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- Antipatia -
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Cos'è l'antipatia? Cosa si intende per essere antipatici?

(le persone usano erroneamente questo termine per riferirsi al sentimento di detestare, si legga disapprovazione

si legga insofferenza per capire la differenza fra antipatico e scorbutico)

Si definisce antipatico un soggetto che in un contesto sociale non trasmette alcuna forma di benessere ma al contrario trasmette emozioni negative. 

Antipatia razionale

Antipatia irrazionale

 Un soggetto che tende ad essere antipatico alla maggior aprte delle persone che incontra evidenzia problematiche di personalità, questo concetto è fondamentale per capire che è normale essere antipatico a qualcuno ma non quando si è antipatici quasi a tutti.

 

Il giudizio di antipatia e simpatia è utile perché ci fa capire e ricorda che veniamo continuamente giudicati, anche in modo distorto, fin dal primo momento che interagiamo con gli altri e aprescindere del valore che potremmo avere con loro, la persona fin dal primo momento sentirà emozioni positive o negative, per ciò che facciamo, ciò che la portiamo a pensare e da quello quindi concludere che siamo simpatici "portiamo benessere" o siamo antipatici "portiamo malessere".

Un'etichetta che potrebbe essere evitata ma che la maggiorparte delle persone produce e sulla quale base sceglie se ricercare qualcuno o meno.

Elenco di disambiguazione:

- persona antipatica, persona che non genera benessere nei rapporti e in alcuni casi produce perfino malessere;

- persona fredda, persona che non si mostra interessata se non percepisce immediatamente nell'altro qualcosa di interessante, se l'altro non evidenza subito che ha qualcosa da offrire, dinamica che avviene quando un soggetto è interessato ad un altro ma questo è freddo e indifferente perché non vede immediatamente qualcosa di interessante. La persona fredda non viene percepita come antipatica, o per lo meno non subito, in quanto questa dinamica si manifesta quando una persona è interessata ad un'altra ma questa non mostra interesse perché non vede nulla da offrire ed è il desiderio della prima che comunque almeno inizialmente continua ad esistere nonostante la seconda si mostri fredda;

- persona ostile, con ostile si definisce un particolare tipo di persona antipatica che ha un comportamento insofferente producendo virtualmente la maggior dose di antipatia possibile. Sono persone che nei rapporti invece di portare pazienza lasciano che il loro rancore fluisca fra rabbia, risentimento, intransigenza, etc.. fenomeno che diviene più evidente nella persona suscettibile. L'ostilità viene percepita specialmente ad inizio conoscenza dove una persona non capendo il comportamento dell'altro lo vede come una generica ostilità, mentre a rapporto creato è più probabile che una persona venga definita come arrabbiata, etc..

- pittima, evidenzia quell'antipatia secondaria, circoscritta, cioè anche se giudichiamo qualcuno simpatico non è detto che sarà simpatico sempre.

 

 

[da aggiungere, antipatia da comportamento burbero]

Antipatia è l'opposto di simpatia, si legga simpatia per approfondire.

 

Esempi di antipatia tratti dal web: 

"Quando ero piccolo la mia famiglia ogni estate si recava per villeggiatura in un paesino, paesino dove c'era un gruppo di bambini in cui mi unii". Una sera di queste giocavamo a nascondino e in quel periodo si era soliti divertirsi con il gioco della doppia negazione, ad esempio io dicevo "Carlo io non non ti sto prendendo in giro" per intendere ti sto prendendo in giro. Il gioco era divertente ma raramente lo si usava per ingannare qualcuno, chi scopriva la doppia negazione lo diceva e ogni persona si faceva la risata. Il gruppo era numeroso e durante il nascondino poteva capitare che qualcuno per i più svariati motivi saltasse un turno. Quella sera capitò che mentre ero io alla conta un bambino di nome Marco mi disse "io non non gioco", frase a cui io risposi dicendo semplicemente ok anche se avevo capito l'inganno, cosa che anche lui capì nel momento in cui finita la conta esclamai dopo pochi secondi "tana per Marco". Lui mi guardò come se ci fosse qualcosa che non andava, come se il mio non dire nulla e sfruttare l'inganno non facesse parte del gioco, non fosse accettabile come cosa sia personale, che del gruppo. Teoricamente io avrei dovuto dire "Marco lo so che giochi" e lui si sarebbe fatto una risata e si sarebbe andato a nascondere come ogni altro bambino. Finito il gioco lui andò a fare la conta e da quel momento in poi mi considerò antipatico, cosa mi fece passare dei brutti momenti negli anni a seguire, ma ero stato io a fare in modo che lui percepisse negativamente la mia persona. Questo non è l'unica cosa che probabilmente gli ho fatto che ha potuto farlo soffrire, ma quella che più ricordo e che testimonia il fatto che un bambino che si credeva furbo finiva per non risultare simpatico, perdendoci anche se era convinto di guadagnarci."

 

"Perché risulto antipatica da subito? Sto antipatica a prescindere? Cosa c'è che non va in me? Sono sempre stata piuttosto timida e riservata, non mi apro molto con le persone ma nonostante questo mi comporto sempre bene, sono educata e non tendo a giudicare una persona e trarre delle conclusioni solo per una prima impressione. Abito in un piccolo paesino di provincia, la gente qui è ancora piuttosto rigida per alcuni sensi, fa fatica ad accettare persone che si comportano in maniera diversa o la pensano in un altro modo. Infatti in in occasione una ragazza del mio paese prima mi ha squadrata dalla testa ai piedi, guardandomi male ovviamente, poi mentre mi allontanavo mi ha gridato cose offensive e non contenta mi sono ritrovata un suo mi piace su una delle mie foto del profilo Facebook. Nonostante il mio carattere mi piace vestirmi, molte delle volte delle persone hanno fatto anche dei commenti positivi sul mio abbigliamento, ma altre invece hanno disapprovato facendo commenti del tipo ha cambiato ancora look muoio, oppure io fossi in lei avrei vergogna, ecc..ecc.. e hanno provato antipatia anche solo per questi motivi futili. Secondo voi come mi dovrei comportare con persone di questo genere?"

 

"Mi sono da poco trasferita in una cittadina piuttosto lontano da casa per frequentare l'università.
Speravo che un cambio d'aria mi facesse bene,di incontrare nuove persone,di iniziare bene il mio percorso universitario....ma niente.Non è che mi aspettassi che mi accogliessero a braccia aperte,solo che proprio non riesco a socializzare con nessuno.

Ero partita molto bene,ero ottimista e entusiasta di poter studiare ciò che ho scelto di studiare.Purtroppo ora faccio fatica a continuare con questo stato d'animo....non riesco proprio a non buttarmi giù.
Le persone sembrano già conoscersi tutte,i gruppetti sono inaccessibili,persino quelli da due.Ho già provato a chiacchierare con alcune ragazze,ma nessuno sembra interessato a fare amicizia,a socializzare,diciamo.Tutti sembrano custodire gelosamente le proprie conoscenze,nessuno ti presenta nessuno,nessuno dopo che avete chiacchierato o fumato una sigaretta insieme che voglia passare il pranzo con te.

Mi sono ridotta a uscire dal campus per la pausa pranzo e andarmene in qualche bar un po' isolato,per non farmi vedere sempre sola.Ho persino pranzato in un parcheggio,perché tutti i bar sono pieni di studenti in compagnia,e non c'è posto per una persona da sola...mi vergogno.Mi vergogno di essere sola,della mia inflessione,persino di essere pallidissima.Cioè,qui tutte le ragazze hanno tendenzialmente montagne di terra in faccia,e sono vestite elegantissime anche per andare all'università,rossetto,vestiti super aderenti....trucco pesantissimo.I ragazzi tendenzialmente somigliano tutti al classico bulletto da periferia,tamarri,con i capelli ingellati,super impostati anche loro.Mi sento un pesce fuor d'acqua,vorrei essere invisibile....mi sento male persino per il fatto di essere molto alta,mi si nota di più.
Stando così le cose se fosse per me farei casa-università-casa.Ma abbiamo anche dei pomeriggi,e non so mai come passare il tempo morto.

In tutto questo mi sono resa conto di una cosa,anzi,ho avuto l'ennesima conferma:i miei non mi hanno abituato alla durezza.Tutta la forza che sento di avere,me la devo dare da sola,perché se chiamo i miei e per dire,mi sfogo,loro anziché spronarmi mi stimolano a fare la vittima,mi dicono poverina,mi commiserano come se fossi partita per la guerra e non fossi qui per mia scelta.

Non capisco proprio,mi sento evitata da tutti.Forse perché dò l'impressione di essere triste.In effetti lo sono,a volte devo sforzarmi di trattenere le lacrime.Non c'è ragione per emarginare una persona...un minimo di pietà.Invece nulla,anche se faccio capire che mi piacerebbe stare con una persona,conoscerla,più volte ho capito che questa non era interessata.Forse perché ho un aspetto un po' androgino,i lineamenti un po' severi....ma non lo so,non capisco.Le ragazze qui sono molto più "femminili" (a volte quasi caricaturalmente femminili).

Poi mi sale la rabbia e inizio a pensare in negativo da ogni punto di vista,penso che non sopporto il posto,la gente,il fatto che nessuno usi il congiuntivo (nemmeno i docenti),il fatto che il codice stradale qui sia appena una formalità....vorrei solo essere appena più serena.E invece sento un muro generalizzato.Mi ritengo una ragazza normale,persino carina forse.Eppure non capisco cosa non stia funzionando.Io mi ritengo molto gentile e disponibile...sto passando appunti a persone che devono ancora immatricolarsi per non farle rimanere indietro...e questo senza nemmeno conoscerle,tramite facebook.Se qualcuno mi chiede qualcosa cerco sempre di aiutarlo,soprattutto con la burocrazia universitaria,che è infernale...."

 

 

Perché alcune persone tendono ad essere antipatiche ad un numero elevato di persone e altre invece tendono ad essere simpatiche ad un numero elevato di persone?  Si legga simpatia.

 

La difficoltà nel recuperare una situazione in cui si è antipatici , la persona invece di rendersi conto della propria responsabilità nell'essere stata percepita come antipatica si risente e peggiora ulteriormente il quadro iniziale.

 

Qual è la differenza fra odio e antipatia? Questi due fenomeni sono simili ma temporalmente diversi, l'antipatia scatta nel "pre rapporto" cioè si allontana una persona prima di iniziare un rapporto perché da subito la si percepisce come negativa, che trasmette emozioni negative, l'odio invece scatta durante il rapporto, la persona si rende conto che la persona che ha vicino la soffrire e desidera allontanarla, persona che all'inizio non percepiva così o perché l'aveva idealizzata o perché è cambiato nel tempo uno dei due.

 

ESSERE ANTIPATICI E NON ACCORGERSENE

Da un anno a questa parte, per motivi di studio (università), mi sono trasferita da un piccolo paese in una città. Non vedevo l'ora che accadesse, l'ambiente del paese non è mai stato adatto per una persona come me, mi ha sempre soffocato ed ostacolato ed ero certa che la mia solitudine fosse legata anche all'ambiente in cui vivevo. Nemmeno le relazioni che ho tentato di tessere da piccola fino ai miei diciannove anni sono state soddisfacenti; di fatti ogni volta che ritornavo per le vacanze incontravo solo due o tre persone, a testimonianza che non avevo costruito nulla di solido durante la mia infanzia e adolescenza (o quantomeno, nulla che potesse durare). Già questo bastava a buttarmi giù.
L'ambiente della città, invece, mi sembrava il paradiso: pensavo che, in un posto pieno di persone, le mie occasioni di costruire dei rapporti con persone simili a me sarebbero state molte di più.
All'inizio dello scorso anno, quindi, sono partita (stranamente) ottimista e sicura. La realtà, invece, o meglio, le persone, hanno distrutto nel giro di poco questo proposito... Mi spiego meglio con degli esempi.
Ogni volta che si creava un'occasione di conversazione (a lezione, in biblioteca, in un gruppo studio) io cercavo sempre di buttarmi, andando anche contro la mia timidezza, ma le persone non sembravano propense a conoscermi... o meglio, al massimo si prendeva un caffè, si usciva una volta o due, e poi neanche ci si salutava più. Spesso mi sono sentita anche usata: le persone mi scrivevano solo per chiedermi appunti o libri, e questo mi faceva male... 
Inizialmente mi sforzavo di non pensarci, attribuivo la colpa al mio carattere, e continuavo a provare... uscivo in gruppo quando qualcuno mi invitava (perché qualcuno, dopotutto, sono riuscita anche a conoscere), cercavo di iscrivermi a qualche associazione, aiutavo tutte le persone che mi cercavano... Nessuna di queste cose però andava in porto come avrei voluto, e io tornavo a casa ancora più frustrata di prima e sola. Mi sentivo fuori luogo ovunque andassi e con chiunque.
Quando succede con una persona, ti dici "va beh, andrà meglio con qualcun altro", ma quando ha cominciato ad accadere con quasi tutti... mi sono fermata un attimo a farmi qualche domanda. 
Cos'ho che non va? Possibile che una persona a cui non piace il divertimento "estremo" (sballarsi fino a stare male, frequentare le discoteche, bere) debba per questo motivo restare da sola? Possibile che sia solo colpa del mio carattere? Oppure: perché non incontro quasi mai persone con cui trovarmi a mio agio?
Ho tentato anche con il mondo dei social network, ma non mi piace l'idea di costruire qualcosa tramite un computer, io vorrei costruire qualcosa di vero nel posto in cui sto e con persone presenti fisicamente. 
Da quest'anno, ho smesso di sforzarmi a fare qualunque cosa. Ho smesso di costringermi ad uscire, di intessere relazioni, di fare cose contro la mia volontà... ma la situazione non sta migliorando, e quindi passo molto del mio tempo da sola, a parte qualche rara eccezione in cui esco in compagnia. Vedere le persone in compagnia e più felici di me mi fa stare male, più di quanto lo faccia stare da sola. Spesso, quando sono da sola, il pensiero del suicidio mi sfiora la mente e questo mi spaventa molto... Sto già valutando di iniziare un percorso psicologico, perché questa situazione sta diventando insostenibile, e non voglio che influenzi il mio rendimento universitario, più di quanto lo stia già facendo.

 

L'ignoranza nell'antipatia e non rendersi conto di concetti banali come "sorridere ci fa risultare più simpatici" perché un sorriso trasmette una sensazione piacevole a chi lo osserva oltre che farci apparire per deduzione una persona più solare, persona che tende ad essere positiva etc..

 

Antipatia immediata e antipatia tardiva

"Vi è mai capitato in un determinato contesto sociale -di qualsiasi tipo- in cui frequentate delle persone per un periodo di tempo, all'inizio si presentano sorridendo e dopo un po' che imparano a "conoscervi" non vi guardano nè certamente sorridono più.


Vi è mai capitato di fare una certa impressione di normalità all'inizio di relazioni sociali per poi far rendere conto alle persone che emanate onde negative costanti?"
ultima modifica il: 05-09-2019 - 9:23:36
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