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Cos'è l'educazione?

Si legga formazione.

(apprendimento, ci modifichiamo, possiamo acquisire dall'esterno per adattarci, l'educazione è conseguenza dell'apprendimento, qual'è la differenza fra educatore e formatore?

Spezzare le catene famigliari in termini educativi

educazione ubbiosa e condizionata vs educazione spiegata e compresa, quando il soggetto si sente condizionato o costretto senza capire il perché e quando invece una persona capisce esattamente perché gli conviene comportarsi in uno specifico modo

comportamento ed educazione, quando eventi casuali o mirati sono in grado di cambiare il comportamento di un soggetto)

Collegare con insegnare.

L'etimologia di educazione è "condurre fuori", ma condurre fuori cosa? Un'etimologia che non aiuta perché manca l'oggetto della frase. L'educazione va intesa come una parte della formazione del soggetto, si forma qualcuno cambiandolo dentro in modo che quel cambiamento si manifesti con uno specifico cambiamento comportamentale.

Questa etimologia ha infatti tre possibili significati:

- condurre fuori inteso come portare alla luce qualcosa che è già dentro;

- condurre fuori inteso "fare in modo che il soggetto sappia stare fuori, sappia stare con gli altri" cioè condurlo a saper stare fuori;

- condurre fuori inteso come comportamento, tutto ciò che verrà insegnato e poi uscirà fuori come comportamento visibile agli altri.

 

Il significato più utile è il terzo, il quale si collega poi con il secondo in quanto un'educazione orientata al sociale aiuterà il soggetto a sapersi comportare con gli altri, saprà cosa vuol dire stare con gli altri.

L'educazione diventa un concetto utile e fondamentale in ambito esistenziale perché ci fa comprendere chiaramente che ogni cosa che insegnamo a qualcuno, se attecchisce, ne cambia la personalità o la arricchisce laddove ne era sprovvista e ciò emerge nel suo modo di comportarsi e di agire.

L'educazione è un processo attivo, non farlo lascia che il soggetto venga educato casualmente dall'esperienza, da informazioni apprese qua e la.

L'educazione pone l'accento sul versante attivo ed esterno, tutto ciò che un agente esterno può applicare sul soggetto in modo intenzionale o meno, in quanto possiamo educare qualcuno anche senza accorgercene perché l'altro ci guarderà, ci imiterà, acquisirà qualcosa.

Per questo quando qualcuno parla di "bambino maleducato" si attacca non tanto il bambino in sé ma gli educatori intorno che non sono stati in grado di educarlo al punto da farlo interagire con gli altri, fargli seguire le norme sociali, renderlo integrato alla comunità con cui si sta interagendo. Ma questa è solo una porzione dell'educazione, l'educazione ha innumerevoli fini, non solo quelli sociali, ogni volta che un soggetto trasmette qualcosa a qualcuno, ne insegna qualcosa, dice qualcosa ha un intento educativo, che non è detto che attecchirà ma se attecchisce ne muterà il comportamento, da qui il senso di "condurre fuori" che può essere inteso che ne cambierà il comportamento esteriore, quello che si vedrà all'esterno nei modi di fare.

L'educazione pone l'accento e la responsabilità sugli educatori esterni sia quando educano e fanno errori sia quando non educano, indicando come un soggetto nei suoi fallimenti e successi abbia comunque una coresponsabilità in chi l'ha educato.

 

Educazione e pedagogia, ovvero la scienza che studia la crescita in generale di un soggetto e quindi anche il ruolo dell'educazione, come migliorarla, come educare, etc...

 

La domanda a questo che sopraggiunge è perché si educa? Per diversi motivi, alcuni dei quali possono essere considerati un "fallimento" perché produrranno un male al soggetto, ogni educazione va considerata in base al bene che ha sul soggetto.

In linea generale il fallimento più diffuso è quello di "imporre una strada al soggetto" è il modo più facile di educare, si impone la propria strada, le proprie credenze in modo rigido ma il modo migliore di educare qualcuno è di basarsi sulla vita e sull'autenticità di chi stiamo educando, il nostro fine è di aiutare a conoscere e scoprire se stesso, inseguire la sua natura e dargli le basi per comprendere e adattarsi al mondo.

L'educazione ha prevalentemente due metodi:

- cognitivo, spiegare, insegnare, formare, far crescere la personalità del soggetto pontenziando il suo modo di pensare, comprendere, dedurre e arrivare a conclusione e determinando il proprio comportamento;

- comportamentale, detto anche addestramento, si tende a punire i comportamenti sgraditi e incentivare quelli spontanei o prodotti tramite imitazione o altro in modo di rinforzarli.

 

(confondere l'educazione con la pedagogia e la formazione, il percorso di crescita e cambiamento di ogni soggetto e il fatto che ci siano eventi esterni formati, tutto questo non ha niente a che fare con l'educazione che invece mira a fornire una guida morale)

L'educazione è l'insegnamento delle norme di comportamento da eseguire in un dato luogo e tempo, dando al soggetto delle lingue guida comportamentali che non necessitano della conoscenza dell'altro perché in un dato luogo "si fa così" e ciò favorisce l'integrazione.

Detto in altri termine è come se la persona aiutasse il soggetto tramite l'educazione ad imparare quelle norme di comportamento che potrebbe sviluppare anche solo per adattamento, ma in questo modo il soggetto è facilitato, evitando non solo di avere esperienze negative ma di integrarsi più rapidamente.

L'educazione presenta due problemi:

- il primo è che viene trasmessa senza spiegazioni ma creando un soggetto bigotto che lo vivrà come un "si fa così punto e basta", un educatore funzionale invece aiuta il soggetto ad essere consapevole del perché quella norma va seguita, quali sono i vantaggi e le conseguenze;

- il secondo è che l'educatore fa ricadere nell'educazione non solo ne norme sociali, che hanno il fine di farlo integrare con gli altri, ma anche altri comportamenti esistenziali che sono invece soggettivi e andrebbero compresi meglio e determinati dal soggetto. L'educatore fallimentare inizia a far vivere in modo bigotto e con "si fa così" anche altri aspetti quali che lavoro fare, come ci si comporta, come si vive, finendo per fargli vivere quella che è la sua soggettività come una norma da seguire in funzione degli altri.

 

Questo secondo punto potrebbe spiegare perché il soggetto viva la società come una gabbia e una prigione, imprigionato dai suoi stessi educatori che l'hanno caricato di norme, vissuti come doveri, che in realtà non esistono, ma facendo sentire il soggetto sbagliato agli occhi degli altri se non si comporta in quel modo.

 

L'educazione è limitata, è un settore in cui una volta fatte comprendere le norme del posto al soggetto in modo consapevole, si va oltre facendo comprendere come funzioni la realtà, come vivere.

 

Quando si parla di fallimento educativo si evidenziano entrambi questi aspetti:

- sia quello di non essere riusciti a far comprendere le norme al soggetto senza che sia un bigotto (cioè comprendole);

- sia quello in cui si è sconfinati nell'educazione facendo credere al soggetto che alcuni aspetti dell'esistenza siano delle norme da seguire, quando non lo sono affatto.

 

 

Si parla di educazione severa quando le norme sono state impresse per punizione, di solito questo accade quando l'educatore non è in grado di spiegare la regola, il soggetto non la segue e si fa in modo che tramite la punizione il soggetto venga condizionato ad eseguirla.

 

L'educazione è necessaria ma è solo una piccola parte dell'insegnamento necessario per la crescita e lo sviluppo di un individuo funzionale in grado di comprendere la realtà.

 

Quando una persona non rispetta le norme oggettive di un luogo viene definito per l'appunto "maleducato", per comprendere l'educazione è necessario che il soggetto abbia una visione oggettiva di quel luogo valida, alcune persone potrebbero avere delle norme distorte e non oggettive.

 

 

Elenco di disambiguazione:

Educare, il ruolo dell'educazione è una formazione particolare che riguarda l'ambito delle interazioni sociali. L'educatore non necessariamente è una figura positiva, anzi si potrebbe dire che i problemi integrativi che una persona possiede sono da ricondurre a queste figure in quanto sarebbe sufficiente rimanere immersi in un contesto per adattarsi senza particolari problemi ad esso il "crescere dentro la strada";

Informare, termine generico che descrive il ruolo dell'informatore che è colui che produrrà qualsiasi cosa nuova nelle mente dell'altro, forma nuova conoscenza di qualsiasi tipo;

Insegnare, riguarda la formazione dei segni e quindi una persona aiuta un'altra a sviluppare i codici che si usano in quella società, le parole, i significati dei gesti e anche di frasi (frasi idiomatiche) che vanno al di fuori del significato letterale. L'insegnante trasmette i segni in modo attivo.

 

Un problema educativo, non necessariamente l'educatore trasmette cose valide ma sopratutto potrebbe trasmettere una serie di credenze sul sociale distorte, traslando per assurdo, il suo disadattamento a chi sta educando, esempi:

- trasmettere valori in base alle norme sociali;

- far credere che gli altri siano brutti e cattivi, pericolosi o quant'altro;

 

Qualsiasi forma di insegnamento che non sia collegata al mondo esterno e agli altri (come ad esempio al giudizio degli altri) non è da considerarsi educazione. 

 

Quanto più è stato commesso un fallimento educativo quanto più sarà necessario decostruire.

 

 Educare letteralmente vuol dire guidare fuori, che l'AB traduce letteralmente come "guidare una persona a sapersi comportare fuori, cioè con gli altri".

 

Come si educa una persona? Come la si aiuta ad integrarsi con gli altri? Prima di rispondere a queste domande è necessario avere chiari questi concetti:

- socializzazione, questo concetto ci fa capire che un bambino immerso fin da subito in un contesto sociale lo porta ad integrarsi e crescere anche se l'ausilio di nessuno, sarà l'osservazione e l'esperienza che farà direttamente nel contesto a fargli sviluppare quelle regole sociali, capire chi lo circornda;

- omologazione, diretta conseguenza della socializzazione ma anche di un'educatore funzionale, alcune parti della personalità vengono forgiate in base alla società che ci circonda come se la persona crescesse "trovano piacevoli alcune cose e di fatto non vedrà la società esterna necessariamente come regole da seguire ma anche solo limintandosi a seguire quello che trova piacevole avrà comportamenti che lo aiuteranno ad integrarsi;

- relativismo morale, il pianeta terra è composto da miliardi di persone e non c'è una morale universale, le persone di un determinato luogo e tempo tendono ad avere una morale simile o quanto meno compatibile ed è per questo che è possibile socializzare e acquisire degli schemi di comportamenti, anche se complessi, che aiutino a gestire questo relativismo che c'è in un determinato luogo anche se contenuto. Detto in altre parole vivere in un determinato luogo non garantisce uno schema semplice con regole semplici, ci sono persone diverse con giudizi e visioni diverse, per questo ci voglioni anni per arrivare a comprendere come riuscire a gestire queste diversità ma comunque integrarsi;

- norme, diretta conseguenza del punto precedente, quando una cosa è largamente condivisa si genera una norma ma sarebbe da illusi pensare che per adattarsi ad una società sia sufficiente conoscere le norme, la situazione è più complessa perché c'è anche un relativismo morale da gestire;

- rispetto, diretta conseguenza dell'assenza di norme e del relativismo morale, cioè laddove non c'è una norma condivisa la persona sa che sarà necessario comprendere chi si ha di fronte, cosa si aspetta, cosa approva o disapprova per costruire un comportamento su misura di quel soggetto, detto anche comportamento rispettoso. Ma se non si comprendono le dinamiche sociali di base come si pensa di arrivare ad aver eun metodo per comprendere celermente l'altro e rispettarlo senza fare errori?

 

Conoscere questi cinque punti ci dice chiaramente cosa sia l'educazione e che ruolo svolga un educatore, l'educatore è colui che tenta di aiutare e velocizzare un percorso di crescita che potrebbe avvenire anche da solo.

Qui iniziano a sorgere i paradossi dell'educazione, l'AB ne trova due:

- il primo si potrebbe definire come paradosso dell'educazione famigliare, la persona inizia a dare regole su regole per spingere il soggetto affinché si comporti in un determinato modo in famiglia , regole che verranno usate dal soggetto anche all'esterno nella società producendo diversi problemi. Qui non c'è intenzionalità nel danneggiare ma il danno avviene lo stesso specialmente se l'educatore non si rende conto di questo problema e tenta di spiegare al soggetto che quelle regole vanno usate solo in famiglia mentre fuori funziona diversamente;

- il secondo si potrebbe definire come paradosso dell'educazione al disadattamento. L'educatore trasmette le sue regole ma altro non fa che trasmettere regole errate o disfunzionali che andranno a danneggiare il soggetto socialmente parlando. L'educazione qui può essere diretta o indirtta dove per indiretta vuol dire che viene preso come modello comportamentale e la persona emulandola assorbe quelle norme sociali che invece di aiuarla la danneggeranno.

 

Ogni qualvolta c'è una caso di disadattamento sociale troverete questi tre punti:

- la persona ha avuto problemi perché ha incomportato regole famigliari e le ha usate nella società, senza che comprenda e che qualcuno le spieghi concetti come relativismo morale, norme sociali portandola in errore a pensare che le regole della famiglia fossero le regole della società e mondo intero;

- la persona ha preso come modello o è stata educata da qualcuno che le ha trasmesso direttamente una formazione sociale disfunzionale;

- il soggetto per un periodo significativo della sua esistenza è stato fuori dai contesti sociali, impedendogli di fare socializzazione e producendo lacune sulle regole sociali.

 

La situazione si complica nel momento in cui questi punti coesistono, ad esempio una persona potrebbe essere stata educata disfunzionalmente da un genitore ma comunque salvarsi nella socializzazione, riuscendo comunque a mettere da parte gli errori del genitore e costruirsi una sua visione più funzionale ma in alcuni casi potrebbe non accadere e nonostante la socializzazione gli errori di educazione potrebbero avere un peso tale da portare la persona ad essere emarginata e non riuscire a socializzare.

Ogni persona è caso a sé e per comprendere problemi di adattamento sociale è necessario andare a ritroso per comprendere cosa sia successo e perché.

 

Un'ulteriore variabile che rende complessa l'educazione è la variabile conscia/inconscia in quanto alcune regole sono conscie e vengono applicate dal concetto per senso di responsabilità e previsione delle conseguenze mentre altre sono regole, definire austere, che si basano invece sul condizionamento conscio in cui la persona è spinta da emozioni positive e negative e l'unica cosa che può spiegare se interrogata è "perché questo non si fa" o "perché questo si fa".

Queste regole si acquisiscono sia per socializzazione se non c'è un educatore a spiegarle, dove il soggetto immerso nella società anche se non comprende come un animale viene condizionato a seguire percorsi che non lo puniscono ma che lo premiano ed evitare percorsi punitivi.

Esempio il bambino gioca e se fa alcune cose gli altri lo trattano male, se fa alcune cose gli altri lo trattano bene, anche se non comprenderà cosa è successo queste conseguenze lo condizioneranno e gli daranno delle regole austere che userà da lì in poi.

Ma queste regole austere possono anche essere date da un educatore disfunzionale che ad esempio solo perché il figlio ha un comportamento per lui scomodo lo punisce in modo tale che non lo faccia più, ritornando quindi al paradosso di prima in quanto è altamente probabile che una regola austera finirà per essere usata altrove e non solo in famiglia danneggiando la socializzazione e l'adattamento sociale del soggetto.

Questo articolo ci fa capire quale sono le caratteristiche dell'educatore funzionale ed efficace:

- conosce il ruolo della socializzazione e fa in modo che il bambino sia costantemente immerso nel sociale, il suo ruolo sarà quello di aiutare la persona nel socializzare, comprendere il mondo (specialmente quello prossimale) e quindi favorire un percorso che avviene da sé, velocizzandolo, migliorandolo, etc...;

- conosce il problema dell'educazione famigliare e di quella sociale, cioè che il bambino potrebbe non capire la differenza, quindi nel momento in cui detta la disciplina nella famiglia (facendolo sempre in modo argomentato) specifica anche che il mondo al di fuori funziona diversamente, che c'è un relativismo morale;

- conosce il problema del disadattamento e quindi prima di trasmettere qualcosa di disfunzionale ad un'altra persona tenta di mettersi in discussione per migliorarsi e riconoscere errori così da non trasmetterli;

- conosce il problema dell'essere preso come modello, questo punto si riallaccia al precedente, proprio perché c'è il rischio di essere presi come modelli la persona si rende conto che prima di mettere al mondo un figlio è necessario che risolva i suoi problemi di integrazione con il sociale per evitare che suo figlio si ritrovi nella stessa situazione problematica;

- conosce il problema del relativismo morale, non si limita a distinguere la differenza fra la disciplina in famiglia e la dinamica della realtà esterna ma spiega al soggetto che ogni persona è diversa, giudica e vede in modo diverso e quanto più si fa attenzione a questo punto quanto più sarà facile integrarsi perché si andrà a modulare il comportamento non sulla base di regolette  universali che non esistono, così da poter agire anche quando non ci sono norme di riferimento.

 

Quando una persona afferma maleducato può voler dire due cose:

- la persona sottolinea come il soggetto non sia in grado di comprendere cosa il rispetto e modificare il comportamento in base a chi si ha di fronte, quindi si critica di fatto il non aver capito come funziona l'interazione sociale;

- la persona basandosi su delle norme universali e pensando che alcune cose vadano fatte in un determinato modo, usa questo giudizio per criticare chi non le segue.

 

Educazione negativa

"Cara mamma,
È la tua festa.
È la tua festa e tu hai reclamato un regalo,ma la pianta che ti ho regalato al tuo compleanno è morta.Allora niente pianta, ti ho fatto una torta,ma è uscita tutta dalla tortiera, ho rovinato il forno ed è rimasto un quadrato marrone e molle, te la porto lo stesso.
Cara mamma,con te non si può mai parlare perchè ci chiudi la bocca,o ti alzi e vai via,perchè hai le pignatte sul fuoco.
Mamma tu vorresti nipoti,ma mi hai insegnato che avere figli è la peggiore delle disgrazie e io grazie a te non ne avrò mai,e ti ringrazio per questo.
Tu mi hai sempre detto che non ce la potevo fare,e infatti non ce l'ho mai fatta.
Tu sei convinta che io sia sfigata e infatti lo sono.
Ti preoccupi che abbia sempre da mangiare a sufficienza e sia abbastanza coperta in inverno e al fresco d'estate.
Non preoccuparti mamma, le tue ossessioni mi hanno tenuta al riparo, nutrita e vestita quanto basta, e sola e in balía del mondo.E di te,dei tuoi sbalzi d'umore e del tuo fare il bello è il cattivo tempo nelle nostre vite,tutti ossessionati da te.
A te non piacciono le persone schive e riservate,non ti piace mio fratello e ti piacevo io, perchè chiacchieravo tanto.
Ma tu non hai orecchie per ascoltare, hai la testa sotto la sabbia, dormi e ti riposi e io ero sola,ti cercavo,non ti trovavo, e tu non capivi perchè non volevi.
Mamma,sono stata io a dire a tutti che la tua era depressione forte, che non erano capricci,che andavi curata.Però tu non ti sei occupata della mia, tu non sopporti la nostra sofferenza e non la vuoi.E io non te la mostro.
Mamma io non ti ho mai voluta,fin da piccola volevo disperatamente un'altra mamma,bella giovane e allegra, volevo una mamma che abbracciava, e ora che dovrò occuparmi di te come farò?Come farò,ad amarti se non mi hai insegnato ad amare .
Siamo una l'ossessione dell'altra, tu mi hai insegnato la paura,e io l'ho imparata"

 

FINO A QUI 

 

 

(da aggiungere il collegamento con dottrina

educare una persona vuol dire insegnare? Comportamenti, cosa fare? educare solo quando l'altro è lucido e senza che si senta inferiore?

collegamento con atavismo

le persone chiamano educazione solo per intendere la doverizzazione

educazione univoca e educazione biunivoca, l'egoista fa uso dell'educazione univoca affinché l'altro diventi compatibile a sé e possa stamparlo per renderlo compatibile o perfino servizievole o accondiscendente a sé)

educazione è l'atto intenzionale di trasmettere qualcosa a qualcuno, è il come si trasmette questa cosa a determinare la tipologia di educazione.

Questo termine è fondamentale per capire la differenza fra modellamento che spiega perché a prescindere da quello che una perona faccia intenzionalmente viene preso come modello dalle persone che ha vicine che stanno crescendo, con l'educazione che è invece il tentativo intenzionale di trasmettere qualcosa a qualcuno e quindi cambiarlo in un determinato modo.


Esistono prevalentemente tre modi di educare:

- insegnare, trasmettere informazioni se un bambino chiede "come si lavano i denti" una persona che spiega come si fa sta insegnando, se un bambino chiede "perché" chi risponde sta insegnando;

- inculcare, trasmettere regole, questa parte dell'educazione si basa sul premiare e punire il comportamento. In alcuni casi questo condizionamento viene associato a delle regole espressamente dette ma delle volte no in quanto di per sé punizione e premio sono in grado di condizionare e portare il soggetto a modificare il comportamento. In questo secondo scenario sarà poi il soggetto a dare delle categorie in base a come la sua personalità si è  sviluppata ad esempio come "bene/male" o "giusto/sbagliato" etc.. chiamando quindi a seconda del comportamento ricevuto e delle regole acquisite i vari scenari;

- addestrare, trasmettere un'abilità senza che sia necessario l'attenzione e un livello alto di conscienza da parte del soggetto. Usato in generale sugli animali, sui soldati e serve per preparare ad una risposta immediata. Viene usato affinché il soggetto abbia risposte rapide ed efficaci in contesti emotivi dove anche volendo non potrebbe esserci la lucidità di avere un piano d'azione, si pensi al rispondere ad una aggressione o l'addestramento ad una via di fuga in caso di emergenza. Un esempio di addestramento lo si trova in polizia dove sottopongono giorno dopo giorno i polizzioti a dei circuiti dove sparano nel modo più veloce possibili a sagome che raffigurano civili o criminali in modo che tale risposta sia addestrata e non pensata.

 

L'addestramento si basa sul generare degli automatismi e fare in modo che il soggetto sia in grado di rispondere in modo rapido senza che sia necessario pensare, anzi il pensare in alcune situazione che richiedono immediatezza sarebbe perfino controproducente mettendo il caso che il soggetto non abbia perso lucidità per farlo.

L'inculcare è quel mezzo che genera la morale, la visione sul merito e i valori che un soggetto mantiene e che vedrà come doveri oppure vedrà come obblighi se il soggetto percepisce queste regole inculcate come qualcosa in cui non crede.

 

 

 

Cos'è l'indottrinamento? L'educazione tesa a generare un soggetto che apparterrà ad una sola corrente di pensiero, tentando di annullare la sua componente critica, di dargli una sola verità, etc..

Queste tre componenti già descritte (insegnare, inculcare e addestrare) insieme al modellamento (ovvero quando il soggetto non educa ma lascia che il soggetto apprenda in modo casuale dalla realtà circostante) fanno capire come le forme di educazione siano infinite e variegate, si passa dall'indottrinamento all'insegnamento puro dove si genera un soggetto libero e pensante senza regole che è consapevole e nient'altro. 

Un soggetto che educa può fare ognuna di quelle quattro cose o solo alcune, e a seconda di come lo fa si ha una delle infinite possibilità educative.

 

 

 

educazione complementare, quando l'educatore non si sostituisce ma spiega, approfondisce e usa quello che accade come punto di partenza per aggiungere. Si rende conto che non possiede la verità assoluta e che nei limiti della propria conoscenza darà il massimo del proprio contributo per dare ciò che sa senza sostituirsi a nessuno e accettando che ciò che conta è la funzionalità e il benessere di chi si sviluppa e non il generare una "copia di sé";

educazione sostitutiva, il soggetto non accetta contaminazioni esterne su chi intende educare e quindi tenta di cancellare e distruggere qualsiasi cosa viene data dall'esterno, specialmente se non compatibile con il proprio pensiero. Sostitutiva vuol dire in soldoni che si tenta di cancellare tutto ciò che apprendono fuori o che gli hanno insegnato e che non si accetta.

 

Qui la situazione si complica perché senza concetti come validità, rigidità mentale, visione assolutistica difficilmente si può capire quale strada scegliere, grosso modo l'educazione complementare è la migliore perché lascia che il soggetto viva e capisca il mondo con l'aiuto di qualcuno che spiega a partire da questa esperienza, l'educazione sostitutiva finisce per trasmettere lo stesso livello di adattamento e disadattamento proprio per questo isolamento di visioni altrui senza lasciare che siano un spunto di integrazione e miglioramento. 

La sostitutiva ha un senso solo se si osserva che tale modellamento ed educazione esterna sta avendo un ruolo disfunzionale nella crescita del soggetto, cosa che comunque è anche difficile da capire in modo valido.

 

 

l'educazione serve a qualsiasi età 

FINO A QUI

L'inculcamento non va "demonizzato" a priori, anche perché la maggior parte della popolazione va avanti in questo modo ed esistono persone che nonostante non abbiamo sviluppato un loro pensiero, non sappiano spiegare le cose, risultano comunque efficaci in ciò che fanno e sanno come distriscarsi in diversi ambiti esistenziali. L'inculcamento ha la sua efficacia, così come ci sono norme e regole che hanno la sua efficacia. Pensiamo ad un lavoratore che si costruisce una famiglia e non ha particolari compiti da svolgere, potrebbe comunque avere un'esistenza soddisfacente limitandosi a seguire delle regole e norme che lo spingano comunque a fare una scelta efficace, che gli dicono cosa fare o cosa non fare, cosa è giusto o sbagliato. Per secoli la società è andata avanti in questa direzione senza difficoltà, oggi la situazione è differente perché con la tecnologia e le nuove libertà personali, la persona si ritrova un mondo estremamente più complicato, un mondo fatto di più scelte, più possibilità e questa etica che si è susseguita nei secoli è divenuta di colpo meno efficace, dato che non solo si era sviluppata per una realtà più semplice ma anche come strumento non è in grado di aiutare quando le situazioni iniziano ad essere eccessivamente complicate.

Pensiamo al giusto o sbagliato, immaginiamo un paesino di due secoli fa, dove per chi vi abitava quel paese e quelle persone corrispondevano al mondo, poche ed efficaci regole e norme avevano un senso, in quel contesto poteva essere realmente un giusto e uno sbagliato che aiutassero a vivere ma come si può oggi fare lo stesso in un realtà in cui siamo connessi, in cui la conoscenza è progredita, le possibilità sono diventate quasi infinite continuare a pensare che un giusto e sbagliato "assoluti" possano aiutare a capire o operare nella realtà.

Questo ci porta a capire come l'inculcamento produca comunque risultati scarsi per il momento storico in cui ci troviamo, dove la comprensione e la conoscenza sono essenziali per qualità esistenziale comunque non va scartata a priori la possibilità che alcune persone ricevano un inculcamento tale da trovare un'esistenza decente tramite questa visione "dogmatica" e chiusa dell'esistenza.

 

Qual'è l'obbiettivo dell'insegnamento? L'insegnamento ha due obbiettivi, uno generale in cui si mira a trasmettere conoscenza, ed uno più specifico di formazione esistenziale.

Un insegnante sa che la realtà ha delle componenti fisse e una componente opzionale, pensiamo alla società, ogni persona è in stretto contatto con altre, se comprende le dinamiche umane, come rapportarsi al meglio potrà viversi un'esistenza sociale senza problemi.  Questo vuol dire che un insegnante attivamente trasmetterà le basi esistenziali di cui ogni persona necessita, comprendere la società, comprendere come pensare in modo efficace senza fare errori, comprendere cosa sia l'autostima o l'autoefficacia, trasmettere una saggezza di base fondamentale per ogni essere vivente.

 

 

Quale è il ruolo della scuola?

Quale è il ruolo dei genitori?spiegando il paradosso del fallimento educativo odierno sia scolastico che genitoriale, dove si tende a non trasmettere una visione completa dell'esistenza, la scuola si limita a formare sulle varie materie, il genitore si limita a trasmettere ciò che sa, come vede il mondo, tendendo a riatturare quei meccanismi che ha ricevuto aggiungendoci ciò che ha sviluppato.

 

Educazione oppressiva, si parla di educazione oppressiva quando l'educatore si pone come obbiettivo quello di scrivere un'esistenza, trasmettendo i propri valori, facendo in modo che la persona cresca "nevrotica" su quel versante in modo che non abbia possibilità di scelta, in modo che sia motivata e non metta in dubbio quella cosa. L'educazione oppressiva si differenzia da un'educazione classica in quanto quest'ultima si limita a trasmettere la propria visione delle cose, i propri doveri, la propria etica, i propri valori, ma è più qualcosa di generale, un'infarinatura e ciò che ci si aspetta da questa persona è che sia simile a noi, ma non uguale identica e si lascia un margine di autonomia, di scelta. Nell'educazione oppressiva questo margine non c'è, la persona impone i propri valori, impone quello che deve essere fatto, quello che si deve diventare, è come se si tentasse di scrivere l'esistenza della persona in anticipo, come un regista che dirige un film.

 

Ciò che accade non è sempre esattamente un percorso di insegnamento o di educazione, va considerato come frequenza. Un genitore che per la maggior parte degli episodi ha avuto un percorso educativo avrà comunque un impatto negativo anche se a volte si sarà comportato da insegnante, avrà spiegato qualcosa. Viceversa anche se una persona ha proceduto prevalentemente come insegnante anche se a volte si è comportato più come un educatore, avrà comunque un impatto positivo.

Questo accade in quelle figure che non sono pienamente conscie di ciò che fanno, non ci hanno pensanto sopra, ma si limitano a fare quello che più o meno hanno capito casualmente nella loro esistenza, quello che hanno ricevuto e che rimettono in pratica.

 

Come considerare un genitore assente? Non tutti i genitori sono insegnanti o inculcatori, alcuni sono semplicemente assenti, persone che hanno fatto un figlio per dovere, per errore, per caso, pensando che lo avrebbero trovato piacevole o interessante e quindi tentano in ogno modo di fregarsene.

 

Fallimento educativo vuol dire che nell'adolescenza della persona è stato fatto largo uso dell'inculcamento e sono mancate le spiegazioni e l'apprendimento sulle attitudini esistenziali più rilevanti generando una persona inadatta alla realtà, una persona che non sa fare scelte, non sa cosa fare e si predispone ad un'esistenza piena di sofferenza e destabilizzazione.

 

L'insegnamento consiste anche nella preparazione preventiva ai fenomeni più probabili dell'esistenza come il vomito, prima o poi ogni persona tenderà a vomitare, prepararlo vuol dire spiegare in questo caso che non ci saranno problemi, che non è doloroso, che non conviene opporsi agli stimoli del corpo, che non c'è nulla di cui avere paura, in modo che quando capiterà si svolgerà senza emozioni negative e senza problemi. Questo spiegherebbe perché alcune persone sensibili e non preparate finiscano per essere traumatizzate da eventi che capitano a chiunque ma che solo a loro lasciano il segno.

[appunti indicatori di fallimento educativo, meccanismo di difesa della scissione]

Insegnamento e motivazione, educazione e costrizione.

Questo video è il frutto del pensiero di Ken Robinson, il quale ha una visione che ha inspirato

Educazione e creatività. http://www.ted.com/talks/lang/it/ken_robinson_says_schools_kill_creativity.html Da modificare Cos'è l'educazione? Il tentativo di trasmettere tramite inibizioni e dogmi una morale ed una etica, ed in minima parte anche la legge, ma che viene comunque vista come norme e regole. Il tentativo di condizionare gli obbiettivi che hanno appunto alto valore (morale ed etico) come il successo, un lavoro di rispetto etc.. Non conviene educare, conviene insegnare a vivere, l'educazione si può trasformare in una condanna per la componente egodistonica e la possibilità che questa fallisca. Mentre insegnando a vivere, c'è sia la componente di protezione sia forire metodi e strumenti con cui l'individuo può svilupparsi migliorare, cercare la consapevolezza, la coerenza, la felicità, la concretezza etc.. Perchè irrazionale? L Sostituito dalla consapevolezza, come stato per la memoria al posto di educato, e come insegnare al posto di educare, perchè l'insegnamento è la prima fase in cui l'individuo da un insegnante esterno (insegnante esistenziale) diventa in un secondo momento l'insegnante di se stesso, tramite l'indagine e la ricerca con un metodo di discriminazione razionale delle fonti. Una delle differenze fra educazione e insegnamento è che l'insegnamento è accompagnato dal perchè, da un perchè validativo.

Educazione egosintonica ed educazione egodistonica.

 

 

Per educare non basta istruire, disse Freud, io gli rispondo per far vivere una persona non basta educarla, anzi paradossalmente è educandola che la si vincola ad una perenne sopravvivenza.

 

"Educazione o educastrazione?"

aggiungere l'abuso nel fallimento educativo

DA RISCRIVERE TOTALMENTE

 

L'educazione e il problema della mono fonte, e della credenza a poche fonti, la scelta delle fonti senza credere a nessuna.

Cos'è il fallimentoe educativo?

Il fallimento educativo consiste nel limitarsi a trasmettere un'etica (consideratù di per sé potenzialmente disfunzionale a livello esistenziale) e non insegnare metodi e teorie per la comprensione e operazione del mondo in modo oggettivo e funzionale, cioè non si insegna come vivere.

 

 

Il fallimento educativo porta a due principali autoconsiderazioni della propria crescita, una egodistonica, in cui la persona comprende che i genitori hanno fallito li odiano, ma non lo fanno a livello esistenziale, più che altro per la sofferenza, e quindi non sono conosci (pdnc) che non gli è stata insegnata loro la vita, cose come saggezza o emotività attiva, ma più che altro sanno che i genitori gliel'hanno rovinata e basta.

Altri invece dove il fallimento educativo è egosintonico, creando dei mostri simili ai genitori, l'esempio:

Salve! sono una ragazza molto matura per la mia età, per quanto riguarda il mio modo di pensare a volte mi definisco "antica" perchè tengo ancora ai sani valori della vita, quelli trasmessi dai miei genitori e ancora prima dai miei nonni, valori come: la famiglia, l'amore, il rispetto, la dignità, l'onestà e l'umiltà. sono una ragazza che in autobus cede subito il posto alle persone più anziane con un gran sorriso. sono fiera di come sono perchè so di essere molto rara ormai. a luglio ho conseguito il diploma in scienze sociali con ottimi voti poichè negli ultimi anni ho messo da parte tutto per concentrarmi nello studio e dare il possibile. ho due migliori amiche, a cui voglio molto bene e a cui parlo di tutto, ho un ottimo rapporto anche con i miei genitori sopratutto con mia mamma. ( in questa dichiarazione poi la ragazza afferma di avere diverse dissonanze, chi sa perché?)

 

I VARI FALLIMENTI EDUCATIVI

Il primo "il cresci in fretta e fatti le ossa"

class="messageTitle">Io, "ragazza interrotta"...

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Salve a tutti sono nuova del Forum. Francamente non sò da dove iniziare a raccontare la mia storia...diciamo solo che mi sento una "ragazza interrotta"..già, proprio come il titolo di un film di qualche tempo fà. Sono figlia unica, ma sono sempre stata trattata dai miei genitori come fossi una di 10 fratelli...ossia come una figlia fra i tanti che avevano. Quindi niente privilegi, niente affettuosità extra tipiche da "figlia unica" insomma.
L'educazione che mi è stata impartita è del tipo "cresci in fretta e fatti le ossa da sola"...molto autoritari, non mi hanno mai aiutato in niente, da me hanno sempre avuto solo grosse aspettative come se dovessi diventare presidente della repubblica, però "da sola"! Una bella pretesa vero?!
Purtroppo per loro la figlia che doveva essere "Wonder woman" e spaccare il mondo dal nulla, in realtà è molto più terrena...anzi.. "terra terra" và!
Sono di carattere chiuso, introverso, timido, ho mille insicurezze e sono così fragile che se solo potessi mi spezzerei in più parti, anzi meglio, mi polverizzerei. Diciamo che queste non sono proprio le premesse per diventare una superdonna...come avrete facilmente intuito.
Ora...il punto è che "o ci fanno, o ci sono"...nel senso che io di buono nella vita non ho mai concluso nulla, e loro con tanto di fare ultra-sorpreso, si domandano "come mai io sia così!"...mah, non sò se è un offesa alla mia intelligenza o se sono stupidi loro, questo sinceramente non l'ho mai capito! Fatto sta che dopo una giovinezza passata fra un lavoro precario e un altro, perennemente single
LE BUGIE DEI GENITORI, IL TEST
Ierisera a cena, mia figlia, nell'ingenuità come curiosità infantile che la contraddistingue, davanti al piatto di minestra che rappresentava la nostra cena, ci ha fatto una domanda a cui sono rimasto perplesso, ma sapevo doveva arrivare. "Papà, perchè in mensa a scuola, ci danno il primo, il secondo con il contorno, la frutta e qui a casa, da tempo, mangiamo quasi sempre piatto unico?" Non potevo imputare, davanti ai suoi occhi la crisi, le difficoltà di casa dovute alla mancanza di soldi perchè a entrata unica e col mutuo. Lei, non ha colpa di questo, del mio declassamento, della congiuntura. Ho risposto semplicemente" Per nostra abitudine.", ma sapevo dentro di me che avrebbe comunque capito la vera verità.
Oggi, riflettendoci, mi sento in colpa, come se avessi distrutto o comunque qualcosa nel nostro rapporto con quella scusa.
Cosa avresti fatto?
Esempi di fallimenti educativi
Sono una ragazza di 21 anni, e fino a qualche mese fa credevo di essere felice.
Sono stata una bambina molto timida, e crescendo ho conservato un carattere tendenzialmente riservato, che mi ha fatta molto soffrire perchè a causa di questo mio modo di pormi rispetto agli altri mi sono sempre sentita 'incapace' di creare e vivere appieno i rapporti di amicizia che ho sempre desiderato. 
Ad appesantire le mie difficoltà, si è aggiunta una routine pienissima impostami fin da bambina dai miei genitori, fatta di studio, scuola di musica, sport,, che piuttosto che permettermi di trascorrere il mio tempo a condividere cose semplici con i miei coetanei (e ad imparare a stare con gli altri), mi hanno sì permesso di imparare a suonare e a ballare, ma mi hanno privata di ogni occasione di integrarmi fra i miei compagni di classe. Concorsi, gare, saggi, continue dimostrazioni di bravura..tante rinunce (che sostanzialmente non mi hanno portata a nulla). Per la cieca ambizione di mia madre.
LETTERA AGLI EDUCATORI SCOLASTICI (statisticamente fallimentarti)
Che cosa avrei voluto sentirmi dire il primo giorno di scuola dai miei professori, o cosa vorrei che mi dicessero se tornassi studente?

Il racconto delle vacanze? No. 
Quelle dei miei compagni? No. Saprei già tutto. 
"Devi studiare"? "Sarà difficile"? "Bisognerà impegnarsi di più"? No, no grazie. Lo so. Per questo sto qui, e poi dall’orecchio dei doveri non ci sento. 

Ditemi qualcosa di diverso, di nuovo, perché io non cominci ad annoiarmi da subito, ma mi venga almeno un po’ voglia di cominciarlo, quest’anno scolastico. Dall’orecchio della passione ci sento benissimo.

Dimostratemi che vale la pena stare qui per un anno intero ad ascoltarvi. Ditemi, per favore, che tutto questo c’entra con la vita di tutti i giorni, che mi aiuterà a capire meglio il mondo e me stesso, che insomma ne vale la pena di stare qua. 
Dimostratemi, soprattutto con le vostre vite, che lo sforzo che devo fare potrebbe riempire la mia vita come riempie la vostra. Avete dedicato studi, sforzi e sogni per insegnarmi la vostra materia: adesso dimostratemi che è tutto vero, che voi siete i mediatori di qualcosa di desiderabile e indispensabile, che voi possedete e volete regalarmi.
Un esempio di fallimento educativo

Caro Gregory,

Buon Natale! Sei ora il fiero possessore di un iPhone. Accidenti! Sei un ragazzo di 13 anni bravo e responsabile e ti meriti questo regalo. Ma il regalo comprende alcune regole. Leggi bene il seguente contratto. Spero tu capisca che il mio compito è crescerti in modo che tu possa diventare un uomo sano ed equilibrato, che sa stare al mondo e coesistere con la tecnologia, ma non esserne dominato. Se non rispetterai queste regole metterò fine alla tua condizione di proprietario del telefono.
Ti voglio bene e non vedo l’ora di scambiare con te milioni di messaggi nei giorni a venire.

  1. Il telefono è mio. L’ho comprato io. L’ho pagato io. In sostanza te lo sto prestando. Sono la migliore o no?
  2. Saprò sempre la password.
  3. Se suona, rispondi. È un telefono. Di’ “Pronto”, sii educato. Non provare mai a ignorare una telefonata se sullo schermo vedi scritto “Mamma” o “Papà”. MAI.
  4. Consegna prontamente il telefono a uno dei tuoi genitori alle ore 19.30 dei giorni di scuola e alle ore 21.00 nei fine settimana. Verrà spento per la notte e riacceso alle 7.30 del mattino. Se c’è un momento in cui non ti verrebbe da chiamare qualcuno sul suo telefono fisso perché temi che potrebbero rispondere i suoi genitori, allora non chiamare o non scrivere messaggi. Dai retta all’istinto e rispetta le altre famiglie, come noi vorremmo essere rispettati.
  5. Il telefono non viene a scuola con te. Parlaci un po’ con le persone a cui normalmente mandi messaggi. Fa parte delle cose che si devono imparare nella vita. *Sui giorni in cui esci prima da scuola o i giorni di gita è necessaria una valutazione caso per caso.
  6. Se il telefono cade nella tazza del water, va in pezzi cadendo a terra o svanisce nel nulla, sei responsabile del costo di sostituzione o riparazione. Taglia l’erba, fai il babysitter, metti da parte i soldi che ti regalano al compleanno. Se succede devi essere pronto.
  7. Non usare la tecnologia per mentire, deridere o ingannare un altro essere umano. Non farti coinvolgere in conversazioni che possono fare del male a qualcun altro. Sii un buon amico e non ti mettere nei guai.
  8. Non scrivere in un messaggio o una mail qualcosa che non diresti di persona.
  9. Non scrivere in un messaggio o in una mail qualcosa che non diresti in presenza dei tuoi genitori. Cerca di censurarti, stacci attento.
  10. Niente porno. Cerca sul web contenuti di cui parleresti anche con me. Se hai domande rispetto a qualsiasi cosa, chiedi a una persona preferibilmente a me o a papà.
  11. Spegnilo, rendilo silenzioso, mettilo via quando sei in pubblico. Specialmente al ristorante, al cinema e mentre parli con un altro essere umano. Non sei una persona maleducata, non permettere all’iPhone di trasformarti.
  12. Non inviare e non chiedere foto delle tue parti intime o di quelle di qualcun altro. Non ridere. Un giorno sarai tentato di farlo, a dispetto della tua intelligenza. È rischioso e potrebbe rovinare la tua vita al liceo, all’università, della tua età adulta. Il cyberspazio è vasto e più potente di te. Ed è difficile far sparire le cose da questo spazio, inclusa una cattiva reputazione.
  13. Non fare miliardi di foto e video. Non c’è bisogno di documentare tutto. Vivi le tue esperienze, rimarranno nella tua memoria per sempre.
  14. Lascia il telefono a casa, qualche volta, e sentiti sicuro di questa decisione. Non è vivo e non è una tua estensione. Impara a fare senza. Sii più grande e potente della PSTM, la paura di sentire la tua mancanza.
  15. Scarica musica nuova o classica o diversa da quella che ascoltano milioni di tuoi coetanei. La tua generazione ha un accesso alla musica senza precedenti nella storia. Approfittane, espandi i tuoi orizzonti.
  16. Gioca a qualche gioco di parole o di logica che stimoli la tua mente, ogni tanto.
  17. Tieni gli occhi aperti. Guarda cosa succede intorno a te. Guarda fuori dalla finestra. Ascolta il canto degli uccellini. Fai una passeggiata, parla con uno sconosciuto, fai lavorare la tua immaginazione senza Google.
  18. Farai qualche casino. Ti ritirerò il telefono. Ci metteremo seduti e ne parleremo. Ricominceremo da capo. Io e te continuiamo a imparare cose nuove, giorno per giorno. Io sono dalla tua parte, sono nella tua squadra. Siamo insieme in questo.
Questo documento mi da la possibilità di spiegare come il fallimento educativo venga visto dalle stesse persone che lo hanno subito in modo diverso, ho letto diversi commenti nella rete e ho notato che le persone si schieravano o a favore o contro, e quelle che si schieravano contro non fornivano alcuna alternativa.
Perché queste regole altro non sono che un messaggio del tipo "tu non sai come si vive, allora io ti darò delle regole che tu seguirai", stiamo parlando di un ragazzo di 13 anni, e la mamma da per scontato che questo non sappia fare nessuna analisi di situazione, nessuna deduzione, non sia minimamente saggio, altrimenti non starebbe li a dargli mille regole, probabilmente questa madre durante il corso dell'esistenza non ha fatto altro che educare questo ragazzo, dandogli mille regole etiche, e non toccando mai ambiti esistenziali come, passioni, fallacie, emotività attiva, in sintesi non gli ha insegnato a vivere, dandogli un'educazione continua, è la sua campana di vetro, ma cosa farà quando questa si romperà? 
Qualcosa mi dice che questa persona continuerà a dare ascolto alla prossime autorità che incontrerà.
Secondo la mia visione dell'esistenza è possibile insegnare la vita ad una persona in modo che già a 5 6 anni sia pronta per incamminarsi con la sola aggiunta di un sostegno, cioè lo stesso insegnante sarà sia una delle fonti sia una persona che lo proteggerà fino a quando non sarà autosufficiente. 
Qui si parla di 13 anni e ancora lo si ritiene un neonato, forse perché quei 13 anni sono stati spesi ad un'educazione fatta di devi non devi fare, piuttosto che creare un'entità e predisporla ad essere completa, autosufficiente e libera.
Quando ho letto il punto 6 ho avuto un brivido, ricordando quanta paranoia e soffernza provassi da bambimo per questa responsabilità che mi davano, per oggetti di poco prezzo, partivano sgridate lunghe ore, a queste persone che ho sempre definito come "mostri" oltre che "genitori fallimentari" riporto un pezzo di Rndy Pausch, uno dei pochi insegnanti di vita che abbia conosciuto:
Ogni mese portavo i miei nipoti per un week-end per dare respiro a mia sorella e suo marito. E prima di salire sulla mia auto nuova mia sorella continuava a dirgli: "Questa è l'auto nuova dello zio Randy. Mi raccomando, non sporcatela, ecc.". E loro scoppiarono a ridere, perché nel frattempo io alle sue spalle avevo aperto una lattina e la stavo rovesciando incurante sui sedili posteriori. Lei corse verso di me gridandomi: "Cosa stai facendo?!" Le dissi: "È una 'cosa', soltanto una 'cosa'".
Se do l'iphone ad un bambino è perché è un ulteriore mezzo per farlo crescere, può cercare qualunque cosa da lì, anche il porno, cosa vietata dalla madre bigotta, può scoprire il mondo ovunque si trovi e se lo romperà non sarà un problema specialmente se  comprenderà l'errore e da quell'errore trarrà ulteriori spunti di crescita.
NON PUOI SCAPPARE DAL FALLIMENTO EDUCATIVO
Da una settimana sono andato a vivere da solo, lontano dagli odiati genitori. Risultato assolutamente deludente: le paranoie, l'ansia, la fobia sociale, e tutti gli altri migliaia di problemi mentali rimangono. Come mi avvetrì una volta lo psicologo, quando gli chiesi se andarmene di casa non avrebbe risolto qualcosa: è come avere uno zaino, te li porti sempre dietro indipendentemente da dove vai a vivere. 
E non è nemmeno calata la rabbia e l'odio verso di loro. Di chi è la colpa (diciamo la causa, se no qualcuno qua si mette a fare la morale) se sono così? di quei due, ma i danni li hanno fatti anni fa, però l'odio rimane perchè tutti i giorni ne pago le conseguenze.

Ora le prospettive sono ancora più inquietanti a questo punto...

(E guarda caso nel pensiero del giorno appariva questo aforisma "È inutile tentare di fuggire quando la prigione è dentro di noi." eccco è così)
ultima modifica il: 27-04-2019 - 16:54:31
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