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- Demotivazione -
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Cos'è la demotivazione? Cosa si intende per demotivazione?

Si definisce demotivazione quel fenomeno in cui viene meno l'emozione che motivava a fare qualcosa.

La demotivazione avviene prevalentemente in due modi:

- il soggetto cambia percezione su qualcosa, quindi quello che prima vedeva in modo che generava un'emozione ora non la genera più. Questo fenomeno solitamente accade quando il momento inizia a fare, agire e inizia anche a scoprire la realtà dei fatti o comunque quello che percepisce dall'azione, questa esperienza modifica il suo pensiero, ridimensiona le aspettative o la visione stessa portando a non essere più motivati;

- il soggetto cambia la sua sensibilità, lo stesso stimolo visto nello stesso modo non genera più l'emozione.

 

Demotivazione percettiva, vedendo le cose in modo diverso (ad esempio prima aveva idealizzato) il soggetto non vede più qualcosa che lo emoziona e quindi lo motiva, il cambio di punto di vista diminuisce la motivazione.

Demotivazione affettiva da cambiamento, la percezione è la stessa ma la persona cambia, lo stesso stimolo visto allo stesso modo non produce più la stessa emozione e quindi viene meno la motivazione.

Demotivazione affettiva depressiva, dal fatto che a causa di altre emozioni che entrano in competizione momentaneamente il soggetto non avverte più l'emozione. Ma virtualmente quello stimolo scusciterà emozioni nuovamente una volta passata la depressione.

 

La simil depressione, il soggetto ha una percezione delle cose che gli impediscono di vederle in modo motivanti, il "non ne vale più la pena".

La demotivazione può essere parziale o totale.

Qual è la differenza fra demotivazione e abulia? L'abulia evidenzia gli obiettivi vuoti, il soggetto fin dal primo momento non riesce a fare alcuna azione perchè mancavo i presupposti per la motivazione. L'abulia è frutto di fallimenti educativi che spingono il soggetto a pensare di fare alcune cose anche quando non c'è nessuna base emotiva per realizzarli. Un esempio classico di abulia la troviamo in quei soggetti che scelgono a tavolino di fare qualcosa, arrivano perfino a pianificarla, ma non agiraranno mai per farla.

 

DA RISCRIVERE

(aggiungere collegamento con infingardo)

La demotivazione descrive il fenomeno per cui una persona da un'iniziale motivazione e quindi azione/volontà nei confronti dell'obbiettivo diventi progressivamente o immediamente demotivata portando alla fine di queste azioni.

La demotivazione può essere momentanea o definitiva a seconda di diverse variabili in gioco e si basa sul fatto che il soggetto non avverte più il pathos, diventa cioè apatico. Nel dettaglio nella demotivazione questo può avvenire in tre modi:

- anedonia e cause umorali profonde che deprimono il pathos;

- percezione distorta, non si percepisce più la realtà in modo motivante;

- cambiamento.

Si legga motivazione per comprendere le altre problematiche motivazionali.

FINO A QUI

Nell'anedonia si assiste quindi alla demotivazione di obbiettivi basati sul piacere mentre con l'indolenza si assiste alla demotivazione di obbiettivi basati sul dispiacere e la sofferenza (la persona era cioè motivata ad agire per eliminare tale sofferenza).

Per comodità si parla di demotivazione per sottolineare come la persona fino a quel momento fosse motivata, mentre si parla di abulia quando l'assenza di motivazione è all'inizio dell'attività, il fenomeno è lo stesso ma questa distinzione aiuta a capire rapidamente la differenza fra persona che ha agito in passato e persona che non agisce fin dall'inizio.

L'abulia potrebbe essere momentanea, cioè la persona dopo un po' potrebbe partire come potrebbe non partire mai, così come accade per la demotivazione che potrebbe essere provvisoria o permanente. 

 

 

Le cause specifiche della demotivazione possono essere ricondotte a due grandi gruppi: 

- cause emotive esterne, ci sono emozioni che sono in grado di andare ad oscurare ciò che era motivante per il soggetto;

- cause psicologiche, il soggetto fa dei pensieri e ha un punto di vista che fa sparire desiderio o bisogno.

Le cause emotive sono quelle più conosciute, ogni persona ha probabilmente avvertito nel corso della sua esistenza questo fenomeno interno della competività emotiva e di come "momenti no" andassero ad alterare la normale percezione emotiva.

Le cause psicologiche invece sono più complesse, prendiamo ad esempio l'idealizzazione dove la persona viene motivata inizialmente da qualcosa che era solo nella sua testa e dopo un po' non potrà far altro che constatare che ciò che prima le piaceva ora non le piace più. Nel bisogno invece troviamo una persona che trova un modo di vedere le cose che la difende dalle emozioni negative e per assurdo meno soffre meno è motivata, pensiamo ad una persona che ha dei doveri ma al tempo stesso fa dei discorsi mentali dove questi vengono "sminuiti" e quindi di fatto meno "le fanno paura e colpa" meno percepirà la motivazione ad agire.

 

 

La demotivazione non va confusa con l'inibizione come ad esempio nell'accidia, dove la persona percepisce dentro di sé la motivazione a fare ma allo stesso una motivazione contraria che la spinge a non fare per diversi motivi come paura di fallire, paura del giudizio degli altri, etc..

 

In linea generale si potrebbe affermare che "tanto più intenso un desiderio e bisogno tanto meno sarà probabile che questo verrà demotivato" in quanto pensieri ed emozioni non andranno ad intaccarlo come invece accade in quella che l'AB definisce ipomotivazione.

Si definisce ipomotivazione quella particoalre motivazione che risente largamente e frequentemente della demotivazione proprio a suggerire che se è così altalenante è perché è "bassa" e risente immediatamente di pensieri o emozioni che il soggetto fa a riguardo.

Dato che sull'umore non c'è molto che si possa fare se non risolvere le emozioni negative che hanno un effetto deprimente, il miglior modo "psicologico" per mantenere costante la propria motivazione è quella di alimentare le emozioni che la costituiscono senza che feedback esterni e l'attività stessa alterino la propria percezione dell'evento:

- se la persona sta agendo per desiderio la cosa migliore da fare è programmare quell'attività in modo che sia più piacevole possibile, maggiore sarà il divertimento fatto volta per volta maggiori saranno le probabilità che la motivazione resti alta. Un esempio lo troviamo in quelli che iniziano un'attività e partano in "modo massacrante" finendo dopo poco per cedere perché hanno prodotto un eccessivo carico di emozioni negative in qualcosa che invece è motivata prevalentemente dal piacere e dal desiderio. Non solo svolgerla piacevolmente ma fare in modo anche che sia soddisfacente e faccia percepire al soggetto di essersi avvicina e aver presto "parte dell'obbiettivo" ritenuto piacevole. Senza risultati la motivazione potrebbe crollare a picco perché si allontana nella propria mente il collegamento "agisco per il piacere";

- lo stesso discorso si applica al bisogno. Quindi conservare una visione negativa senza tentare di diminuirla anche se è la propensione. Quando una persona imposta un'attività sul bisogno, specialmente se questa richiede il lungo periodo va accettato il paradosso che conviene sopportare questo bisogno con la lena o comunque con pensieri analoghi a quelli che si produrrebbero con la lena senza cedere alla spinta di "ridurre il carico di sofferenza".

 

Quando la demotivazione è definitiva il soggetto fallisce e non raggiunge più l'obbiettivo iniziale che si era posto, quando la demotivazione è ciclica potrebbe avere un effetto ritardante e un effetto "problemicizzante" cioè aumenta il grado di complessità e difficoltà del problema.

 

 

Questo vuol dire che esistono cinque  possibili andamenti una volta che ci si pone un obbiettivo:

- la persona è motivata, e lo sarà costantemente fino al raggiungimento dell'obbiettivo;

- la persona è motivata, ma alterna fasi di motivazione a fasi di demotivazione ma andrà comunque avanti con rallentamenti e problemi;

- la persona era inizialmente motivata per poi perdere completamente e definitivamente la motivazione e fallisce l'obbiettivo;

- la persona era inizialmente motivata per poi perdere completamente la motivazione ma sceglie di produrre una motivazione surrogato (lena) per inseguire l'obbiettivo;

- la persona era inizialmente motivata per poi perderla completamente, questo lo porta a chiedersi il perché e inizia così un cambiamento dentro di sé affinché ritorni ad essere motivata.

 

Si legga motivazione per approfondire.

 

Un esempio di demotivazione:

"Salve a tutti, sono uno studente del terzo anno di giurisprudenza. Mi sono iscritto a questa facoltà pieno di entusiasmo, sicuro di quello che volevo fare nella vita: l avvocato. Spinto da un incredibile motivazione i primi due anni supero tutti gli esami con estrema facilità e voti altissimi.all inizio del terzo anno inizio a soffrire di ansia generalizzata e mi costringo a studiare perché non avevo alcuna intenzione di rimanere indietro.supero la prima sessione brillantemente ma con una fatica immane.il problema è che adesso dopo 15 esami dati e la media sopra il 28 mi ritrovo senza alcuna voglia di studiare, ho perso interesse per le materie e penso che forze dovrei mollare. Ho infiniti dubbi e penso di aver scelto la facoltà sbagliata.NON RIESCO PIÙ A DORMIRE IL PENSIERO MI TORMENTA.Come posso fare per uscirne?"

 

Questo è un caso di anedonia anche se non è possibile capire da questo racconto se sia un problema di idealizzazione smontato poi dalla realtà o se ci siano di mezzo altre emozioni che hanno avuto un effetto depressivo sul suo desiderio.

 

La motivazione a fasce orarie

In alcune persone la motivazione ha un picco a seconda della giornata, come si spiega questo? Con i bisogni. Le persone sono state doverizzate ad esempio al fatto che la mattina "sia il momento migliore e si deve lavorare, altrimenti venivano punite". Questo rimane impresso nel soggetto al punto che il bisogno ha degli andamenti giornalieri variabili. 

Una di queste credenze potrebbe essere "il mattino ha l'oro in bocca" o "se non inizi dalla mattina è come se non avessi fatto nulla" .

Questo fenomeno ci fa capire che il soggetto ha una motivazione basata esclusivamente o prevalentemente sul bisogno in quanto chi è motivato per piacere agisce e basta a prescindere delle fascie orarie.

 

Quando la demotivazione sfocia in apatia

In alcuni casi l'anedonia potrebbe essere così estesa da portare il soggetto in un dato momento a trovarsi con nulla da piacevole da fare e ritrovarsi solo con obblighi e necessità (alcuni bisogni) a spingerlo a fare qualcosa, ma l'appamento e la soddisfazione spariscono dalla sua esistenza.

Demotivazione e dissuasione

 

Quali sono le cause della demotivazione? Cosa può portare una persona ad avere un obbiettivo senza motivazione sufficiente? Molteplici:

- depressione e apatia, il soggetto ha avuto degli accadimenti che hanno alterato l'umore e di fatto non è più in grado di percepire le emozioni motivanti a causa della perturbazione emotiva che sta attraversa;

- accidia, la persona si ritrova in un conflitto motivazionale, da una parte ha bisogni e desideri che spingono all'azione mentre dall'altra ha delle emozioni negative che spingono al non fare.  L'accidia si può descrivere come l'avversione all'attività che supera la motivazione a fare. Ad esempio lo studente accidioso è uno studente che ha avversità allo studio e studisolo per paura o sotto pressioni negative e quando l'avversione allo studio supererà le motivazioni su base negativa andrà in accidia, cioè non agirà, oppure è accidioso lo studente che ha paura di non farcela, paura di fare brutta figura e queste emozioni negative superano in alcuni momenti altre emozioni che lo motivano;

- indolenza, la persona non percepisce più la sofferenza che la motiva e di conseguenza non percependo più il bisogno di fare si demotiva. Lo studente che studia perché pensava che il professore l'avrebbe interrogato ma quando sa che non lo interroga non studia più; 

- disincentivo, simile all'indolenza con la differenza che la pesona non riesce più a percepire il vantaggio. Qui entra in gioco il concetto di anticipazione e rappresentazione, la persona è motivata fino a quando crede che avrà il premio ma se crede che questo premio non lo avrà ecco che la motivazione diminuisce o crolla, una persona ad esempio in corso d'opera pensa che non può farcela o che non si può fare e questo la porta in una situazione demotivante;

- disinteresse, la persona si rende conto che ciò che le piaceva o poteva piacergli in realtà non gli piace, le cause sono o un cambiamento di ciò che si ha di fronte o perchè si erano fatti errori nel pensare come fosse e quanto potesse piacere. Si parla di disinteresse solo nel momento in cui la persona agisce e si rende conto che non prova piacere nel farlo. C'è il rischio che la persona possa confondere il disinteresse con la depressione, in quanto queste si manifestano allo stesso modo solo che uno è dato dalla propria personalità "non mi piace" e l'altro dall'umore che impedisce di provare piacere;

- calo di interesse, la persona si rende conto che ciò che le piaceva ora le piace di meno, anche qui ci se ne rende conto nell'atto di farlo o comunque di arrivare a fine progetto.

(aggiungere demotivazione estrinseca, demotivazione intrinseca)

 

Questi punti vanno presi come fasi, ad esempio una persona ha agito ma dopo un po' si ferma e nel tentativo di capire cosa è successo affermerà "è stato un momento di accidia" poi in un altro caso potremmo dire che "è stato un momento di indolenza".

Per capire meglio quale fase si sta attraversando è necessario conservare chiari in mente quali sono gli obbiettivi e da cosa sono mossi, cioè quali sono le basi motivazionali.

L'accidia ci fa capire come a volte non sia solo questione di motivazione bassa o assente ma di conflitti motivazionali, dove la motivazione a non fare supera e vince la motivazione a fare.

 

Facciamo un esempio pratico "una persona sceglie di iscriversi in palestra, la sua forma mentis è di motivazione per piacere ma anche per bisogno, da una parte si immagina fare esercizio in modo piacevole e i risultati positivi che avrà sul corpo e dall'altra parte si immagina come diventerà se non farà qualcosa perdendo bellezza fisica". La persona ha quindi una motivazione alta e si reca il primo giorno in palestra ma la prima esperienza le fa calare interesse in quanto si rende conto che allenarsi non era così piacevole come pensava, comunque nell'insieme la motivazione resta alta e sufficiente. Passa il tempo e i risultati scarseggiano ad arrivare scatta quindi un altro calo della motivazione perché la persona non riesce più ad anticipare l'evento positivo "avrò il corpo in questo modo", resta in pratica solo con il bisogno di mantere il corpo in forma. Questo bisogno potrebbe in alcuni casi scomparire quando la persona fa pensieri come "ma no sto bene anche così" oppure "mi manterrò in forma solo con l'alimentazione" passando quindi a fasi di indolenza, oppure potrebbero accadere fasi di accidia dove ad esempio la paura del giudizio nella palestra "sono l'unica che non ha risultati" "sono la più brutta" o "ho paura che qualcuno mi venga ad importunare" potrebbero superare il bisogno di mantenersi in forma. Oppure cambiamo leggermente l'esempio portato fino ad ora, immaginiamo di non essere arrivati ad un caso di accidia ma che la persona invece sia solo rimasta motivata dal piacere e dai risultati che pian piano sta ottenendo ma conservi al tempo stesso le paure descritte nell'esempio precedente, in questo caso non sarebbe più accidia ma si potrebbe arrivare a demotivazione da inibizione, in quanto la motivazione a "fuggire/evitare" potrebbe superare la motivazione data dal piacere. Questo esempio ci ricorda come la demotivazione ha diverse cause e dinamiche e possono intrecciarsi in dinamiche anche abbastanza complesse.

 

 

 

Come si manifesta la demotivazione? In due modi:

- pigrizia, il soggetto si è posto l'obbiettivo ma la motivazione che percepisce non è sufficiente all'azione in quanto il desiderio e il bisogno non sono sufficientemente intensi. Ad esempio il piacere di fare non è sufficiente specialmente in rapporto alla spesa e il tempo da dedicare, stessa cosa anche per il bisogno che non è così intenso. La pigrizia concettualmente è vicina al concetto di accidia e indolenza ma mentre in quest'ultime c'è l'assenza totale di motivazione nella pigrizia il soggetto percepisce di essere un minimo motivato ma non a sufficienza. La pigrizia si potrebbe definire come la presenza di libido ma non sufficiente a dare energia al corpo per produrre l'azione, immaginate di avere una batteria con un po' di carica ma non sufficiente a muovere il motore;

- abulia, la persona ha perso totalmente la motivazione, seguendo la metafora di prima la batteria è a zero.

 

 

 

Le persone possono nascondere la demotivazione procrastinando, ovvero rimandando l'obbiettivo in modo tale che non si scontrino con la realtà della demotivazione in quanto se la persona dice "lo faccio domani" non andrà a misurare la sua motivazione cosa che invece accadrà se dice "lo faccio ora" e poi invece non fa nulla.

Con la procrastinazione il soggetto sposta la data rimandandola di ore o giorni così che possa pensare "lo posso fare ma non ora".

 

Nella motivazione il ruolo dell'anticipazione è cruciale perché non necessariamente il premio (desiderio) o la punizione (bisogno) sono immediatamente conseguenti all'azione ma potrebbero essere lontani nel tempo, come potrebbe altrimenti una persona studiare per anni se non riuscisse ad anticipare nella sua mente il piacere della laurea e del lavoro che andrà a fare o viceversa delle conseguenze negative che accadrebbero se non lo avesse fatto.

La pigrizia ad esempio si manifesta anche per problemi di anticipazione. 

 

Motivazione, demotivazione e inerzia

Non necessariamente l'essere umano è un'alternarsi di fasi di motivazione e demotivazione ma potrebbe anche avere momenti di inerzia, cioè momenti in cui non desidera nulla e non si pone alcun obbiettivo.

 

La determinazione non ha nulla a che fare con la motivazione.

Motivazione e costanza, si definisce costante una persona che grossomodo va avanti fino a raggiungere l'obbiettivo posto.

 

Un racconto dal web potrebbe chiarire meglio questi punti:

"Sono in un periodo di enorme frustrazione, tristezza, senso di inadeguatezza, indecisione e chi più ne ha più ne metta.
Per farvi capire, non faccio nulla tutto il giorno e fatico ad alzarmi la mattina. La maggior parte del tempo avverto una sensazione di "disperazione" di fondo (so che sto sprecando la mia vita).
Tutto ciò comporta il fatto che nonostante io voglia essere più sana, non faccia nulla per cambiare la situazione. Non sento una motivazione. Mi dico "perché dovrei farlo?".
Per chi, dovrei farlo?
La risposta ovvia a questa domanda dovrebbe essere "per me stessa, per sentirmi meglio".
E allora perché non ci riesco?
Perché stare meglio non è abbastanza?
Forse perché alla fine, migliorare te stesso non sembra così sensato se poi non hai qualcuno a cui mostrare il tuo cambiamento (?).
(Sento di essere sola, a chi devo piacere, chi devo impressionare?)
A voi capita mai di iniziare un progetto, una dieta, la palestra, una cura o una buona abitudine... e di sentirvi poi sommersi da questa domanda, dal "per chi lo sto facendo?", dal "tanto non cambia nulla", ecc?
Quel che deriva da ciò è:
Ingrassare, diventare amebe, smetterla di curarsi i capelli, truccarsi meno, non comprare cose che ti starebbero bene perché credi sia comunque inutile... lasciarsi marcire.
Ed è tremendo."

 

 

ultima modifica il: 12-07-2018 - 1:32:03
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