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- Difesa -
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Cos'è la difesa? Cosa si intende per difendersi a livello psicologico?

Il concetto di difesa riguarda le azioni e i metodi che un soggetto usa per diminuire o annullare la sofferenza che prova. Meccanismo di difesa psicologico.

Si parla di tutela invece quando si fanno delle leggi che aiutino a migliore la questione da un punto di vista statistico e di gruppi di persone.

BOZZA

- autosabotaggio

- ricerca delle cose a cui la persona è sensibile (allarmismo e catastrofismo, i due stati emotivi differenti)

qual è la differenza fra i metodi di difesa e i metodi di autointervento?

meccanismi di difesa dell'io:

- autoconvincimento

- ricerca degli elementi che potrebbero farla soffrire, 

- doppio legame, la persona scinde chi ha di fronte da cui di pende e che "ama" da quella stessa persona ma che la fa soffrire.

- Sublimazione

- Negazione

-  proiezione

 

- scissione

- dissociazione 

introiezione

rimozione

formazione reattiv

annullamento

isolazione

regressione

 

perché esistono questi meccanismi? come nascono?

Svalutazione La svalutazione è un meccanismo di difesa che porta una per-sona ad attribuire caratteristiche esageratamente negative a se stes-so o agli altri. L'essersi sentiti non desiderati porta alla sensazione di non vale-re e di non poter meritare l'affetto altrui. La svalutazione di sé non fa altro che confermare l'input iniziale ricevuto durante la relazione con le primordiali figure d'accudimento e ha lo scopo di protegge-re, a livello inconscio, da un'ulteriore ferita, poiché crea una diga protettiva tra sé e il prossimo. Nel momento in cui persona sente di non essere degna di essere amata, allontanerà da sé ogni oppor-tunità di stabilire una possibile corrispondenza affettiva. A livello inconscio, chi si è sentito indesiderato avvertirà l'im-printing del primo rifiuto come la sorgente di ogni futuro rapporto; i dialoghi interni che accompagnano tale stato di svalutazione sono i seguenti: "Chi sono io per meritarmi di essere amato?" "Come posso essere amato da un estraneo, se neanche mia ma-dre o mio padre mi hanno desiderato"? "Come posso fidarmi e lasciarmi andare, se mai nessuno mi ha voluto veramente bene"? "Sono un peso, sono di troppo e so solo dare fastidio". "La mia presenza è solo fonte di malessere per gli altri". La svalutazione è una sorta di barriera che impedisce l'emergere dei bisogni affettivi, poiché allontana le onde del possibile incontro (dall'amicizia all'innamoramento), ancora prima che giungano alla riva della consapevolezza. Inoltre, la svalutazione può difendere dalla delusione che il desi-derio d'affetto inappagato ha originato, in quanto "se non si merita di ricevere qualcosa, non si crea nemmeno l'aspettativa". Quando la svalutazione è rivolta soprattutto nei riguardi del pros-simo, si cerca di nascondere la propria nascosta vulnerabilità, ver-gogna tossica o disistima; innamorarsi significa, tra le atre cose, esprimere i propri desideri di affetto e portare alla luce la recondi-ta "fame di carezze". Il deprezzamento dell'altro, nel meccanismo della svalutazione, serve a proteggere se stessi, più che ad attacca-re il prossimo. Come dice il proverbio: la miglior difesa è l'attacco! Cosa significa tutto ciò? Se l'altro è indegno di meritare la propria confidenza, poiché ri-tenuta persona meschina, culturalmente povera o inferiore al proprio status. si è esentati dal doversi aprire e farsi conoscere in profondi-tà. Nel meccanismo della svalutazione si avverte che nessuno è de-gno di ricevere le nostre attenzioni affettive ed è in grado di com-prenderci come si vorrebbe. In realtà è un falso problema che nasconde quello più profon-do: il terrore di rivelarsi e di lasciarsi andare, per poi sentirsi anco-ra una volta non amati, rifiutati. Svalutare il prossimo è un modo per esentare se stessi dal do-versi mettere in gioco e per evitare i rischi e le insidie presenti nel viaggio tra le vie del cuore. Vi sono persone che, dopo qualche incontro, abbandonano la pos-sibilità di entrare nella profondità della relazione affettiva, proprio perché ritengono che l'altra/o non sia all'altezza delle proprie aspet-tative. La continua svalutazione nei confronti del possibile partner affettivo può dunque rivelare, tra le altre possibilità, questa latente paura ad aprirsi e a lasciarsi amare. Sembra quasi un paradosso, ma per molte persone lasciarsi ama-re è, a volte, più difficile che prendersi cura del prossimo, come ben illustra il meccanismo della dipendenza affettiva. Nel labirinto dell'inconscio vi è una scritta, dall'apparente inchiostro indelebile, in cui vi è il divieto di sentirsi semplicemente accolti, amati e de-siderati in modo gratuito e gioioso. Prima o poi bisogna, da adulti consapevoli, darsi il permesso di essere felici! Questo permesso non lo si può ricevere da chi ce lo ha ostina-tamente e ottusamente negato (a meno che tali persone non abbia-no provveduto a riparare tale deficit nel corso del loro tragitto esi-stenziale, grazie ad un cammino di evoluzione psicoaffettiva che le ha rese consapevoli delle ferite che hanno, senza rendersene conto, a suo tempo inferto). La luce non può esserci donata dal buio altrui, ma è da quelle tenebre che possiamo individuare i raggi dell'aurora. La libertà non trova radici nei campi di concentramento, ma è dai fili spinati della sofferenza che nasce l'albero della consapevole maturità. Sta a noi scrivere, nelle righe del nostro presente, il permesso di essere felici; è nel "qui ed ora" che possiamo divenire artefici del nostro futuro e ridisegnare, con nuove figure e splendenti colori, le scenografie del passato. Come ha affermato Alice Miller: «Non possiamo cambiare neppure una virgola del nostro passato, né cancellare i danni che ci furono inflitti nell'infanzia. Possiamo però cambiare noi stessi, riparare i guasti, riacquisire la nostra in-tegrità perduta» 7. Una persona matura è colei in grado di costruire solide fonda-menta con i mattoni che le hanno tirato addosso. È un atteggia-mento infantile continuare ad essere arrabbiati o rimanere a pian-gere nella polvere delle proprie macerie affettive. La ferita nar-cisistica, per quanto grave essa sia, può tramutarsi in un proget-to dove costruire uno spazio di relazione affettivo caldo, amore-vole e accogliente.

 

Meccanismo di difesa dell'eccezione che conferma la regola, per salvare le proprie teorie astruse la persona etichetta ogni evidenza contraria come eccezione che conferma la regola.

 

 

Meccanismo di difesa delle conversazioni immaginarie, un esempio:

"immagino sovente di avere conversazioni immaginarie con gente che conosco o comunque reale. Per fare un esempio, ho immaginato tante volte di scrivere di questo problema su questo forum (finché oggi non ho deciso di farlo e basta, magari ora smetterò di immaginarmelo). Gli argomenti di cui immagino parlare sono vari, ma in generale riguardano tutti mie idee o opinioni che ho riguardo ciò che mi capita durante la giornata o di recente.
In più, la maggior parte di questi dialoghi (dove, devo aggiungere, nella maggioranza delle volte sono io a parlare molto, mentre l'altro interlocutore si limita a qualche domanda/affermazione) avvengono tra me ed una persona in particolare, ovvero un mio amico, probabilmente colui che mi capisce meglio, ma con il quale non ci siamo mai incontrati (viviamo in due regioni diverse) e che ormai conosco da quasi 5 anni. E' la persona che sento più vicina.
Queste conversazioni non avvengono a voce alta ma sono solo immaginate, il punto è che le ho tutto il giorno e non ricordo nemmeno più da quando sono iniziate ma ora vorrei davvero diminuirle (e possibilmente eliminarle). Io credo che il motivo per cui le ho è che ho pochi amici, e con quelli che ho non sono soddisfatta delle interazioni che abbiamo, così, magari, sono arrivata al punto di immaginarmele con chi credo potrebbe capire."

 

Questo meccanismo di difesa viene usato dalle persone che hanno paura del giudizio altrui, che hanno paura di come l'altro possa reagire e nel caso anche andarsene (nelle dipendenze) e con questa discussione tentano di rassicurarsi e di poter controllare gli eventi come se la persona ossessivamente tentasse di trovare un metodo, simulando i discorsi, di evitare l'evento che non accetta.

 

DA CANCELLARE

Esistono quindi tre possibili stati nei confronti di un problema:

- agire per risolverlo (dove agire a volte vuol dire anche passarci degli anni);

- agire in modo inefficace;

- difendersi e non guardarlo, crearsi una realtà illusoria difensiva.

 

A volte la difesa è comprensibile, la persona ha tentato ha fallito e per limitare la sofferenza ha optato per questa situazione, altre volte invece è meno comprensibile dove la persona si è difesa per una presunta comodità, si pensi ad una persona che è in attesa della svolta, crede che prima o pois enza che faccia nulla qualcuno gli darà l'esistenza che ha sempre sognato e quando qualcuno tenta di farle capire che non è così o al minimo accenno che fa vacillare questa illusione, la persona tenta di difendersi perché non accetta di "dover fare così tante cose per costruirsi la propria esistenza".

ultima modifica il: 25-09-2016 - 20:24:39
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