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- Orgoglio -
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"L'orgoglio è quella brutta malattia che ti fa soffrire anche se nella vita anche hai raggiunto i tuoi obiettivi solo perché qualcuno l'ha fatto prima di te o meglio di te o è semplicemente andato più avanti di te. Se poi l'unico obiettivo della tua vita è essere meglio degli altri, suicidati, ti risparmi sofferenza tanto sprecheresti solo la tua vita"

Cos'è l'orgoglio? Cosa si intende per essere orogliosi?

(collegare con giudizio di confronto

collegamento con rosicare)

Si definisce orgoglio quel sentimento, positivo o negativo, che si prova nel momento in cui ci si sente consciamente o inconsciamente in competizione con qualcuno.

L'orgoglio nasce a causa di confronti che il soggetto fa intenzionalmente o meno, dove il soggetto si sente in competizione con altri soggetti su una determinata caratteristica o su un insieme (epicrisi).

L'orgoglio è strettamente collegato a come gli altri si comportano con noi, pensiamo alla derisione, quando qualcuno ci deride, ecco che scatta l'orgoglio in senso negativo, ci sentiamo schiacciati, viliti, inferiori, ci sentiamo come gli ultimi e per questo ne soffriamo.

La domanda è "perché esiste questo sentimento?" e la risposta è nell'ecologia, nel darwinismo, siamo essere biologicamente programmati alla competizione perché è nella competizione intraspecie che la specie stessa si rinnova e fortifica. VIncere gli altri oltre che essere un vantaggio per la specie è un vantaggio anche il nostro interesse personale.

Sia il nostro cervello conscio che inconscio sa quanto sia importante in questa società vincere sugli altri, essere migliori, per avere maggior accesso alle risorse, per avere maggior controllo e regolazione sulla realtà circostante.

Essere brutti, inferiori esteticamente alle persone che ci cirdonano equivale non solo ad essere derisi e a far sentire gli altri più belli di noi, ma anche perdere l'accesso a possibili partner che ci piacciono, meno valore estetico si possiede più sono gli svantaggi per il soggetto.

Viceversa essere fra i più belli porta vantaggi, eccellere in una caratteristica porta il soggetto a provare un orgoglio positivo.

Questo ci fa scoprire meglio la duplice natura dell'orgoglio, una parte che ci spinge a difendere e lottare e l'altro che ci spinge a ricercare un piacere quando si è al di sopra.

Il ruolo di questo sentimento è di spingerci a migliorarci, a competere, l'orgoglio va visto come un sentimento che ha una moltitudine di sfaccettature emotive differenti, nasce da valutazioni consce e inconsce, nasce come una pulsione innata, ce l'abbiamo stampato dentro e per quanto possiamo smussarlo a livello conscio, questo rimane comunque a livello inconscio.

L'orgoglio si suddivide in orgoglio positivo chiamato anche dominio, quando il soggetto tenta di provare queste emozioni competendo e vincendo gli altri si entra nella sfera della competizione e del dominio, quando il soggetto tenta di non essere schiacciato, di non essere inferiore competendo per essere almeno nella media si parla di dignità, il soggetto non vuole sentirsi inferiore a nessuno, non lotta per vincere ma non essere al di sotto della media, per essere normale.

Ma l'orgoglio in qualche modo si può eliminare dalla propria esistenza? Si ma non è una scelta che si fa a tavolino, richiede un percorso.

Facciamo un esempio, immaginiamo un soggetto che si trova nella media, ha raggiunto tutto quello che desidera dalla vita, è molto probabile che questo soggetto, non avendo alcuna aspirazione a dominare gli altri non provi quasi più nulla a livello di orgoglio, si goderà la sua vita avendo tutto ciò che gli serve per farlo.

Questo vale anche per la derisione e attacchi esterni? Ni, nel senso che una persona che ha trovato una sua vita appagante difficilmente darà peso a tentativi di deriderlo, tentativi esterni di attacco difficilmente attecchiscono in soggetti che hanno in qualche modo si vedono completi e fuori da specifiche dinamiche.

Eliminare l'orgoglio dalla propria esistenza è possibile quando si attua un percorso che in qualche modo immunizza il soggetto, lo desensibilizza ad alcune dinamiche in quanto ormai è pace in se stesso. Più si elimina la componente del dominio, più ci si accetta per ciò che si è e si costruisce una vita appaganeto quanto più la competizione ci sarà indifferente, gli attacchi esterni indifferenti.

L'orgoglio è probabilmente il fenomeno più diffuso nel comportamento umano, basti pensare a quante parole esistono per offendere, l'offesa stessa è un tentativo di difendersi o vendicarsi sugli altri tamite la competizione, tentando di svalutare, denigrare, macchiare l'altro sul suo ruolo come "competitor".

Quanto più si analizza questo fenomeno quanto più ci si rende conto non solo che è diffuso ma di quanto sia "animalesco" o "infantile", di quanto alcuni soggetti siano così schiavi di sensazioni ancestrarli, da essere spinti a comportamenti poco umani.

L'orgoglio nella sua variante più distruttiva sfocia perfino in comporamenti antisociali, dove il soggetto arriva a godere delle sventure altrui perché vengono lette nell'ottica "se l'altro si affonda io per confronto sono superiore", non è un caso che numerosi detti popolari ripetano sempre gli stessi concetti con frasi come "non far sapere agli altri delle tue sventure perché ci godono" e tanti altri concetti simili.

Così come si può osservare che maggiore è l'erudizione di un soggetto maggiore è la regolazione dell'orgoglio e la limitazione di questo sentimento nel comportamento generale del soggetto, questo perché più ci si conosce, più si studia, più si entra in contatto con questa parte di sé, con queste zone d'ombra come le chiamava Jung e conoscendole, accettandole, si può fare in modo di regolarle, senza che siano essere a governare la nostra esistenza.

L'orgoglio si manifesta in tanti altri fenomeni collaterali, dalla possessività, all'aggressività quando ci si sente minacciati, dalla spinta a mettersi inc ompetizione anche quando non è necessario.

Guardate gli uomini nella loro adolescenza, quando sono un mix di testosterone, ignoranza e intemperanza, se non avessero il dono della parola potrebbero essere scambiati per animali in perenne competizione l'uno con l'altro.

Conviene essere orgogliosi? Non c'è una risposta unicova a questa domanda, se a livello collettivo è dimostrato che l'orgoglio serva alla specie sta al singolo valutare l'impatto che questa componente può avere sulla vita e scegliere se per lui sia un bene o un male preservarla o eliminarla.

 

Per iniziare a capire se si è orgogliosi, quanto questo impatti nella propria esistenza si possono fare domande come:

- "dove ti senti in un'ipotetica scala sociale? Poco sopra la media? Poco sotto? Molto sotto? Molto sopra? Sia generale, che nei diversi punti." cosa provi quando vieni 

- cosa provi quando vieni deriso?

- cosa provi quando senti di perdere una gara con qualcuno?

- ti senti frequentemente in gara con gli altri?

 

Fra queste domande e l'autoosservazione dei propri modi di fare ci si può rendere conto quanto questo sentimento sia radicato nella propria vita e valutare anche l'impatto che ha.

 

L'orgoglio per comodità può essere suddiviso in orgoglio overt e cover,

L'orgoglioso scoperto (overt) è quello che fa capire esattamente di essere in competizione, che non vuole  essere inferiore alla media o vuole essere migliore della media, dichiara al mondo le sue intenzioni.

L'orgoglio coperto (covert) invece dissimula all'esterno queste emozioni, questo suo comportamento, fa tutto di nascosto ma dentro di sé sa che comunque questo sentimento c'è e che in qualche modo le segue, che parte della sua esistenza è orientata a non essere inferiore agli altri o essere superiore agli altri. 

 

Personalmente ritengo che Freud, quando fondò la sua corrente psicoanalitica sulla sessualità prese un grosso abbaglio, se al posto della sessualità si parla di competizione allora tutto acquisisce un senso, in quanto sono davvero rare le persone prive di orgoglio e quelle che ci sono lo sono grazie ad un loro percorso, la sessualità può essere vista come uno delle tante pulsioni che possono essere sfruttate per dominare, ma la dinamica di base resta che siamo degli esseri programmati biologicamente per competere e che in un secondo momento facciamo della competizione anche un obiettivo conscio perché ci rendiamo conto di quanto sia conveniente essere vincenti, non solo per una questione di piacere collegato al dominio ma per raggiungere tutta una serie di obiettivi che ci siamo posti.

 

 

Orgoglio e costernazione

Essendo l'orgoglio così diffuso, consciamente o inconsciamente, capiamo che quando qualcuno sta male conviene apparire dispiaciuti, proprio per evitare che l'altro pensi che ne stiamo godendo, questo è un altro elemento che ci fa capire quanto la società umana sia impregnata di orgoglio, al punto tale che esistono parole per definire il fenomeno in cui conviene mostrarsi dispiaciuti, sottolineandolo, per non sembrare che si sta godendo per il male altrui. 

 

Analizziamo un racconto dal web: 

"Avete mai la sensazione di "essere già morti"? Come se, anche se si realizzasse il sogno più grande che avete, una parte di voi è bruciata, non ci sono più terminazioni...non potrete mai sentirvi vivi.
Io sono una "fallita", sono vecchia non lavoro e non ho realizzato nulla nella mia vita. E non lo farò mai. Come se ormai non potessi più riscattarmi dalla vergogna di essere così. E come se non potessi essere altro: un NON essere vivente. Alzarsi la mattina, per piangere, per mangiare, rimettersi a letto e dormire.
Per morire ci vuole coraggio (che non credo di avere) e dare un colpo del genere ai miei mi fa sentire in colpa ogni volta che ci penso. Ma la cosa che mi infastidisce di più è che le persone che ho conosciuto mi vedrebbero per ciò che sono, mi compatirebbero, mi umilierebbero. È questo mi fa impazzire. Quello che vorrei davvero è scomparire dalla memoria di tutti e dissolvermi così, come se non fossi mai sta."

 

Cosa ci dice questa ragazza? La prima cosa è di quanto dolore psicologico provi a causa di questo sentimento interiore di sconfitta, di essere al momento fra i peggiori. Probabilmente questa ragazza soffre così tanto perché durante parte della sua esistenza ha investito e creduto nel dominio, come se si fosse maggiormente sensibilizzata all'orgoglio e ora che è fra gli ultimi soffre ancora di più. Come una bambina che alle elementari gode perché eccelle nei voti, gode perchè viene giudicata dagli altri come bambina modello, incorpora questa forma mentis di competere, assaggia il sapore di vincere sugli altri e poi dall'adolscenza comincia a fallire e sprofonda in classifica sentendosi ancora più male.

Questa ragazza deve fare i conti con una parte della sua vita che la farà sempre sentire inferiore, anche se per magia domani divenisse una campionessa dentro di lei rimarrebbero come una macchia tutt questi anni dove era l'ultima, dove gli altri l'hanno superata, specialmente se pensa che gli altri sanno.

L'essere umano porta la competizione ad un livello quasi perverso, è tutto nella nostra testa e possiamo confrontarci per qualsiasi cosa, anche ciò che è stato del passato.

Questa ragazza soffre particolarmente la competizione diretta, non accetta che gli altri si possano sentire superiori grazie a lei. 

Probabilmente se potesse recuperare tutto starebbe meglio, ma rimarrebbe comunque dentro di lei quella macchia che lei chiama "una parte ormai bruciata".

 

 

L'orgoglio nasce in due modi:

- confronto, il soggetto inizia a fare confronti con gli altri e da questi confronti finirà per vedere chi è meglio o peggio e in base a dove si sente finirà per provare piacere o dispiacere, emozioni che non ci sarebbero se non fosse orgoglioso;

- evento simbolico, il soggetto di fronte a specifici eventi è come se non potesse far a meno di vederci un atto di superiorità o inferiorità, per come è fatto quello che succede lo porta a fare una valutazione conscia e inconscia di confronto, di superiorità e inferiorità. Ad esempio se la persona si fa avanti e chiede a qualcuno di uscire e l'altro lo rifiuta è altamente probabile che questo atto lo faccia sentire inferiore, come se collegasse il fatto di aver dato all'altro un potere di rifiutarlo, di esporsi e dargli questa "soddisfazione" di dire no.

 

Gli eventi simbolici ci fanno capire quanto l'orgoglio sia presente come un'emozione che condisce numerose attività quotidiana umane, se qualcuno non ci saluta possiamo sentirci "sfidati", se qualcuno non accetta l'invito ad uscire, se qualcuno non ci invita al suo compleanno. Questo ci porta a parlare di sensibilità all'orgoglio.

 

Ogni soggetto ha una diversa sensibilità frutto del condizionamento e dei pensieri che fa a riguardo, di quale lettura dà a quell'evento, non c'è una legge universale che spiega l'emozione dell'orgoglio, se non che questa è innata ma poi sarà l'esperienza e la personalità del soggetto a fare la differenza su cosa la attiverà e perché.

 

Analizziamo altri racconti:

"Lo ammetto: sono troppo orgogliosa per... cercare i miei amici, o altre persone in generale che non sono proprio miei amici ma semplici conoscenti, o anche un tipo che mi piace, per prima.
Se da una parte mi spaventa l'idea di ricevere un rifiuto o un semplice "No, oggi non posso.", dall'altra avverto l'atto di contattare l'altra persona per prima come un "abbassarsi agli altri".
Vi spiego il perché (anche se per me è difficile confessarlo, ma ci provo lo stesso): in passato, mi successe che in una determinata occasione, cercai di avvicinarmi ad alcune persone e queste mi hanno allontanata, facendomi passare per scema solo perché le cercavo, del tipo: "Guardate questa che sfigata, non ha nessuno ed elemosina amore e attenzione da chi le capita a tiro!". Da quel momento in poi, mi son sempre rifiutata di cercare io per prima gli altri, ho sempre voluto che fossero gli altri a cercarmi per primi per evitarmi situazioni spiacevoli come quella di cui ho parlato prima; e inoltre, perché da li mi nacque la convinzione che se gli altri ci tengono davvero a me, allora devono farsi vivi loro per primi, devono dimostrarmi di tenerci a me, infatti ogni qual volta che i miei amici mi cercano per primi, mi sento felice, considerata, quasi amata. Mi sento l'ego gonfiarsi un tantino, lo confesso.
Sarò probabilmente infantile a impormi in questo modo, ma è più forte di me, ci tengo a salvaguardare quel poco che rimane della mia dignità.
Ne ho parlato diverse volte di questa cosa con la mia psico, perché alle volte io sto male quando per un po' i miei amici non si fanno sentire e io non ho il coraggio manco di dire a loro "Ciao, come va?", e lei puntualmente mi dice che non devo aver paura di questo, che non devo vederci niente di male nel cercare gli altri per primi; e inoltre lei mi avverte sempre che se andrò avanti così, i miei amici potrebbero arrivare a stufarsi di ciò e ad abbandonarmi."

 

Questo racconto oltre che sottolineare l'incapacità di una psicologa nel non saper intervenire dando consigli stupidi e scontati, ci fa capire quanto detto prima di questo racconto, che ogni soggetto ha la sua sensibilità e questa ragazza l'ha sviluppata nelle richieste di uscire e di sentirsi schiacciata quando non viene considerata. Il pensiero che fa ce lo dice lei stessa, portandola in questo conflitto dove come va va perde comunque lei, sia perché non esce con gli altri sia perché si sente così. Un caso dove l'orgoglio si manifesta in tutta la sua disfunzionalità.

 

 

 Un altro racconto dal web simile:

"Il fatto di essere io a proporre l'uscita mi fa sentire sotto pressione, perché temo che gli altri si dimostrino poco entusiasti, che declinino l'invito (peggio se con scuse) oppure che accettino ma che mi facciano capire che si stanno annoiando. Sono anche preoccupata all'idea di passare per la persona sola che cerca disperatamente di "elemosinare" amicizia. Il problema è che a causa della fobia sociale non esco quasi mai di casa, non frequento locali e non partecipo a nessun evento, quindi anche volendo non avrei nulla di interessante da proporre. Non ho nemmeno grandi argomenti di conversazione, quindi mi imbarazza invitare gli altri ad uscire quando poi non ho nulla da raccontare. Ho un gruppo di amici con cui esco ogni tanto ma non sono mai io a farmi sentire per prima e comunque lascio sempre che siano loro a decidere cosa fare. So che non ci sarebbe nulla di male a contattare per prima, ma sento di espormi troppo. Così facendo però c'è il rischio di essere considerata una persona snob che ama essere cercata".

 

Questi racconti ci fanno capire come ci sia un collegamento fra autostima e orgoglio, il soggetto è in primis a pensare di valere poco, a torto o ragione. Sa che tanti rifiuti sono solo conferme al fatto di valere poco in termini di appetibilità sociale e tutto questo non fa altro che fare da substrato al senso di inferiorità, alla competizione, etc...

 

L'orgoglio fa più danni della paura

"Sicuramente non sono attraente, brutto fisicamente e con troppi problemi psichici, ma ci ho messo del mio, non ci ho mai provato davvero. E non l'ho fatto per paura di essere rifiutato. Ora, è facile dire che così facendo, non esponendomi mai e non rischiando, è come se fossi stato rifiutato da tutte. "Se non giochi non vinci mai", mi dicono sempre. Non giocando, non ho mai vinto, è questa la lezione che posso trarre dalla mia non-esperienza?
No.
In realtà, è proprio l'opposto: non giocando, non ho mai PERSO. Ma sono le sconfitte che fanno crescere, quelle che formano il carattere. Se da ragazzino ci avessi provato le mie coetanee mi avrebbero riso in faccia e ne sarei uscito devastato, è matematico. Ma alla fine avrei dovuto gestire il colpo e ne sarei uscito sicuramente rafforzato, in qualche modo. Non so se ne avrei mai rimorchiata una, ma non mi avrebbero più fatto paura.
E questo non solo con le ragazze, nella mia vita ho sempre evitato qualsiasi tipo di rischio, non mi sono mai sporcato le mani né sbucciato le ginocchia. Ho costeggiato la mia stessa esistenza per paura di viverla, e sto ancora scappando."

 

Il ragionamento contiene delle fallacie, dando un po' troppe cose per scontato ma il succo resta valido, l'evitamento è stata comunque una sconfitta, un non vivere e non una soluzione. 

 

Altri esempi di dinamiche collegate all'orgoglio

"Sono ad una festa. Come in tutte le feste, mi sento fuori luogo, in parte un ospite indesiderato.
In questa festa, ad un certo punto tutti decidono di fare una partita a monopoli. Io mi sento quasi obbligato a partecipare, per non rimanere escluso in disparte. Solo che mi viene imposto di partire da zero, e pure con qualche penale, mentre gli altri iniziano già con un mucchio di soldi e la proprietà di ¾ dei terreni: voi cosa fareste, accettereste ugualmente di giocare oppure direste “f*****o, giocate voi, io me ne vado” ? 
Rimango per lungo tempo a dibattermi nel limbo di questa scelta: prima accetto di giocare, dico “prendetevi il vantaggio che volete, vi faccio il c*lo a tutti”, poi alle prime difficoltà mi rendo conto di essermi sopravvalutato, allora esco dal gioco e rimango per un po' lì in un angoletto a rimuginare, mentre continuo ad osservare gli altri che giocano; poi penso “ma sì, alla fine tanto vale giocare anche senza vincere per forza, sempre meglio che starmene qui solo a guardare”; allora rientro nel gioco, con una penalità ancora maggiore e per un po' vado avanti, vedo gli altri che guadagnano sempre di più e se la ridono, mi prendono in giro perché sono sempre più povero, mi danno consigli per recuperare, ma nel frattempo se la spassano a vedermi scontare tutte le penitenze. Allora dico “non ci sto qui a farmi umiliare per voi” e abbandono di nuovo il gioco; sto per andarmene, ma so che fuori da lì non c'è nessuno ad aspettarmi, allora rimango a passeggiare nervosamente su e giù per la stanza; vorrei convincere gli altri a cambiare gioco, ma ho paura a dirlo ad alta voce, perché mi prenderebbero per pazzo e/o comincerebbero a insultarmi dicendomi che sono solo un perdente e dovrei impegnarmi di più invece che lamentarmi. Allora accetto di rimanere lì, senza partecipare né seguire più il gioco, me ne sto isolato per i fatti miei, rimanendo vicino agli altri ma, in pratica come se non ci fossi.
Volevo solo starmene per i fatti miei, vivere tranquillo la mia vita, senza ambizioni, senza dare fastidio a nessuno. Ma non è bastato. Sono ancora lì, sono debole e indifeso, sono un bersaglio facile. Anche se non ti ho fatto nulla, puoi prendertela con me, perché sai che non reagirò, non ho nessun potere. Di fronte a qualcun altro non ti azzarderesti nemmeno ad alzare lo sguardo. Ma davanti a me puoi sentirti dio, per qualche istante. Sono fragile e insicuro, puoi calpestarmi senza conseguenze. Schiacciami come un insetto e non chiedermi scusa. Sono qui per questo.
Per anni ho potuto andare avanti solo covando rancore. L'odio era la mia guida e il risentimento il mio carburante. Prima o poi vi farò vedere chi sono, pensavo. Solo questo desiderio di rivalsa mi ha consentito di recuperare la grinta dopo certe situazioni. Ma oggi sono stanco. Quando il corpo fisico comincia a cedere anche l'animo ne risente. La mia salute, che un tempo davo per scontata, la vedo sempre più precaria e senza di essa tutto il resto perde sempre più di significato. L'odio, il risentimento, il rancore, la rabbia repressa, comportano un dispendio di energie ormai insostenibile.
Ho consumato tutte le mie forze ed ora mi sento svuotato. Senza quel fuoco da cui attingere nei momenti di difficoltà, mi ritrovo spossato, inerme. Non so neanche più chi sono perché senza tutto questo la mia vita è priva di senso. Rinunciare a desideri e aspirazioni ed al bagaglio di odio che ne deriva, mi ha dato per un po' una sensazione di maggiore leggerezza, di essermi liberato di un peso.
Il peso di me stesso, perché nulla rimane della mia identità separata da questo fardello.
Ma non è bastato per proteggermi dagli attacchi del mondo esterno, che vuole prendersi anche quel poco che rimane. Finché sarò in vita dovrò continuare a sopportare ogni sopruso, ogni vessazione, ogni ingiustizia. E ora che non ho più nessun palliativo a cui affidarmi, non so che fare per combattere questo dolore. Vorrei il conforto di qualcuno, ma allo stesso tempo vorrei rimanere a piangere da solo. Mi sento divorare dall'interno, ma non posso farci nulla, mi sento impotente, non c'è niente che possa guarirmi o rendermi più sopportabile il dolore. Forse prima o poi ci farò l'abitudine. Un giorno, due giorni, una settimana, un mese. E poi si ricomincia. Tutto come prima. 
Fino alla prossima caduta."

 

Questo racconto ci fa capire come l'orgoglio sia un mix letale quando al soggetto manca una saggezza si base per poter comprendere e vivere con gli altri, vivere la sua vita, tutto diventa pesante il dobbio, gli errori pesano il doppio.

In questo racconto si evidenzia anche come l'orgoglio porti il soggetto a fare delle azioni impulsive e parossistiche lo danneggiano ulteriormente, se ne rende conto e tenta di rimediare o combatterle ma in modo disfunzionale, non riuscendo nemmeno a frenare quel comportamento che lo affossa ulteriormente oltre che farlo soffrire al momento.

 

Uno dei vari pensieri comuni che provano gli orgogliosi quando si sentono inferiori: 

 "Non aver voglia di socializzare, sapendo di essere inferiori ai normaloni e surclassati sul piano della gioia, entusiasmo, progetti ,ambizioni, comunicazione etc.
Qualcuno prova questa sensazione?
Dimenticavo, essere indifferenti alle festività dove la maggioranza della gente è euforica."

 O ancora:

"Mi sento spesso così,come se trattenessi la mia personalità per paura di essere deriso,ferito,ridicolizzato,quindi porto una faccia che non è la mia anche con persone vicine."

 

 

Un aspirante dominante dominato dalla vita: 

"l punto è questo, io mi dico sempre che devo puntare più basso e ad essere felice, ma poi scattano dei meccanismi fuori il mio controllo che se qualcuno è meglio di me in qualcosa allora mi deprimo, sto giornate intere a rimuginare e a dirmi che sono un fallito. Parlo di pensieri depressivi perché purtroppo non è una semplice preoccupazione, è una cosa che mi preme a tutte le ore del giorno, che non mi fa vivere i fallimenti. Sono sempre stato una persona ambiziosa, ma prima era un'ambizione buona che mi stimolava a dare il massimo, mentre ultimamente è diventato un pensiero di prigionia; sarà che ora si avvicina il lavoro, che i miei mi hanno sempre messo miliardi di pressioni nella mia vita, però si è instaurato questo pensiero difficile da scardinare che mi occupa il 90% della testa. A volte non accetto i miei limiti pure quando evidenti, cosa che in passato riuscivo a fare meglio, e divento pazzo per raggiungere risultati che so di non poter ottenere. Se vado a fare un esame e faccio un errore di distrazione mi crocifiggo, quando vado agli allenamenti non sempre riesco a farlo come uno sfogo e uno stimolo a dare il massimo ma se sbaglio qualcosa subito penso che allora faccio schifo, invece di pensare a migliorarmi. Vorrei affrontare tutto diversamente ma non so bene da dove iniziare, e quando mi prendono queste crisi di ansia non riesco a riflettere razionalmente"

 

 

La sindrome del primo della classe

Il bambino o il genitore crede che nella vita per avere successo sia necessario primeggiare, se non si primeggia non si otterrà nulla ed è come se si fosse gli ultimi.

Questa credenza è erronea e si può smontare con una miriade di esempi, basta prendere anche il proprio percorso scolastico per capire che non serve essere i primi della classe per avere un futuro. Ma facciamo altri esempi, prendiamo ad esempio tutte le guaduatorie che ci sono per lavorare nella pubblica amministrazione o per entrare in un'università, non si prende il primo ma si prende un gruppo che ha specifici requisiti, che supera uno specifico standard.

Facciamo un altro esempio, immaginate un medico, questo medico non è il migliore al mondo, all'università era nella media, una volta uscito apre un suo studio e tutti i pazienti si trovano bene con lui. Questo medico lavora e ha un bello stipendio nonostante non sia il miglior medico del mondo ma è un medico sufficientemente bravo e per questo "premiato" dai suoi pazienti che continuano a recarvisi.

 

 

Un aneddoto sull'orgoglio:

"Due ragazze vanno a convivere in un appartamento, la prima è la classica ragazza italiana, senza passioni e che va all'università per dovere e per fare qualcosa anche se non ha le idee chiare e vede questo percorso come qualcosa per occupare il tempo dato che non sa cos'altro fare. E' una ragazza sedentaria e in un'età in cui ormai il fisico non resiste più se non li cura bene. Nei primi mesi dell'università inizia a prendere chili e inizia a perdere anche quell'unico vantaggio che aveva ottenuto nella vita senza essersi impegnata.

La seconda ragazza invece si distingue dalla media, una ragazza che sa già cosa vuole, ha delle passioni, tra cui uno sport che pratica tutti i giorni con gioia, con un fisico che molte ragazze si possono solo sognare, ma che non lo è stato regalato, se l'è sudato. Una ragazza che va all'università perché ci crede, sa chi vuole essere.

Accade inevitabilmente che la differenza fra le due porterà a delle sistuazioni in cui la prima si sentirà inferiore alla seconda, come ad esempio gli sguardi degli uomini, il vedere i suoi progressi e tutto quello che ne consgue, etc.. e tutto questo potrebbe far scattare una serie di emozioni e comportamenti legati all'orgoglil.

Nella sua mente individua il piano per far cessare questa situazione di inferiorità e invece di scegliere di migliorare se stessa sceglie di investire il suo tempo e le sue risorse per distruggere lei (è necessario specificare che non è detto che tutti facciano questa scelta), distruzione che lei pianifica con il farla ingrassare, puntando a diminuare la bellezza della sua rivale pensando che questo possa far cessare così le sue sensazioni di inferiorità.

Il piano si basa sul cucinare tante pietanze squisite e ipercaloriche e con la scusa dell'abbandanza e del "ci rimango male se viene sprecato perché io sono a dieta" farà mangiare la sua "amica" fino a sazietà.

La seconda ragazza è contentissima, le mancava una cucina così saporita che le ricorda quello che le preparava la madre, e non se lo fa ripetere due volte e mangia tutto quello che l'amica le passa.

Passano i mesi, la prima ragazza ha perso tempo, risorse e soldi ma vede che la sua amica non prende un chilo, si sente cadere il mondo addosso, con il suo orgoglio non solo ha sofferto ma ha anche regalato alla sua amica il suo tempo e le sue energie facendole mangiare dei cibi che l'hanno fatta essere ancora più gioiosa.

Perché la sua amica non ingrassava? Semplice perché lo sport batte la dieta. Avete mai visto uno sportivo agonista grasso? No, perché la dieta con tutto quel movimento al limite regola la massa magra e di poco la massa grassa, il corpo brucia gli eccessi e regola la fame, le veniva naturale saltare gli spuntini quando la sua amica le regalava tutte quelle pietanze saporite."

Questa storia ci ricorda come l'orgoglio (sopratutto quella che si manifesta con azioni di distruzione)  oltre ad essere anticosiale (la persona smette di sentirsi inferiore ma ha reso il mondo un posto peggiore dato che ha indebolito o distrutto un altro essere umano) potrebbe portare a piani inefficaci che invece di distruggere l'altro, finiscono o per essere inefficaci o per dargli un vantaggio. A volte le persone ci riescono a distruggere gli altri per orgoglio e invidia, ma altre volte non ci riescono e non solo hanno perso tempo, potrebbero aver regalato qualcosa all'altro.

 

 

Nascondere l'orgoglio a se stessi perché non è eticamente accettabile

Alcune persone si rendono conto che l'orgoglio e la dominanza sono elementi di disapprovazione sociale e potrebbero quindi per comodità nascondere ed autoilludersi, argomento già discusso quando si è parlato di orgoglioso covert.

 

Confondere l'orgoglio con la rabbia e altre motivazioni

Dall'esterno non è possibile comprendere esattamente quale siano le motivazioni che ci sia dietro un comportamento, il comportamento dell'orgoglioso potrebbe essere facilmente confuso con quello di una persona arrabbiata che si sta vendicando per qualcosa o di altre motivazioni che hanno un comportamento simile.

 

 

 

Quando l'orgoglio non è primeggiare

Da questo articolo si potrebbe commettere di pensare che l'orgoglio sia sempre primeggiare, ma non è così, un soggetto potrebbe stare bene e contentarsi di dominare essendo al di sopra della media, oppure potrebbe contentarsi di essere nella media e di non sentirsi nel gruppo degli "inferiori".

 

 

Orgoglio e bullismo

Il bullo è colui che per piacere nel dominare se la prende con soggetti che percepisce comedeboli e con cui è facile provare questo piacere del dominio. Il bullo tenderà ad eseguire tutta una serie di comportamenti che lo portano a provare questo piacere. Il bullismo è un atto creativo ed unico, cioè in base al soggetto che tenta di dominare schiacciandone un altro si attueranno comportamenti differenti, che vanno dai più leggeri ai più pesanti. Si legga bullismo per approfondire.

 

Cosa fare quando si è in una situazione in cui ci si sente inferiori o si ha paura di sentirsi inferiori? Rispondere a questa domanda non è facile perché se è relativamente facile sottrarsi dalla dinamica di dominio, lo è molto di meno sottrarsi da una dinamica di inferiorità quando non c'è modo o voglia di investire per migliorare quel settore.

Cosa si può fare in questo caso? Riassumendo quanto già detto in questo articolo si possono fare prevalentemente quattro cose:

- dare un senso alla propria vita e sentirsi appagati, quando si è felici e si ha dato un senso alla propria vita difficilmente ci si sente inferiori anche se dall'esterno arrivano attacchi diretti, tutto il "senso di dominio" si ovatta, perché la nostra mente è ormai proiettata altrove;

- regolazione emotiva, intervenire sull'emozione di inferiorità e trattarla come qualsiasi altra emozione da neutralizzare e fronteggiare. Ad esempio autoconvincendosi di essere migliori di quel che si è o gli altri peggiori;

- desensibilizzazione e decondizionamento, tramite tecniche di esposizione fare in modo che quegli stimoli che solitamente ci fanno sentire inferiori perdano quel potere o gran parte di esso;

- ristrutturazione dei pensieri irrazionali che generano senso di inferiorità, per quanto possibile il soggetto elimina almeno tutto quel senso di inferiorità irrazionale, anche se ciò non elimina il senso di inferiorità razionale e reale.

 

 

APPUNTI:

- orgoglio e bullismo

- orgoglio e invidia

- la persona che non dice scusa ad esempio

c'è una differenza statistica fra orgoglio maschile e femminile? Si dato che mediamente si differenziano i modi di dominare dei due sessi a livello di pulsione di base.

Autoaffermazione?

collegare con rammarico

non è da tutti, indicatore di frasi che fanno appello all'orgoglio

il paradosso del confronto solo con alcuni soggetti, vivere la propria vita senza orgoglio è possibile?

o sei il migliore o soffri

 

Il soggetto in ritardo fatica a ripartire proprio per la sua condizione di inferiorità e il suo "manifestare" tale inferiorità mettendosi in modo. Se a questo aggiungiamo che il soggetto è bloccato in inibizioni varie o bassa autostima.

 

 pervicacia tutta la volontà che nasce dall'orgoglio)

 

  

Spocchia

 

Orgoglio e superbia

 

Orgogli

 

 

 

 

 

 

 

 

ultima modifica il: 25-06-2019 - 12:42:12
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