(intelligenza fluida e cristallizzata, la fluida è la base di qualsiasi intelligenza dato che spiega ad un soggetto come svilupparla senza l'aiuto di nessuno, senza andare a tentativi
da riscrivere ponendo nell'abilità il concetto di intelligenza ripetuta in grado di comprendere e operare mediamente nello scenario, andando oltre il singolo atto di intelligenza)
Intelligenza infatti letteralmente vuol dire "leggersi dentro", quando pensiamo infatti è come se stessimo leggendo e parlando con noi stessi, rendendoci difficile riuscire a capire come pensi un animale, dato che non è dotato di un linguaggio.
L'intelligenza quindi a livello pratico altro non è che il nostro strumento mentale di linguaggio/pensiero che ci aiuta a comprendere il mondo e agire in esso.
A differenza di quello che comunemente si pensa è difficile misurare questa intelligenza in termini matematici, il Q.I. è uno strumento abbastanza semplicistico e infatti negli ultimi decenni sono nate diverse ipotesi che tentano di smontare e superare questa forma di misurazione.
Cosa facciamo noi con la nostra mente? Perché pensiamo? Come ci avvantaggia questo linguaggio come strumento? La risposta è che tutto questo ci avvantaggia nel raggiungere i nostri obiettivi, ci dà modo di vivere una vita più complessa, più variegata e di raggiungere obiettivi altrettanto complessi.
Si può vedere l'intelligenza come lo strumento che usiamo per conoscere il mondo circostante, per rappresentarcelo nella nostra mente così da comprenderla e poi definire una stategia d'azione.
- il primo è quello di conoscere cosa c'è di fronte, dare un significato ad ogni cosa;
- il secondo è che da questa stessa intelligenza possiamo sviluppare delle abilità, con le quali poi raggiungiamo i nostri obiettivi.
Ci adattiamo al mondo perché lo capiamo e lo conosciamo e da questa conoscenza abbiamo il potere di cambiarlo, di intervenire per soddisfare i nostri bisogni.
"Se fai questo allora" "per fare questo è necessario che" "quel simbolo significa questo" sono queste le regoleacquisite danno modo al soggetto di operare efficacemente in un contesto, un operaio ad esempio sa come si usa un martello, un trapano o come si fa una traccia dopo averlo acquisito non perché vi è nato.
Le abilità non nascono solo tramite l'intelligenza, ma come detto nell'articolo in questo modo sono più potenti, danno modo di comprendere meglio nello scenario, di fare azioni più accurate, più precise ed è per questo che come esseri umani siamo riusciti a costuire robot o computer mentre un animale per lo più è riuscito ad affinare solo abilità di caccia o di costruzione di un rifugio.
Le macrocategorie sono due, intelligenza fluida e cristalizzata.
Ognuna di queste caratteristiche può essere misurate, ma va fatto separatamente, non esiste l'intelligenza "generale" al più si può parlare della triade fondamentale per ogni essere vivente, che è sagacia, regolazione emotiva e logica.
La nostra esistenza non può trascindere da queste tre componenti, misurarle può predirci il comportamento di un soggetto.
Una scarsa logica ci predice che il soggetto farà numerosi errori deduttivi e crederà a cose non valide, una scarsa sagacia ci dice che il soggetto non saprà cosa fare di fronte a nuovi scenari che non conosce, la mancanza di regolazione emotiva ci dice che il soggetto sarà vittima delle sue stesse emozioni, specialmente quando queste non le conosce, capisce o sono particolarmente intense.
L'intelligenza emotiva/affettiva è fondamentale per arginare il ruolo distruttivo che le emozioni compiono nel pensiero e del prendere alcune azioni, l'intelligenza emotiva rende il soggetto lucido e impedisce che si agisca per impulso, per parossismo o che erroneamente si usino le emozioni come strumento guida, dandogli un qualche valore (l'esempio del sesto senso e dell'istinto).
Ma come si fa a stabilire la qualità del prodotto di questa intelligenza? La risposta è nell'analisi di tutti questi passaggi, di tutto ciò che viene "detto" e se vi è anche un soloerrore si avrà un prodotto distorto, errato e non valido, definito "irrazionale".
Per fare questo percorso si può partire dalla lettura di articolo dedicati quali come quello sulla crescita, quello sulle fallacie, quello sull'emotività, quello sulla logica, etc...
Questo pone l'accento sul fenomeno dell'intelligenza in divenire, pensiamo ad un persona che posta di fronte ad un compito si rileva stupida in tutti gli errori che fa, ma se chiediamo a questa persona di riterntare e ritentare, di prendersi il tempo che serve e di fare qualsiasi cosa pensi possa aiutarla a superare l'obiettivo (come studiare) ecco che dopo un periodo di tempo potremmo vedere che il soggetto è divenuto intelligente in quel compito.
L'intelligenza è progettata per essere dinamica, la stessa componente di intelligenza acquisitiva ci fa capire come la struttura di basecresce sempre di più, acquisiamo conoscenza e concetti dall'esterno quando ci mancano. Alcune persone potrebbero sperimantere, quando non riescono a procedere in questo percorso, in un blocco, cioè non riuscire a trovare il modo di acquisire ciò che manca per procedere nella conoscenza, rappresentazione e comprensione della realtà, senza questo passaggio non si può fare nulla, non si può esercitare un'abilità per raggiungere un obiettivo, si rimane spiazzati di fronte ad una cosa che non si ha modo di fare propria con il pensiero. Qui si evidenziano già i limiti di alcune persone nella loro intelligenza, arrivando a conclusione che non possono arricarci o non avere un'intelligenza in grado di non avere blocchi, sapere come aggirarli.
Da qui si potrebbe parlare di due forme di intelligenza:
- statica, il soggetto ha un'intelligenza che non muta, acquisisce le cose in quel modo, gestisce le emozioni in quel modo, deduce in quel modo e non vi è cambiato, con quello che sarà in grado di vedere fra razionalità e irrazionalità;
Da un punto di vista tecnico si potrebbe riassumere l'articolo in questo modo "essere intelligenti, cioè esseri dotati di intelligenza, non implica che si sarà sempre razionali, anzi l'errore è dietro l'angolo, tutti fanno errori, tutti possono essere stupidi, la differenza la fa chi cresce e investe per fare meno errori e sopratutto chi è in grado di riconoscerli e correggerli, senza saltare a conclusione, senza credere che ciò che pensa è perfetto".
intelligenza emotiva, riconoscere leemozioni in sé e negli altri, conoscerne le dinamiche e gli effetti, saper regolare le emozioni in sé e negli altri, saper sfruttare le emozioni per raggiungere
"Sono una ragazza depressa, come molti altri, che non ha più paura di esporre quello che è, ma soprattutto, che non ha più voglia di essere quello che è.
class="messageBody">
Non saprei neppure come salutare o come fare il mio ingresso, possibilmente decente, nell'ambito di questa comunità. Sono una ragazza di ventotto anni. Troppi a mio parere. Troppi per poter pensare, immaginare, creare un possibile futuro che sia soddisfacente. Ho sempre sperato di poter trovare, eventualmente, una via d'uscita, ma nel mio caso, credo di non poter fare più del dovuto ed il dovuto con cui mi trovo ad aver a che fare, è stato ridotto all'osso, da me, in prima persona. Tutti veniamo al mondo per volere di qualcun' altro. Un volere esemplare, prezioso, ma non sempre gradito a chi di dovere. Risulterò banale, risulterò pesante, risulterò terribilmente scontata, ma forse attualmente, l'idea di risultare "netta" mi disturba meno, rispetto all'idea di non risultare affatto. Quindi, quello che farò sarà molto spontaneo. Cercherò di parlare, di parlarvi, per assicurami di farmi capire da alcuni, senza far fede a giri di parole forbiti e termini vagamente tristi e forti. Sono una ragazza depressa, che da anni ormai cerca di far fronte a tutto quello che la depressione comporta, tramite psicoterapia in primo luogo e sconfinando nell'alcolismo durante i fine settimana più ardui. Chiunque abbia avuto a che fare con qualunque forma di alcolismo, seppur vaga, seppur minima, sa a cosa mi stia riferendo e sa quanto sforzo, queste righe, mi stiano richiedendo. Forse parlare di alcolismo vero e proprio, nel mio caso, potrebbe risultare eccessivo, ma credo ne valga la penacomunque. Posso restare settimane e mesi interi, senza bere alcolici, lo faccio per comodità e non quando devo uscire di casa, bensì al contrario, quando realizzo che il mio fine settimana resterà coperto dalle mura domestiche. Il pensiero di incrociare i miei familiari per le vie di casa mi distrugge, mi annienta, mai angoscia, come poche altre cose. eppure sono qui, eppure sono a "casa", circondata da ambienti che conosco bene e da persone che mai vorrebbero il mio male e tutto questo mi lusinga, ma faccio davvero fatica a concepirne la validità effettiva. Non so in quanti si prenderanno la briga di leggere fino a tal punto. Io stessa, rileggendo quel che è stato scritto, faccio fatica ad arrivare fin qui, quindi, per chiunque volesse o riuscisse a farlo, i miei più profondi ringraziamenti ed una pacca sulla spalla. Sono figlia unica, la tipica figlia unica problematica, nulla di particolare. Ho sempre avuto tutto e nulla mai mi è statovietato veramente. Giochi, viaggi, esperienze artistiche. Nulla di tutto questo mi è mai statoproibito. Una ragazzina tranquilla, brava a scuola, piena di amici, che mai aveva fatto sospettare di poter dare alcun tipo di problema. L'inizio dell'università fu un colpo basso. Terribile. Improvvisamente mi sono sentita terribilmente incapace. Incapace di fare, ma soprattutto incapace di comunicare la mia incapacità di fare. Una banalità, un'ansia generale, che pian piano, silenzio dopo silenzio ha preso a stringermi il collo. Tra una tragedia e l'altra, ho ripreso gli studi, e giunta praticamente al termine del mio percorso, sono priva di prospettive. Priva di speranze e ricolma di vergona. Adesso sono stanca, tanto quanto prima, ma senza tenere con me il ritegno con cui mi sono sempre fasciata il volto e l'anima. In questa vita ho sempre arrancato, tutto è statosempre troppo, il bene un'utopia, l'angoscia una costante. Chi voglio prendere in giro? Terapia, farmaci e sono ancora qui, in balia del mio malessere, disgustata da me stessa ed in questo momento, anche dalle righe sovrastanti da me scritte. Scrivo solo perché nessuno trascuri mai i primi sintomi della malattia, perché chiunque, cominci il prima possibile una terapia, perché nessuno si nasconda e perché tutti abbiano le palle di mettere il proprio benessere prima di quello di chiunque altro. Io non sono stata in grado di farlo e questo è il risultato del mio non saper vivere, ma per gli altri, mia auguro qualcosa di diverso. Se sto pensando al suicidio? Di cosa stiamo parlando? Sarebbe l'epilogo migliore per questa storiaricco di sofferenza, paroloni e poco altro. Eppure sono ancora in dubbio. Forse perché spaventata dall'idea di non riuscire bene nel mio intento. Sarebbe ridocolo. Provare a morire e non riuscirci, ma data la mia incapacità, so che potrebbe capitare anche questo. Sarebbe un'ulteriore umiliazione, che non reggerei. Quindi ecco, questo post è uno sfogo, una testimonianza, un qualcosa e qualcosa volevo scriverlo oggi, nel mezzo del nero della mia giornata. Mi sento ridicola, ma pubblicherò il tutto comunque, sperando che qualcuno, leggendo, si renda conto di doversi curare e soprattutto di doversi volerbene, più di quanto possa dover fare un comune essere umano, un "sano", molto di più, fino a sfociare nell'egoismo talvolta. La mia è una storia, banale, tanto quanto molte altre, ma che aveva davvero bisogno di essere battuta tramite tastiera. A chi è arrivato a fine lettura, i miei complimenti, per esservi sorbiti tutte queste parole inutili."
FINO A QUI
L'intelligenza diventa un termine utile perché mette in luce la possibilità di divenirlo, vede la stupidità come una fase transitoria dell'essere umano, evidenzia quali sono le abilità che ci sono dietro e quindi capendole capire anche cosa fare volta per volta per divenirlo laddove non lo si è ancora.
L'intelligenza consiste quindi nel processare le informazioni, acquisirne di altre e in tutto questo percorso fare dei passaggi privi di errori che portino quindi a conclusioni valide.
Facciamo un elenco di disambiguazione per chiarire l'uso di questi termini:
- adattamento, definisce quel percorso di crescita che porta un soggetto ad essere in grado di comprendere ed eseguire efficacemente dei compiti in un settore circoscritto;
- razionalità, definisce l'ambito della scelta e della pianificazione dell'azione in rapporto ai propri obbiettivi. Questo concetto è fondamentale perché l'adattamento ci dice solo che una persona sa comprendere e fare alcune cose ma non è detto che poi un persona faccia ciò che lo porterà al suo obbittivo o comunque sia in grado di calcolare le conseguenze delle sue azioni nell'ottica della propria esistenza futura. Qui entra in gioco il concetto di razionalità e di saper fare scelte e pianificazioni funzionali a ciò che si desidera essere e avere nel proprio futuro. La razionalità si potrebbe vedere come il risultato dell'adattamento e dell'intelligenza, la prima nel saper cosa fare e come farlo e nella seconda nel calcolare senza errori cosa fare per il proprio futuro.
Il collegamento fra sapienza e intelligenza è minimo, è più conveniente puntare ad un adattamento specifico piuttosto che accumulare sapienza in generale sperando che questa prima o poi serva a qualcosa, non a caso la scuola ha un programma specifico con materie specifiche e non c'è un "studia e impara a caso quanto più possibile".
- scaltrezza, la scaltrezza pone l'accento sull'imparare dall'esistenza e dai suoi lati negativi, allo stesso modo di come una persona impara che il fuoco scotta e non ci si avvicina più allo stesso modo lo scaltro è colui che nell'esistenza sa cosa evitare e cosa non fare per non rimanerne "scottato". La scaltrezza pone l'accento su unadattamento valido del soggetto, cioè un evitamento e scelte funzionali alla sua esistenza, la scaltrezza si oppone invece a quegli stati dove le persone invece cadono nella trappola dell'evitamento disfunzionale;
- accortezza, con questo termine si evidenzia quel fenomeno di selezione delle informazioni della realtà per carpirne quelle più utili per capire lo scenario, capire cosa sta succendo e avere maggiori informazioni possibili per gli obbiettivi che ci si pone. Una persona accorta nel sociale è ad esempio una persona che sa cosa guardare, dove porgere l'attenzione e cosa guardare di continuo (passare da una cosa all'altra per non perdere nulla) chi non è accorto difficilmente capirà che sta a succedere. Un altro esempio di accortezza è nella vigilanza, se ad esempio la persona teme che possa accadere qualcosa essere accorti in questo caso vuol dire sapere dove guardare per capire se sta succedendo. In sentesi l'accortezza è ciò che dà modo al soggetto di accorgersi di cose che stanno accadendo e quindi osservarle per poterle capire, se nemmeno ci se ne accorge in pratica non si ha modo di fare nulla;
- acume, per comprendere questo concetto si può pensare alla differenza nel fiuto del cane e quello dell'uomo. Messi in uno stesso scenario il cane avrà un fiuto superiore, riuscirà ad odorare cose che l'uomo non potrà e con uno spettro di informazioni più ampio. L'acume è lo stesso a livello esistenziale dove un soggetto ha un numero maggiore di vocaboli e parole per poter fiutare la realtà, comprenderla e rappresentarsela. L'acume si sviluppa acquisendo più termini per categorizzare la realtà. Una delle locuzioni che più descrivono questo fenomeno è "mi mancano le parole" dove la persona pensa o parla ma è come se gli mancassero le parole per concettualizzare e comprendere meglio, da qui si comprende che chi invece quelle parole le sviluppa è più sagace (oppure per sagacia l'efficienza del metodo?);
- avvedutezza, sottolinea l'adattamento di un soggetto soprattutto dal punto di vista della percezione di un fenomeno, una persona che capendolo lo sa gestire e affrontare senza che sia una "brutta sorpresa" e anzi addirittura prevederlo. L'avvedutezza sottolinea quindi l'esperienza di un soggetto che ci ha avuto già a che fare o comunque l'ha studiato ed è preparato. Un esempio "quella persona è avveduta, aveva già intuito i problemi che potevano venirgli con quella casa e li ha saputi gestire al meglio".
il problema dell'etichettare una persona come intelligente impedisce alle persone di guardare una personalità nelle sue sfumature, non redendosi conto ad esempio che una persona normale può comunque avere delel carenze e delle fragilità in alcune parti e dire delle castronerie in altre, quando si riduce la personalità ad un'etichetta si smette di guardare la realtà nella sua complessità e si smette di capire la persona oltre che rimanere sorpresi quando accadranno cose che sembrano andare in contrasto con quella definizione
teoria: dato che con il concetto di abilità e adattamento si chiarisce l'efficacia settoriale di un essere umano, con l'intelligenza si potrebbe specificar in particolar modo l'assenza di distorsioni cognitive, che è una costante invece della persona dato che le deduzioni si fanno in ogni ambito. Si definirebbe intelligente una persona che non cade in nessuna fallacia e in nessuna euristica, lasciando che i vari settori vengano descritti in modo più chiaro dal termine adattamento, quindi ad esempio quella che oggi viene chiamata intelligenza sociale diverebbe "adattamento sociale"]
Questo passaggio è fondametnale perché di fatto c'è una leggera distorsione in ogni cosa, sarebbe utopico pensare che un soggetto non commetta alcun errore, non abbia qualche credenza errata anche di poco, con intelligenza e stupidità si va a prendere in considerazione la separazione che c'è fra una distorsione minima ma che nell'insieme porta a capire la realtà e quella che invece è talmente accentuata da portarte la persona fuori strada, vedere una realtà che non esiste e commettere una serie di errori.