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Cosa è l'accidia?

 

episodio depressivo   -    disturbo depressivo

stato apatico   - disturbo da apatia

accidia   -   disturbo da accidia

 

Depressione - Caratterizzata da anedonia
Apatia - una vita priva di senso
Accidia - una vita caratterizzata da doveri parziali
termine per indicare un doverizzato totale
termine per indicare chi segue una vita di passioni, individuato?

 

Si definisce accidia quel sentimento che prova un soggetto che non ha trovato un significato alla sua esistenza, non ha uno scopo che sente suo e quindi ogni volta che ha del tempo libero lo passa in modo passivo, non sentendo nulla per la quale valga la pensa investire e che gli faccia passare il tempo.

La persona in fase accidiosa è quella che non sa cosa fare, non ha obiettivi, non ha una direzione alla sua esistenza e quindi riesce a dare un senso al momento presente che sta vivendo, non sa come investirlo.

In questa fase il soggetto per evitare il dolore della noia e della consapevolezza del suo stato di accidia attua strategie di distrazione e di rimissività, cercando persone con cui fare qualcosa, che la spingano a fare qualcosa, in alcuni casi perfino creare problemi da risolvere per distrarsi e passare il tempo.

Il soggetto in fase di accidia avverte l'abulia del momento, cioè il non sapere cosa fare, la frustrazione di cercare di darsi obiettivi e non riuscire nemmeno a capire cosa fare, quale fissare. 

Accidia e abulia sono talmente interconnessi da essere due facce della stessa medaglia, una che descrive come si sente il soggetto e l'altra che descrive i tentativi vani di cercare di fissare degli obiettivi invano.

L'accidia viene condita anche da un senso di apatia quando la distrazione non funziona, quando non c'è niente da fare e il soggetto è a faccia a faccia con il suo vuoto interiore, rendendosi conto che niente lo emoziona in modo così profondo da poter dire "questo è ciò che dà un senso alla mia vita".

Uno degli errori che si commette più spesso è pensare all'accidioso come colui che sta a casa a non fare nulla, nulla più sbagliato. L'accidioso, solitamente, riesce a costruirsi una vita talmente piena di doveri da dimenticarsi perfino di esserlo.

Lavoro e famiglia sono due attività talmente riempitive che qualsiasi soggetto tendente all'accidisa ha praticamente la soluzione proposta dalla cultura, non importa che non abbia trovato nulla con cui dare un senso alla famiglia, una volta che hai dei lavori, un coniuge e dei figli non ti resta comuque tempo per altro, perfino il tempo di riposo diventa talmente necessario che ce lo si gode, si viene talmente assorbiti che non si pensa alla propria condizione.

Attenzione, questo non vuol dire che tutte le persone che hanno lavora e famiglia sono accidiose, ma che per molti soggetti la scelta di lavoro e famiglia non è stata qualcosa di voluto ma qualcosa che comunque li ha salvati dal non sapere cosa fare della propria esistenza.

L'accidia ha manifestazioni comportamentali anche molto differenti fra loro, in base a quanto il soggetto riesce a tenersi impegnato e distratto, quando questo soggetto invece ha numeroso tempo libero ecco che le probabilità che inizino le manifestazione psicopatiche aumentano, in quanto le strategie di distrazione potrebbero non essere più sufficienti.

Qualsiasi sia la manifestazione di accidia, la linea di fondo è che il soggetto quando ci pensa si rende conto che non ha ancora trovato un senso alla sua vita, una direzione, c'è la sensazione che le proprie giornate non abbiano significato, che non vi sia una realizzazione di qualcosa.

L'accidia è la conseguenza di un mancato o fallito percorso di individuazione, che un giorno esplode nell'esistenza del soggetto facendogli rendere conto che sta vivendo una vita che non è vita, una vita priva di significato.

L'accidia non va confusa con:

- stato di profonda insoddisfazione causato da ignavia o da fallimenti continui, il soggetto ha delle cose che vorrebbe ma non riesce a costruirle/trovarle;

- stato di profondo odio per la propria esistenza, il soggetto a causa di una scarsa saggezza e lungimiranza ha costruito un'esistenza che odia, che lo fa soffrire a prescindere dalle cose positive che trova in essa, dal significato che comunque trova nelle sue giornate e uno scopo da seguire.

 

 

Come si esce dall'accidia? Iniziando un percorso di individuazione.

 

 

Un soggetto in stato di accidia ha pensieri come questi: 

"Mi capita spesso di avvertire questa sensazione di noia esistenziale, è come se nulla mi riuscisse a soddisfare, mi prende a periodi ed è una sensazione tra le più spiacevoli, forse la più spiacevole, forse è dovuta al fatto che non ho trovato qualcosa da fare nella vita che mi piaccia davvero fare, o forse è dovuta al fatto che mi obbligo a cercare vie che non sono la "mia via"." 

 

"Questi ultimi anni sento di aver perso quasi totalmente la voglia di vivere.
Sento la vita come qualcosa di faticoso e negativo da dover trascinare, e qualsiasi cosa mi si dica sembra non funzioni, anzi questo ottimismo da manuale spesso ho l'impressione che amplifichi questo senso di inquietudine e questa pesantezza.
Voi avete delle ragioni positive per vivere?
A parte il continuare a vivere per non far dispiacere i parenti più vicini (per chi ha genitori o fratelli), che cosa dà alla vostra vita un qualche valore?
Io ci ho pensato su, però ogni volta finisco con l'osservare che ad ogni elemento positivo che riesco a determinare c'è agganciato sempre qualcosa di estremamente negativo che divora tutto come un cancro che fa collassare le cose.
Si è creata ormai una ferita insanabile, è come quelle bruciature che deturpano la pelle, non basta una vita per far rimarginare perfettamente i tessuti."

 

"Ultimamente mi annoio, sempre, non so se definire questo senso di non sapere cosa fare per occupare in modo interessante il tempo che passo sveglia noia, fatto sta che io non apprezzo la vita per questo senso di noia totalizzante che mi perseguita, non vi è nulla che riesca ad alleviarla, nulla... se esco mi annoio, chiacchierare e parlare mi annoia, se guardo film mi annoio... se leggo mi annoio, se sto al pc mi annoio, fare sport mi annoia, fare la spesa mi annoia, fare sesso mi annoia, buttarmi con un paracadute dalla stratosfera mi annoia, tutto mi annoia, o meglio, immergermi in una attività può alleviare la noia per quel periodo in cui rimango concentrata sull'attività stessa ma se per caso mi distraggo dall'attività che sto svolgendo, ritorno consapevole del fatto che mi sto annoiandoe mi passa l'entusiasmo di fare quella cosa.
Invece di noia potrei definirla apatia, non trovo gusto ne soddisfazione nel fare le cose perchè sento che manca "quella cosa", la cosa per eccellenza, che dia sapore e colore a tutto il resto, ma sapete, non ho idea di cosa si tratti. Magari è l'amore...no ,non è l'amore...mi annoia anche quello, frequentare qualcuno, stare con qualcuno non allevia in alcun modo questo senso di apatia. Non capisco e sto scrivendo così tanto per cercare di pensare meglio e capire...

Avete presente il senso di attesa? Quando aspettate magari tutta la settimana che arrivi il weekend e quello vi da l'energia per affrontare tutto? Ecco, a me manca quello, ma in senso più esteso. C'è qualcosa che dovrei avere o fare ma che mi manca, che mi dia l'entusiasmo di affrontare a vita.

Magari anche a voi capita ma per voi è più facie individuare (magari è difficile da realizzare) quale sia quella cosa che dovreste avere e non avete, per alcuni è il ragazzo/ragazza, per altri quacuno con cui parlare e uscire, per atri ancora il sesso, per altri la possibilità di divertirsi maggiormente...ma nel mio caso? Cos'è?"

 

 

"Anticipo che soffro di fobiasociale, a cui tuttavia non voglio attribuire tutti i miei problemi. Ci sono molte altre cose da considerare (ovviamente vivo in un determinato contesto) e che possono anche essere la causa della mia fs.

Non starò qui a raccontarvi tutta la mia vita, ma soltanto di un riflessione di ho colto proprio in questi giorni (forse banale) e che voglio condividere appunto per i motivi esplicitati sopra. Mi ritrovo in un periodo di scelte. Scelte che importanti che determineranno il mio futuro, e che tuttavia vanno prese anche in fretta e ho anche paura di "sbagliare".

Giungendo al dunque, mi sono accorto di quanto sia "pesante" per me tutta la mia vita. Combatto da anni (o anche decenni) contro la fs e in un mondo che non mi appartiene, con cui non riesco ad adattarmi, che funziona in un modo troppo differente e per questo per riuscire a viverci appunto "combatto". Tuttavia sono stanco, stanco di dover vivere così, senza soddisfazioni, senza gioie, amici…cioè senza una vita. Questo è solo un lungo sacrificio…e per nulla, solo per "vivere" inteso come andare avanti biologicamente.
Ho conosciuto giorni felici e conosco quindi il diverso atteggiamento che c'è tra chi vive una vita "normalmente" e chi invece come me vive senza alcuna voglia. Ho avuto modo di analizzare di come magari i problemi della società attuale magari non cambiano, ma l'atteggiamento di ognuno di noi fa molto la differenza. Ho avuto modo di fare questa esperienza.

Non mi piace questo mondo, non mi piaccio io, non mi piace il contesto in cui vivo, non mi piace futuro che intravedo. Non mi piace e non accetto niente di tutto questo. Non ci riesco, è più forte di me, ed è frustrante.
Per cosa vivo? Per quali obiettivi? Per quale motivo devo sopportare tutti questi sacrifici?
Sono le domande che mi faccio ogni sera, prima di andare a dormire, sperano magari semplicemente di non svegliarmi più. Non ho niente da perdere, a nessuno interessa di me, non ho amici, non ho nessuno, non ho traguardi personali, né successi o quant'altro. Fino ad ora non ho avuto mai niente. Per questo forse non mi interessa di nulla, perché non ho nulla da perdere in fondo.

Vedo gli altri avere anch'essi i loro problemi, ma loro hanno una "vita" e affrontano i problemi con serenità, con momenti di felicità, cioè normalmente. Invece sento che per me il problema parte anche da dentro (di me), contesto a parte.
Non so quando e in che modo sono diventato così. Si dice che il contesto in cui si cresce e in cui si vive sia determinante, e non posso sicuramente dire di vivere in una famiglia "normale".

Mi ritrovo quindi senza "vitalità", senza alcuna voglia di fare qualsiasi cosa. Ogni cosa è un "peso", vorrei restare rinchiuso in casa per il resto dei miei giorni. E lo farei se ne avessi la possibilità, ma, dato il contesto, non posso.
Con questo "atteggiamento" però non posso andare da nessuna parte. Lo so, è un circolo vizioso che mi porterà sempre più giù, in scelte controproducenti.
Ansia, rabbia, stress, dolore, frustrazione e quant'altro mi stanno logorando non sono psicologicamente ma anche fisicamente. Non ne posso più, non posso continuare così. Più si va avanti con gli anni, più le cose si fanno difficili appunto se "non si va avanti" in un certo senso.
Come cambio atteggiamento? C'è un modo per cambiare le cose? Oppure sono destinato a questa vita crudele?
Qual'è la causa di tutto ciò? (Non penso sia (solo) dovuto alla fs..)

[Ogni giorno che passa è un passo sempre più giù, vero l'abisso, il mio abisso. Ogni giorno osservo gli altri e noto come la vita mia sfuggita dalle mani. Amici, esperienze, emozioni…non ho niente di niente… e più ci penso, più diventa difficile accettarlo.
Ogni giorno, ogni settimana, ogni mese e ogni anno, i miei sogni svaniscono, i miei pensieri si dissolvono, le mie energie si riducono, le mie paure diventano realtà.
Non ho niente, non ho nessuno, nessun amico, nessun nemico]."

RISPOSTA

"Tutto ciò è dovuto alla mancanza di obiettivi tangibili.
Mi sono reso conto che tra le persone che conosco, annovero tantissimi che sono andati da uno psicologo perché non ce la facevano più, ti parlo di persone inserite, con un lavoro, un giro di amicizie ed istruite.
Tutte queste persone, che tra di loro non si conoscono, hanno un unico grande problema: "vivono per sopravvivere".
Secondo me una volta c'era meno gente con questo tipo di problemi, perché seppur la società era più bigotta e chiusa, le persone più comunemente avevano in mano la possibilità di costruire qualcosa di tangibile, di materiale.
Oggi viviamo per il nulla, la società è più aperta è tollerante ma noto sempre più smarrimento tra la gente comune che è scolarizzata e formata, ma sente di non avere niente.

Io non sono nella tua condizione, ma sono altalenante, ogni tanto percepisco queste sensazioni che tu descrivi e cerco di spazzarle via, ma la verità è che quando mi fermo a rifletterci perchè ho 10 minuti in più, mi rendo conto di non avere motivi concreti per togliermi dalla testa questi pensieri.
Forse tutti abbiamo bisogno di obiettivi, anche banali, ma vanno considerati importanti per avere delle motivazioni per andare avanti. Oggi consideriamo importante solo ciò che siamo stati indottrinati a pensare che lo sia, eppure c'è gente che io ho sempre reputato ignorante, che ha come obiettivi delle assolute sciocchezze, ma sono tra le più felici che io abbia mai visto.

."

 

 

 

 

ultima modifica il: 22-04-2021 - 21:29:58
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