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- Lutto -
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Cos'è il lutto? Cosa si intende per lutto?

Si definisce lutto quello stato emotivo e comportamentale conseguente alla presa di coscienza della morte di una persona cara, cioè una persona verso la quale si era affezionati. 

Ma quali sono le emozioni collegate al lutto? Prevalentemente due:

- dispiacere, la persona morendo non potrà più interagire con noi e darci quello che ci faceva stare bene, quanto più la persona ci dava in termini di benessere quanto più la la sensazione di lutto sarà intensa sotto questo punto di vista, specialmente se tale benessere non è sostituibile nel tempo. Pensiamo alla morte di un nonno, non c'è modo di sostituire le sensazioni che trasmette la presenza di un nonno che ha fatto parte della nostra crescita, che ha avuto quello specifico ruolo. Quanto meno quel ruolo è sostituibuile quanto più il lutto sarò intenso sotto il profilo del dispiacere, lasciando un vuoto che probabilmente riecheggierà per l'esistenza intera;

- acrimonia, il sentimento che si prova nel momento in cui si riceve un danno, in cui non si accetta qualcosa scatenando reazioni di negazione, tentativi di eliminare il danno subito, cosa che nel caso della morte sono del tutto inutili e non fanno altro che aumentare la sofferenza provata dal soggetto.

 

Queste due componenti ci fanno capire chiaramente che il lutto va inteso come qualcosa che ci si porterà dietro per tutta l'esistenza ma che può essere progressivamente elaborato fino a divenire uno stato gestibile e integrabile alla propria esistenza, uno stato emotivo che non altera la propria esistenza. 

Per elaborare il primo compito del soggetto è quello di eliminare l'acrimonia, se presente, e in secondo luogo quello di colmare, per quanto possibile, il vuoto lasciato da chi è deceduto. Compiere questi passi farà elaborare progressivamente il lutto, per ridurre la ferita al minimo e nel migliore dei casi richiuderla anche (quando qualcuno può essere totalmente sostituito) portando in questo ultimo specifico caso solo ricordi positivi del defunto.

Solitamente un soggetto passa da una rabbia iniziale, ad una tristezza fondata sulla rassegnazione fino a quando accetta la morte di chi era affezionato. Ma non sempre l'elaborazione segue questo percorso, alcuni non si arrabbiano per nulla ma sono solo tristi, alcuni potrebbero non accettarlo mai provando sempre un senso di rassegnazione o acrimonia al pensiero che l'altro non c'è più.

Non compiere questi passi vuol dire lasciare una ferita aperta che può durare in alcuni casi anche mesi o anni, in altri ci potrebbe essere perfino un'evoluzione a disturbo.

Qual è la differenza fra abbandono e lutto? Nell'abbandono, anche se i sentimenti e le emozioni sono simili, ciò che si vive è differente e condito dal fatto che l'altro andrà fra le braccia di altre persone, non c'è una perdita considerata definitiva come nella morte, i pensieri e le emozioni ha sfumature differenti.

Il lutto è un fenomeno individualistico, si soffre perché l'altro morendo ci priva di qualcosa di bello, ci priva di qualcosa che era considerato positivo e che non si potrà avere mai più in quello specifico modo da quella specifica persona.

Più il lutto è intenso più questo indica che la persona defunta era cara al soggetto, era fonte di benessere su più fronti o di un benessere particolarmente intenso.

Non confondere il lutto con il fenomeno di empatia, dispiacersi ad esempio perché un ragazzo giovane ha perso la vita, immedesimarsi nel fatto che non potrà viverla, che è morto per errori stupidi ed evitabili, etc...

 

Il caso di Fabrizio Frizzi è un esempio che può aiutare a comprendere meglio la dinamica del lutto, ma sopratutto differenziarla da fenomeni ad esso collegati.

Fabrizio Frizzi è stato un personaggio televisivo che ha appassionato milioni di italiani, alcuni in modo talmente profondo che alla sua morte hanno percepito una sensazione di lutto intenso, causato dal fatto che passare un'ora ogni sera insieme era divenuto un'attività piacevole per questi spettatori.

La morte di Fabrizio ha causato quindi una serie di emozioni negative nei telespettatori più affezionati, generando un vero e proprio lutto che poi a seconda dei casi è stato più o meno elaborato, più o meno intenso.

Migliaia di persone sono partite per andare al funerale, questo esodo è collegato al lutto? Non necessariamente, vediamo quali sono le possibili motivazioni che hanno spinto queste persone:

- lutto e vicinanza, in questo specifico caso il soggetto ha sentito che stare vicino a ciò che simboleggiava Fabrizio era un modo di attenuare quel dolore, quindi individualisticamente il soggetto ha partecipato al funerale perché era un modo per alleviare dispiacere ed acrimonia, particolarmente intensi in quel momento. Una partecipazione spinta dal bisogno di alleviare in qualche modo ciò che si prova;

- lutto e sentimentalismo, il lutto paradossalmente è un sentimento intenso che un sentimentalista ricerca, questi soggetti particolarmente colpiti dalla morte di Fabrizio hanno individualisticamente colto l'occasione di viversi fino in fondo quello che la morte poteva offrirgli, spingendoli anche a fare centinaia di km per viversi quelle emozioni, accentuate da tutto il grande scalpore ed enorme funerale preparato. Basti pensare a tutti gli schermi, tutti i ricordi accuratamente selezionati, tutto era pensato per bombardare di emozioni, un ultimo atto teatrale che ha attirato i sentimentali che hanno 'vissuto' momenti intensi tramite quel lutto.

 

Lutto e resilienza

Quanto più un soggetto è resiliente quanto più farà in modo che la sofferenza del lutto non generi problematiche a livello esistenziale.

ultima modifica il: 30-07-2018 - 11:31:02
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