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- Dipendenza -
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"la dipendenza finisce nel momento in cui costruisci una vita equilibrata, non avere paura di ricadere in condotte di dipendenza se stai costruendo la tua nuova vita, alla fine semplicemente finirà, concentrati su dove stai per andare e dai il giusto peso alle ricadute"

Cos'è la dipendenza? Che cosa si intende per dipendenza in ambito esistenziale?

 

Si definisce dipendenza quello stato emotivo in cui un soggetto non ha sufficienti alternative di piacere finendo necessariamente per ricercare sempre le stesse e temere per la loro perdita, perché perdendole non avrebbe più fonti di piaceri.

Il fenomeno della dipendenza per essere compreso necessita di possedere il concetto di assuefazione. Si definisce assuefazione quello stato in cui un oggetto esterno anche se ci soddisfa inizialmente in un secondo momento vogliamo comunque ancora perché l effetto della soddisfazione è cessato. Ad ese,[op due soggetti che si piacciono e hanno una giornata libera che passano a fare sesso, li definireste dipendenti dal sesso? Assuefazione evidenzia lo stato in cui il soggetto puo inseguire in modo virtualmente infinito un piacere perche dopo una fase di soddisfazione iniziale torna nuovamente il desiderio. L`assuefazione non è necessariamente una cosa negativa, anzi, trovare assuefazioni è fondamentale per avere qualcosa di positivo da costruirsi nella propria esistenza, da inserire nella propria quotidianità.

Gli stati di assuefazione sono variegati, pensiamo al cibo e al fatto che alcune persone mangino cinque volte al giorno e altre tre, pensate ad un bambino con il suo gioco preferito che ci gioca una volta al giorno.

Ora che si possiede il concettp di dipendenza e quello di assuefazione è possibile fare chiarezza anche con altri fenomeni che vengono erroneamente associati alla dipendenza:

- evasione psicopatica e fronteggiamento del dolore. Ci sono momenti della vita negativi che possono durare mesi o anni, durante questi periodi si soffre e alcuni soggetti fanno ricorso sempre allo stesso metodo per alleviare il dolore. Sebbene dall'esterno possa apparire come una dipendenza non lo è;

- maniacalità ripetuta, pensare solo a quel piacere e non pensare a nient altro, il soggetto non ha un pensiero conscio, viene assorbito da quel piacere intenso che lo spinge a focalizzarsi solo su quello. Non c e la percezione del futuro, delle conseguenze, non c e la percezione del presente. La maniacalità è un particolare stato comportamentale emotivo dove il soggetto, complice una scarsa intemperanza, si getta in modo prevalentmente inconscio su un piacere e ignora tutto il resto. Il soggetto in fase maniacale trascura tutto il resto, non pensa a nient'altro e in questo modo ha effetti negativi che si sommano quanto più gli episodi sono ripetuti; 

- edonismo ripetuto, il soggetto come scelta conscia desidera sacrificare il presente per il futuro, percepisce le conseguenze negative ma intende comunque proseguire. A differenza della fase maniacale il soggetto non vive il tutto in modo emotivo ma quasi come una scelta ragionata, dove vede più importante il presente in modo sistematico. Nell`edonismo non c`è il tralasciare tutto il resto, nella fase edonica il soggetto si limita a inseguire un piacere con effetti negativi sul futuro, ma per il resto conserva una visione generale sul presente e continua altre attività;

- attaccamento, il soggetto non è autosufficiente e necessita di una persona per sopperire a ciò che non è in grado di fare da solo. Non si parla tanto di oggetto del piacere, ma oggetto del bisogno.

 

Quando vediamo qualcuno inseguire qualcosa, averci continuamente a che fare non possiamo trarre conclusioni se non sappiamo cosa sta provando, perché sta facendo così.

Ci sono soggetti assuefatti che riescono comunque a mantere una vita equilibrata, scartando qualsiasi atto edonico, non entrando mai in fasi maniacali, non hanno attaccamenti e non hanno attaccamenti, sono soggetti che si definiscono equilibrati proprio perché non possiedono tutte quelle caratteristiche negative elencate fino ad ora.

 

 

Prima di giudicare innanzitutto chiedetevi se sia assuefazione (piacere) o attaccamento (bisogno) e poi cercate di stabilire quali siano gli elementi in gioco, non esiste solo la dipendenza, il fenomeno è complesso e va capito.

FINO A QUI

 

 

 

assuefazione maniacale

fase maniacale, indica quell episodio, anche isolato, in cui il soggetto vive quel piacere non pensando a nient altro

assuefazione equilibrata, il soggetto usa questi piaceri in modo intelligente, variandoli, alternandoli e continuando la sua vita

assuefazione edonica

 

 

La dipendenza invece è la non accettazione di poter perdere qualcosa perché non si hanno alternative. La dipendenza ha come emozione di base la paura attivando comportamenti difensivi di gelosia, il soggetto teme l'abbandono.  

 

Una persona potrebbe giocare alle slot machine come evasione psicopatica, ha un periodo difficile e usa quelle emozioni intense per distrarsi. Un'altra invece potrebbe esserne assuefatta, dove ci va per il piacere intenso e basta, non come meccanismo difensivo e nemmeno in modo maniacale perché continua a perseguire altre attivitá di vita.

Altre persone potrebbero viverlo come una dipendenza, vedendo nelle macchinette l unica forma di piacere che hanno nella vita.

altre potrebbero viverla in modo maniacale, completamente assorbite da un piacere intenso e non pensano a nient altro solo a quello, inghiottite da un buco nero emotivo in cui gettano dentro il piacere che provano.

In questo esempio specifico è probabile che si tratti di un'assuefazione viziosa, il soggetto si rovina la vita e il futuro giocando alle slot machines, azione che potrebbe compiere lucidamente o emotivamente, a seconda dei casi.

Il paradosso dell'assuefazione, come si fa a resistere a piaceri così intensi? DIfficilmente si riesce, è una sorta di roulette russa, ci sono persone che nella loro vita hanno avuto la fortuna di provare piaceri virtuosi o comunque neutrali e altri hanno provato piaceri intensi viziosi. 

Per eliminare un'assuefazione viziosa è necessario comprenderne la dinamica per poter gestirla con temperanza mentre si lavora a trovare un'alternativa o a trasformare quel vizio in virtù.

Esempio di trasformazione, l'uomo che si masturba 8 volte al giorno di fronte ad un pc e soffre e l'uomo che trova una partner ipersessuale con cui passare momenti di intimità senza che soffra.

 

 

Non confondere la dipendenza con il disturbo da dipendenza.

Si definisce disturbo da dipendenza quel comportamento di chi conscio delle conseguenze negative che uno specifico comportamento può causare e lo percorre lo stesso perché in quel momento non può farme a meno, scambia consciamente il presente anche se sa che ciò gli costerà pesanti ripercussioni nel futuro.

 

Si tratta di disturbo di dipendenza solo se il soggetto è conscio delle sue scelte, si rende conto che si trova in una situazione emotiva che lo schiaccia e lo porta a fare questo tipo di scelte.

Questo punto è fondamentale per distinguere il disturbo da comportamenti solo in apparenza simili che sono rispettivamente:

- impulsività, il soggetto non pensa alle conseguenze ma nella sua intemperanza segue le emozioni e il comportamento che queste lo spingono ad avere. Un soggetto impulsivo quindi tende a ricercare tutto ciò che gli dà piacere senza pensarci, anche se questo lo danneggia pesantemente e sebbene dall'esterno appaia come una dipendenza il soggetto non la vive come tale;

- parossismo, il soggetto prova emozioni così intense da non fare nemmeno una scelta, in preda all'emotività agisce. Anche qui il soggetto con parossismi emotivi positivi, può finire per rincorrere una stessa forma di piacere che lo danneggia e apparire dall'esterno come dipendente ma di fatto non lo è.

 

Questo stato di impulsività e parossismo è probabile che con il tempo evolva in disturbo da dipendenza, in quanto il soggetto prima o poi farà "2+2" e inizierà, anche come mero meccanismo di difensa inconscio e per condizionamento, a rendersi conto che tale fonte di piacere e tale condotta emotiva lo sta distruggendo e con questa presa di coscienza entrare in uno stato di conflitto e di consapevolezza.

 

Questa consapevolezza è fondamentale perché è ciò che porta il soggetto a soffrire ulteriormente, perché lo sà quanto sia responsabile, sà di non essere in grado, di esserci dei problemi che non sa fronteggiare e tutto questo aggravia la situazione.

 

Prima di continuare è necessario fare un distinguo fra dipendenza psicologica e dipendenza fisiologica, la dipendenza fisiologica definita anche come "tossicomania" si basa su variazioni a livello strutturale del cervello e non può essere curata/sistemata tramite l'intervento psicologico, proprio perché è stata una sostanza assunta a causarla.

Nel caso di tossicomanie l'intervento psicologico è di aiuto ma è necessario integrare tale percorso anche in modo medico.

L'articolo si concentrerà solo sulla dipendenza psicologica che invece ha altre cause, che vengono sistemate tramite un intervento psicologico, per tutta la restante parte dell'articolo quando leggerete il termine dipendenza sappiate che si sta parlando di dipendenza psicologica.

Quali sono esattamente le cause della dipendenza psicologica? Sono tre:

- accidia, il soggetto ha un'esistenza così vuota che la riempie con una dipendenza che in qualche modo dà un senso ad un'esistenza che non ce l'ha. Per assurdo una dipendenza crea quello scenario riempitivo perfetto, da una parte c'è un senso di benessere e poi tutta una serie di problemi da risolvere in un ciclo infinito che occupa tempo e dà un ampio spettro di emozioni con cui dare un significato alla propria esistenza;

- bisogno, il soggetto senza quel dato elemento ha un danno così inginte nella sua esistenza, prova così tanto dolore che preferisce provare il dolore delle conseguenze piuttosto che il dolore dell'assenza, cioè è facilitato anche dal fatto che mentre il dolore dell'assenza è nell'immediato, il dolore delle conseguenze è futuro e quindi "meno percepibile" al momento anche se i lsoggetto poi quando soffre per le conseguenze potrebbe pentirsi;

- disregolazione emotiva, il soggetto soffre tende a fronteggiare quel dolore con condotte che sebbene al momento alleviano il dolore che provoca hanno delle conseguenze disfunzionali, distruttive, il soggetto conscio di ciò scegli di inseguirle comunque in una sorta di automedicazione psicologica disfunzionale.

 

La costante è che il soggetto non ha alternative, si ritrova a dipendere da quell'unico meccanismo che poi lo porterà a sviluppare un disturbo per le conseguenze che tale dipendenza gli provocherà.

Questo punto è fondamentale perché ci ricorda che si possono sviluppare dipendenze senza che queste diventino un disturbo.

 

 

 

DA RIVEDERE

L'indipendenza è il raggiungimento di due condizioni, la prima è di autosufficienza, il soggetto ha raggiunto un livello di risorse e abilità tale da poter vivere senza l'aiuto di nessuno, la seconda è l'equilibrio, trovare una serie di fonti di piaceri tale che qualsiasi cosa succede si può cambiare, variare e se una venisse meno trovare comunque soddisfazione e appagamento in altre.

Questo fa capire chiaramente cosa significhi quando una persona si dichiara dipendente affettivamente da un'altra, che questa persona è la sua fonte principale o unica di soddisfazione e senza di questa sprofonderebbe in una situazione di vuoto e insoddisfazione.

Ma l'autosufficienza non è l'unica alternativa, ce n'è anche un'altra quella del moltiplicare le fonti in modo tale che la dipendenza sia diffusa e di fatto il soggetto è statisticamente immune dalla dipendenza verso il singolo elemento in quanto se viene meno c'è un'altra fonte, questo fenomeno verrà definito come "indipendenza strategica o dipendenza multipla".

Essendo questo un modo a risorse limitate nasciamo dipendenti su più fronti ma con il tempo, investimenti di vario di tempo si può progressivamente raggiungere l'indipendenza sia  diventando autosufficienti o sviluppanto più elementi da cui si dipendere e quindi sfruttare una soluzione strategica a proprio vantaggio.

Un esempio classico di indipendenza strategica si ha con le amicizie, il soggetto non può fare a meno di amici fino a quando ne ha uno o due ma quando ne ha una decina non sarà mai solo, se non ce nè uno ci sono altri.

Anche perché essere dipendenti ci rende di fatto vulnerabili e ostaggio delle persone da cui dipendiamo, poi lì sarà il comportamento dell'altro a produrre comportamenti differenti, pensate al figlio dipendente dal genitore con cui non ha nessun problema, al punto che quella dipendenza nemmeno pesa, ma immaginate il figlio che invece è conflittuale con il genitore e soffre a stare con lui, qui la situazione sarà di una dipendenza che pesa e con il figlio che non vedrà l'ora di essere indipendente e staccarsi da una dipendenza necessaria per alcuni punti di vista ma sofferente per altri.

 

Qual è la differenza fra attaccamento e dipendenza? L'attaccamento descrive il fenomeno che si manifesta concretamente all'interno del rapporto, del fatto che la persona ricercherà qualcuno per ciò che ricerca sia a livello affettivo che operativo. L'attaccamento è la manifestazione comportamentale della dipendenza, quando si ricerca il partner con insistenza, lo si richiede a fianco a sé, come ci si comporta quando la figura di riferimento manca.

Da qui sono nati anche gli stili di accamento della "strange situation" osservando come si comportava, in questo caso dei bambini, quando separati dalla figura da cui dipendevano, mostrando forme diverse di comportamento, mostrando modi diversi in cui erano attaccati a quella figura.

Qual è la differenza fra indipendenza e autosufficienza? L'indipendenza quando si hanno alternative, avere 10 amici fa si che se virutalmente si dipende da tutti loro per avere qualcuno, di fatto quando un amico non c'è non si manfiesta una dipendenza nei suoi confronti, l'autosufficienza quando una persona può fare da solo senza che serva qualcosa di esterno.

 

 

La dipendenza si può manifestare in numerosi modi differenti, pensiamo al fatto che il soggetto quando prova dolore tende a fronteggiare tale dolore con una specifica fonte di distrazione, essendo questa una sola fonte ne dipende, se non la trova disponibile non avrà il suo metodo.

Il vuoto interiore, l'assenza di passioni e la dipendenza verso l'esterno per passare il tempo.

 

(la dipendenza per il vuoto interiore, la dipendena verso qualcuno che ci rassicuri

la dipendenza nei rapporti, comportamenti condiscendenti e comportamenti borderline

dipendenza emotiva, produce reazione borderline e reazione di condiscendenza/zerbinaggio)

Letteralmente dipendenza vuol dire "essere appeso" e richiama metaforicamente il concetto di essere sospesi su un filo sottolineando come nel momento in cui questo filo possa venire meno si cadrà al suolo.

La dipendenza sottolinea l'assenza di alternative e il fatto che se ciò da cui si dipende venga meno allora ci saranno conseguenze negative, si soffrirà.

La dipendenza è un concetto complicato perché sebbene un soggetto possa essere appeso a 100 fili, di fatto comunque dipende da essi e se questi venissero meno tutti contemporaneamente comunque il soggetto cadrebbe lo stesso.

L'indipendenza è quindi un fenomeno utilitaristico, cioè il fatto di essere appesi a 100 fili e non a 1 fa si che statisticamente sia impossibile cadere al suolo perché, sebbene qualcuno possa venire meno, è quasi impossibile che tutti cadano contemporaneamente.

Questo vuol dire che l'essere umano concettualmente dipende sempre da qualcosa, ma sviluppando delle alternative si crea una indipendenza di fatto, più sono le alternative maggiore è la probabilità che il soggetto non resti mai "con il culo per terra" perché avrà comunque uno o più fili a cui rimanere appeso. 

La dipendenza è prevalentemente di due forme:

- emotiva, il soggetto ricerca il piacere e se troverà una sola fonte finirà per dipendere da essa;

- operativa, il soggetto non ha sviluppato una personalità in grado di scegliere e agire in autosufficienza, questo porterà il soggetto a dipendere a livello operativo verso un solo soggetto se non troverà altre persone in grado di supportarlo in tal senso. La mancanza di autosufficienza va vista su più livelli e sfumature, c'è la persona che non sa scegliere a quella insicura, quella che non si sente adatta per risolvere qualcosa, etc... in ogni caso il soggetto manca di quella visione d'insieme che lo porta a dire "ovunque sono e qualcunque cosa faccio me la posso cavare da solo" e al tempo stesso manca di un numero di alternative di supporto tale da renderlo dipendente a livello operativo da qualcuno. Un soggetto non autosufficiente potrebbe non avere problemi di dipendenza se trova numerose persone che lo supportano.

 

La dipendenza può essere rivolta prevalentemente verso:

- persone

- cose

Si parla di dipendenza quindi ogni volta che si può trovare questa logica dove una persona in una data situazione e in un dato momento esistenziale non ha altro che un "filo", anche se la dipendenza esiste anche quando i "fili sono pochi" cioè ci sono poche alternative e il soggetto tende comunque a crollare perché non è statisticamente protetto da un numero di alternative così basse.

La dipendenza è un fenomeno complesso, che si manifesta in forme differenti, pensiamo al soggetto che è solo dipendenbte a livello emotivo e quello solo a livello operativo, ma c'è anche quello che ha contemporaneamente questa forma di dipendenza sia verso la stessa persona o verso due persone differenti, una per le emozioni e l'altra per l'autosufficienza.

 

A rendere maggiormente complesso il concetto di dipendenza c'è quello di autonomia a livello emotivo, cioè il fatto che il soggetto nel caso sviluppi hobby ha la possibilità di tempo di non aver la necessità di nessuno e solo quando l'autonomia termina si entra nel concetto di dipendenza o meno dagli altri a seconda di quante alternative ha sviluppato.

Il concetto non è nemmeno intuitivo perché si definisce indipendente non una persona che può stare per sempre da sola, cosa che non esiste, ma una persona che ha ad esempio tanti amici, rendendolo di fatto non dipendente da nessuno di loro.

In un'ottica di saggezza la soluzione migliore è quella di sviluppare sia un'indipendeza emotiva e sia un'autonomia emotiva per avere una situazione che si potrebbe definire come "prevenzione totale" verso qualsiasi forma di dipendenza emotiva.

Il problema del piacere intenso

In alcuni casi la dipendenza emotiva insorge non perché il soggetto non è in grado di sviluppare alternative ma in quanto alcune forme di piacere sono così intense (in questo discorso non si parlerà di uso di sostanze stupefacenti) da rendere le altre comunque alternative non significative, alternative non considerabili.

Con questa forma di piacere il soggetto potrebbe comunque sviluppare una dipendenza fino a quando non riesce a trovare alternative che abbiano lo stesso livello di piacere.

Qui si entra in una situazione paradossale quando il piacere intenso che il soggetto prova è causato da delle sue vulnerabilità di personalità, l'esempio del romanticismo e del gioco d'azzardo.

Il piacere intenso è irrealistico, se il soggetto comprendesse la realtà senza distorsioni non proverebbe quel piacere così intenso, questo fa si che il soggetto rischia di dipendere da un piacere intenso che lui stesso crea illusoriamente.

 

Le pulsioni non sono dipendenze, sono piacere geneticamente predeterminati a cui il soggetto non puòsottrarsi, una pulsione può avere un connotato di dipendenza nel caso il soggetto non sviluppi altri piaceri.


Nel momento in cui il soggetto sviluppa una dipendenza verso una persona che non può controllare sviluppa di conseguenza il rischio di comportamento borderline, che nasce da una serie di aspettative e di stizza (con conseguenze ira) verso il soggetto da cui di fatto si finisce per pretende o esigere alcune cose.

Si legga borderline per approfondire.

Lasciare qualcuno perché sono finiti i sentimenti positivi ma scoprire che se ne è dipendenti e non se ne può far a meno "bisogno dell'altro".

"Io ho una forte dipendenza affettiva nei confronti delle persone a cui voglio bene: in questo caso, dei miei amici.
Quando non ci vediamo e neppure ci sentiamo per un po', io cado quasi in depressione: non ho più voglia di far niente, mi chiudo in casa, mi deprimo, insomma, mi sento persa senza di loro.
Mi sento gelosa nei loro confronti, se leggo ad esempio che sono stati con altre persone, mi sento quasi male.
Spesso questo stato mentale negativo mi porta a pesanti sensazioni di frustrazione, tristezza o abbandono. Mi sono anche resa conto di come metta i miei amici davanti a praticamente tutto nella mia vita, e di come i momenti nei quali sto effettivamente meglio (sono più felice, mi sento più leggera, tranquilla e mi dimentico dei miei problemi) siano quelli che passo in loro compagnia."

"Perche' questo bisogno di qualcuno che tenga a noi? perche' questo bisogno di incoraggiamento anche di estranei?
E' quasi piu' un meccanismo per compensare l'insicurezza? nel mio caso sento quasi che per fare le cose del quotidiano (gradevoli o meno) abbia bisogno di sentire questo supporto astratto e approvazione se no ho quasi la sensazione che non dovrei...ovviamente non c'e' nessuna buona ragione per cui non dovrei. Molte persone probabilmente non arrivano a tanto, ma tutto gli pesa e non ne vedono il senso.
E' un bisogno logico, razionale? inevitabile? perché e' cosi' importante? (non parlo dunque di uscite o supporto concreto, dove e' evidente perché piacciano, e che a me interessano relativamente)
Alla fin dei conti, fin della vita, cos'e' che importa di aver avuto qualcuno? Io riflettevo che al di la' di aver voluto bene, fatto piacere ad altri quindi in senso altruistico forse che qualcuno sappia di me e della mia storia (empatizzandoci pero') il che pare una cosa abbastanza irrazionale"

DA rivedere

 

Si parlerà di dipendenza ad esempio quando una persona nelle sue giornate ha solo il proprio partner e nient'altro, tolto quello il soggetto crolla, si parlerà di dipendenza quando la persona ha un lavoro come unica fonte di denaro e entrata (zero risparmi e zero alternative) e perdendolo crollerà nel senso che non avrà più potere di acquisto.

La dipendenza assume un impatto maggiore a causa del fenomeno della psicopatia, ovvero il soggetto nel momento in cui perde l'unica cosa che aveva in quel settore inevitabilmente avrà più tempo per pensare o comunque anche se non ci fosse andandoci a pensare inizierà a produrre pensieri negativi che alimentano ancora di più il quadro del crollo come "e ora come farò senza?" "se non troverò mai un rimpiazzo" scenario che poi potrebbe a sua volta essere peggiorato ulteriormente da dinamiche di intolleranza, risentimento che nasce dal fatto che il soggetto non accetti diverse cose come il fatto che il partner sarà di un altro, il fatto che le altre persone possono sapere cosa ha perso, come sta, etc..

Non è quindi raro trovare paranoia e risentimento nella dinamica della dipendenza, specialmente nel momento del crollo.

La dipendenza è una dinamica semplice ma diventa confusionaria quando le persone invece di distinguere gli effetti collaterali della dipendenza o comunque i fenomeni correlati ad essa dalla dipendenza in sé fanno un unico calderone.

Quindi non solo è necessario tenere seperate gli effetti collaterali ma anche le cause, la dipendenza ha numerose cause in quanto il fenomeno del "essere attaccati ad un filo" è un fenomeno che si può raggiungere in modi diversi.

Un esempio lampante lo troviamo nella tossico dipendenza, il soggetto diviene dipendente da una sostanza (cioè nel momento in cui non la ha più ha un crollo) per la dinamica di assefuazione, ma dipendenza e assuefazione non sono la stessa cosa, così come non è dipendenza una persona che va in paranoia e pensa che non potrà mai più disintossicarsi.

Nella tossicodipendenza c'è questa particolare causa di assuefazione, ma in altri ambiti le dinamiche sono altre come ad esempio la mancanza di alternativa, la mancanza di autosufficienza, etc..

 

 

 

 

La logica del bisogno è la stessa di quella della dipendenza con la differenza che mentre la dipendenza evidenzia le conseguenze di un crollo (si ricordi la metafora dell'essere appesi ad un filo) con il bisogno ci si sposta sul lato dell'appagamento, cioè si parla di bisogno per evidenziare come in questo caso se venisse meno il rischio non è di un crollo esistenziale ma di inappagamento.

Come si spiega questo? Con la rappresentazione della realtà, cioè una persona vede il partner come colui da cui avere ciò di cui ha bisogno, come un insieme di desideri e bisogni, nel momento in cui in un giorno non ha ciò che ricerca comunque nella mente di questa persona resta la rappresentazione della realtà per cui "se non lo avrò oggi lo avrò domani", questo elemento è fondamentale per capire una dinamica complessa basata su frustrazioni e aspettative, perché ci si aspetta comunque qualcosa nel futuro se non c'è nel presente.

Si continua a parlare di dipendenza anche quindi in una momentanea assenza di "bisogni soddisfatti" perché il soggetto crede ancora di essere appeso al filo che gli darà ciò di cui ha bisogno.

Per fare un esempio se una persona perde il partner potrebbe crollare evidenziando come ci fosse una dipendenza in atto mentre se il partner un giorno non si interessa a lei e non le dà le attenzioni questa potrebbe sentirsi inappagata perché ne ha bisogno. Siamo quindi su due ordini di grandezza differenti per quanto riguarda le conseguenze della sofferenza anche se la logica è di fatto la stessa.

 

Eliminando l'assuefazione che è una dinamica biologica, si definisce persona indipendente una persona che non sarà mai appesa ad un unico filo per due motivi:

- è autosufficiente, alcune cose anche se le prende dall'esterno non ha problemi a trovarle anche da sé;

- ha delle alternative, non è appesa ad un solo filo ma a numerosi fili e quindi anche se uno si spezza la persona rimane comunque sospesa. L'esempio lampante lo si ha nelle amicizie (l'equivalente per i rapporti è la poligamia o il poliamore) o nella persona ricca di passioni.

 

Un mix di questi due elementi produce di fatto l'impossibilità matematica di essere dipendenti considerando il fatto che anche il secondo elemento sarebbe di per sé sufficiente a non fai dipendere mai da niente e nessuno, dato che si avrebbero più fili e non si cadrebbe se uno venisse meno.

 

C'è anche un terzo ma che non  servi ad  evitare il crollo quanto più minimizzare le conseguenze in termini esistenziali, metodo che si potrebbe definire come "prontezza a rialzarsi". Alcune persone hanno una personalità tale che nel momento in cui il filo si rompe accusano il colpo per pochissimo perché immediatamente puntano a generarne un altro da cui appendersi. Queste persone sono probabilmente conscie della loro autoefficacia (o qualsiasi altra forma di agenticità possiedano) e quindi non temono nemmeno più di tanto il crollo perché già sanno che nel giro di poco troveranno altro a cui "riappendersi".

Queste persone si distinguono quindi per assenza di chiusura mentale, ovvero sono aperte a ciò che non conoscono e sanno che non ha senso piangersi adosso per ciò che si  è perso in quanto il nuovo sarà altrettanto soddisfacente e piacevole anche se ancora non lo conosco ma sanno che esiste.

Questo ci fa capire chiaramente cosa invece succeda ad una persona che invece non si rialza e continua dal basso dove è caduto a guardare in alto la corda spezzata ovvero la fissazione.

La fissazione vuol dire che da una parte il soggetto continua ad avere quei stessi bisogni (altrimenti non avrebbe formato quella dipendenza) e dall'altro non può fare a meno che guardare quel filo spezzato perché non riesce a guardare altrove o in alcuni casi perfino non accetta di guardare altrove per diversi motivi.

Si parla di fissazione quindi nel momento in cui un soggetto ha perso una forma di dipendenza e continua a pensare a quella specifica forma di dipendenza perché non riesce ad andare oltre.

 

Elenco di disambiguazione:

- pensiero intrusivo, sono pensieri che nascono dall'inconscio e che il soggetto non accetta, possono essere immagini, pensieri, parole, etc.. e non vanno confusi con i pensieri automatici che sono invece delle deduzioni immediate;

- pensiero ossessivo, è un pensiero ciclico che si forma nel momento in cui un soggetto non accetta qualcosa e tenta di cambiarlo ma in modo inefficace e quindi finisce per rimanere con questi pensieri in testa in quanto oscilla fra non accettazione e tentativi inefficaci;

- fissazione, la persona non può far altro che pensare a quello che le manca non avendo più ciò da cui dipendeva tendendo a focalizzarsi su ciò che ha perso, cioè l'elemento specifico verso cui c'era dipendenza.

 

Così come per le tossicodipendenza la causa è da riscontrarsi nell'assuefazione per quanto riguarda i rapporti umani la causa è da riscontrarsi nell'attaccamento, si legga il relativo articolo per approfondire.

 

DA INTEGRARE L'EX ARTICOLO DI EQUILIBRIO

Nel linguaggio comune il termine equilibrio è diffuso anche se potrebbe produrre fraintendimento a causa dei diversi significati attribuiti, elenchiamoli:

- equilibrato per intendere una persona senza eccessi comportamentali, ad esempio nelle reazioni emotive o nel compiere dei rischi eccessivi, persone quindi che hanno determinate caratteristiche che le fanno essere distanti a livello comportamentali da quelle che tendono ad avere reazioni eccessive, come ad esempio potrebbe essere una persona suscettibile che per questo non verebbe definita equilibrata;

- equilibrato per intendere il fenomeno della saggezza e della sufficienza operativa, cioè avere tutto ciò che serve per agire e/o agire al meglio in un determinato campo, ad esempio si definisce genitore equilibrato quello che riesce a crescere un figlio senza fare errori, rendendolo felice, preparato al contrario ad esempio di un genitore che si impone e cresce un figlio "disturbato e impreparato".

 

L'AB sceglie di eliminare questi due significati per ridefire il concetto di equilibrio nel campo delle dipendenze, per definire chiaramente il perché alcune persone sviluppino delle dipendenze e altre no.

L'obbiettivo di questo articolo è di eliminare le teorie ingenue innatiste che le persone sviluppano quando tentano di spiegarsi perché le persone siano dipendenti da qualcosa o da qualcuno, quando tentano di spiegarsi perché una persona pensa in continuazione a qualcosa dimostrando come la dipendenza sia una conseguenza di un particolare stato di personalità e come tale può essere cambiato.

Per comprendere chiaramente questo concetto è necessario inserire anche il concetto di scelta e libertà, l'AB definisce equilibrata una persona che ha una gamma di alternative da scegliere, da alternare nelle sue giornate e su cui basarsi se qualcosa venisse meno, diverse fonti con cui riempire la sua giornata e trovare gioia.

Quando una persona non ha questa gamma di scelta e questa libertà finisce in due modi possibili:

- o entra in una fase di mestizia dato che non ha nulla che le interessi fare, nulla che le faccia provare qualcosa in modo tale da spingerla ad agire;

- o inizia a dipendere da quelle uniche fonti, da quelle uniche scelte che ha a disposizione perché non ha alternative, sono cose che le danno piacere e la vita non si può mettere in pausa, le giornate in qualche modo vanno pur riempite e la persona non avrà altro modo di farlo che tramite quelle uniche cose che ha a disposizione.

 

Dall'esterno una persona non vede queste problematiche di personalità, non riesce a capire che la persona pensa a quello in continuazione perché non ha altro e finisce per dedurre erroneamente ad esempio che sia una semplice questione di innatismo, che la persona provi un piacere così intenso per quella cosa al punto da "impazzire" e farlo in continuazione.

L'ignoranza per alcune persone potrebbe essere tale che perfino nella loro dipendenza non si rendano pienamente conto ciò si origina dal loro essere tendenti al vuoto non rendendosi quindi nemmeno conto che sono loro con le loro scelte, con la loro mancanza di investimenti all'alternativa e alla libertà a ritrovarsi in quello stato, al non aver generato un'esistenza equilibrata.

Da questo si capisce come la credenza che si possa scegliere di essere equilibrati è un'illusione, l'essere equilibrati non è una scelta, si può scegliere di investire nell'essere equilibrati, nel costruire una personalità che abbia alternative, libertà di scelta, nell'avere una giornata che dia modo di essere variegata, senza produrre alcuna dipendenza.

 

Quando non si comprende il concetto di equilibrio la teoria più gettonata per spiegarsi la dipendenza è quella innatista/pulsionale dove la persona si convince che quella persona ci è nata così, ha quella pulsione intensa in un determinato settore che la spinge a comportarsi così. E' facile smontare questa illusione perché esistono diverse persone che nonostante le loro intense pulsioni in un settore, riescono comunque a variegare, a lasciare spazio alle varie forme di piacere senza fossilizzarsi con nessuna, senza fissarsi con qualcosa e pensarci continuamente, distruggendo questa illusione del "se il desiderio è intenso ne diventi dipendente".

In linea di massima, così come spiegato anche nell'articolo della dipendenza, le persone tendono in caso di un'esistenza vuota, di essere cresciute senza nulla a buttarsi su quelli che sono i piaceri di basi, o comunque quelle poche cose che hanno trovato piacevoli, c'è chi si butta sul cibo, chi sul giudizio degli altri e la relativa approvazione, chi sulla competizione, tutte cose che non sono da demonizzare se inserite in un contesto variegato ma che in queste persone diventano forme di squilibrio perché diventano la loro "unica fonte di vita" con le conseguenze che questo può avere, non è difficile immaginare che impatto abbia nell'esistenza un voler piacere a tutti a tutti i costi o a mangiare continuamente per ricercare piacere

Uno degli esempi più lampanti è quello dell'uomo dipendente sessualmente, uomini che vengono definiti come "morti di figa" o "fissati con il sesso" perché non pensano ad altro, come si spiega che diversi uomini abbiano sviluppato questa dipendenza e non altre, dato che come abbiamo detto comunque fra i piaceri di base ci sono più possibilità di scelta? La risposta la troviamo nel fatto che sia siano creato delle condizioni per cui l'uomo ha combinato due pulsioni di base in una, generando un piacere intenso che ha portato questi uomini vuoti a prenderlo come mezzo per riempirsi l'esistenza, tentiamo di comprendere cosa sia successo partendo dalle basi.

La mancanza di equilibrio e  la presenza di un'etica ed educazione inibitoria sessuale nei confronti del versante femminile (che era invece assente in quello maschile) spiegherebbe perché una schiera di maschi (specialmente quelli che vanno dagli anni 50 agli anni 90) che sono cresciuti come persone tendenzialmente vuote abbiano tentanto di riempirsi la loro esistenza con ciò che rimaneva loro, finendo per scegliere una combinazione fra pulsione sessuale e pulsione alla dominanza. Uomini che hanno scelto probabilmente l'emozione più intensa che si è formata dal fatto di per sé tendevano a desiderare sessualmente le donne, donne che diventavano al tempo stesso una difficile conquista a causa delle inibizioni, specialmente sessuali che avevano e questo insieme produceva un intenso desiderio risultante della combinazione di queste due pulsione. Questo ha generato delle intense emozioni positive sia sotto il profilo sessuale che sotto il profilo del dominio, persone che al solo pensiero di possedere una donna che trovano attraente e difficile gli procurava un intenso piacere. Questo spiegherebbe il perché intere generazioni di uomini, nel loro essere vuoti, nel loro essere privi di problematiche sessuali, siano diventati dei soggetti che hanno vissuto (e continuano a farlo per coloro che sono ancora in vita) in funzione della figura femminile come qualcosa che riesce a dare loro un piacere sconfinato nella pratica della conquista sessuale, persone che probabilmente hanno direzionato ogni momento libero delle loro giornate al desiderio sessuale verso queste donne che vedano attraenti e al tempo stesso una sfida. 

 

Questo non vuol dire che tutti gli uomini vuoti puntano al sesso ma in linea generale e come già detto l'essere umano si rivolge ai piaceri di base quando non ha proprio nulla, ci sono persone che puntano all'approvazione, persone che puntano al dominio (accumulando soldi, fama e potere), e così via con qualsiasi altro piacere di base e pulsione che si possa individuare, poi ci sono quelle persone che hanno altre fonti di piacere oltre quella di base.

Il concetto di dipendenza si regge sull'assenza di equilibrio ma la domanda a questo punto "perché alcune persone nonostante tendino al vuoto non puntino a soddisfare ogni piacere di base?" La risposta la troviamo nel fatto che ogni personalità nella sua unicità può avere problematiche, inibizioni o semplicemente delle altre caratteristiche di personalità che la portano a non inseguire quei piaceri di base. È necessario quindi rimanere costantemente focalizzati sul fatto che stiamo parlando di personalità che nella loro unicità e diversità finiscono per scatare quelli che potrebbero essere dei piaceri, spiegando perché alcune persone nonostante la loro situazione di vuoto non insegua ogni forma di piacere di base.

 

Una persona tendente al vuoto e non equilibrata non vuol dire che sia necessariamente demotivata su tutto, sono persone che potrebbero conservare la loro normalità, i loro doveri, la loro routine. Quando si guarda al concetto di equilibrio e relativa possibilità di persone non equilibrato è necessario rimanere con i piedi per terra e non pensare alla persona dipendente come un drogato con la siringa 24 ore su 24 attaccata al braccio e buttata in un angolo. Ed ecco che il dipendente dal sesso non è più una persona che deve avere necessariamente il pensiero fisso ma potrebbe anche essere un padre di famiglia che appare normale e che si occupa dei figli, che va a lavoro e che quando cessano i doveri e cessa la sua routine si butta sull'unica cosa che dia gioia alla sua esistenza, come potrebbe essere il sesso, o altro. Sono persone che nell'ambito della ricerca del piacere non hanno equilibrio e tendono a produrre un comportamento dipendente, che si vede sopratutto quando queste persone hanno problemi con quella fonte di piacere, quando non possono averla. La reazione di una persona di fronte al fatto che non può avere al momento qualcosa che le da piacere ci dice diverse cose sul suo stato di equilibrio e di alternative. È in queste situazioni che si generano le persone che più spiccano all'esterno per dipendenza e mancanza di equilibrio come l'esempio dell'uomo che vive in funzione del sesso, è necessario però ricordarsi del concetto di sfumatura, che ci sono persone comuque non equilibrate ma più mascherate, che hanno comunque un profilo tendende alla dipendenza ma meno accentuato.

Questo getta una luce diversa alla persona dipendente che non ha nulla di diverso dalle altre, siamo una società composta di persone che desiderano e ricercano il piacere, ognuno nella sua fomra differente. C'è chi ha un'esistenza equilibrata e quindi varia le sue forme di piacere, non ha problemi con rinunciarne a qualcuna o farne a meno temporaneamente, persone che dall'esterno non appaiono fissate in nulla, e poi ci sono persone che hanno sempre meno piaceri, hanno sempre meno liberà di scelta diventando sempre più squilibrate fino ad arrivare al caso massimo di mancanza di equilibrio, cioè l'avere una sola fonte di piacere.

 

Quanto meno c'è libertà di scelta quanto più la persona finisce per pensare giornalmente sempre alle stesse cose, iniziando a maturare delle risposte comportamentali stereotipate dato che essendo quello l'unico (o gni unici interessi) ad ogni opportunità tenta di prenderselo.

 

Che ruolo gioco l'intensità dei piaceri nelle persone squilibrate? La persona probabilmente darà priorità a ciò che le da più piacere per poi dare spazio ai piaceri secondari, in una persona equilibrata questo accade ma poi i vari piaceri sia primari che secondari sono così variegati che la persona nella sua giornata spazia un po' ovunque, in quella squilibrata invece si ritorna immediatamente al piacere primario generando il fenomeno di dipendenza, perché con frequenza pensi e agisca su quel punto e spiegandone perché ne soffra nel caso venga meno.

La variabile dell'intensità ci suggerisce una prospettiva alla definizione di equilibrio "si definisce equilibrata una persona che qualsiasi piacere le venga meno, sia primario che secondario, non avrebbe alcuna ripercussione nelle sue giornate trovando comunque dei desideri con cui conservare la sua giornata variegata e senza produrre fissazioni di alcun tipo, senza che sia costretta a ritornare su qualcosa per trovare del piacere ma rimanga libera di spaziare per voglia nelle sue alternative, rimanga con la sensazione di sentirsi libera di fare ciò che più desidera al momento.

 

Il racconto di una donna che ha avuto a che fare con la tipologia di uomo che tenta di conquistare ad ogni occasione:

"Sono una studentessa e questa mattina ho risposto all'annuncio di un ragazzo, un totale sconosciuto, che vendeva dei libri che mi interessavano. Gli propongo di incontrarci all'università dove il mattino seguente avrei avuto un esame. Il tipo in questione comincia da subito a chiedermi il numero di telefono, pretendendo di sentirci tramite sms. Poi continua dicendo che rimarrebbe volentieri a sostenermi durante l'esame ma che è impegnato e che comunque tornerà da me dopo pranzo per sapere come è andata... Afferma quindi che "gli spiegherò tutto domani" dando per scontato che avremmo una lunga e amichevole conversazione. Infastidita, rispondo che preferisco lasciar perdere, e mi risponde che è un peccato dato che "aveva già rubato per me delle mele per prepararmi la colazione". A questo punto rispondo scocciata che le sue battute mi hanno stufato e che nemmeno mi conosce. Ha proseguito dicendomi che andava a leggere Umberto Eco (ulteriore tentativo di darsi un tono?) e mi ha scritto una serie di citazioni dal testo, per poi tacere dopo la mia ennesima richiesta di smetterla di scrivermi. Mi rendo conto che non si tratti di un fatto grave, non è successo niente, ma il concetto di fondo mi è parso comunque significativo."

Questo è il racconto di una donna che si sia resa conto di aver incontrato un uomo che vive in funzione di una cosa sola e che per questo tenti di farlo ad ogni occasione possibile. 

 

Essere schiavi e non redersene conto

APPUNTI:

L'essere equilibrati si basa su due componenti:

- varietà di passioni, hobby e obbiettivi così che la persona possa avere una giornata variegata, possa costruire ;

 

 

 

La persona fa i conti con doveri o nevrosi che la spingono di fatto a fare delle cose in ogni sua giornata e per quanto una persona possa avere una potenziale varietà di cose da fare, la sua esistenza ha delle priorità e dei limiti che nel caso della nevrosi potrebbe perfino non notare.

Fino a quando si tratta di doveri la persona si rende conto che è limitata da:

- un senso di colpa, un insieme di regole che probabilmente sarebbe meglio cambiare;
- irreversibilità di errori del passato con cui si stanno ancora facendo i conti.

Mentre per la nevrosi la persona potrebbe non rendersi conto che è stato cresciuto in modo che vedesse questa sua attività come una cosa imprescindibile da fare ogni giorno tutti i giorni della sua vita,

 

Esistono doveri che possono coesitere con l'essere equilibrati? Si, quando sono gestibili e non sono intensi. 

 

Giudizio esterno e oggettivo di equilibrio, 

 

Non desidero essere una persona equilibrata? Perché questo desiderio è criticabile, per la problematica del cambiamento, che è analoga a quella dell'investimento, avere questa ricchezza è un vantaggio perché da modo alla persona di non soffrire con l'inevitabilità della vita per cui alcune cose finiscono, altre cambiano e potrebbe non interessare/piacere più, eventi che si possono affrontare solo se una persona ha questa ricchezza di alternative disponibili.

 

 

Dipendere dalle persone

Per alcune persone la dipendenza tende a svilupparsi nei confronti di altri essere umani, trovando piacevole la loro compagnia e non avendo niente altro di più materiale che gli dia sufficiente soddisfazione, in questo modo riescono a conciliare sia il loro vuoto emotivo ma anche il loro non essere in grado di essere autosufficienti a livello operativo. Queste persone potrebbero rendersi conto però che questa dipendenza anche se nel mentre li appaga e li fa sentire vivi, risolvendo il loro vuoto interiore li lascia anche distrutti nel caso questa persona andasse via, generando in loro uno stato abbandonico così intenso da farli stare di gran lunga peggio di quanto non fossero prima di dipendere verso quella persona.

Queste persone potrebbero finire invece che risolvere le loro problematiche alla base, ciò che li spinge a difendersi puntare una volta trovata questa persona a "mantenere le distanze", rinunciando ad un appagamento completo, rinunciando all'immergersi totalmente in quella dipendenza così nel caso finisse avrebbero una dose notevolmente minore di sofferenza abbandonica. Quello che si tenta di fare all'atto pratico è anche di evitare che scattino quei meccanismi di affezionamento, di legame, così come innescare quante meno dipendenze possibili, non voler appagarsi in ogni cosa, lasciare anche che alcune cose restino insoddisfatte così che in un'eventuale fine la persona non si ritrovi ad aver perso una mole di cose insostenibile.

 

La dipendenza impedisce alla persona di lasciare andare qualcosa o qualcuno anche nel momento in cui si realizza che sarebbe conveniente farlo, in un'ottica lungimirante. La persona fa fatica perché soffre al solo pensiero di rimanere solo ma anche perché teme che il sostituto potrebbe non arrivare. Questo ci porta alla necessità di distinguere due forme di dipendenza, una che si potrebbe definire assoluta, la persona dipende sia nel presente ma anche per il futuro perché creda che quella sia l'unica opportunità che ha (credenze errate) e una che si potrebbe definire provvisoria, la persona è conscia e sa che la sofferenza di perdere quella dipendenza sarebbe solo provvisoria fino a quando non si trova una nuova fonte da cui dipendere.

 

Esempio di dipendenza affettiva, chiamata anche codipendenza

class="messageTitle">"Non riesco a superare la fine della mia convivenza

class="messageBody">
Ho avuto una convivenza come ho scritto, ho scritto anche che volevo conoscere un suo amico ma era una cosa tanto per
ritornando al mio problema: non riesco a superarla, ogni volta che vado a dormire ci penso, faccio fatica a dormire senza lui e la mattina quando mi sveglio ci penso anche
a volte piango pensando che lui non è a casa con me, io vivo ancora nella casa dove vivevamo noi e dormo nel letto dove dormivamo noi
cerco di distrarmi andando avanti
conosco persone, esco, faccio sport ma a quanto pare non serve
lo penso sempre e un paio di volte sono andata nel suo paese non per lui ma ero felice, stavo bene li e quando me ne sono andata è come se il mio cuore l'ho lasciato li
e quando ritornavo nella mia città pensavo a cosa ci faccio io qui
sto proprio male, mi manca molto"
 
In questo caso sembra esserci ancora un'idealizzazione in corso che impedisce alla persona di uscire da un pesante innamoramento verso quel soggetto.
 
"Ho capito da dove derivano i miei attacchi di panico e la mia ansia (ma penso non sia solo per me per questo lo posto).
Tutto parte dall'insicurezza di una persona e dal pensiero di non sapere fare una cosa,magari si è vissuto con genitori iperprotettivi che appena non riuscivi in una cosa ti dicevano tranquillo non la fare,oppure ci pensi domani,oppure ci penso io.La cosa più sbagliata! Perchè cosi ti facevano capire che se non ce la facevi potevi comunque affidarti a qualcun altro e non dovevi sforzarti, tanto qualcuno la faceva comunque al posto tuo.Col passare degli anni questa cosa ti uccide perchè incominci a credere di non essere buono a fare niente e che qualunque cosa si possa rimandare o farla fare a qualcun'altro.Alllora che succede,tutto il mondo diventa pauroso xchè qualunque cosa che si vede è difficile e non alla nostra portata, allora cosa ci inventiamo noi per fare credere che questa cosa sia vera? l'ansia e il panico! con questa bella coppietta noi facciamo capire agli altri che abbiamo bisogno di aiuto,che da soli non possiamo farcela e dobbiamo per forza dipendere da qualcuno magari uscendo con un genitore/fidanzato/amico oppure portandoci appresso una medicina,ma cmq sempre qualcuno perchè da soli non ce la faremmo mai.L'ansia e il panico insomma è il nostro modo di attirare l'attenzione verso gli altri cercando di trovare il primo scemo che passa e attaccarci a lui come un parassita che spesso non capendo la situazione cade nella trappola e ne diventa succube assecondando tutte le storie del malcapitato che diventa come un neonato sempre bisognoso di attenzioni e che quando appena la mamma si stacca per un momento incomincia a "piangere";se invece gli si fa notare la cosa,cioè che anche l'altra persona ha diritto a vivere,l'unica risposta è il vittimismo e il far sentire in colpa l'altra persona.Come conclusione sono venuto al punto che chi soffre di questa cosa deve capire tutto questo procedimento e che deve soltanto riabituarsi a capire che il mondo non è cosi difficile ma solo facendo le cose si acquista l'autostima e la fiducia per potere fare le cose,per essere sicuro e indipendente,solo cosi si esce da quest'incubo autoindotto,le medicine,il restare a casa per la paura o una persona che ti asseconda in tutto quello che vuoi non solo non funzionano ma sono dannosissime perchè creano solo altra dipendenza,insomma,ci siamo scavati la fossa? bene prendiamo la pala e usciamone,ma da soli,l'lalternativa al vivere è morire o vegetare ma diventare un parassita della società è veramente brutto."
 
 
Quando la dipendenza è in corso non si può fare nulla proprio perché si è dipendenti, non c'è possibiità di scelta, conviene prima risolvere le fragilità che hanno spinto il soggetto a dipendere le cause e dopo si può iniziare a fare un percorso di verso, qui un racconto di cosa vive una persona che dipende e non riesce ad uscirne e fa fatica perfino a definire cosa sta provando:
"un maledetto tarlo!!!
Qui..alcuni sanno che per cercare negli altri la conferma di noi stessi, di quanto valiamo ecc, è sbagliato. O legarsi a persone non giuste non ci fara stare bene. Ma la domanda è, come fare per non stare male anche avendo capito cio?? Come si fa a non provare quel tarlo che dentro ti rode..che ti fa venire voglia di dormire per non pensare a volte o ti fa star sul letto a guardare il cell se lui (chissa perche spesso riguarda solo noi donne) ha chiamato o messaggiato? come si fa a dirsi razionalmente che non è giusto avere questo bisogno che l'altro ci confermi ma a sentirci mancare il fiato per l'ansia, perche tutto non ha stimolo fino a quando l'altro non ci manda un segno?? Se qualcuno lo sa, se qualcuno ha superato questo doloroso problema lo invito a dirmi e dire a tutti coloro che sono ancora impantanati, a svelarcelo. Perche poi è vero che non si deve star con qualcuno che sappiamo essere non giusto ma poi se soffri cosi ogni volta che ti cimenti in qualcosa..poi dire che dobbiamo troncare se non ci fa star bene, non è facile e soprattutto poi si rischia la chiusura opposta, perche fa male quel maledetto tarlo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!"
 
 
Cosa accade quando un soggetto diviene dipendente? Accade che la sessualità potrebbe accentuarsi. Come si spiega questo fenomeno? Con una eccitazione mentale causata dal fatto di avere di fronte a sé una persona che provvede ai propri bisogni e desideri. Questo fenomeno si manifesta sia che la dipendenza sia reale sia frutto di idealizzazione, generando in alcuni contesti anche un effetto di ipereccitazione che potrebbe soprendere perfino la persona stessa. Questo fenomeno si manifesta nella dipendenza perché di fatto la persona trova qualcuno da cui avere ogni cosa che desidera o di cui ha bisogno ed è quindi scontato che questo produca una stimolazione mentale non indifferente. Questo potrebbe generare difficoltà in cui la propria sessualità si accende e supera quella del partner che potrebbe non riuscire a ricambiare non avendo gli stessi effetti della stimolazione perché ad esempio non sta esperendo lo stesso rapporto di dipendenza e non ha verso il partner questa stessa stimolazione mentale. 
 
I casi limiti della dipendenza in cui ad esempio una donna o un uomo vivono un conflitto nei confronti di chi ad esempio sono violenti ma al tempo stesso non riescono a lasciare. Questi sono i rapporti tossici?
 
Il paradosso della dipendenza affettiva, soffrire per l'abbandono di qualcuno anche se si sapeva non essere una persona compatibile
"Ciao a tutti! Vorrei raccontare la mia esperienza e spero di ricevere pareri sinceri e motivanti. Sono una ragazza di 25 anni, a marzo mi sono lasciata dopo una storia di 7 mesi, lui è stato il mio primo vero ragazzo. E' stato lui a lasciarmi, ed è per questo che ancora oggi soffro moltissimo e sto facendo tanta fatica ad accettare il concetto di fine. Ma procediamo per ordine: ci conosciamo, e ci mettiamo insieme praticamente subito. All'inizio tutto ovviamente molto bello, dopo un pò iniziano ad arrivare i primi problemi (era una storia a distanza, ma la distanza era talmente poca e facilmente colmabile che in realtà ci siamo visti spessissimo, il periodo più lungo in cui non ci siamo visti è stato un mese). I problemi derivavano dal fatto che lui in poche parole si faceva i suoi "comodi": le chiamate, i messaggi e tutto il resto erano "programmati" in base alle sue esigenze. Questo in realtà accadeva anche quando eravamo nella stessa città. Certo, ci vedevamo sempre, ma avevo costantemente l'impressione che lo facesse come un "favore", che a volte stesse con me perchè doveva farlo, essendo il mio ragazzo, e non perchè avesse realmente voglia. Insomma, per farla breve, mi sono ben presto accorta, facendo spesso 2+2, che probabilmente il suo non era amore (lui mi aveva comunque detto ti amo e si comportava esattamente come un fidanzato, solo che quando arrivava il momento di "dare", di farmi sentire amata, era una mancanza continua). Arrivati a questo punto vi starete chiedendo: e allora, se non ti rendeva felice, perchè ci stai ancora male? Già, è quello che mi chiedo anch'io.
Dopo avermi lasciata lui si è subito messo con un'altra ragazza (ovviamente l'avrà conosciuta mentre stava ancora con me..), e questo io l'ho scoperto un pò di tempo dopo, e mi ha causato un enorme sofferenza mista a una grande rabbia. Dopo la rottura abbiamo avuto vari contatti, non sto qui a elencare nei dettagli, ma per un periodo (diciamo aprile-maggio) lui sembrava ben disposto nei miei confronti, anche a voler riprendere una sorta di "amicizia" e sentirci ogni tanto. Io però in preda alla rabbia ho scongiurato questa ipotesi, perchè avevo paura di illudermi ulteriormente, e così non ci siamo più sentiti. Nell'ultimo mese e mezzo pensavo di essere quasi guarita, stavo molto meglio e avevo smesso di cercarlo (e anche di avere voglia di farlo). Purtroppo però in questi ultimissimi giorni mi sono resa conto che la mia "guarigione" era stata solo un'illusione, un autoconvincimento. Mi ero convinta che, adesso che è tornato qua per l'estate, si sarebbe fatto risentire o comunque ci saremmo rivisti, insomma, che avrei trovato la porta aperta. Ieri mi sono dovuta scontrare con la realtà, la porta l'ho trovata ovviamente chiusa. Sta con la nuova ragazza, sembra felice, e nei suoi pensieri non esisto più. Ciò mi ha fatto ricrollare nel baratro in cui mi trovavo mesi fa. Adesso non ho più nessuna illusione alla quale aggrapparmi, devo solo farmi coraggio e accettare la fine di tutto questo. Ho paura di non farcela o comunque di metterci fin troppo tempo, per una storia che tuttavia è stata breve e neanche chissà quanto appagante..mi chiedo allora, perchè non riesco a reagire?"
 
La difficoltà per alcune persone nel trovare nuove persone o cose da cui dipendere:
"Mi manca. Si parlo del mio ex fidanzato..sei anni e mezzo tra alti e bassi(più bassi che alti) ma un amore più grande di qualsiasi cosa al mondo..mi manca ogni momento, ogni giorno. Ora convivo con un ragazzo meraviglioso e molto dolce ma dentro me sento che mai più potrò amare qualcuno in quel modo..mi sento come svuotata..come se non potrò mai più amare così e mi sento in colpa nei suoi confronti(parlo dell'attuale ragazzo) perché lui è davvero una persona splendida..sono più di sei mesi che ci siamo lasciati ma non riesco a dimenticare..non c'è canzone,profumo o posto che non mi ricordi lui..come posso fare per toglierlo dalla testa e dal cuore?..voglio solo andare avanti..so che con lui non sarebbe mai possibile tornare e lo so per certo..quindi vorrei solo riuscire a dimenticare..vi prego aiutatemi.."
 
Può succedere che alcune persone non riescano a fare una sostituzione di dipendenza efficace e trovandosi in una situazione per cui il pensiero continua a ritornare al passato per le mancanze che si hanno. Questo ci fa capire come la sofferenza che prova una persona nello stare senza ciò che di cui ha bisogno possa spingere in alcuni casi a prendersi qualcosa che non è efficace per ciò che si cerca, rimanendo in una posizione di "ok tu mi stai salvando dal mio vuoto interiore e dalla mia non autosufficienza, ma non sei comunque sufficiente". L'evoluzione di questo fenomeno è praticamente già scritta, il soggetto continuerà a saltare di palo in frasca fino a quando non troverà ciò che è sufficiente per i propri bisogni e da cui dipendere.

APPUNTI:

i paradossi della dipendenza emotiva, una persona rimane con una eprsona che la fa soffrire, la disturba  piuttosto che andare via e rimanere vuota emotivamente, piuttosto che sentirsi abbandonata.

ultima modifica il: 19-07-2019 - 8:39:39
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