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Cos'è la pratica?

Per comprendere cosa sia la pratica è necessario prima avere chiaro il concetto di teoria (si legga scienza prima di proseguire).

Quando le persone interrompono qualcuno che sta parlando per teoria e chiedono direttamente il lato pratico stanno reagendo al fatto che quei concetti non sono graditi o non li riescono a capire e chiedono quindi il lato pratico, esperienza diretta o indiretta che corrisponde a far fare o di raccontare episodi reali, di far arrivare solo l'azione e le regole ad essa associate.

La pratica si potrebbe definire come il bisogno che nasce quando il "in teoria" ha fallito, pensate a quante volte la locuzione "in teoria si, ma" è stata pronunciata da voi o da qualcuno, perché accade questo? Per quattro motivi:

- la persona parla di teoria, ma in realtà quelle che sono state dette sono solo ipotesi o tesi parzialmente confermate, nulla di solido da poter usare;

- la persona non comprende quella teoria (ma anche se fosse un'ipotesi o una tesi), perché non è in grado di rappresentarsela e comprenderla concettualmente, non ha le basi per poter prendere e usare tale sapere;

- la persona non riesce a comprendere la toeria perché è spiegata in modo poco chiaro, non ha definito chiaramente i vari passaggi, il fallimento è in questo caso della scienza che non è stata in grado di essere chiara e comprensibile, questo porta in alcuni casi a comprendere qualcosa di diverso da quello che era il messaggio originale;

- la persona va di fretta, punta solo al risultato e non gli interessa che senza la teoria potrebbe non essere autosufficiente, anzi solitamente il soggetto è cresciuto pensando che la teoria sia solo una perdita di tempo. Questo soggetto chiede solo come si fa, come arrivare all'azione sperando che così possa imparare la regoletta universale da riapplicare, persone che credono che dalle istruzioni e dal fare si possa capire tutto senza studiare le basi.

 

 

Queste persone finiscono per diventare dei "praticoni" persone che sanno fare qualcosa, ma non possono fare tutto, non hanno una compresione totale dello scenario, mancano le basi, tutto ciò che non è ottenibile con l'esperienza.

L'efficacia del praticono è limitata, perché vivsolo di quello che potrà esperire e farà i progressi in base alla sua unica esistenza invece di poter usufruire dell'esperienza delle milioni persone prima di lui e di tutta la scienza che è stata accumulata, dandogli un potere di comprensione superiore tale da poter risolvere anche casi in cui non ha avuto un'esperienza diretta.

In conclusione quando una persona sta usando la frase "in teoria si" o "in teoria ma" o ancora "ma in pratica" chiedetevi qual è il motivo fra i diversi sopra citati.

Una persona che fa coesistere teoria e pratica viene definita invece concreta. Una persona che vive solo di teorie, astratta.

 

DA RISCRIVERE

"A cosa serve la teoria? In pratica? A nulla!" Parlando con alcune persone, persone che di solito hanno studiato poco arrivando al sodo si potrebbe ascoltare dopo un po' una massima del genere, che in soldoni dice che la teoria non serve a nulla. Cosa ne penso io? Che sono d'accordo, parzialmente. Le volte che mi è capitato di parlare con queste persone non ho potuto fare a meno di notare che esistevano ancora, stavano sopravvivendo e avevano sopravvissuto fino al momento del nostro incontro, e se non hanno mai avuto a che fare con le teorie, e sono davanti a me, qualcuno anche con un bel po' di soldi, che lo studioso invidierebbe, vuole dire che la teoria in pratica non serve a nulla. Un gioco di parole che potrebbe far svegliare molte persone. Qualcuno a questo punto potrebbe chiedermi, ma come, proprio tu, che hai passato praticamente due anni a scrivere, pensare, fare teorie, affermi questo? La risposta è si, ma ora comunque rinvoco il "parzialmente", sono d'accordo perché coerentemente per quella persona la teoria non serve a nulla. Il problema di fondo sta nell'obbiettivo, se una persona non si pone l'obbiettivo, non può scegliersi nemmeno i mezzi da adoperare per raggiungerlo, e lo studio teorico è "solo" uno dei tanti che vanno integrati. Parlerò del caso italiano perché è qualcosa di "comico" misto al "drammatico" in cui la teoria è qualcosa di ipocrita, misto a dovere, misto a speranza, misto a sacrificio. Il teorico all'italiana è tutto fumo e niente arrosto, e mi verebbe da ridere nel sapere il numero esatto di quelle persone che di tutta la teoria studiata un giorno ne faranno a meno per iniziare qualcosa da zero, alla praticona, dato che non gli rimarrà nemmeno un metodo teorico da riapplicare dato il loro studio mnemonico e non organizzativo. Il praticone all'italiana (non ho avuto modo di fare analisi su altre nazionalità) è in parte il frutto di questo fallimento educativo, familiare e scolastico. La teoria è fondamentale affinché il processo di apprendimento sia più rapido, ci sia una sincronia con la tecnologia attuale, e si evitino una serie di errori fatti a tentativi. Per alcuni campi la teoria è necessaria, immaginatevi un ingegnere spaziale che impara lanciando satelliti a tentativi, per pratica. Non ho nulla da dire alle persone che sono convinte che la pratica sia tutto, in quanto il loro discorso è coerente per alcuni "lavori" in base all'efficacia e alla loro esistenza senza scopo. Diventa un discorso incoerente nel momento in cui si mettono in campo variabili come "aggiornamento" "efficienza" "velocità di apprendimento" "prevenzione di errori conosciuti" "ottimizzazione" etc..

Concludendo rispondo anche al teorico che si è posto come unico obbiettivo quello di studiare, lo studio non è un obbiettivo è un mezzo, se non hai un obbiettivo, uno scopo a cui integrare questo mezzo lascia perdere.

ultima modifica il: 23-07-2018 - 10:58:14
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