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- Autoaffermazione -
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Cos'è l'autoaffermazione?

Si definisce autoaffermazione quel fenomeno in cui un soggetto, una volta capito chi è cosa vuole, agisce in tal senso senza avere paura delle conseguenze, senza avere paura della disapprovazione da parte di chi la pensa diversamente, senza avere paura di mostrarsi e costruire ciò che vuole essere.

L'autoaffermazione avviene tramite due atti distinti:

- trasparenza, riguarda il fenomeno del dialoro, dell'essere interrogati, del dire ciò che si pensa. Il soggetto quando parla con qualcuno non è ignavo, ma lascia che tutto ciò che pensa esca fuori, di fronte anche alle domande più scomode;

- costruzione, riguarda il fenomeno del fare, del fatto che il soggetto non è solo un manichino fermo in attesa di domande, è qualcuno che una volta che sa chi è si da da fare per realizzarlo, passa quindi all'autorealizzazione.

 

Essere se stessi implica di aver capito chi si è, non si può affermare qualcosa che non si conosce.

L'autoaffermazione  porta il soggetto ad essere totalmente spontaneo, ma all'inizio il soggetto potrebbe avere della paure che lo portano ad esitare, spontaneo ma all'inizio esitante.

 

 

L'autoaffermazione a volte può strategicamente essere sospesa per lasciare spazio alla riservatezza, il soggetto si rende conto che in alcune circostanze è meglio non autoaffermarsi perché conviene per i suoi obiettivi e scopi. Pensiamo ad un collega di lavoro che se scoprisse come siamo realmente produrrebbe attriti.

L'autoaffermazione non va fatta in modo cieco, ci si può autoaffermare con delle eccezioni per convenienza. Molte persone usano questa scusa per giustificare una serie di atti dove non era conveniente essere riservati, quindi si faccia attenzione a riconoscere una riservatezza reale da una giustificazione per chi ha paura di autoaffermarsi.

Il punto è che la riservatezza va visto come qualcosa di provvisorio, un soggetto che si autoafferma totalmente e realmente vede la riservatezza come atti strategici e momentanei ma puntando sempre a fare cambiamenti affinché un giorno abbia un'autoaffermazione totale con chiunque e ovunque.

 

L'autoaffermazione e la questione temporale

Immaginate di aver appena conosciuto qualcuno, un amico o un potenziale partner, non siamo dei computer, non potere caricare i "files" su di voi dentro l'altro.

Autoaffermarsi con qualcuno, farsi conoscere e lasciar conoscere richiede tempo, richiede un lavoro da fare e richiede che anche l'altro sia motivato e abbastanza intelligente da fare per capirvi.

 

Autoaffermarsi vuol dire prendere posizione e lasciarsi tanta gente alle spalle, farsi a volte perfino dei nemici, cosa comunque gestibile con il lathe biosas.

 

 

 

 

 

"Anni fa, per l'esattezza quattro, mi resi conto anche io di quanta falsità (a convenienza) mi circondava. Le scelte sono due, o fai buon viso a cattivo gioco o ti tiri fuori dai giochi. Io scelsi la seconda strada smettendo di fare l'ipocrita e dicendo tutto quello che mi passava per la mente con tutti quelli che erano i rapporti più intimi. Persi molte persone ma me ne rimasero 3 o 4 vicine con cui ancora oggi c'è un rapporto di totale trasparenza e non potrei chiedere di meglio. La domanda è quante persone sono disposte a fare questo? La gente mente perché se dicesse la verità si ritroverebbe a perdere gran parte della sua rete sociale, per alcune persone vorrebbe dire anche perdere tutti."

 

 

L'autoaffermazione richiede crescita, richiede maturare delle caratteristiche ed elimianrle delle altre, non tutti sono pronti all'autoaffermazione.

 

 

Quante persone pensano "so che mi conviene essere trasparente ma ho paura che mi dica cose che non posso accettare, ho paura a fare domande e avere risposte che mi farebbero soffrire indicando che le persone la compatibilità non intendono indiiduarla specialmente a rapporto iniziato perché sono dipendenti e soffirerebbero a lasciare quella persona."

 

Ma io rispondo sempre con "te lo immagini un rapporto privo di segreti e che funziona? Hai affianco una persona che conosce tutto di te e invece di andare via ti vuole ancora di più."

Ma alle persone basta avere qualcuno a fianco, qualcuno con cui non essere soli, poco importa se sia tutta una farsa.

 

Una delle più grandi paure che frena l'autoaffermazione è la paura di essere scoperti, il soggetto ha passato una vita intera a nascondersio perché ha paura dei giudizi, di ciò che gli altri farebbero e penserebbero una volta che vedono tutto di lui, solitamente questa paura affonda le sue radici in una basso autostima e nell'orgoglio.

Il soggetto nascondendosi è come se lenisse il suo senso di inferiorità, si mettesse fuori da una scala competitiva che lo farebbe morire di dolore se venisse scoperto.

Un'altra grande paura è quella di essere fraintesi, il soggetto teme che gli altri non capirebbero esattamente cosa è e come la vede, avendo paura delle reazioni negative di fronte ad un fraintendimento che non può nemmeno prevedere.

 

 

 

 

"io seguo uno youtuber, Montesi. una sua peculiarità è quella di esporsi il più possibile, farsi conoscere e cercare di trasmettere i propri valori e convinzioni, anche andando controcorrente e ricevendo un sacco di critiche e insulti. 
non entro nel merito se sia giusto quello che professa o se dice e fa un sacco di mega cazzate,
quello che mi colpisce è che è inarrestabile e convinto! le sue idee sono quelle e lui è così, punto, finito, chiuso! (cit.)
lui si espone e tantissimi lo detestano e lo criticano aspramente, lui si incazza ma non si indebolisce, ha delle certezze e non si fa spaventare e mettere in discussione, è tenace e ha la sua personalità particolare ed eccentrica. vedendo i suoi video uno potrebbe anche pensare: e io che mi vergognavo di me stesso e mi facevo mille problemi, guarda lui come se ne frega!
commette un sacco di errori anche gravi o anche stupidi, ma li prende con una gran leggerezza perché sono altre le cose importanti per lui, non si colpevolizza.
lui si fa conoscere per come è e il risultato è che moltissimi lo detestano e lo criticano (e di questi molti lo seguono lo stesso, chissà perché), ma molti altri lo apprezzano. 

avere chi ti ama e chi ti odia per come sei, non è meglio che passare inosservati perché non si ha il coraggio di esporsi? si pensa che espondendosi si otterranno solo e soltanto giudizi negativi, che andranno a costituire il proprio valore, forse? non si riescono a individuare punti buoni di se stessi che valga la pena mettere in luce? non bastano a bilanciare i propri punti cattivi? oppure non si accetta il fatto di non poter piacere a tutti?

una volta, anni fa, allo psic dissi che io non avevo il coraggio di mettermi in gioco perché già che ero debole, se sbagliavo poi dove cadevo? mancava una base sicura su cui cadere. e pensavo che quella base dovesse essere una persona che mi accettasse e amasse. lui rispose: quella base è l'autostima.


in particolare io mi distinguo da Matteo perché dò un peso esagerato ai miei errori e ai giudizi negativi che ricevo. a lui scorrono via quasi senza la minima importanza. quindi quando faccio qualche errore e temo una figuraccia o ricevo una critica, voglio pensare a come reagirebbe lui e provare a placare un pò la mia ansia, vergogna, senso di colpa.

per il resto quello di esprimere la mia personalità è una cosa che riesco a fare abbastanza, sia online, anche su questo forum, svelando il meglio e il peggio di me. ma anche IRL ci sono persone con cui sono me stessa e mi sento apprezzata. al momento IRL non ho nemici, ma se dovessi trovarne voglio scoprire di essere tenace anche solo un pò di quanto lo è Matteo.
o di quanto lo è Fantaghirò, la mia eroina di infanzia. lei determinata e "arrogante" che conosce il proprio valore ed è pronta a combattere e ad andare controcorrente per affermarlo."

 

 

"Perché, dal momento che non si può piacere a tutti, se non hai nessuno che si irrita per le tue opinioni probabilmente non stai esprimendo te stessa al 100%, o non stai esprimendoti con persone differenti da te, che sono le sole in grado di poterti procurare una crescita interiore.

 

FINO A QUI

nell'autoaffermazione il soggetto riesce a porre fine alla paura che lo spingeva ad un comportamento eterodiretto ed istrietico)

Letteralmente si traduce in "affermare se stessi", che evidenzia quel comportamento non filtrato dagli altri, non filtrato o inibito dalle paure dove il soggetto non ha paura di mostrarsi, dire ciò che pensa o fare quello che vuole, di essere se stesso.

L'autoaffermazione può essere definita anche come azione autentica, il soggetto agisce senza nascondere chi è, quindi dicendo e facendo cose che desidera realmente.

L'autoaffermazione va a braccetto con l'autorealizzazione, in quanto il soggetto essendo se stesso vorrà anche costruirsi l'esistenza che più lo aggrada e che maggiormente desidera, inevitabilmente autoaffermandosi realizzerà anche l'esistenza che desidera.

Ci sono diversi modi di autoaffermarsi, grossomodo questi possono essere distinti in due grandi gruppi:

- autoaffermazione assertiva, il soggetto non si limita ad essere se stesso ma ne parla con le persone a fianco. Per fare un esempio un marito potrebbe spiegare a sua moglie cosa intende fare, chi è, perché vuole fare o meno delle scelte, non facendole e basta. La moglie vedrà un marito che le spiega le cose e non rimarrà sorpresa quando si ritroverà a vedere le azioni dell'uomo che ha al suo fianco. A sua volta il comportamento assertivo ha diverse sfumature, si legga l'articolo specifico per approfondimenti;

- autoaffermazione non assertiva, il soggetto si limita ad essere se stesso fregandosene di informare o spiegare alle persone che ha intorno chi è e come la pensa. Questo fenomeno ha più motivi, fra i quali c'è anche la percezione del soggetto che gli altri se sapessero lo ostacolerebbero, non capirebbero, etc...

 

L'autoaffermazione è l'opposto del fenomeno dell'ignavia, cioè un soggetto che si nasconde dagli altri, che non fa quello che gli piace perché ha paura.

Una delle paure più comuni la troviamo ad esempio nell'atelofobia, cioè la paura di non essere abbastanza, il soggetto si sente inadeguato e teme che esponendosi gli altri scoprianno questa sua carenza di valore e per questo lo rifiuteranno, lo giudicheranno, lo derideranno, etc.. quindi preferisce nascondere ciò che pensa essere di scarso valore per evitare le conseguenze collegate a questa scoperta altrui, a questo giudizio che gli altri faranno.

Questo ci ricorda che nell'autoaffermazione il soggetto si esibisce, non ha paura di farsi vedere per ciò che è, di mettere in mostra i suoi valori ma anche quelli che non sono valori.

Nel corso dell'articolo troveremo altre paure comuni, ora ritorniamo all'autoaffermazione.

L'autoaffermazione non va vista necessariamente come un qualcosa di continuativo, alcune persone riescono ad eutoaffermarsi solo quando riescono a non avere paura tramite la dissolutezza, che gli dà una temporea possibilità di autoaffermarsi. Quante volte nei rapporti che avete avuto avete avvertito che in alcuni sprazzi vedevate l'altro per chi era realmente, come se in alcuni contesti riusciva a dire chi era, a fare cose autentiche, lasciandovi confusi e chiedendovi se chi avevate davanti era la persona che vi offendeva quando era arrabbiata o quella che vedevate nei momenti più tranquilli.

Un esempio di autoaffermazione e dissolutezza, lo troviamo nell'autoaffermazione violenta, quando il soggetto spinto dal parossismo rabbioso esterna ciò che prova, ciò che crede realmente e che in condizioni più tranquille non dice per paura delle conseguenze, che dice invece proprio perché intende ferire, distruggere spinto dalla rabbia.

Si definisce autoaffermazione quella singola azione che il soggetto compie e che lo rende non solo attivo ma anche autentico. Per comprendere il concetto di autoaffermazione è necessario rendersi conto che non tutte le azioni che facciamo parlano di noi, a volte agiamo per dovere o per bisogno, agiamo per difesa, perché ci è stato imposto ma quando agiamo tirando fuori ciò che siamo dentro e ciò che vogliamo, in quel momento ci stiamo autoaffermando.

L'autoaffermazione è l'autenticità che abbiamo dentro, tutte le emozioni che abbiamo dentro che escono fuori senza conflitti causati da terzi, causati dall'esterno.

 

Viene da sé che un soggetto che ha continue paure riguardo agli altri, si sente inadeguato, che non è riuscito ad integrarsi e sviluppare un'autostima positiva difficilmente riuscirà ad autoaffermarsi, svilupperà un'ignavia per difendersi da tutto ciò che gli fa paura. 

L'autoaffermazione non è solo disinibizione, ma necessità di altre caratteristiche, prevalentemente due:

 

- abilità e creatività, il soggetto si è immerso nel suo amibito di interesse, si è formato, lo conosce e quindi sa cosa fare quando desidera qualcosa, quando lo vuole, aggiungendoci quella creatività necessaria per non rendere tutto abitudinario;

- si è individuato, si conosce, sa cosa vuole, potrà sembrare banale ma non lo è, perché alcune persone si conoscono talmente poco da non sapere cosa vogliano, da non avere uno scopo o dare un senso alle loro giornate, non riuscendo a capire cosa vuole.

Queste due caratteristiche hanno un comune determinatore, vivere, fare esperienza, trovare ciò piace, scoprire i propri gusti e coltivarli, questo crea quella base di personalità necessaria per poter poi autoaffermare, per poter seguire le proprie inclinazioni, le proprie voglie e tirare fuori da dentro di sé qualcosa che si è precedentemente assorbito e scoperto.

 

Fino a qui

Ma queste paure da dove vengono? Paura che viene da più fonti come la paura del disprezzo (di non piacere) paura della disapprovazione (dal quale provengono le reazioni negative e l'eventuale allontamento o una reazione violenta) paura della competizione (inevitabilmente troveremo sempre qualcuno meglio di noi).

L'autoaffermazione è ciò che rende il soggetto attivo e al tempo stesso autentico, ricordandoci che molte persone anche se sono attive, anche se fanno qualcosa, potrebbero non farlo basandosi su quello che sono, su ciò vogliono ma su ciò che devono.

La domanda a questo punto è "perché autoaffermarsi?" la risposta è la vita stessa, autoaffermarsi è necessario poter vivere come si vuole senza che gli altri siano un limite o un freno.

Autoaffermarsi vuol dire agire in base su quello che si sente, su ciò che si è e non va inteso come una singola azione ma come un continuo di azioni, immaginiamo un discorso dove una persona per ogni parola che ascolta ne ha qualcuna che vorrebbe dire, che vorrebbe usare come risposta che sente e vuole dare all'esterno.

Autoaffermarsi è non lasciare ciò che è dentro ma portarlo fuori, producendo un'azione che inevitabilmente plasmerà la realtà esterna in accordo a ciò che siamo ricordandoci che l'auto realizzazione passa per l'autoaffermazione.

 

L'autoaffermazione avviene in due modi:

- saltuaria, il soggetto riesce a comportarsi in questo modo solo di fronte a specifiche persone, o perché sa già come la pensano o perché da queste persone non ne teme le conseguenze anche se lo disapproveranno o giudicheranno negativamente. Oppure il soggetto riesce solo ad esporsi su una parte e l'altra la tiene nascosta;

- continuativa, il soggetto non teme il giudizio di nessuno o pensa erroneamente che tutti quanti giudicheranno positivamente ciò che è o ciò che fa, ha una personalità tale da avere dentro di sé una reazione, una voglia di reagire, rispondere, esternare a qualsiasi situazione si trovi e in cui possa farlo.

 

 

Autoaffermazione saltuaria è da ritrovarsi nei tre punti precedentemente descritti, il soggetto in alcuni casi potrebbe non aver capito la situazione o non avere niente dentro di sé da dire, potrebbe temere il giudizio o potrebbe essere bloccato e non saper esattamente come fare nel tirare fuori ciò che ha dentro.

L'autoaffermazione ci ricorda che una persona ha degli obiettivi, ha delle voglie, ha qualcosa dentro e in ogni secondo della sua esistenza può tirare fuori o tenerselo dentro, ma ci ricorda anche che ci sono fasi in cui la personalità è incompleta, immatura al punto da ritrovarsi immersa in situazioni in cui non ha un qualcosa dentro, è vuota o parzialmente vuota ed è solo uno spettatore di quello che accade.

 

ça possibilità che il soggetto dentro sia "vuoto" in una data circostanza va considerata, dove per vuoto si intende che in un dato frangente il soggetto non ha proprio niente di sé da tirare fuori, non sa cosa dire, non ha un pensiero, un'azione da fare, non sa cosa fare. Il vuoto di autoaffermazione è dato dal fatto che il soggetto è immerso in una realtà e questa non produce niente nel soggetto che rimane uno spettatore passivo.

L'autoaffermazione è possibile non solo se il soggetto non ha paura degli altri ma al tempo stesso ha sviluppato un mondo interiore che lo porta in ogni momento della propria vita e in tutte le situazioni in cui si ritrova ad "esistere" avere un punto di vista, avere un'azione, un qualcosa che lo porti a reagire ed agire sempre in base a come è senza che possa mai dire "e ora che faccio? Non so che fare" ma avendo sempre un vulcano interiore che erutta.

L'autoaffermazione ha diversi livelli di creatività, a volte il soggetto si limita a seguire un copione, ciò che è, ciò che vuole e altre volte potrebbe autoaffermarsi in modo creativo, per sperimentare qualcosa di nuovo, conoscere di più, approfondire, andare oltre se stesso.

L'autoaffermazione creativa ci indica quanto il soggetto sia attivo nel suo percorso di individuazione, che lo coltivi continuamente non fermandosi mai e crescendo continuamente come persona e personalità.

L'autoaffermazione esiste a seguito di un percorso di individuazione dove si scopre ciò che si vuole fare nella propria esistenza, ciò che si vuole essere, dove si sviluppano tutta una serie di caratteristiche di personalità che spingono ad una reazione, una reazione caratteristica del soggetto. Più questo percorso viene fatto in modo profondo e continuativo più il tutto si riverserà sul modo che il soggetto ha di autoaffermarsi, anche come mezzo stesso di indivuadazione e scoperta di sé.

L'individuo non c'è alla nascita ma si forma nel tempo e quella stessa forma che assume caratterizzerà la autoaffermazione.

L'autoaffermazione è fondamentale perché non solo è alla base del significato stesso della vita, dell'essere se stessi, è fondamentale per l'autorealizzazione e anche per il raggiungimento degli obiettivi sociali. 

L'autoaffermazione ha due finalità oltre quelle del vivere la propria vita e autorealizzarsi:

- Autoaffermazione con finalità di selezione, il soggetto in questo modo allontana automaticamente le persone con cui non è compatibile, più si espone su come la pensa del mondo e sul come è, più tutte le persone "distanti" dai suoi modi di fare e di vedere andranno via;

- Autoaffermazione con finalità di valore, il soggetto più si espone più mostra i suoi valori al mondo, se li ha e se li ha coltivati, più avrà possibilità di attrarre a sé persone che sono attratte da quel tipo di valore.

 

Per avere un quadro complessivo possiamo dire che l'autoaffermazione è fermata da tre punti:

- abulia, micro o macroscopica, il soggetto non ha volontà in determinate circostanze, non sa cosa vuole e di conseguenza non ha nulla da affermare (si legga passività per approfondimenti);

- blocco, il soggetto ha volontà ma non sa come attuarle o pensa di non poterle attuare a causa di problematiche di autostima;

- inibizione, il soggetto ha una volontà, sa come attuarla ma ha paura delle conseguenze, specialmente nei confronti degli altri e del loro giudizio.

Per quanto riguardo l'ultimo punto, quello dell'inibizione sono numerosi e comuni i pensieri che le persone fanno a riguardo:

"si ma poi che pensano gli altri?" "cosa diranno gli altri" "ma che figura ci faccio se succede questo". Questi sono alcuni degli innumerevoli pensieri che il soggetto, in preda alla paranoia, finisce per fare quando pensa agli altri.

Questo fenomeno come si spiega? Con la sensibilità e la suscettibilità soggettiva del singolo che per diversi motivi, fra educazione ed esperienza passata, si ritrova e che lo porta ad avere paura degli altri, paura che come abbiamo già detto è collegata a diversi fattori differenti (disprezzo, disapprovazione e competizione prevalentemente).

Cosa succede quando il soggetto prova queste emozioni negative intense? Con il comportamento dell'ignavia che è all'antitesi dell'autoaffermazione. Un comportamento che spazia fra evitamento, istrietismo, accondiscendena, accomodamento, etc...

Questo ci fa capire che il contrario di autoaffermazione non è solo il vuoto, l'essere passivi e il non sapere cosa fare o dire in un dato momento a volte c'è anche l'ignavia, una reazione di fuga, di finzione, etc...

 

Ma questi comportamenti di ignavia come vengono vissuti dal soggetto? Su che base la persona fa questo tipo di scelta? In due modi:

- scelta morale, il soggetto pensa che in quello scenario non autoaffermarsi sia conveniente, che l'ignavia sia una scelta conveniente per evitare il pericolo sociale senza rendersi conto del danno che ciò sta arrecando all'esistenza nella sua interezza. Il soggetto pensa che sia giusto ma non si rende conto delle implicazioni totali di quella scelta, barattando la sicurezza con l'impatto che avrà sulla sua esistenza, specialmente nel lungo periodo. Se il soggetto manifesta o manifesterà sociofobia è evidente che quello che ritiene essere una scelta giusta in realtà è una scelta sbagliata;

- inibizione, il soggetto vive quella paura come un conflitto interno che non riesce a vincere, anche se il soggetto vorrebbe autoaffermarsi non ci riesce per le emozioni negative che prova, per il pericolo percepito, il danno che crede di ricevere, certo o possibile che sia e con il quale non vuole avere a che fare in ogni caso.

 

Una singolo evento  di non autoaffermarsi non ha un peso significativo, ha delle conseguenze come ad esempio pentirsi di aver perso un'occasione ma ciò che conta è come si comporta il soggetto nel lungo periodo ed è qui che nasce il concetto di bilancio di autoaffermazione.

Se il soggetto per un periodo lungo di tempo si autoafferma poco potrebbe arrivare al punto in cui si rende conto che a causa dell'eccesso uso di ignavia ha costruito un'esistenza non appagante, dove si sente finto, costruito e nel peggiore dei casi un non vivente (specialmente se si è fatto un uso massicio dell'evitamento in una scelta di ignavia). 

Qui potrebbe scattare il disturbo, conosciuto anche come sociofobia, dove il soggetto inizia a rendersi conto che c'è un problema, che non riesce a vivere a causa degli altri e del fatto che è di fatto quasi costretto a ricorrere all'ignavia per difendersi con il risultato che non riesce a raggiungere la vita desiderata, e nel caso il soggetto non avesse uno scopo comunque avverte che la vita che fa non è vita.

Questo passaggio è fondamentale perché quello che inizialmente il soggetto faceva per istinto, per difesa, per paura inizia ad essere compreso nell'insieme, il soggetto inizia a collegare il fatto che quello stile di vita ha prodotto delle conseguenze sulla sua vita e che l'ha allontanato da quella che è la sua idea di vita, ciò che vuole essere o diventare, spiegando che la sociofobia sia un processo lento, che nasca in modo silente e che poi un giorno diventa consapevole, ma non perché sia piovuta dal cielo ma perché il soggetto ha raggiunto un punto tale da rendersi conto di tutto.

Il soggetto può a questo punto chiedersi "ogni volta che ho evitato qualcosa per paura di farmi scoprire, per far arrivare qualcosa, ogni cosa che non mi sono esposto quali meccanismi ho alimentato? Ogni volta che avevo paura di dire la cosa sbagliata, di fare una figuraccia, di far vedere una mia parte del corpo, ogni volta che avevo paura che gli altri capissero qualcosa di me e per questo mi sono tirato indietro o me ne sono stato in disparte cosa ho prodotto?".

Lo stesso discorso si può rifare per l'ignavia dove invece di parlare di fuga e silenzio si parla di maschera, di comportamento creato ad hoc e ci si può chiedere allo stesso modo "tutto questo cosa mi ha portato?".  

Il collegamento fra "non vita" e "non autoaffermazione" c'è anche se potrebbe essere difficile se non impossibile sia ricordare tutte le volte in cui non ci si è autoaffermati e sopratutto capirne il peso, quale ha contribuito di più, quali meccanismi sono stati attivati.

Qui c'è il rischio che il soggetto si faccia un film mentale, una distorsione simile a quella che ha fatto quando pensava che fosse giusto non esporsi, non riuscendo a capire nemmeno in seguito ciò che è successo, il peso e l'effetto del suo comportamento.  

In definitiva si potrebbe dire che difficilmente può esserci vita senza autoaffermazione, senza l'autoaffermazione il soggetto non può essere se stesso e sopratutto non può raggiungere eventuali obiettivi sociali. 

Fare delle scelte di ignavia sporadiche non crea particolari conseguenze negative, anche se come detto avranno le loro conseguenze negative.

Diventa quasi necessario eruscire ad esporsi accettando di non poter piacere a tutti, che inevitabilmente si riceveranno giudizi negativi, che si potrà arrivare anche a degli scontri, questo si traduce in alcune persone nel riuscire a cambiare, crescere, per risolvere quella loro sensibilità e suscettibilità, quei loro pensieri distorti che gli impediscono di comportarsi in questo modo.

 

Autoaffermazione parziale e l'illusione che non abbia conseguenze

Uno degli errori che si potrebbe fare è quello di pensare che un'autoaffermazione parziale equivalga ad un'autoaffermazione. La realtà è complessa e così il soggetto potrebbe di fatti riuscire ad esporsi non completamente, mascherando qualcosa o evitando di mostrare qualcosa. Questa condotta ha le stesse conseguenze negative solo che minori, non ci si deve illudere che questa condotta sia accettabile o innocua.

 

 

 

L'illusione di autoaffermarsi abbastanza

Alcune persone potrebbe non riuscire a comprendere il concetto di bilancio nell'autoaffermazione, pensando ed illudendosi che ciò che fanno secondo loro sia abbastanza, ma ciò che conta non sono i fatti. Se non si riesce a vivere come si vorrebbe vuol dire che non ci si autoafferma in modo sufficienterché, fra inibizioni e scelte intenzionali di non esporsi.
Questa illusione è favorita dal fatto che il soggetto non riesce a rendersi conto dell'impatto che la sua ignavia ha.

 

Quando l'autoaffermazione non basta, il paradosso della persona "scadente"

Può capitare che alcune persone abbiano sviluppato una personalità tale che, nonostante si autoaffermi in modo quasi totale, questo sia comunque insufficiente, il soggetto viene percepito in modo talmente negativo a causa di disadattamenti, mancanza di sviluppo di valori ed errori vari che non riesce per questo a raggiungere gli obiettivi sociali o finisce per essersi inimicato contro una vasta fetta sociale. L'errore è quello di non aver sviluppato una personalità migliore, di non aver fatto investimenti tali da riuscire comunque ad integrarsi e prendersi una nicchia nella società, trovare quelle persone con cui stare bene, con cui relazionarsi ed essere accettato, apprezzato e approvato per quello che si è realmente, cosa che è possibile proprio grazie all'autoaffermazione. 

Questo ci suggerisce che è saggio prima di autoaffermarsi fare un lavoro su di sé, un lavoro che mira a creare una persona con dei valori, con delle abilità sociali e che ha possibilità di trovare la propria nicchia. Se ciò non accade allora vuol dire che è necessario ritornare a lavorare su stessi e ritentarci fino a quando non ci si riuscirà.

 

Il paradosso della persona vuota

Una persona cosa afferma se non ha voglie? Non ha obiettivi? L'autoaffermazione si regge sul percorso di individuazione che porta il soggetto a capire cosa vuole, ad avere delle voglie, ad avere degli obiettivi ma se il soggetto dentro non avverte nessuna spinta, se dentro è vuoto non ha nulla da autoaffermare. Si legga individuazione per approfondire questo punto. Il soggetto in questo caso non può far altro che essere passivo, in particolar modo rimessivo, cioè trovare nell'azione altrui, nel fare qualcosa che gli viene detto un'opportunità in quanto di per sé il soggetto non saprebbe cosa fare.

  

APPUNTI:

aggiungere le conseguenze dell'abulia, le conseguenze del blocco

autoaffermazione e autostima, che ruolo ha? 

 

approfondimenti sugli errori cognitivi e le distorsioni che spingono all'istrietismo e all'ignavia

autoaffermazione e dignità

il fenomeno del timido

il ruolo della distorsione nel favorire l'autoaffermazione, il paradosso 

 il ruolo dell'onore

l'autoaffermazione nei social network

ultima modifica il: 22-04-2019 - 10:24:14
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