educazione ubbiosa e condizionata vs educazione spiegata e compresa, quando il soggetto si sente condizionato o costretto senza capire il perché e quando invece una persona capisce esattamente perché gli conviene comportarsi in uno specifico modo
L'etimologia di educazione è "condurre fuori", ma condurre fuori cosa? Un'etimologia che non aiuta perché manca l'oggetto della frase. L'educazione va intesa come una parte della formazione del soggetto, si forma qualcuno cambiandolo dentro in modo che quel cambiamento si manifesti con uno specifico cambiamento comportamentale.
Il significato più utile è il terzo, il quale si collega poi con il secondo in quanto un'educazione orientata al sociale aiuterà il soggetto a sapersi comportare con gli altri, saprà cosa vuol dire stare con gli altri.
L'educazione diventa un concetto utile e fondamentale in ambito esistenziale perché ci fa comprendere chiaramente che ogni cosa che insegnamo a qualcuno, se attecchisce, ne cambia la personalità o la arricchisce laddove ne era sprovvista e ciò emerge nel suo modo di comportarsi e di agire.
L'educazione pone l'accento sul versante attivo ed esterno, tutto ciò che un agente esterno può applicare sul soggetto in modo intenzionale o meno, in quanto possiamo educare qualcuno anche senza accorgercene perché l'altro ci guarderà, ci imiterà, acquisirà qualcosa.
Per questo quando qualcuno parla di "bambino maleducato" si attacca non tanto il bambino in sé ma gli educatori intorno che non sono stati in grado di educarlo al punto da farlo interagire con gli altri, fargli seguire le norme sociali, renderlo integrato alla comunità con cui si sta interagendo. Ma questa è solo una porzione dell'educazione, l'educazione ha innumerevoli fini, non solo quelli sociali, ogni volta che un soggetto trasmette qualcosa a qualcuno, ne insegna qualcosa, dice qualcosa ha un intento educativo, che non è detto che attecchirà ma se attecchisce ne muterà il comportamento, da qui il senso di "condurre fuori" che può essere inteso che ne cambierà il comportamento esteriore, quello che si vedrà all'esterno nei modi di fare.
La domanda a questo che sopraggiunge è perché si educa? Per diversi motivi, alcuni dei quali possono essere considerati un "fallimento" perché produrranno un male al soggetto, ogni educazione va considerata in base al bene che ha sul soggetto.
(confondere l'educazione con la pedagogia e la formazione, il percorso di crescita e cambiamento di ogni soggetto e il fatto che ci siano eventi esterni formati, tutto questo non ha niente a che fare con l'educazione che invece mira a fornire una guida morale)
L'educazione è l'insegnamento delle norme di comportamento da eseguire in un dato luogo e tempo, dando al soggetto delle lingue guida comportamentali che non necessitano della conoscenza dell'altro perché in un dato luogo "si fa così" e ciò favorisce l'integrazione.
- il primo è che viene trasmessa senza spiegazioni ma creando un soggetto bigotto che lo vivrà come un "si fa così punto e basta", un educatore funzionale invece aiuta il soggetto ad essere consapevole del perché quella norma va seguita, quali sono i vantaggi e le conseguenze;
Questo secondo punto potrebbe spiegare perché il soggetto viva la società come una gabbia e una prigione, imprigionato dai suoi stessi educatori che l'hanno caricato di norme, vissuti come doveri, che in realtà non esistono, ma facendo sentire il soggetto sbagliato agli occhi degli altri se non si comporta in quel modo.
- sia quello di non essere riusciti a far comprendere le norme al soggetto senza che sia un bigotto (cioè comprendole);
- sia quello in cui si è sconfinati nell'educazione facendo credere al soggetto che alcuni aspetti dell'esistenza siano delle norme da seguire, quando non lo sono affatto.
Si parla di educazione severa quando le norme sono state impresse per punizione, di solito questo accade quando l'educatore non è in grado di spiegare la regola, il soggetto non la segue e si fa in modo che tramite la punizione il soggetto venga condizionato ad eseguirla.
Educare, il ruolo dell'educazione è una formazione particolare che riguarda l'ambito delle interazioni sociali. L'educatore non necessariamente è una figura positiva, anzi si potrebbe dire che i problemi integrativi che una persona possiede sono da ricondurre a queste figure in quanto sarebbe sufficiente rimanere immersi in un contesto per adattarsi senza particolari problemi ad esso il "crescere dentro la strada";
Informare, termine generico che descrive il ruolo dell'informatore che è colui che produrrà qualsiasi cosa nuova nelle mente dell'altro, forma nuova conoscenza di qualsiasi tipo;
Insegnare, riguarda la formazione dei segni e quindi una persona aiuta un'altra a sviluppare i codici che si usano in quella società, le parole, i significati dei gesti e anche di frasi (frasi idiomatiche) che vanno al di fuori del significato letterale. L'insegnante trasmette i segni in modo attivo.
- far credere che gli altri siano brutti e cattivi, pericolosi o quant'altro;
Qualsiasi forma di insegnamento che non sia collegata al mondo esterno e agli altri (come ad esempio al giudizio degli altri) non è da considerarsi educazione.
Educare letteralmente vuol dire guidare fuori, che l'AB traduce letteralmente come "guidare una persona a sapersi comportare fuori, cioè con gli altri".
Conoscere questi cinque punti ci dice chiaramente cosa sia l'educazione e che ruolo svolga un educatore, l'educatore è colui che tenta di aiutare e velocizzare un percorso di crescita che potrebbe avvenire anche da solo.
Qui iniziano a sorgere i paradossi dell'educazione, l'AB ne trova due:
- il secondo si potrebbe definire come paradosso dell'educazione al disadattamento. L'educatore trasmette le sue regole ma altro non fa che trasmettere regole errate o disfunzionali che andranno a danneggiare il soggetto socialmente parlando. L'educazione qui può essere diretta o indirtta dove per indiretta vuol dire che viene preso come modello comportamentale e la persona emulandola assorbe quelle norme sociali che invece di aiuarla la danneggeranno.
Ogni qualvolta c'è una caso di disadattamento sociale troverete questi tre punti:
- il soggetto per un periodo significativo della sua esistenza è stato fuori dai contesti sociali, impedendogli di fare socializzazione e producendo lacune sulle regole sociali.
La situazione si complica nel momento in cui questi punti coesistono, ad esempio una persona potrebbe essere stata educata disfunzionalmente da un genitore ma comunque salvarsi nella socializzazione, riuscendo comunque a mettere da parte gli errori del genitore e costruirsi una sua visione più funzionale ma in alcuni casi potrebbe non accadere e nonostante la socializzazione gli errori di educazione potrebbero avere un peso tale da portare la persona ad essere emarginata e non riuscire a socializzare.
Queste regole si acquisiscono sia per socializzazione se non c'è un educatore a spiegarle, dove il soggetto immerso nella società anche se non comprende come un animale viene condizionato a seguire percorsi che non lo puniscono ma che lo premiano ed evitare percorsi punitivi.
- conosce il ruolo della socializzazione e fa in modo che il bambino sia costantemente immerso nel sociale, il suo ruolo sarà quello di aiutare la persona nel socializzare, comprendere il mondo (specialmente quello prossimale) e quindi favorire un percorso che avviene da sé, velocizzandolo, migliorandolo, etc...;
- conosce il problema dell'essere preso come modello, questo punto si riallaccia al precedente, proprio perché c'è il rischio di essere presi come modelli la persona si rende conto che prima di mettere al mondo un figlio è necessario che risolva i suoi problemi di integrazione con il sociale per evitare che suo figlio si ritrovi nella stessa situazione problematica;
"Cara mamma, È la tua festa. È la tua festa e tu hai reclamato un regalo,ma la pianta che ti ho regalato al tuo compleanno è morta.Allora niente pianta, ti ho fatto una torta,ma è uscita tutta dalla tortiera, ho rovinato il forno ed è rimasto un quadrato marrone e molle, te la porto lo stesso. Cara mamma,con te non si può mai parlare perchè ci chiudi la bocca,o ti alzi e vai via,perchè hai le pignatte sul fuoco. Mamma tu vorresti nipoti,ma mi hai insegnato che avere figli è la peggiore delle disgrazie e iograzie a te non ne avrò mai,e ti ringrazio per questo. Tu mi hai sempre detto che non ce la potevo fare,e infatti non ce l'ho mai fatta. Tu sei convinta che io sia sfigata e infatti lo sono. Ti preoccupi che abbia sempre da mangiare a sufficienza e sia abbastanza coperta in inverno e al fresco d'estate. Non preoccuparti mamma, le tue ossessioni mi hanno tenuta al riparo, nutrita e vestita quanto basta, e sola e in balía del mondo.E di te,dei tuoi sbalzi d'umore e del tuo fare il bello è il cattivo tempo nelle nostre vite,tutti ossessionati da te. A te non piacciono le persone schive e riservate,non ti piace mio fratello e ti piacevo io, perchè chiacchieravo tanto. Ma tu non hai orecchie per ascoltare, hai la testa sotto la sabbia, dormi e ti riposi e io ero sola,ti cercavo,non ti trovavo, e tu non capivi perchè non volevi. Mamma,sono stata io a dire a tutti che la tua era depressione forte, che non erano capricci,che andavi curata.Però tu non ti sei occupata della mia, tu non sopporti la nostra sofferenza e non la vuoi.E io non te la mostro. Mamma io non ti ho mai voluta,fin da piccola volevo disperatamente un'altra mamma,bella giovane e allegra, volevo una mamma che abbracciava, e ora che dovrò occuparmi di te come farò?Come farò,ad amarti se non mi hai insegnato ad amare . Siamo una l'ossessione dell'altra, tu mi hai insegnato la paura,e io l'ho imparata"
educazione è l'atto intenzionale di trasmettere qualcosa a qualcuno, è il come si trasmette questa cosa a determinare la tipologia di educazione.
Questo termine è fondamentale per capire la differenza fra modellamento che spiega perché a prescindere da quello che una perona faccia intenzionalmente viene preso come modello dalle persone che ha vicine che stanno crescendo, con l'educazione che è invece il tentativo intenzionale di trasmettere qualcosa a qualcuno e quindi cambiarlo in un determinato modo.
- insegnare, trasmettere informazioni se un bambino chiede "come si lavano i denti" una persona che spiega come si fa sta insegnando, se un bambino chiede "perché" chi risponde sta insegnando;
- addestrare, trasmettere un'abilità senza che sia necessario l'attenzione e un livello alto di conscienza da parte del soggetto. Usato in generale sugli animali, sui soldati e serve per preparare ad una risposta immediata. Viene usato affinché il soggetto abbia risposte rapide ed efficaci in contesti emotivi dove anche volendo non potrebbe esserci la lucidità di avere un piano d'azione, si pensi al rispondere ad una aggressione o l'addestramento ad una via di fuga in caso di emergenza. Un esempio di addestramento lo si trova in polizia dove sottopongono giorno dopo giorno i polizzioti a dei circuiti dove sparano nel modo più veloce possibili a sagome che raffigurano civili o criminali in modo che tale risposta sia addestrata e non pensata.
L'addestramento si basa sul generare degli automatismi e fare in modo che il soggetto sia in grado di rispondere in modo rapido senza che sia necessario pensare, anzi il pensare in alcune situazione che richiedono immediatezza sarebbe perfino controproducente mettendo il caso che il soggetto non abbia perso lucidità per farlo.
Cos'è l'indottrinamento? L'educazione tesa a generare un soggetto che apparterrà ad una sola corrente di pensiero, tentando di annullare la sua componente critica, di dargli una sola verità, etc..
Queste tre componenti già descritte (insegnare, inculcare e addestrare) insieme al modellamento (ovvero quando il soggetto non educa ma lascia che il soggetto apprenda in modo casuale dalla realtà circostante) fanno capire come le forme di educazione siano infinite e variegate, si passa dall'indottrinamento all'insegnamento puro dove si genera un soggetto libero e pensante senza regole che è consapevole e nient'altro.
Un soggetto che educa può fare ognuna di quelle quattro cose o solo alcune, e a seconda di come lo fa si ha una delle infinite possibilità educative.
educazione complementare, quando l'educatore non si sostituisce ma spiega, approfondisce e usa quello che accade come punto di partenza per aggiungere. Si rende conto che non possiede la verità assoluta e che nei limiti della propria conoscenza darà il massimo del proprio contributo per dare ciò che sa senza sostituirsi a nessuno e accettando che ciò che conta è la funzionalità e il benessere di chi si sviluppa e non il generare una "copia di sé";
educazione sostitutiva, il soggetto non accetta contaminazioni esterne su chi intendeeducare e quindi tenta di cancellare e distruggere qualsiasi cosa viene data dall'esterno, specialmente se non compatibile con il proprio pensiero. Sostitutiva vuol dire in soldoni che si tenta di cancellare tutto ciò che apprendono fuori o che gli hanno insegnato e che non si accetta.
Qui la situazione si complica perché senza concetti come validità, rigidità mentale, visione assolutistica difficilmente si può capire quale strada scegliere, grosso modo l'educazione complementare è la migliore perché lascia che il soggetto viva e capisca il mondo con l'aiuto di qualcuno che spiega a partire da questa esperienza, l'educazione sostitutiva finisce per trasmettere lo stesso livello di adattamento e disadattamento proprio per questo isolamento di visioni altrui senza lasciare che siano un spunto di integrazione e miglioramento.
L'inculcamento non va "demonizzato" a priori, anche perché la maggior parte della popolazione va avanti in questo modo ed esistono persone che nonostante non abbiamo sviluppato un loro pensiero, non sappiano spiegare le cose, risultano comunque efficaci in ciò che fanno e sanno come distriscarsi in diversi ambiti esistenziali. L'inculcamento ha la sua efficacia, così come ci sono norme e regole che hanno la sua efficacia. Pensiamo ad un lavoratore che si costruisce una famiglia e non ha particolari compiti da svolgere, potrebbe comunque avere un'esistenza soddisfacente limitandosi a seguire delle regole e norme che lo spingano comunque a fare una scelta efficace, che gli dicono cosa fare o cosa non fare, cosa è giusto o sbagliato. Per secoli la società è andata avanti in questa direzione senza difficoltà, oggi la situazione è differente perché con la tecnologia e le nuove libertà personali, la persona si ritrova un mondo estremamente più complicato, un mondo fatto di più scelte, più possibilità e questa etica che si è susseguita nei secoli è divenuta di colpo meno efficace, dato che non solo si era sviluppata per una realtà più semplice ma anche come strumento non è in grado di aiutare quando le situazioni iniziano ad essere eccessivamente complicate.
Pensiamo al giusto o sbagliato, immaginiamo un paesino di due secoli fa, dove per chi vi abitava quel paese e quelle persone corrispondevano al mondo, poche ed efficaci regole e norme avevano un senso, in quel contesto poteva essere realmente un giusto e uno sbagliato che aiutassero a vivere ma come si può oggi fare lo stesso in un realtà in cui siamo connessi, in cui la conoscenza è progredita, le possibilità sono diventate quasi infinite continuare a pensare che un giusto e sbagliato "assoluti" possano aiutare a capire o operare nella realtà.
Quale è il ruolo dei genitori?spiegando il paradosso del fallimento educativo odierno sia scolastico che genitoriale, dove si tende a non trasmettere una visione completa dell'esistenza, la scuola si limita a formare sulle varie materie, il genitore si limita a trasmettere ciò che sa, come vede il mondo, tendendo a riatturare quei meccanismi che ha ricevuto aggiungendoci ciò che ha sviluppato.
Educazioneoppressiva, si parla di educazione oppressiva quando l'educatore si pone come obbiettivo quello di scrivere un'esistenza, trasmettendo i propri valori, facendo in modo che la persona cresca "nevrotica" su quel versante in modo che non abbia possibilità di scelta, in modo che sia motivata e non metta in dubbio quella cosa. L'educazione oppressiva si differenzia da un'educazione classica in quanto quest'ultima si limita a trasmettere la propria visione delle cose, i propri doveri, la propria etica, i propri valori, ma è più qualcosa di generale, un'infarinatura e ciò che ci si aspetta da questa persona è che sia simile a noi, ma non uguale identica e si lascia un margine di autonomia, di scelta. Nell'educazione oppressiva questo margine non c'è, la persona impone i propri valori, impone quello che deve essere fatto, quello che si deve diventare, è come se si tentasse di scrivere l'esistenza della persona in anticipo, come un regista che dirige un film.
Ciò che accade non è sempre esattamente un percorso di insegnamento o di educazione, va considerato come frequenza. Un genitore che per la maggior parte degli episodi ha avuto un percorso educativo avrà comunque un impatto negativo anche se a volte si sarà comportato da insegnante, avrà spiegato qualcosa. Viceversa anche se una persona ha proceduto prevalentemente come insegnante anche se a volte si è comportato più come un educatore, avrà comunque un impatto positivo.
Questo accade in quelle figure che non sono pienamente conscie di ciò che fanno, non ci hanno pensanto sopra, ma si limitano a fare quello che più o meno hanno capitocasualmente nella loro esistenza, quello che hanno ricevuto e che rimettono in pratica.
Come considerare un genitore assente? Non tutti i genitori sono insegnanti o inculcatori, alcuni sono semplicemente assenti, persone che hanno fatto un figlio per dovere, per errore, per caso, pensando che lo avrebbero trovato piacevole o interessante e quindi tentano in ogno modo di fregarsene.
L'insegnamento consiste anche nella preparazione preventiva ai fenomeni più probabili dell'esistenza come il vomito, prima o poi ogni persona tenderà a vomitare, prepararlo vuol dire spiegare in questo caso che non ci saranno problemi, che non è doloroso, che non conviene opporsi agli stimoli del corpo, che non c'è nulla di cui avere paura, in modo che quando capiterà si svolgerà senza emozioni negative e senza problemi. Questo spiegherebbe perché alcune persone sensibili e non preparate finiscano per essere traumatizzate da eventi che capitano a chiunque ma che solo a loro lasciano il segno.
Per educare non basta istruire, disse Freud, io gli rispondo per far vivere una persona non basta educarla, anzi paradossalmente è educandola che la si vincola ad una perenne sopravvivenza.
Salve! sono una ragazza molto matura per la mia età, per quanto riguarda il mio modo di pensare a volte mi definisco "antica" perchè tengo ancora ai sani valori della vita, quelli trasmessi dai miei genitori e ancora prima dai miei nonni, valori come: la famiglia, l'amore, il rispetto, la dignità, l'onestà e l'umiltà. sono una ragazza che in autobus cede subito il posto alle persone più anziane con un gran sorriso. sono fiera di come sono perchè so di essere molto rara ormai. a luglio ho conseguito il diploma in scienze sociali con ottimi voti poichè negli ultimi anni ho messo da parte tutto per concentrarmi nello studio e dare il possibile. ho due migliori amiche, a cui vogliomolto bene e a cui parlo di tutto, ho un ottimo rapporto anche con i miei genitori sopratutto con mia mamma. ( in questa dichiarazione poi la ragazza afferma di avere diverse dissonanze, chi sa perché?)
Salve a tutti sono nuova del Forum. Francamente non sò da dove iniziare a raccontare la mia storia...diciamo solo che mi sento una "ragazza interrotta"..già, proprio come il titolo di un film di qualche tempo fà. Sono figlia unica, ma sono sempre stata trattata dai miei genitori come fossi una di 10 fratelli...ossia come una figlia fra i tanti che avevano. Quindi niente privilegi, niente affettuosità extra tipiche da "figlia unica" insomma. L'educazione che mi è stata impartita è del tipo "cresci in fretta e fatti le ossa da sola"...molto autoritari, non mi hanno mai aiutato in niente, da me hanno sempre avuto solo grosse aspettative come se dovessi diventare presidente della repubblica, però "da sola"! Una bella pretesa vero?! Purtroppo per loro la figlia che doveva essere "Wonder woman" e spaccare il mondo dal nulla, in realtà è molto più terrena...anzi.. "terra terra" và! Sono di caratterechiuso, introverso, timido, ho mille insicurezze e sono così fragile che se solo potessi mi spezzerei in più parti, anzi meglio, mi polverizzerei. Diciamo che queste non sono proprio le premesse per diventare una superdonna...come avrete facilmente intuito. Ora...il punto è che "o ci fanno, o ci sono"...nel senso che io di buono nella vita non ho mai concluso nulla, e loro con tanto di fare ultra-sorpreso, si domandano "come mai io sia così!"...mah, non sò se è un offesa alla mia intelligenza o se sono stupidi loro, questo sinceramente non l'ho mai capito! Fatto sta che dopo una giovinezza passata fra un lavoro precario e un altro, perennemente single,
LE BUGIE DEI GENITORI, IL TEST
Ierisera a cena, mia figlia, nell'ingenuità come curiosità infantile che la contraddistingue, davanti al piatto di minestra che rappresentava la nostra cena, ci ha fatto una domanda a cui sono rimasto perplesso, ma sapevo doveva arrivare. "Papà, perchè in mensa a scuola, ci danno il primo, il secondo con il contorno, la frutta e qui a casa, da tempo, mangiamo quasi sempre piatto unico?" Non potevo imputare, davanti ai suoi occhi la crisi, le difficoltà di casa dovute alla mancanza di soldi perchè a entrata unica e col mutuo. Lei, non ha colpa di questo, del mio declassamento, della congiuntura. Ho risposto semplicemente" Per nostra abitudine.", ma sapevo dentro di me che avrebbe comunque capito la vera verità. Oggi, riflettendoci, mi sento in colpa, come se avessi distrutto o comunque qualcosa nel nostro rapporto con quella scusa.
Sono una ragazza di 21 anni, e fino a qualche mese fa credevo di essere felice. Sono stata una bambina molto timida, e crescendo ho conservato un carattere tendenzialmente riservato, che mi ha fatta molto soffrire perchè a causa di questo mio modo di pormi rispetto agli altri mi sono sempre sentita 'incapace' di creare e vivere appieno i rapporti di amicizia che ho sempre desiderato. Ad appesantire le mie difficoltà, si è aggiunta una routine pienissima impostami fin da bambina dai miei genitori, fatta di studio, scuola di musica, sport,, che piuttosto che permettermi di trascorrere il mio tempo a condividere cose semplici con i miei coetanei (e ad imparare a stare con gli altri), mi hanno sì permesso di imparare a suonare e a ballare, ma mi hanno privata di ogni occasione di integrarmi fra i miei compagni di classe. Concorsi, gare, saggi, continue dimostrazioni di bravura..tante rinunce (che sostanzialmente non mi hanno portata a nulla). Per la cieca ambizione di mia madre.
LETTERA AGLI EDUCATORI SCOLASTICI (statisticamente fallimentarti)
Che cosa avrei voluto sentirmi dire il primo giorno di scuola dai miei professori, o cosa vorrei che mi dicessero se tornassi studente?
Ditemi qualcosa di diverso, di nuovo, perché io non cominci ad annoiarmi da subito, ma mi venga almeno un po’ voglia di cominciarlo, quest’anno scolastico. Dall’orecchio della passione ci sento benissimo.
Dimostratemi che vale la pena stare qui per un anno intero ad ascoltarvi. Ditemi, per favore, che tutto questo c’entra con la vita di tutti i giorni, che mi aiuterà a capiremeglio il mondo e me stesso, che insomma ne vale la pena di stare qua. Dimostratemi, soprattutto con le vostre vite, che lo sforzo che devo fare potrebbe riempire la mia vita come riempie la vostra. Avete dedicato studi, sforzi e sogni per insegnarmi la vostra materia: adesso dimostratemi che è tutto vero, che voi siete i mediatori di qualcosa di desiderabile e indispensabile, che voi possedete e volete regalarmi.
Buon Natale! Sei ora il fiero possessore di un iPhone. Accidenti! Sei un ragazzo di 13 anni bravo e responsabile e ti meriti questo regalo. Ma il regalo comprende alcune regole. Leggi bene il seguente contratto. Spero tu capisca che il mio compito è crescerti in modo che tu possa diventare un uomo sano ed equilibrato, che sa stare al mondo e coesistere con la tecnologia, ma non esserne dominato. Se non rispetterai queste regole metterò fine alla tua condizione di proprietario del telefono. Ti vogliobene e non vedo l’ora di scambiare con te milioni di messaggi nei giorni a venire.
Il telefono è mio. L’ho comprato io. L’ho pagato io. In sostanza te lo sto prestando. Sono la migliore o no?
Se suona, rispondi. È un telefono. Di’ “Pronto”, sii educato. Non provare mai a ignorare una telefonata se sullo schermo vedi scritto “Mamma” o “Papà”. MAI.
Consegna prontamente il telefono a uno dei tuoi genitori alle ore 19.30 dei giorni di scuola e alle ore 21.00 nei fine settimana. Verrà spento per la notte e riacceso alle 7.30 del mattino. Se c’è un momento in cui non ti verrebbe da chiamare qualcuno sul suo telefono fisso perché temi che potrebbero rispondere i suoi genitori, allora non chiamare o non scrivere messaggi. Dai retta all’istinto e rispetta le altre famiglie, come noi vorremmo essere rispettati.
Il telefono non viene a scuola con te. Parlaci un po’ con le persone a cui normalmente mandi messaggi. Fa parte delle cose che si devono imparare nella vita. *Sui giorni in cui esci prima da scuola o i giorni di gita è necessaria una valutazione caso per caso.
Se il telefono cade nella tazza del water, va in pezzi cadendo a terra o svanisce nel nulla, sei responsabile del costo di sostituzione o riparazione. Taglia l’erba, fai il babysitter, metti da parte i soldi che ti regalano al compleanno. Se succede devi essere pronto.
Non usare la tecnologia per mentire, deridere o ingannare un altro essere umano. Non farti coinvolgere in conversazioni che possono fare del male a qualcun altro. Sii un buonamico e non ti mettere nei guai.
Non scrivere in un messaggio o una mail qualcosa che non diresti di persona.
Non scrivere in un messaggio o in una mail qualcosa che non diresti in presenza dei tuoi genitori. Cerca di censurarti, stacci attento.
Niente porno. Cerca sul web contenuti di cui parleresti anche con me. Se hai domande rispetto a qualsiasi cosa, chiedi a una persona – preferibilmente a me o a papà.
Spegnilo, rendilo silenzioso, mettilo via quando sei in pubblico. Specialmente al ristorante, al cinema e mentre parli con un altro essere umano. Non sei una persona maleducata, non permettere all’iPhone di trasformarti.
Non inviare e non chiedere foto delle tue parti intime o di quelle di qualcun altro. Non ridere. Un giorno sarai tentato di farlo, a dispetto della tua intelligenza. È rischioso e potrebbe rovinare la tua vita al liceo, all’università, della tua età adulta. Il cyberspazio è vasto e più potente di te. Ed è difficile far sparire le cose da questo spazio, inclusa una cattiva reputazione.
Non fare miliardi di foto e video. Non c’è bisogno di documentare tutto. Vivi le tue esperienze, rimarranno nella tua memoria per sempre.
Lascia il telefono a casa, qualche volta, e sentiti sicuro di questa decisione. Non è vivo e non è una tua estensione. Impara a fare senza. Sii più grande e potente della PSTM, la paura di sentire la tua mancanza.
Scarica musica nuova o classica o diversa da quella che ascoltano milioni di tuoi coetanei. La tua generazione ha un accesso alla musica senza precedenti nella storia. Approfittane, espandi i tuoi orizzonti.
Tieni gli occhi aperti. Guarda cosa succede intorno a te. Guarda fuori dalla finestra. Ascolta il canto degli uccellini. Fai una passeggiata, parla con uno sconosciuto, fai lavorare la tua immaginazione senza Google.
Farai qualche casino. Ti ritirerò il telefono. Ci metteremo seduti e ne parleremo. Ricominceremo da capo. Io e te continuiamo a imparare cose nuove, giorno per giorno. Io sono dalla tua parte, sono nella tua squadra. Siamo insieme in questo.
Questo documento mi da la possibilità di spiegare come il fallimento educativo venga visto dalle stesse persone che lo hanno subito in modo diverso, ho letto diversi commenti nella rete e ho notato che le persone si schieravano o a favore o contro, e quelle che si schieravano contro non fornivano alcuna alternativa.
Perché queste regole altro non sono che un messaggio del tipo "tu non sai come si vive, allora io ti darò delle regole che tu seguirai", stiamo parlando di un ragazzo di 13 anni, e la mamma da per scontato che questo non sappia fare nessuna analisi di situazione, nessuna deduzione, non sia minimamente saggio, altrimenti non starebbe li a dargli mille regole, probabilmente questa madre durante il corso dell'esistenza non ha fatto altro che educare questo ragazzo, dandogli mille regole etiche, e non toccando mai ambiti esistenziali come, passioni, fallacie, emotività attiva, in sintesi non gli ha insegnato a vivere, dandogli un'educazione continua, è la sua campana di vetro, ma cosa farà quando questa si romperà?
Qualcosa mi dice che questa persona continuerà a dare ascolto alla prossime autorità che incontrerà.
Secondo la mia visione dell'esistenza è possibile insegnare la vita ad una persona in modo che già a 5 6 anni sia pronta per incamminarsi con la sola aggiunta di un sostegno, cioè lo stesso insegnante sarà sia una delle fonti sia una persona che lo proteggerà fino a quando non sarà autosufficiente. Qui si parla di 13 anni e ancora lo si ritiene un neonato, forse perché quei 13 anni sono stati spesi ad un'educazione fatta di devi non devi fare, piuttosto che creare un'entità e predisporla ad essere completa, autosufficiente e libera.
Quando ho letto il punto 6 ho avuto un brivido, ricordando quanta paranoia e soffernza provassi da bambimo per questa responsabilità che mi davano, per oggetti di poco prezzo, partivano sgridate lunghe ore, a queste persone che ho sempre definito come "mostri" oltre che "genitori fallimentari" riporto un pezzo di Rndy Pausch, uno dei pochi insegnanti di vita che abbia conosciuto:
Ogni mese portavo i miei nipoti per un week-end per dare respiro a mia sorella e suo marito. E prima di salire sulla mia auto nuova mia sorella continuava a dirgli: "Questa è l'auto nuova dello zio Randy. Mi raccomando, non sporcatela, ecc.". E loro scoppiarono a ridere, perché nel frattempo io alle sue spalle avevo aperto una lattina e la stavo rovesciando incurante sui sedili posteriori. Lei corse verso di me gridandomi: "Cosa stai facendo?!" Le dissi: "È una 'cosa', soltanto una 'cosa'".
Se do l'iphone ad un bambino è perché è un ulteriore mezzo per farlo crescere, può cercare qualunque cosa da lì, anche il porno, cosa vietata dalla madre bigotta, può scoprire il mondo ovunque si trovi e se lo romperà non sarà un problema specialmente se comprenderà l'errore e da quell'errore trarrà ulteriori spunti di crescita.
NON PUOI SCAPPARE DAL FALLIMENTO EDUCATIVO
Da una settimana sono andato a vivere da solo, lontano dagli odiati genitori. Risultatoassolutamente deludente: le paranoie, l'ansia, la fobia sociale, e tutti gli altri migliaia di problemi mentali rimangono. Come mi avvetrì una volta lo psicologo, quando gli chiesi se andarmene di casa non avrebbe risolto qualcosa: è come avere uno zaino, te li porti sempre dietro indipendentemente da dove vai a vivere. E non è nemmeno calata la rabbia e l'odio verso di loro. Di chi è la colpa (diciamo la causa, se no qualcuno qua si mette a fare la morale) se sono così? di quei due, ma i danni li hanno fatti anni fa, però l'odio rimane perchè tutti i giorni ne pago le conseguenze.
Ora le prospettive sono ancora più inquietanti a questo punto...
(E guarda caso nel pensiero del giorno appariva questo aforisma "È inutile tentare di fuggire quando la prigione è dentro di noi." eccco è così)