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- Vittimismo -
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Cos'è il vittimismo? Cosa si intende per fare la vittima?

 

Nel linguaggio comune il termine vittima viene usato in ambito esistenziale per intendere il concetto di assenza di responsabilità. Una vittima è colei che subisce un danno da parte di qualcuno, ad esempio vittima di una rapina, vittima di un omicidio, dove c'è quindi un colpevole (questo termine non è casuale ovvero qualcuno che ha tutte le colpe) e una persona innocente che subisce e che non ha nessuna colpa.

In ambito esistenziale non esiste questo scenario, ogni interazione, ogni rapporto, ogni conseguenza, ogni mancata prevenzione rendono il soggetto coresponsabile di quanto gli succede, sono pochissimi gli scenari dove il soggetto non è coresponsabile di quello che gli accade.

Si parla di vittimismo quando il soggetto inizia una serie di discorsi, di giustificazioni dove tenta di passare per vittima nascondendo a sé o agli altri le proprie responsabilità in gioco e il fatto che se si ritrova in quella situazione è perché anche lui ha commesso degli errori.

L'esempio classico di vittimismo lo troviamo in un matrimonio naufragato dove uno dei due (o entrambi) per non sentirsi in colpa o non sentirsi disapprovati iniziano questo gioco sperando che qualcuno ci caschi e dia tutta la colpa all'altro.

Il vittimista può riuscire nel suo intento in persone poco critiche ma quando incontra un soggetto critico ed analitico non ha scampo e verrà smascherato e trovate le sue responsabilità, errori, etc..

Ognuno ha un suo modo di fare la vittima, c'è chi usa perfino la lamentela per dare ancora più credibilità, oppure c'è chi fa leva sull'autocommiserazione.

Il vittimismo quindi viene usato per diminuire il senso di colpa o tramite il meccanismo della giustificazione o della deresponsabilizzazione.

Un esempio di vittismo lo troviamo nel capro espiatorio, prendere un errore reale altrui e far credere che la causa di tutto allora sia lì.


APPUNTI

 

vittimismo per istrionicismo 

DA RIVEDERE

 

 

Nella quotidianità il termine vittimismo è diffuso anche se potrebbe produrre fraintendimento a causa dei diversi significati attribuiti, elenchiamoli:

- vittimismo per intendere il fenomeno dell'autocommiserazione, cioè una persona tenta di generare compassione negli altri così che possa sfruttare a suo vantaggio delle azioni empatiche che ne deriverebbero;

- vittimismo come metodo finalizzato alla giustificazione , la persona inizia a rivangare ogni soppruso presente e passato per giustificare il proprio stato ed evitare che altre persone l'accusino di aver sbagliato ed arrivare in alcuni casi perfino a riuscire a manipolare queste persone con tale meccanismo.

 

L'AB sceglie di ridefinire il vittismo sulla base del secondo significato per spiegare il perché alcune persone usino questo metodo e di cosa tentino di ottenere. 

Il vittimismo va considerato come una forma di lamentela dato che la persona usa come mezzo la sua sofferenza, quindi per il fatto che tenta di giustificarsi facendo la vittima in pratica il fenomeno è da considerarsi come se si stesse anche lamentando.

Prima di procedere con l'analisi di questo fenomeno è necessario comprendere il significato di giustificazione, significato che potrebbe essere riassunto nel tentare di trovare un elemento d'appiglio che venga accettato dall'accusatore e che venga visto come qualcosa di credibile, una eccezione valida come a dire "teoricamente hai sbagliato ma dato quello che è accaduto la colpa non è tua". A livello teorico non esistono le giustificazioni, l'esempio lampante è quello della giustizia (legale) dove tranne rari casi come l'infermità mentale, non esistono giustificazione ma al più attenuanti, evidenziando il fatto che se una persona commetta un errore, commetta qualcosa di sbagliato ha inevitabilmente una parte di responsabilità in accordo con il detto "si sbaglia sempre in due". Se già la giustificazione a livello teorico è un metodo contestabile, il vittimismo lo è ancora di più dato che tenta di "forzare" la giustificazione in ogni contesto facendo appigio a delle "scuse" anche quando queste non sono strettamente correlate.

Facciamo un esempio per comprendere, immaginiamo il confronto fra un genitore e un figlio ormai adulto che inizia a lanciare delle critiche nei confronti degli errori del passato, nella prima critica afferma "potevate fare di più, molte cose non me l'avete date e l'ho dovute imparare a mie spese" e il genitore tenta di giustificarsi o trovare un'attenuante dicendo che il partner ha causato tanti problemi e la persona era così impegnata nel tentare di risolverlo che ha fatto una scelta di priorità e ne ha risentito il rapporto genitore/figlio. In un secondo momento il figlio critica al genitore che però quando c'era un po' di tempo e un po' di risorse alcune cose che si potevano fare non sono state comunque fatte e il genitore inizia ad affermare che "soffriva, che ne ha passate tante, che non è giusto, etc..".

Appare evidente la prima risposta che è una giustificazione, che in quanto tale è comunque errata ma se vista sotto forma di attenuante sembra essere comprensibile e valida  ma dalla seconda critica, dove il figlio mette alle strette il genitore, questo invece di riconoscere i suoi errori, le sue lacune passa al vittimismo, identificandosi come una vittima e in quanto tale va giustificata.

Il tentativo che le persone fanno è quello di sfruttare eventuali fallacie deduttive (non emotive, altrimenti sarebbe empatia) che in pratica sono simile a quelle che portano una persona a non rendersi conto della differenza che c'è fra giustificare e attenuare la responsabilità a qualcuno, in modo che l'altro ci caschi e riconoscendole come vittime le arrivi realmente a giustificare.

Una persona che non cade in queste fallacie riesce ad analizzare la situazione e si rende conto delle responsabilità ed errori da ambo le parti, sa riconoscere eventuali attenuanti sia quando ci sono, sia quando non ci sono, e non si fa abbindolare da un tentativo di vittimismo.

 

Alcune persone usano questo vittimismo per autoabbindolarsi e ad autoconvincersi che sia realmente così, che loro non hanno colpe perché sono state vittime di situazioni anche quando queste sono totalmente svincolate dal contesto, finendo per crederci e rendere impossibile perfino un dialogo con queste persone che ormai si sono rifugiare in una realtà completamente illusoria.

 

Vittimismo e manipolazione

Quando una persona vede che riesce a fare presa con questo vittimismo è probabile che sfrutti questa presa anche per manipolare, come se implicitamente spingesse l'altro a sentirsi in colpa se non "asseconda la vittima" se non facesse qualcosa per aiutarla, minacciandolo di incolpare anche lui per tale rifiuto, come se finisse per diventare l'ennesimo carnefice.

 

La situazione si complica quando due o più persone che tendono a fare le vittime si incontrano, a questo punto si assiste di solito al fenomeno della guerra di dibattiti al chi è stato peggio e quindi per questo chi si merita il "comportamento speciale" più di tutti gli altri, raramente ne esce fuori qualcuno che la spunta dato che chi usa questo metodo è come se ne fosse automaticamente immune conoscendone le dinamiche.

 

Il vittimismo non è efficace contro ogni persona, anzi contro alcune persone potrebbe peggiorare la situazione, il vittimismo è efficace contro persone che cascano a queste fallacie della vittima, che credono che la vittima vada sempre giustificata, aiutata, etc... persone che non hanno una componente critica da rendersi conto di avere davanti una persona che sta distorcendo la realtà o comunque ne sta evidenziando solo delle componenti per apparire come una persona priva di responsabilità, ma che sopratutto sta tentando di evidenziarsi come vittima in un contesto in cui non c'entra nulla.

 

 

 

Vittimismo e fare i martiri

A volte nella quotidianità questo fenomeno viene descritto con il fare la martire "guarda quella donna, fa la martire perché il marito l'ha tradita e invece di voltare pagina sta sempre lì a rinfacciare tutto quello che ha subito per ricevere trattamenti speciali"

ultima modifica il: 16-07-2018 - 22:16:46
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