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- Punizione -
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Cos'è la punizione?

Si definisce punizione qualsiasi comportamento sia prodotto, intenzionalmente o meno, con l'effetto di suscitare un'emozione negativa e far associare al soggetto i due eventi così da spingenrlo a non ripetere più o diminuire la frequenza di quel comportamento in quanto lo associerà al rischio di punizione.

Detto in altri termini il comportamentpunitivo disincentiva qualcosa che non accettiamo, più viene usato più ha effetto condizionando il soggetto che lo riceve.

Ma esattamente il comportamento punitivo cos'è? Il comportamento punitivo è un comportamento violento, cioè che fa suscitare emozioni negative nel ricevente. Questo è soggettivo, la punizione non va intesa come universale anche se ci sono comportamenti prevalentemente ad effetto negativo come può essere una sgridata, uno schiaffo, una minaccia.

Sebbene ci siano comportamenti punitivi generalmente più efficaci non esiste la regoletta assoluta, una persona può essere punita se conosciamo quale comportamento gli genera sofferenza.

La punizione è lo strumento di educazione più facile che esiste,  qualcuno fa qualcosa che non accettiamo e noi reagiamo negativamente, tentando di scoraggiare quel comportamento in quanto con la nostra punizione "associa" il fatto che se fa quella cosa con noi riceverà tale punizione.

Quante più volte ripetiamo questa punizione quanto più l'associazione nella mente dell'altro sarà profonda diminuendo la probabilità che lo rifaccia in nostra presenza.

Affinché si possa parlare di punizione è necessario che l'altro soffra, non conta il fatto che noi pensiamo che stiamo punendo, la punizione è tale solo se il nostro comportamento suscita emozioni negative nell'altro.

Questo passaggio è fondamentale perché fa capire quanto sia fondamentale punire realmente e non avere intenzioni punitive e sopratutto ci fa capire che in realtà puniamo l'altro anche quando non vogliamo o non ne avevamo intenzione, l'altro si sentirà punito ogni qual volta una nostra azione lo farà soffrire.

 

Questo ci ricorda che a volte paradossalmente finiamo per disincentivare un comportamento perché senza che ce ne accorgiamo facciamo soffrire l'altro. Quando conosciamo qualcuno e vediamo che lentamente cambia nei nostri confronti non facendo più alcune potremmo averlo, senza accorgercene, condizionato a non farlo più, punito in qualche modo. 

Il rischio è più alto tanto chi abbiamo vicino è sensibile.

 

La punizione intenzionale viene usata come mezzo educativo e di insegnamento, una persona che fa uso della punizione viene definita severa.

 

  

 

Esistono prevalentemente due tipi di punizioni:

- Punizioni afflittive, cioè si basano sulla logica del produrre un comportamento violento, teso a far soffrire l'altro;

- punizione privative, il soggetto viene punito facendogli perdere ciò che ha già guadagnato, togliendoci ciò che vuole e gli dà piacere,.

Le punizioni afflittive sono le più comuni e facili da dispensare, troviamo le sgridate, le sculacciate, le minacce, rinchiudere in stanza, andare a letto senza mangiare, vendette, etc..

Le punizioni privative invece sono più complesse, speciamente se inserite in un contesto di premi e incentivi, ad esempio una punizione privativa potrebbe essere questa "ogni volta che prendi un voto sopra la sufficienza accumuli 10€ alla paghetta, quando prendi un voto insufficiente perdi 10€".

La punizione è un metodo a cui converebbe rivolgersi il meno possibile preferendo un insegnamento basato sulla spiegazione e sul premio/incentivo.

Attenzione a non confondere il concetto di punizione con quello di rinforzo negativo. Il rinforzo negativo si basa sull'esatto opposto della punizione, si tende a condizionare un comportamento affinché avvenga con maggiore frequenza instillando nel soggetto un dolore, un dovere e qualsiasi emozione negativa facendogli percepire che questa cesserà di esistere solo se farà quel comportamento.

Ad esempio ogni mattina il soggetto sa che alle 7 cadrà un secchio di acqua gelata sulla sua testa, progressivamente e rapidamente il soggetto uscirà dal letto prima delle 7 per evitare di provare quel dolore.

 

Il bisogno di punire gli altri o punire se stessi come nasce? 

"Non so se ciò derivi dai miei (ingiustificati) sensi di colpa o da altro ma spesso sento il bisogno di essere punito per gli errori che ho fatto è che faccio, per ciò che sono, perché non riesco a fare di meglio, per la situazione in cui mi trovo. 
Mi farei frustare o altro per le caxxate che ho fatto e per il povero idiota che sono. 
Come dire, ciò che sento è che non merito si vivere. Altre persone, nel contesto dove vivo farebbero molto di meglio.
Se qualcuno mi giudicasse immeritevole di vivere, gli darei ragione e accetterei la sentenza di morte senza pensarci due volte.
Questo è ciò che sento e ciò che penso di me.
A voi è mai capitato?"

 

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la punizione afflittiva è per lo più corporale (produrre dolore) o  tesa a produrre sofferenza psicologica immediata;

la punizione serve a generare un condizionamento negativo per scoraggiare nel futuro l'azione punita in quanto non accettata

il paradosso della punizione, per alcune persone essere puniti in realtà non è una punizione perché loro cercavano qualsiasi forma di attenzione possibile, in realtà si può punire realmente qualcuno solo attuando un comportamento che sia specifico nel dare sofferenza e non ciò che desidera,è necessario quindi allontanare il concetto di punizione statica associandolo a violenza fisica o verbale]

In termine punizione nel linguaggio comune è diffuso e viene utilizzato per indicare il fenomeno che c'è dietro il tentativo di gestire o controllare il comportamento altrui tramite l'utilizzo della sofferenza impartita.

La punizione consiste nell'atto volontario di infliggere sofferenza (far suscitare emozioni negative) a qualcuno in modo che questa si associ all'attività in corso che si desidera disincentivare, dove la persona comprenda anche consciamente che quell'attività lo porterà a ricevere altre punizioni tentando di innescare anche uno stato d'ansia.

La punizione basa la sua logica nel condizionamento, facendo in modo che quell'attività si disincentivi a livello delle emozioni di base. Una persona fa qualcosa perché desidera farla, perché le piace farla, con la punizione e il condizionamento questo cambia, perché quell'attività in seguito alle punizioni ricevute inizierà ad essere non più un attività soltanto piacevole ma un'attività che suscita anche emozioni negative.

 

Questa è la versione teorica della punizione ma all'atto pratico cosa accade? Accade che, specialmente in esistenze con un basso livello di consapevolezza, incomprensioni e sofferenza le persone finiscano per far soffrire coloro con cui si rapportano anche involontariamente o comunque non con il desiderio di punire per disincentivare, questo li porta in un continuo stato di "punizione reciproca" non intenzionale ma che di fatto è come se fosse volontaria.

Questo è uno dei primo eventi "erosivi" della qualità del rapporto, persone che proprio perché non sono in grado di costruire un rapporto con li ferisca a vicenda, finiscono di fatto per percepirsi come se uno stesse punendo l'altro, iniziando a generare questi condizionamenti di sofferenza e facendo percepire quelle attività in corso durante la sofferenza come non più piacevoli.

La punizione come componente prettamente volantaria fa parte dei mezzi educatori che utilizza un genitore ad esempio, mentre in età adulta raramente si punta alla punizione come mezzo per cambiare l'altro, si usa più la vendetta per una questione personale o, come già detto, nemmeno ci si rende conto di far soffrire l'altro eppure queste cose producono la stessa conseguenza ovvero quello di portare l'altro ad essere condizionato e a non trovare più piacevoli ciò che prima lo faceva.

Il condizionamento, come già descritto nell'articolo specifico, è un evento continuo nell'esistenza di ogni persona e una persona, proprio per questo si può punire qualcuno in modo volontario ma anche involontario, ogni volta che non si gestisce o previene la sofferenza si porterà l'attività di quel momento ad essere condizionata.

Qual'è la considerazione della punizione per l'AB? Un metodo da scartare usato in modo volontario, coerentemente con la visione sulla serenità e felicità. Ci sono altri modi per insegnare a qualcuno, c'è il premio e c'è la spiegazione e la formazione conscia. Di solito gli oppositori di questa teoria fanno leva su frasi come "con mio figlio funziona solo un bel ceffone", sono persone che di solito si ritrovano con bambini con un età psicologica di gran lunga inferiore a quella biologica (ad esempio bambini di 8 anni con la testa di un bambino di 4) perché non hanno mai fatto alcun lavoro di formazione, di spiegazione, pretendendo che questi poi sia in grado di essere gestiti con ormai già un fallimento educativo avviato.

 

Fonti punitive insospettabili

Quando si parla di punizioni si tende erroneamente a pensare solo eventi plateali, non si riesce a comprendere in modo specifico che ogni minima sofferenza provata dal ricevente è comunque una base per la punizione, quindi anche un semplice sguardo, una parola detta in un preciso modo può essere qualcosa che genera una punizione nel ricevente.

 

 

Il paradosso istrionico nella punizione

Nei figure che tendono ad essenti ma che tendono alla punizione potrebbero per assurdo spingere una persona a comportarsi in modo da essere punito per ricevere attenzioni che altrimenti non avrebbe.

 

Non punire l'interlocutore è una di quelle componenti che lo porterà ad esclamare "è bello e facile parlate con te" (le altre componenti sono la comprensione, l'aiuto nella consapevolezza, etc..)

 

ultima modifica il: 19-11-2018 - 21:48:03
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