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Chi è un adulto? Cosa si intende per adulto?

Il termine adulto è per la società, sopratutto da un punto di vista giuridico, lo stato che si raggiunge nel momento in cui si compiono diciotto anni. Definizione in questo momento storico ha un riscontro praticamente nullo e che è un retaggio di un passato in cui intorno ai 18 anni c'era già matrimonio, casa, figli, etc..

Infatti nessuno al giorno d'oggi definisce un 18enne un adulto, se si tentasse di prendere una cifra media con questionari e statistiche probabilmente oggi sarebbe intorno ai 25 anni spostandosi verso i 30.

Prima era l'ingresso nel mondo del lavoro e la costruzione di una famiglia, era adulto colui che compieva questi due passi, questo per quanto riguarda l'uomo per la donna era invece sufficiente sposarsi e figliare.

Ma oggi? Come si giudica oggi un adulto che questo rito di passaggio non è più considerato universale, ne tanto meno sentito dalla popolazione stessa nella sua totalità.

A livello concettuale adulto significa "qualcuno che ha dimostrato di aver raggiunto un nuovo modo di vivere", l'essere adulti è quindi strettamente collegato al rito di passaggio, cioè un rito che faccia capire simbolicamente agli altri che il soggetto ha compiuto un dato percorso fino ad arrivare a quel punto.


 

In questo momento storico il termine adulto non ha un rito di passaggio specifico, non c'è un singolo evento che una volta superato può definire in modo chiaro e netto il soggetto come adulto.

C'è un relativismo sempre maggior portando il soggetto di fronte alla difficoltà di riuscire a trovare un modo di risultare adulto agli occhi della società.

Perché questo concetto è fondamentale? Perché numerose persone non hanno strumenti per valutare e stimare una persona, giudicarla generalmente come un'adulta aiuta la fiducia all'interno dei gruppi di persone, la credibilità per il soggetto e quindi una maggiore integrazione e spendibilità all'interno di quel gruppo.

Ad oggi l'unica strada efficace è quella di autoaffermarsi, in modo che a prescindere di un singolo grande evento di passaggio, si riesca comunque in qualche modo a trasmettere un'idea positiva agli altri (se si è realmente maturati come persone e si è investito su di sé) indicando forse anche che la nostra società è diventata così complessa da rendere inefficace un solo rito di passaggio che poteva essere sufficiente per società meno complesse.

 

DA RIVEDERE

 

- Adulto come colui che entra nel mondo del lavoro e va a vivere per conto proprio, raggiungendo il livello di autosufficienza operativa massima. A differenza del passato il matrimonio non viene visto più come un punto fondamentale. Il rito di passaggio qui è chiaro, è sufficiente andare a vivere da soli e avere un lavoro per essere giudicati adulti ;

- Adulto come colui che si distacca da qualsiasi persona si era precedentemente attaccato con finalità educative, quindi la persona che diviene autosufficiente sul piano operativo e non necessita più di nessun educatore per fare scelte e decisioni, non conta tanto il lavoro ma quanto psicologicamente il soggetto sia diventato indipendente e con una sua personalità prive di significative debolezze a livello esistenziale. Qui il rito di passaggio inizia a diventare complicato e a non esistere nemmeno più, spetta al soggetto inventarsi qualcosa di così eclatante da far arrivare a tutti coloro che giudicano un adulto in questo modo, il suo essere diventato una persona psicologicamente indipendente;

- adulto come colui che inizia a raggiungere una serie di valori, di progetti o obbiettivi e comincia a seguirli. I più comuni sono formarsi una famiglia, sposarsi o realizzarsi sul piano lavorativo. Rispecchia in parte la visione dell'adulto del passato ma qui inizia a diventare counque più relativistica;

- Adulto come soggetto che acquisisce un determinato livello di conoscenza del mondo, di fatto che arriva a maturare una determinata dose di cinismo, facendo cadere le illusioni tipiche dell'adolescenza e dell'infanzia, una visione di adulto che coincide con quello che nel sito viene chiamato QCM, quoziente di comprensione del mondo. In questo caso si definisce adulto chi ha capito abbastanza di come gira il mondo.

- maturità per indicare lo stato di autosufficienza ed indipendenza, dove si definisce matura quella persona che si stacca dalla famiglia sia in termini economici, sia che operativi, cioè in grado di portare avanti la sua esistenza senza le persone che l'hanno cresciuta, senza l'aiuto di nessuno;

- maturità per indicare il comportamento morale, la persona si considera matura quando mette in pratica i valori in cui crede o si giudica esternamente una persona matura quando raggiunge quelli che si credono essere dei valori assoluti, in questo caso il giudizio di maturità diventa qualcosa di soggettivo ma al tempo stesso appartenete a persone chiuse mentalmente che impongono la propria visione della realtà affinché un esterno possa essere giudicato maturo;

- maturità per indicare lo stato di saggezza, dove la persona si distingue dalla media e dimostra spiccate attitudini intellettive ed esistenziali "si vede che tu sei più maturo di me, io su alcune cose ancora non ci arrivo o non ci faccio caso, meno male che ci sei tu che mi dai consigli";

- maturità per indicare il progressivo aumento di esperienza dato dall'età avanzata, al punto che il termine maturo stesso diventa sinonimo di una persona "vissuta", significato che si basa sulla credenza secondo la quale una persona quanto più è avanti con gli anni quanto più vada considerata matura, come se il tempo rendesse automaticamente una persona migliore, con frasi come "l'uomo maturo è sempre meglio di uno ancora giovane";

- maturità per indicare il completamento dello sviluppo sessuale di un individuo, dove si sviluppano completamente gli organi riproduttivi e si sviluppano le forme fisiche in modo completo;

- maturità per indicare il conseguimento di un raggiungimento scolatisco, il diploma, ritendendo che a questo punto la persona abbia raggiunto una conoscenza accademica ed esperienziale (18/19 anni di vita) tale da essere considerata e giudicata come matura, sopratutto sotto un punto di vista giuridico.

 

La difficoltà odierna è data non nasce solo dal fatto che non c'è una visione unica sul come si diventi adulto ma che nemmeno ci siano più dei riti di passaggio codificati, il singolo è tenuto a invetarsi una strada per farlo, sempre ricordando che varrà solo per le persone che vedono l'adulto in quel modo.

Dal concetto di adulto nasce il concetto di pusillamine, cioè colui che si comporta come un ragazzino. Il giudizio di pusillamine nasce nel momento in cui il soggetto vedendo una persona sviluppata biologicamente e vedendo che ha una determinata età nel momento in cui vede che non è divenuta adulta la giudica pusillamine, cioè come se fosse un bambino nel corpo di quello che si aspetta sia un adulto.

Il concetto di pusillamine va comunque fa rientrare nella visione soggettiva di adulto, cioè se per il soggetto è adulto colui che al massimo a 30 anni va a vivere da solo sarà pusillamine una persona che a 35 preferisce vivere ancora con i suoi genitori.

Questo ci porta a chiederci, perché le persone usano questo termine? A che serve catalogare una persona con queste caratteristiche? La risposta è nella loro visione della realtà, sono persone che nel loro modo di vedere il mondo giudicano sbagliato, stupido o inaccettabile che una persona non cresca in quella specifica direzione, nella loro visione universale delle cose quello è il mondo migliore se non l'unico modo di vivere e crescere.

Quindi quando danno dell'adulto ad una persona altro non stanno facendo che approvare quella persona e riconoscerne un valore, viceversa dando del pusillamine stanno di fatto disapprovando quella persona e non ne riconoscono valore in quanto pensano che stia "sbagliando tutto nella vita" cosa che di solito si manifesta con frasi come "ma quando cresci? Ma quando la sistemi questa testa?".

Il giudizio di adulto quindi è la punta di un iceberg che ci suggerisce come quella persona si muoverà nei rapporti intepersonali prefederendo le persone che giudica adulte e scartando o allontanando i pusillamini.

Il concetto è interessante sul piano esistenziale perché ci fa capire come si possa avere una visione universale perfino sul come si cresce, sul divenire di una persona con il passare degli anni.

Ad una persona che non interessa come gli altri siano diventati e che punta solo a dinamiche di compatibilità non giudicherà gli altri con la categoria adulto o meno, semplicemente non gliene frega chi sono e cosa fanno ma punterà solo a domande come "è gradevole starci insieme? Mi piace come persona?".

 

 

 

In sintesi quando una persona parla di essere adulti e giudica qualcuno come adulto o non adulto è necessario capire cosa definisca come adulto.

Il giudizio di adulto sarà percepito dal giudice come un giudizio di reputazione quindi andrà a confluire nelle dinamiche di discriminazione o interessamente da parte del soggetto.

 

Essere adulti e riti di iniziazione

Nel passato a seconda delle culture non era raro assistere al "rito di iniziazione" ovvero un rituale simbolico che serviva a dare certezze e sviluppare la credenza sia nella persona che negli altri componenti del gruppo che il soggetto fosse divenuto un adulto. Per l'AB questo rituale aveva un'efficacia in contesti dove non era richiesto adattamento, bastava la convinzione di portecela fare ed era sufficiente (stile PNL). Ma la società odierna è così complessa per cui credere e convinersi di saper fare qualcosa o essere qualcuno non produce risultati positivi ma per lo più fallimenti e questo ha portato progressivamente a far cadere il rito di iniziazione come se le stesse persone non credendoci più lo abbiano scartato e abolito.

Oggi solo chi è adattato in un determinto settore può dimostrarlo e quindi l'unico modo per far vedere che si è cresciuti (a prescindere da cosa si vada a guardare) è quello di dimostrarlo con i fatti e con le azioni, questo è il rito di iniziazione del terzo secolo "i fatti".

Oggi non conta più quindi l'attesa del rituale ma la preparazione alla vita e il ruolo fondamentale lo fanno gli educatori nel far capire al soggetto che è necessario che investa affinché possa un giorno produrre dei fatti da dare impasto agli osservatori.

 

Per approfondire si legga la pagina di disambiguazione sviluppo.

 

 

 

ultima modifica il: 04-07-2018 - 12:11:49
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