta invece che alla fuga, dato che a volta è conveniente fuggire a volte è conveniente combattere, il risentimento è ciò che spinge ad eliminare o comunque agire per allontanare tutti quei elementi ed eventi appena descritti.

Nell'essere umano la non accettazione è evoluta in una serie di comportamenti più complessi che vanno oltre quella che è "fuggi o combatti" dell'animale, ma in ogni caso il meccanismo alla base è rimasto lo stesso ovvero quello di non accettare determinati eventi.

 

Il risentimento non necessariamente sfoga nella rabbia e quindi una reazione immediata nonostante le intenzioni siano quelle. In pratica quando il soggetto prova risentimento e lo manifesta con l'espressione facciale tipica potrebbe avere comunque a seguire tre comportamenti:

- scegliere di reagire e quindi dando sfogo al comportamento di rabbia con relativa escalation (si legga rabbia per approfondire);

- sopportazione conscia che genera rancore, la persona consciamente investe affinché questa sensazione rimanga confinata e non produca alcuna risposta/espressione comportamentale;

- rassegnazione e tristezza, trasformando il risentimento in qualcosa di altrettanto negativo ma diverso chiamato tristezza, il soggetto nonostante non accetta e desiderebbe cambiare quella cosa si autoconvince che non può e quindi genera un fenomeno che si può definire come "accettare il fatto che non si può fare nulla per cambiare ciò che si desiderebbe cambiare" e quindi non provare più rabbia ma tristezza proprio perché la persona non può agire.

 

 

 

 

Cosa si può fare per diminuire il risentimento? Come già accennato più volte nel corso dell'articolo conviene lavorare sulla non accettazione prevalentemente in due modi:

- il primo è facendo un lavoro di investimento alla tolleranza (si legga tolleranza per approfondire);

- il secondo è domandadosi e tentando di capire cosa ci sia dietro quella non accettazione;

- il terzo è  domandandosi se risentirsi è conveniente in quello scenario e se non sarebbe meglio puntare ad altre strade.

 

In sintesi il risentimento non può essere controllato ma solo prevenuto, facendo un lavoro attivo nella propria persona fra cambiamenti e introspezione per capire acquisendo una consapevolezza che potrebbe in questo caso rendere liberi dal risentimento.

Risentimento e antipatia

Diminuire il risentimento o annullarlo non conviene solo alla propria serenità ma anche per non risultare antipatici, una persona risentita inizia a manifestare un comportamento rabbioso in modo insofferente o borderline e queste emozioni negative traspaiono arrivando alle persone che abbiamo vicino che ne saranno contagiate. Questo vuol dire che essere una persona suscettibile diminuisce drasticamente le probabilità di avere amicizie perché in pratica questo risentimento frequente farà risultare la persona antipatica fin dai primi momenti. Mentre per un risentimento più normale (frequenza normale) la cosa diviene più sporadica e casuale ma anche qui quando la persona si risente può andare a danneggiare il rapporto e la percezione di simpatia incrinando il rapporto, anche una frequenza ridotta nel lungo periodo altera il benessere del rapporto e di conseguenza la percezione di simpatia. Questo è uno dei vari motivi che spingono le persone a sopportare o dissimulare (cosa che di fatto è possibile solo nell'insofferenza) ma questo servirà a poco perché predisporrà il soggetto ad esplodere per recuperare ciò che non ha fatto tutto ina una grande esplosione borderline di rabbia causata dalla sopportazione che il soggetto aveva intrapreso strategicamente (ma questo accade anche per quelli che sopportano per dovere o per inibizione).

FINO A QUI

 

 

Quale è la correlazione fra risentimento e stress? Il risentimento è una delle possibile cause dello stress, ma della sofferenza in generale.

 

Qual'è la correlazione fra risentimento e delusione? Anche se nell'articolo non è stato trattato il risentimento insieme all'insoddisfazione produce la elusione, non può essere inserito in questa teoria perché non è una possibile escalation "pura" del risentimento, ma è una conseguenza del crearsi le aspettative dove la componente principale è l'insoddisfazione condita anche da un po' di risentimento nel non accettare che l'altro non sia stato all'altezza delle aspettative. 

 

Il risentimento ha altre espressioni oltre quella del disprezzo (contempt) fra le più diffuse sbuffamenti, occhi al cielo tutti comportamenti che sono comunque relativamente noti.

Alcune persone potrebbero non accettare la teoria proposta dall'AB a causa della propria chiusura mentale e credenze nei confronti dell'assolutismo, difficoltà che nasce nel comprendere ed accetatare che si possa eliminare il risentimento se cambia quella propria parte della personalità che impedisce di accettare quella particolare cosa.

Una persona che crede in qualcosa di assoluto come l'etica potrebbe fare fatica a rendersi conto che in realtà l'etica è presente nella sua mente codificata sotto forma di credenze, regole, norme da rispettare, ma è come se il pensiero di una persona che crede nell'assolutismo fosse "tanto è così per tutti ed automatico, quindi non c'è nessuna causa nel risentimento, è così e basta", come se questo risentimento scendesse dal cielo o fosse un qualcosa di "genetico e pulsionale".

In realtà ognuno ha la sua etica a volte simile ad altre a volte diverse e questa etica risiede nella personalità della persona e al contrario di ciò che una persona chiusa mentalmente crede, questa etica può essere sia rimossa sia modificata.

Ed è solo scegliendo la rimozione che si eliminano "inutili fonti di risentimento" dato che altrimenti ci si risentirebbe ogni qualvolta si incontri una eprsona che non rispetta l'etica o che haun'etica diversa dalla propria, cosa che è notevolmente frequente.
Per non parlare di quelle persone che intenzialmente conoscendo l'etica di una persona, la usano a proprio vantaggio e ne sfruttano le debolezze per far risentire e di conseguenza avvelenare l'esistenza di quella persona.

Il problema è che questa parte di personalità è difficile da modificare, dove anche nel tentativo di far comprendere alla persona che ciò che crede non è assoluto, che ciò che possiede è solo una sua credenza e convinzione relativa e che quindi altro non è che parte della propria personalità, e finire per opporsi con frasi "no io credo che sia giusto così e non accetterò mai qualcosa di diverso".

Ed ecco che queste persone aumenteranno la dose di risentimento nella loro esistenza incontrando persone che non hanno la loro etica, fra i "troll" che lo fanno per sadismo si divertiranno ad andare contro quell'etica o persone che desiderano soltanto vendicarsi, trovando una strada facile in queste "debolezze" di personalità. 

 

 

Risentirsi e non capire il mondo

Avete mai ascoltato il detto "acciecato dalla rabbia"? Vi siete mai chiesti cosa significhi? In questo caso sarebbe più acciecato dire acciecato dal risentimento, la persona mentre si concentra sulla non accettazione non riesce a capire cosa stia realmente accadendo e perché, non riesce a vedere cosa l'altro ha detto o ha fatto e perché, la persona pensa al risentimento "al come la cosa non doveva succedere" etc.. e perde di vista la realtà, realtà probabilmente che se avesse capito fino in fondo nemmeno si sarebbe risentito, perché avrebbe visto il movente, gli errori degli altri, etc..

Questo vuol dire che solo dopo hai lavorato su di te, sara' facile "leggere" nei comportamenti degli altri, i loro punti deboli, le loro motivazioni e capire realmente il mondo. Pensate a quante volte le persone sono lì ad avere reazioni per la loro sofferenza, le loro problematiche e le loro fragilità e la persona si concentra solo su ciò che non accetta dimenticano il mondo che c'è dietro, finendo per vedere quell'evento più di quello è (fra deduzioni euristiche e arbitrarie) generando un paradosso dove il non accettare iniziale alimenta la non accettazione come fenomeno più esteso nel tempo e più pensato.

APPUNTI:

 

 

Se il risentimento si basa sulla non accettazione, qual'è la differenza con la paura? La paura tende a farci allontanare, il risentimento invece si basa su un controllo conscio o inconscio illusorio, come se la persona dicesse "non deve essere così, ma deve essere così" "non devi fare così, ma devi fare così" e questo per gli svariati motivi e non necessariamente rivolto a persone, ma anche cose o astrazioni. Correlabile alla rigidità mentale e credenze e convinzioni?

Il risentimento che porta alla rabbia, come?

Se gli animali non accettano poche cose, le quali li portano ad arrabbiarsi come strumento di sopravvivenza, esempio un lupo si avvicina e loro non lo accettano e si arrabbiano, con il linguaggio, con il pensiero nell'uomo questo risentimento può arrivare ad essere virtualente infinito.

Risentimento ed etica, rinsentirsi per chi viola le regole, intransigenza.

 

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ultima modifica il: 28-08-2017 - 13:48:47
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