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Cos'è il destino?

Nella quotidianità il termine destino è diffuso anche se si presenta come un argomento confuso a causa dei vari significati attribuiti:

- destino per intendere una visione meccanicistica del mondo, dove tutte le scelte e le azioni una persona è come se fossero già scritte  e previdibile se una persona avesse modo di conoscere e calcolare tutte le variabili che compongono gli eventi;

- destino per intendere l'insieme di azioni e scelte che una persona farà, dove si vede l'uomo autore del suo destino e non che lo subisce passivamente;

- destino come concetto vicino a quello di fortuna/sfortuna, dove la persona si rende conto che alcune cose accadono a prescindere e che per alcune persone il "destino riservato" è migliore di altri.

 

Tre visioni del destino, quale sceglie per ridefinire questo concetto? Prima di procedere con la ridefinizione tentiamo un'analisi più approfondita di questi significati.

Nel primo significato non c'è molto da dire se non che recenti studi indicano che a livello quantistico non c'è nulla di previdibile, quindi la teoria che forse conoscendo ogni minima variabile si potrebbe determinare tutta la conseguenza causa effetto non è poi così tanto certa come qualcuno potrebbe pensare facendo un discorso che se non esistesse la quantistica e l'infinitasamente piccolo (siamo composti da atomi che a loro volta sono scindibili fino ad arrivare ai quark) pensando che tutte le variabili siano definibili e non mutino.

Nel secondo significato si invoca il cosidetto libero arbitrio dove ogni persona si costruisce la sua esistenza sulla base di ciò che sceglie e di come agisce.

Nel terzo significato troviamo una realtà innegabile, alcune persone ereditano delle situazioni che non si sono scelte e che differiscono da persona a persona, ignorarle come accade nel secondo significato potrebbe non spiegare accuratamente le dinamiche delle esistenze.

Per questo l'AB scarta tutti e tre i significati per proporre una versione del destino che sia allo stesso tempo accurata e che faccia comprendere alle persone la responsabilità delle proprie azioni senza illudersi.

Il destino diventa quindi tutte le scelte e le azioni che una persona fa affrontando gli eventi avversi e sfruttando o meno gli eventi eventi favorevoli, da una parte c'è quindi una realtà che è strettamente correlata a ciò che la persona compie e dall'altra parte c'è una parte indipendente che influenzerà l'esistenza della persona. Se una persona ha un'esistenza passiva, credendo di non avere un ruolo ecco che la sua esistenza sarà una risultante di eventi esterni, spinto dal caso, ma ci saranno persone che invece sapendo dove desiderano andare, non si lasceranno influenzare così tanto dagli eventi esterni che siano essi positivi o negativi producendo un destino che è una risultante di due spinte.

Questo si traduce in due realtà:

- la prima è che alcune persone potrebbe agire e scegliersi un destino opponendosi in modo totale a tutte le influenze esterne, ci sono pochi casi ma comunque può accadere, la maggior parte delle persone che desiderano costruirsi il proprio destino scendono volentieri a "patti con le cause esterne" specialmente quando sono favorevoli, sempre che queste non li faccia allontanare eccessivamente dal loro scopo;

- la seconda è che alcune persone potrebbero avere così tante cause facilintanti nella loro esistenza e sfruttandole avranno con un minimo sforzo l'esistenza che desiderano, altre per cui la realtà non ha dato quasi nulla né in positivo né in negativo ed altre per cui la realtà ha dato solo cause avverse, e nel caso scelegano di darsi uno scopo e costruirsi il proprio destino avranno un percorso più difficoltoso, più lungo ma ugualmente raggiungibile.

Questa definizione è fondamentale per smascherare le illusioni di numerose persone che usano la scusa del "mi è successo questo, sono stato sfortunato nell'esistenza" per non fare nulla e crogiolarsi del fatto che solo i fortunati possono realizzarsi nell'esistenza, cosa che non è affatto valida.

Chi non ce l'ha fatta è perché ha scelto ad un determinato punto dell'esistenza di arrendersi alle difficoltà, di non opporsi, c'è chi l'ha fatto per pigrizia e chi l'ha fatto perché non è riuscito a comprendere che la prima cosa da fare era cambiare se stessi, conoscere e comprendere la realtà per capire come operare su di essa. 

 

Concludendo possiamo affermare che il destino esiste solo se si specifica che questo esiste in due componenti, da una parte quello che la persona può costruire e fare e dall'altro una realtà esterna che influenzerà la nostra esistenza sia in positivo che in negativo, sono due forze che si scontrano, se una persona afferma che nella sua esistenza tutto è stato dipeso da eventi esterni vuol dire che questa persona non ha fatto nulla per opporsi e per cercare di costruirsi una propria esistenza cercando di svincolarsi dall'esterno.

 

Molte persone non si rendono conto che molte delle cose negative che gli accadono nell'esistenza non sono "casuali e indipendenti" ma sono conseguenze o di scelte errate del passato che si ripercuotono del futuro o conseguenza di una mancata prevenzione esistenziale, avere un fisico a pezzi a 50 anni non è una conseguenza ereditata ma è la conseguenza di uno stile di vita errato fatto fino a quell'età, quindi una scelta che sarebbe potuta essere evitata, tante persone credono che ciò che capita loro sia una conseguenza esterna quando in realtà è solo il prezzo che pagano per gli errori compiuti.

 

Autoconvincersi che sia tutto scritto aiuta la persona a non avere paura del nuovo perché non sarà lei ad affrontarlo ma è come se lei fosse un burattino del "destino" come se potesse deresponsabilizzarsi pensando che comunque non c'è responsabilità nelle sue azioni, essere fautori del proprio destino potrebbe farli sentirli responsabili e questo potrebbe farli crollare specialmente se paranoici, dato che ciò che affrontano è incerto e probabilistico oltre che nuovo, sono persone che anche se lo desiderassero le inibizioni sono così intense che potrebbero perfino destabilizzarle ed è per questo che trovano "comodo" autoconvincersi che sia tutto predeterminato.

 

Una seconda chiave di lettura per questa teoria

Questo articolo ha una seconda chiave di lettura, quella sulla crescita personale.

Come fa una persona a costruirsi un'esistenza, a fare scelte di un determinato calibro se non è in grado di porsi uno scopo e non ha una personalità in grado di affrontare tutte le sfide e i programmi da portare avanti per realizzare i vari obbiettivi? Questo ci da lo strumento per capire qual'è l'esatto momento in cui una persona si arrende all'esterno, questo momento avviene nel momento in cui una persona si rende conto del ruolo che giocano le sue azioni, si rende conto che la sua personalità non è inadeguata e quando si rende conto che il cambiamento che tutto questo comporta "è troppo pesante" e non è disposta/motivata a farlo, in quel preciso istante sceglie per comodità, pigrizia o in qualsiasi modo si può definire, di abbandonarsi al destino perché è più semplice e facile così, scelta leggittima ma che rende queste persone totalmente incoerenti quando si lamentano della "sfortuna",  che la loro esistenza non gli piace molto o qualsiasi altra lamentela collegata a momenti di sofferenza.

"Se scegli per comodità di non crescere come persona e di non impugnare il tuo destino, abbia almeno la decenza di tacere e soffrire in silenzio, almeno rimarresti una persona coerente".

 

 

APPUNTI:

- la credenza ingenua delle cose vengono da sole e quindi devi lasciare inalterate le condizioni iniziale, spiegherebbe perché ci si ostini contro le coppie omosessuali e i figli come se madre e padre sianoquella condizione per far crescere il figlio da solo, se alteri le condizioni di partenza succede un macello = "ignoranza pura"?

Impugnare il proprio destino in tarda età

ultima modifica il: 05-02-2016 - 19:14:50
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