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- Complicità -
riabilita aiuti

"La complicità è la conoscenza di un'esperienza vissuta insieme che aiuta ad essere ogni giorno dei complici migliori"

Cos'è la complicità? 

Con il termine complicità si pone l'accento sul risultato che ha nel rapporto fare qualcosa insieme. Quante volte vi sarà capitato di scoprire qualcuno non guardandolo o facendogli domande ma nel momento in cui facevate qualcosa insieme.

La complicità è un concetto fondamentale nei rapporti perché ci suggerisce un tipo di conoscenza basata non sul dialogo ma sul vedere come l'altro agisce, come si rapporta con noi, come reagisce e l'affetto che nasce da un'esperienza condivisa.

Uno degli errori che si commettono riguardo alla complicità è quello di pensare che questa sia sufficiente o sia tutto, la complicità sebbene giochi un ruolo significativo nel produrre affetto e a farci conoscere alcune cose dell'altro, non ci fa conoscere tutto e sopratutto alcune cose ce le fa percepire in modo distorto.

La complicità si completa con la trasparenza (dialogo) e la trasparenza si completa con la complicità.

S

DA RIVEDERE

 

 

Complicità, aiuto reciproco negli obbiettivi personali e condivisi
 

 

- armonia, che potrebbe essere vista come "la compatibilità del momento", in ogni rapporto è facile sperimentare una situazione in cui si è in armonia ovvero non c'è alcun problema, si accetta l'altro e ci si gode il rapporto e momenti in cui non c'è. Questo concetto è fondamentale perché un rapporto si può definire compatibile se l'armonia c'è sempre;

- accordo, l'unico modo per evitare gli screzi è quello di trovare un accordo, creare una convenzione che elimini la casualità e la spontaneità nel rapporto, per creare una serie di comportamenti funzionali, aggirando il problema dell'incompatibilità

- intesa, per esperienza passiva o per un percorso attivo  fatto insieme le persone hanno sviluppato un vocabolario comune e quindi possono facilmente capire cosa l'altro sta dicendo e quale significato trasmette. Questo aumenta la compatibilità perché riduce il numero di conflitto nato dal fraintendimento;

- sintonia, la sintonia pone l'accento sul pensare e vedere le cose in modo uguale o simile. La sintonia è utile per quei rapporti dove la persona o non tollera chi la pensa diversamente o per chi non sa discutere in caso di differenza di pensiero. Ad esempio due persone che pensano la stessa cosa dell'omosessualità, hanno le stesse regole o ipotesi sull'esistenza si definiranno in sintonia fra loro. La sintonia la si percepisce quando si ascoltano i pensieri, le conclusioni e le scelte altrui e sembra di ascoltare se stessi.

- compagnia, il piacere di avere qualcuno vicino nel percorso che si fa, piacere che si potrebbe spiegare in più modi, dalla pulsione biologica a ricercare qualcuno, al fatto che qualcosa quando si fa con altri ha un sapore diverso, più ricco. Avere un compagno cosa vuol dire? Qualcuno con cui dividere un percorso insieme, per il piacere di averlo affianco e non farlo da solo;

- simpatia, il benessere che si prova stando vicino a qualcuno per come è, per come si comporta, etc...

- innamoramento, la fase in cui si attiva la pulsione sessuale verso qualcuno, attivata da stimoli di diversa natura psicologici o fisici. 

- affinità, all'interno di quell'interazione entrambi trovano nell'altro qualcosa che vogliono;

- affiatamento, evidenzia un particolare tipo di affinità dove il soggetto ricerca che alcune cose vengano fatte insieme, dove si cerca l'aiuto di chi si ha affianco, il sapere che anche l'altro farà quella cosa insieme a noi.

- complementarietà, una particolare forma di affinità dove l'altro ci aiuta, ci dà quello che da soli non possiamo avere o fare. Un esempio di complementarietà è "non so cucinare ma il mio partner si" oppure "a me non piace cucinare e a lui si, a lui non piace pulire a me si, insieme ci completiamo e stiamo meglio".

 

Per comprendere la complicità è prima necessario comprendere il concetto di complice, si definisce complice qualcuno che fa qualcosa insieme ad un altro, il termine complice pone maggiormente l'accento sul fenomeno di responsabilità, sul fatto che l'aver fatto insieme rende entrambi responsabili delle conseguenze.

La complicità invece pone l'accento sulle conseguenze di quell'esperienza vissuta insieme, sul fatto che aver fatto qualcosa insieme ha svelato qualcosa di chi è l'altro, di come la pensa, come si comporta, etc.. più cose si sono fatte insieme più si conosce dell'altro, si ha una conoscenza pratica e sperimentata e di conseguenza l'interazione stessa con il tempo risulta migliore, facilitata appunto da tutto quello che c'è stato prima.

La complicità alla sua massima espressione, una compliciattiva

Conoscenza è potere

Gli effetti della complicità:

- migliora l'armonia, aiuta a capire cosa fare o non fare per 

- aiuta a capire se c'è compatibilità o meno

- aiuta a gestire l'incompatibilità di un momento

 

complicità, ed è quando ci si rende conto che in alcune situazioni non c'è stata armonia che inizia a nascere la complicità. Cioè riuscire a comprendere strategicamente come disinnescare quegli scenari non armonici o non farli capitare. Conoscendo l'altro si può fare in modo di agire senza dargli fastidio, evitando situazioni spiacevoli sapendo come prendere il partner. Il ruolo della complicità non è assoluto, altrimenti si ricadrebbe nell'illusione romantico del "c'è sempre un modo" ma va intesa che la persona ha modo di usare la conoscenza dell'altro per fare delle scelte diverse senza che le pesino che miglioreranno la compatibilità nel rapporto. La complicità spiega perché più due persone si conoscono e hanno vissute cose insieme più sanno far fruttare questa conoscenza per migliorare il rapporto, specialmente nei punti più problematici;

 

La complicità è come il vino, più si invecchia insieme più si migliora il rapporto.

 

Si definiscono complici due persone che hanno costruito un rapporto unico e che quanto più questo è duraturo quanto più sarà complesso e avrà posto radici inconoscibili dall'esterno.

Pensate ai rapporti più duraturi che avete avuto nella vostra esistenza, noterete come quel rapporto più è stato lungo più si sono fatte cose insieme, si sono provati sentimenti, si sono fatti ricordi, creando una dinamica che è divenuta sempre più articolata e che lascia delle tracce e dei simboli chiari sia a chi vive il rapporto ma anche all'esterno (da qui l'uso del termine complice anche nelle indagini criminali). 

La complicità altro non è che la complessità crescente che nasce dal vivere qualcosa insieme, dal rapporto che dura nel tempo e che viene vissuto. 

Uno degli aspetti principali della complicità è che una visione d'insieme e chiara ce l'hanno solo chi vive quel rapporto o ha avuto modo di conoscerlo o vederlo da vicino, quanto più una persona è assente durante questa interazione quanto meno potrà comprendere.

Facciamo un esempio, pensate ad una coppia di 70enni che si danno la mano per strada e passeggiano insieme, sposati da oltre 50 anni, da sconosciuti si comprende la complicità di queste due persone, quanto ne hanno passate e quanto ne hanno vissute, ma di più non si può comprendere, mentre il figlio di questa coppia che li ha visti ad esempio per 30 anni potrà conoscere e comprendere più di quella complicità dei suoi genitori.

Uno degli errori che si commette con questo termine è quello di dargli sempre un'accezione positiva, è un termine neutro che spiega la complessità di un rapporto sia nelle cose positive ma anche in quelle negative, come potrebbe essere il litigio che una coppia ha, litigio che ha cause specifiche, che trova le sue radici appunto nella complessità unica di quel rapporto.

Detto in altre parole la complicità pone l'accento sulla storia e vissuto che c'è dietro un rapporto, che ne spiega le dinamiche, evidenziandone che quanto più un rapporto è durato quanto più questo sarà complesso.

Conviene accontanare l'uso comunque di questo termine, riduttivo e confusionario, si legga compatibilità per approfondire.

In sintesi la complicità non ha necessariamente una valenza positiva, un rapporto fallimentare di cinque anni avrà anche esso la sua complessità e quindi la complicità ma questo non vuol dire che sia positivo e che sia un rapporto funzionale, cioè si può essere complici anche nel prodursi sofferenza a vicenda e nell'aver avviato dei comportamenti "tossici" anche se diffilmente comprensibili e capibili dall'esterno.

Nel bene e nel male in ogni rapporto c'è complicità, anzi è proprio in questo "intrecciarsi" che si capiscono da dove nascono i problemi e cosa va fatto per cambiare tale situazione.

L'utilità di questo termine consiste nel rendersi conto che ogni rapporto che costruirete svilupperà una compliciunica, quanto più questo durerà e sarà intimo quanto più sarà complesso come le radici di due alberi vicini che crescono e si diramano nel terreno andandosi ad intrecciare.

Quando si parla di responsabilità e di causa il termine esatto è quello di coinvolgimento mentre l'essere complici si traduce nell'evidenziare il fenomeno della complessità del rapporto preso in esame.

Per capire un rapporto è necessario prima conoscere ogni aspetto di quella complicità, riviverlo in ogni aspetto e solo così si può comprenderlo a pieno.

Questo termine è stato usato nel linguaggio comune come il santo graal della riuscita della coppia quando in realtà non descrive altro che la complessità di un rapporto, qualsiasi rapporto abbia avuto una durata significativa nel tempo.

Le persone probabilmente usano questo termine per riferirsi alla collaborazione o al conoscersi e comprendersi a vicenda generando confusione e fraintendimento.

Si potrebbe dire che se un rapporto non sta funzionando questo è da ristrutturare e quindi una volta capito come questo si è sviluppato e intrecciato andare a tagliare le radici "marcie" per farne crescere di nuove che cambino le basi e il tipo di rapporto portandolo a funzionare.

La complicità è il punto di partenza, lì c'è il problema e lì andrà applicata la soluzione.  

Approfondimento sull'uso erroneo che si fa del termine complicità:

- collaborazione;

- compatibilità;

- sintonia comunicativa;

- accumulare una profonda conoscenza dell'altro in modo da sapere in anticipo cosa fare o sapere in anticipo cosa l'altro sta pensando o starà per fare;

- personalità simile.

 

Per avere un esempio lampante di cosa sia la complici pensate ad un vostro rapporto in corso o ad un rapporto di altri e tentate di ricordare o trovare dei cliché, cioè dei comportamenti che tendono a ripetersi e che sono disfunzionali.

Questi li si spiega con la complicità, cioè con il rapporto che è evoluto in un determinato punto fino ad arrivare a quella situazione problematica, solo conoscendo la storia si può capire perché si sia arrivati a quel punto e allo stesso momento capire cosa va cambiato sia a livello soggettivo sia a livello di rapporto.

 

 

Per fare un'altra analogia con il mondo vegetale quando diverse radici iniziano a marcire e non si tagliano queste possono arrivare al punto di uccidere l'albero intero o in questo caso il rapporto.

Non è la complicità come concetto a far finire i rapporti, la complicità va inteso come "quello che è stato il loro rapporto nell'intera complessità" e se non si intereviene per fare dei cambiamenti ecco che questo finirà.

 

La complicità come smascheramento dell'idealizzazione e qualsiasi elemento non valido che la complicità stessa metterà in risalto.

 

Questo concetto ci fa capire come probabilmente i rapporti che funzionano sono quelli dove uno o entrami i soggetto sono stati in grado di capire e intervenire sulla complicità, che il rapporto è qualcosa di complesso che si stratifica man mano e che in questa stratificazione si possono annidare problemi ma trovare anche la soluzione del problema stesso. Anche qui va tenuto a mente che non c'è un controllo totale, ma un conto è avere un margine di interevento un conto è lasciare che le cose vadano da sé senza interevenire in alcun modo.

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ultima modifica il: 01-12-2018 - 15:40:51
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