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- Arrendevolezza -
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Cos'è l'arrendevolezza? Cosa si intende per arrendersi?

DA RISCRIVERE

Si definisce arrendevole una persona che nonostante abbia inizialmente scelto di affrontare e risolvere un problema si rende conto che non è sufficiente motivato a farlo.

 

L'arrendevolezza non va confusa con la demotivazione dal fallimento, il soggetto che si arrende non è demotivato dal fallimento in sé dei suoi tentativi ma dal fatto che si rende conto che a prescindere dal contesto non è sufficientemente motivato.

La logica di averlo chiamato "arrendersi" non è casuale, in questo modo la persona ne esce come sconfitto, come debole e questo è efficace per attivare meccanismi di lena, una sorta di meccanismo motivazione di emergenza insito nella cultura e nella semantica.

 

L'arrendevolezza per l'AB è uno di diversi fenomeni che sono simili:

 

DA RIVEDERE

 Come si definisce quel fenomeno in cui il soggetto non agisce per quell'obbiettivo perché crede di non poterlo fare?

- Arrendersi, "fai tu" il soggetto dopo un'iniziale lite si arrende all'altro e quindi lascia che si faccia come dica l'altro, che sia l'altro a sceglier ecome cambiare gli eventi;  

- Cedere, si parla di cedere nel momento in cui il soggetto fa una scelta simile a quella della resa ma a causa delle emozioni negative che prova. Mentre ci si arrende quando non si è in grado di sostenere la motivazione della scelta fatta, si cede quando la situazione produce così tanta sofferenza che il soggetto non è più in grado di sopportarla e cede al parossismo che lo spinge a non proseguire più;

- rinunciare, la rinuncia evidenzia invece al contrario della resa e del cedimento un cambio di pensiero in corso d'opera, la persona si rende conto che tale scelta anche se sembrava conveniente ed era inizialmente desiderata non conviene più. La rinuncia può essere sostituita o non avere alternative, almeno al momento;

- rassegnarsi, la persona nonostante abbia difficoltà ad accettare qualcosa smette di combattere per cambiarla ed entra in un limbo che non è né accettazione e né risentimento. Il pianto è l'emozione caratteristica di questo sentimento perché nel corso della nostra esistenza siamo stati condizionati a trovarein alcuni casi unasoluzione quando non potendo più farcela da soli abbiamo trovato aiuti smuovendo l'empatia altrui per l'appunto piangendo o manifestando specifiche emozioni negative, questa esternazione è per lo più data dai feedback ed è variabile;

- mollare, La persona vede una situazione che non le piace e va via senza pensare a nient altro, una situazione che si potrebbe definire come "andare via e basta". Questo fenomeno psicologicamente lo si potrebbe spiegare con una sorta di rimozione o negazione, la persona è come se avesse cancellato ogni cosa a riguardo, un modo di chiudere con errori o qualcosa di non concreto senza soffrirne o pagarne le conseguenze.

 

Cessare,

smettere,

rinunciare, cambiare obbiettivo

Mollare,

Rassegnarsi, smettere di inseguire un obbiettivo a causa dei fallimenti ripetuti

Desistere,

 

 

Queste scelte possono essere riorganizzate e definite temporalmente:

- mollare, il soggetto nel momento stesso in cui percepisce una situazione "critica" cioè che nell'altro vede qualcosa che non gli piace o che non accetta si allontana senza pensare;

- rinunciare, il soggetto arriva a porsi il dilemma "rimango e tento di risolvere il problema o vado via per trovarmi una situazione che sia migliore", il soggetto dopo aver fatto una serie di analisi e ragionamenti conclude che è meglio lasciar perdere fin da subito;

- arrendersi, il soggetto si è posto il dilema di "rimanere o andare" e ha scelto di rimanere salvo per ripensarci a causa degli eventi e degli accadimenti, considerando la prima scelta come errata e preferire lasciar perdere nonostante le risorse già investite per tentare di risolvere il problema;

- cedere, il soggetto si è posto il dilemma "rimanere o andare" e ha scelto di rimanere senza ripensamenti, ma dopo un periodo di tempo anche lungo e il problema non risolto la persona potrebbe arrivare ad un punto di non ritorno emotivo, in cui lo stress e la sofferenza è tale che finisce comunque per lasciar perdere anche se consciamente non l'avrebbe scelto.

Queste scelte sono errate? No, ognuno è libero di fare come meglio crede, l'unico appunto che si può fare è a livello di ragionamento ovvero andare ad analizzare le conclusioni del soggetto e vedere se queste sono realmente razionali e coerenti con la sua persona, ogni persona è libera di affrontare i problemi ed eventi negativi come meglio crede.

Parlando in termini esistenziali l'approccio migliore è quello della rinuncia, la persona analizza la situazione e fa una serie di pro e contro e finisce per rinunciare nel momento migliore o nel caso proseguire. Se non avrà fatto errori non farà mai i conti con il concetto di arrendevolezza o di cedimento.

 

In sintesi da una parte troviamo colui che molla, cioè quella persona che va via al primo evento negativo ricercando situazioni "buone fin dal primo momento" e c'è dall'estremo opposto chi cede ovvero colui che "affronta il problema fino a quando non ne può più e solo allora lascia perdere". Nel mezzo troviamo chi rinuncia subito ma perché ha scelto che sia meglio così e chi si arrende dopo un ripensamento.

A questo punto sorge una domanda "perché ci si arrende? Cosa porta una persona a cambiare scelta?" Sono prevalentemente tre le cause:

1) Il soggetto si rende conto alla luce di nuovi fatti che non ne vale più la pena, scopre informazioni che non aveva disponibili ai tempo della scelta "se rinunciare o meno" e quindi ora non ha più alcun dubbio e si arrende. Questo fenomeno si potrebbe considerare anche come una "rinuncia tardiva" perché la persona di fatto è come se stesse facendo una nuova scelta alla luce delle informazioni nuove acquisite;

2) Il soggetto si rende conto di aver preso una cantonata, si era ciò fatto un "film" che in realtà non poteva accadere e che poteva capire sin dal primo momento. Qui ad esempio la persona pensava che il problema sarebbe stato più facilmente risolvibile o che le cose sarebbero evolute in modo diverso e nel momento in cui si rende conto degli errori fatti in fase di "pro e contro" si arrende e lascia perdere quella che inizialmente si pensava come una strada percorribile;

3) Il soggetto sapeva fin dall'inizio che non conveniva seguire quella strada ma l'ha fatto per una questione romantica o di senso di colpa con pensieri come "e metti caso che sto facendo un errore e poi si può risolvere?". La persona in pratica segue questa strada più per una questione di principio o di senso di colpa non che per una scelta conscia. La persona quindi userà l'esperienza pratica per convincersi che come aveva già immaginato non c'era niente da fare e finirà con l'arrendersi appena svilupperà questa convinzione e potrà dirsi "almeno ho fatto un tentativo".

 

In conclusione vediamo come nel linguaggio comune si faccia fatica a capirsi e a comprendere perché si usa il termine "arrendersi" come termini unico perdendo la complessità di queste dinamiche.

 

 

 

 

 

 

ultima modifica il: 02-10-2017 - 13:03:59
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