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- Riservatezza -
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Cos'è la riservatezza? 

(dualismo riservatezza succubanza, quando è riservatezza e quando è paura del giudizio negativo, la convenienza di esporsi in base all'obbiettivo, l'eccesso di riservatezza)

Il termine riservatrezza, in inglese privacy, descrive il fenomeno per cui un soggetto selettivamente sceglie di non condividere una data informazione con altre persone.

 

 

Quali sono i motivi che spingono una persona a questa scelta selettiva? L'AB ne trova tre:

- Riservatezza da inibizione, la persona desidera dire o rivelare alcune cose di sé ma non riesce perché avverte dentro di sé questo conflitto e queste emozioni negative, c'è qualcosa che la inibisce nonostante abbia scelto di non essere riservata perché non è riuscita a vincere quelle sensazioni sgradevoli. Quindi la riservatezza da inibizione risponde alla domanda "ci sono cose che vorresti aver mostrato, detto ma che poi alla fine per le emozioni negative che hai provato non ci sei più riuscita?";

- Riservatezza strategica, la persona sceglie cosa non dire e non rivelare di sé perché lo reputa conveniente. Il problema principale di questa componente è l'assenza di lungimiranza, una persona che è efficace ad esempio nell'evitare di esporsi per un giudizio che le fa paura si scontra con la realtà del perdersi un'esperienza o causare una conseguenza per mancata azione che potrebbe portare a danni nel lungo periodo come il perdere rapporti o il ritrovarsi con zero esperienza. Da questo punto di vista il soggetto rischia di adottare strategie che si potrebbero definire come "strategie orientate all'evitamento" dove il soggetto ci guadagna all'inizio con il sollievo che prova ma ci perde nel lungo periodo. Questa è quindi uno di quei punti che non può essere criticato a prescindere, ad esempio per chi ha l'obbiettivo di risultare affascinante potrebbe essere conveniente senza danni sul lungo periodo non dire alcune cose di sé. Ogni scelta strategica va analizzata e solo da questa analisi si può determinate se, lasciando perdere un'iniziale efficacia, poi quali saranno le conseguenze e l'impatto sul lato esistenziale;

- Riservatezza istintiva, la persona dice o non dice cose di sé semplicemente ad istinto ovvero quando "se la sente", le dinamiche di questo tipo di riservatezza sono difficili da comprendere proprio perché si tratta di dinamiche inconsce ed euristiche, la logica è che una persona è come se in alcuni casi "avesse voglia di aprirsi", come se quella persona la invogliasse a farlo su alcune tematiche o viceversa a non farlo o al contrario non se lo sentisse più in base al comportamento altrui probabilmente basandosi sull'esperienza pregressa che l'ha condizionata anche se consciamente non ricorda e non ha dato una rappresentazione a quegli eventi. Anche qui potrebbero nascere conflitti perché la persona da una parte non se la sente ma dall'altra potrebbe sapere quanto questo sia conveniente per non dire necessario.

 

La riservatezza raramente è totale, cioè che la persona sia completamente riservata con ogni rapporto e persona che conosce, per quanto una persona possa aver avuto problemi che la spingono ad inibirsi, per quanto possa percepire convieniente non dir alcune cose e per quanto possa basarsi sull'istinto per scegliere se aprirsi o meno qualcosa a qualcuno si finirà per mostrarla o per dirla.

La trasparenza come assenza totale di riservatezza in un rapporto esiste ed è stato spiegato il perché nel relativo articolo, per il resto invece i rapporti vanno visti come qualcosa dove la riservatezza sarà variabile in base alle tre motivazioni descritte.

Alcune persone persone potrebbero avvertire quella scelta di riservatezza come un conclitto interno, cioè da una parte sanno che c'è questa spinta ad essere riservati ma dall'altra sono consie di quanto questo le danneggerà, questo può avvenire nel primo e terzo punto cioè nel punto delle inibizioni e delle scelta presa ad istinto. Mentre nel secondo punto non c'è alcun conflitto ma la scelta e l'uso di una strategia che anche se danneggerà il soggetto quando questa viene presa la persona pensa che sia conveniente senza rendersi conto di dove questo lo porterà nel futuro.

Uno degli errori che fanno le persone è quello di attribuire le loro motivazioni agli altri pensando che le persone intorno a loro facciano scelte di privacy per i loro stessi motivi.

 

La riservatezza come altra qualsiasi scelta e azione va criticata nel momento in cui ci si rende conto che questa non è stata razionale o comunque ha un impatto negativo sulla qualità esistenziale del soggetto.

La visione migliore sulla riservatezza è quella di vederla come uno strumento da usare nel migliore dei modi senza giustificarlo o convincersi che tendere alla riservatezza sia "sempre un bene". Per questo l'AB propone di eliminare le illusioni più diffuse a riguardo:

- l'illusione di pensare che tutti facciano così, che non esista una persona si lasci conoscere in alcune sue  parti e che alcune cose vadano sempre tenute segrete a tutti;

- l'illusione di pensare che la trasparenza totale sia sempre un male, che avere una componente di riservatezza sia una scelta sempre conveniente.

 

La riservatezza è un mezzo e come tale sarà l'uso a determinare l'efficacia e la razionalità, meno illusioni si hanno a riguardo più sarà possibile fare la scelta migliore e valida.

Prendiamo dei casi limiti, pensiamo ad una persona che desidera viversi l'inizio di un rapporto al massimo, sa quanto conti il ruolo dell'idealizzazione e per questo sceglie di assecondare la riservatezza dell'altro che la spinge a fantasticare e essere affascinata da quell'alone di mistero, questa scelta è razionale se la persona sa a cosa sta andando incontro e che prima o poi salterà fuori la realtà personalità dell'altro.

Un altro caso limite è quello dove un datore di lavoro tace su alcune cose al dipendente per diversi motivi.

La situazione non è generalizzabile ogni caso di riservatezza e a sé.

 

Pensiamo al succube che per paura non dice nulla di sé, nasconde ogni possibile cosa agli altri andando al limite della sociofobia, mettiamo caso che questa persona abbia come obbiettivo farsi degli amici, ecco che se da una parte sta sfuggendo alla paura e alla sofferenza di venire giudicato negativamente dall'altra sta fallendo nel poter raggiungere l'obbiettivo costruirsi amici perché con il suo comportamento evitante evita la vita stessa e non segue le dinamiche che sono alla base della costruzione delle amicizie.

 

 

 

Riservatezza e adolescenza

Nell'adolescenza è abbastanza frequente assistere a quel fenomeno di riservatezza senza che vi sia nemmeno una presa di coscienza a riguardo, la persona nemmeno si rende conto di essere riservata e delle scelte che fa, non avverte la privacy ma solo la paura o l'istinto che la spingono a non rivelare alcune cose. La riservatezza potrebbe considerarsi una risposta emotiva diffusa e normale quando questa rimane entro alcuni limiti che alcuni però superano indicando una problematica di fondo e una diversità che li spinge a non mostrarsi su numerosi punti, a difendersi tenendosi per sé informazioni, pensieri e comportamenti più di quanto facciano gli altri intorno a sé. Queste persone con questa propensione ad essere più riservate difficilmente si renderanno conto di essere "diverse". La spiegazione la sitrova nell'infanzia tormentata, costellata da un'eccessiva dose di giudizio di eventi "punitivi" riguardo al mostrare il proprio comportamento che ha condizionato il soggetto e lo ha spinto verso questo comportamento da riccio, un comportamento dove sarà riservato su numerosi aspetti della sua persona quando era meglio, se non necessario, mettersi maggiormente in gioco mostrandosi.

Le frasi che queste persone usano sono "non capivo molto altrimenti mi sarei aperta di più, avrei lasciato che specialmente le persone vicine a me avessero visto e capito più di me". 

L'AB butta la tesi che le stesse cause che hanno portato a questa "anormale riservatezza", cioè quando presentano un comportamento riservato su più punti se confrontato con la normalità dei coetanei intorno, possano spingere anche alla sociofobia dove la persona non solo tenta di tenere alcune cose per sé ma inizia a sviluppare un'inibizione e un evitamento per il sociale stesso.

Il paradossi della lamentela nella riservatezza

Ci sono alcune persone che nonostante scelgano di essere riservati poi si lamentano di non essere comprese e capite, paradossi che derivano dall'ignoranza, dalle illusioni che la persona possiede che le impediscono di comprendere come funzioni effettivamente un rapporto.

"Se l'altro non sa non può fare, se l'altro non sa non potrà mai comprenderti, se l'altro non sa non potrà mai toccarti dentro, ogni cosa di positiva che accade è solo pura casualità"

 

 

 

Un esempio di persona che non è stata trasparente e nonostante questo fa fatica a rendersi conto delle sue responsabilità e tenta di giustificarsi.

"Ma solo io mi vergogno di star male? Recentemente mi è capitato di discutere con una persona a me molto cara. I nostri rapporti si sono interrotti e in modo brusco, d'altra parte io ho perso la stima nei suoi confronti e lui nei miei, e su questo c'è poco da fare. La discussione avuta è stata, come sempre accade, completamente inutile, lui aveva solo l'intenzione di scaricare la sua rabbia su di me e ha negato completamente tutto ciò di cui gli chiedevo spiegazioni, dicendo che mi ero fatta io i film in testa e che tutto quello che era successo è colpa mia perché non avevo esposto subito ogni piccolo problema quando stava nascendo (sempre nella mia testa). Io non sto pensando ad altro che a questa conversazione e tutto quello che ne consegue, i rapporti con le persone, quanto è vana la comunicazione, quanto sia inutile parlare. Nella mia idea avrei voluto fargli capire che alcuni suoi comportamenti mi avevano ferita veramente parecchio (davvero ho reagito con periodi di forte ansia e conseguentemente di depressione); il fatto è che lì per lì mi sarei sentita fragile e scoperta a dirgli quanto ci ero rimasta male... ma in verità anche ripensandoci, ora che la situazione "casus belli" si è risolta, mi vergogno come un lupo per aver preso tutta la situazione in questo modo. Sono io la prima a trovare la mia reazione insensata ed esagerata e non ci riesco proprio a dirlo... preferisco tenerlo nascosto, eppure spiegare il mio stato emotivo è fondamentale per spiegare certi miei comportamenti. Ora, razionalmente ho i miei motivi per cadere in depressione (c'erano in ballo situazioni lavorative andate a quel paese, oltre che la delusione umana, che in realtà mi ha fatto molto più male), ma mi vergogno un casino lo stesso!! Presto dovrò incontrare la moglie di questa persona per chiarire delle cose anche con lei. Le devo delle scuse per una cavolata che ho fatto un momento che sono proprio esplosa; lei mi dirà quanto ci è rimasta male quando ha visto quel commento e che non se l'aspettava... io come faccio a spiegarle che per arrivare a fare una cavolata di quelle dimensioni sono passata per mesi di ansia, che erano settimane che la mattina non riuscivo ad alzarmi dal letto, a fare niente, che respiro malissimo e che ho avuto voglia di farmi male,e che è tutto questo che è convogliato in quel commento stupido e cattivo? Come faccio a dire che se non ho mai parlato dei dubbi che avevo è perché mi vergogno di tutto quello che mi passa per la testa e ho paura di esser presa per pazza se ne parlo?"

 

La vergogna di soffrire porta la persona alla percezione di ritenere conveniente mentire così da non provare vergogna se l'altro non sa (non sapendo non può giudicare) ma quella che è la convenienza nel non provare vergogna si trasforma in rapporti che non funzionano e situazioni ancora più complicate da spiegare che faranno provare per come andranno probabilmente ancor più imbarazzo o vergogna al soggetto che si ritrova in quella situazione.

 

Il rischio maggiore della riservatezza è quello che non mettendosi in gioco, non esponendosi non si fa esperienza, esperienza che nasce dal conflitto, dalla discussione, dal venir criticati ma che è comunque fondamentale per la crescita. Di solito le strategie più efficaci di riseratezza sono quelle che vengono dispiegate in soggetti che per lo più si mettono in gioco e fanno questa scelta perché comunque sanno di non rischiare di perdere nulla ma solo di evitare noie e basta, di ottenere vantaggi sia nel breve che lungo periodo.

L'essere ignavi, una forma di riservatezza particolare

ultima modifica il: 31-03-2017 - 14:23:55
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